Il commento alle letture di domenica 9 Agosto 2020 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ “Buona Bibbia a tutti“.
โCoraggio, sono Io, non temeteโ: questa stupenda rassicurazione del Vangelo odierno (Mt 14,22-33) squarcia le nostre tenebre, fuga i nostri timori, cancella le nostre ansie. Siamo in una societร segnata dalla paura e dallโagitazione: timore del presente, della pandemia, della crisi economica, dei disordini sociali, dellโimmigrazione, della delinquenza, delle guerre, delle malattie, dellโinvecchiamento e soprattutto della morte, questo tragico evento che riassume in sรฉ tutte le nostre angosce; frenesia di una vita sempre di corsa, schiacciati dal lavoro e dalle mille preoccupazioni quotidiane, incapaci di pause e di contemplazione. In questo contesto di stress esistenziale, la liturgia odierna ci presenta il Dio della Pace e della Serenitร . Nella prima lettura (1 Re 19,9.11-13), al profeta Elia, che sta fuggendo da Gezabele che vuole la sua morte (1 Re 19,1-3), Dio si rivela sul monte che era stato teatro della teofania a Mosรจ (Es 32-33): e come Mosรจ aveva sperimentato Dio nel segno dolce e delicato della nube (Es 34,5), cosรฌ ora Elia non trova Dio nel โvento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocceโ, nรฉ nel โterremotoโ, nรฉ nel โfuocoโ, ma nel โmormorio di un vento leggeroโ. Quale immagine di delicatezza, di soavitร , di tranquillitร !
Nel Vangelo, a una Chiesa โagitata dalle onde, a causa del vento contrarioโ (Mt 14,24), nella โnotteโ (Mt 14,25), โturbataโ, che โgrida per la pauraโ (Mt 14,26) e che โcomincia ad affondareโ (Mt 14,30), Cristo appare in contesto pasquale di nuovo Esodo. Il terrore dei discepoli richiama quello di Israele di fronte al faraone e alla sua armata (Es 14,13), il forte vento del lago di Genezaret quello che apre il mar Rosso (Es 14,21), il cammino di Gesรน sulle acque ricorda il Signore che passa sulle acque con orme invisibili (Sl 77,20; Is 43,11), la โquarta veglia della notteโ (Mt 14,25) rimanda alla โveglia del mattinoโ quando il Signore mette in rotta cavalli e cavalieri egiziani (Es 14,24), e infine lโโIo sonoโ con cui Gesรน si presenta รจ proclamazione del Nome divino come al Sinai (Es 3,14).
La pace e la gioia sempre, nell’intimo del credente, nascono dalla consapevolezza dalla certezza della vittoria pasquale di Cristo sul peccato, sulla malattia e sulla morte. Gesรน ci chiama a vivere nella serenitร e nella pace: โNon temeteโ (Mt 14,27) รจ lโesortazione che accompagna ogni manifestazione del Signore (Tb 12,17; Is 35,4; 44,8; 17,7; 28,20; Lc 1,13.30; 5,10; 8,50; 12,13;ย 12,4.7; At 27,24; Ap 1,17โฆ).
Nel โdiscorso della montagnaโ, per tre volte Gesรน ripete di โnon affannarsiโ (Mt 6,25.28.34): โmerimneinโ รจ un verbo che esprime uno stress psicologico, la preoccupazione, il pensiero fisso, l’inquietudine, l’ansia. Forse potremmo tradurre meglio l’invito di Gesรน con: โNon siate ansiosi!โ. Gesรน viene a scioglierci dalle nostre paure, annunciandoci l’amore di Dio che vince ogni nostra sofferenza, e di cui possiamo cogliere qualche piccolo segno nella Provvidenza che cura gli uccelli del cielo e i gigli del campo: โNon contate voi forse piรน di loro?โ (Mt 6,26; 10,29-31).
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Francesco di Sales affermava che, dopo il peccato, l’ansia รจ il peggior male che possa capitare. Credere davvero all’amore di Dio significa cacciare da noi l’ansia: โNell’amore non c’รจ timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timoreโฆ, e chi teme non รจ perfetto nell’amoreโ (1 Gv 4,18); โChi ci separerร dall’amore di Cristo? Forse… l’angoscia?โ (Rm 8,35.37).
Ma la seconda lettura (Rm 9,1-5) ci impedisce di ridurre la nostra fede a un intimistico quietismo interiore: Paolo, lโinnamorato di Cristo, preferirebbe addirittura essere โanatemaโ, scomunicato da lui, purchรจ i suoi fratelli ebrei possano salvarsi. La pace e la serenitร di Cristo non chiudono il discepolo in se stesso, ma lo lanciano verso tutti gli uomini, rendendolo pronto a perdersi per i fratelli.
Papa Francesco, il 27 marzo 2020, durante la preghiera in tempo di pandemia, sul sagrato di una Piazza San Pietro deserta, ha detto: โLโinizio della fede รจ saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesรน nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perchรฉ Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perchรฉ questa รจ la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perchรฉ con Dio la vita non muore mai.
Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietร e la speranza capaci di dare soliditร , sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo unโancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinchรฉ niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. In mezzo allโisolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta lโannuncio che ci salva: รจ risorto e vive accanto a noi. Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita. Non spegniamo la fiammella smorta (cfrย Isย 42,3), che mai si ammala, e lasciamo che riaccenda la speranza.
Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietร del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creativitร che solo lo Spirito รจ capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalitร , di fraternitร ,ย e di solidarietร . Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza e lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le misure e le strade possibili che ci possono aiutare a custodirci e custodire. Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dร speranzaโฆ
Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per lโintercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede รจ debole e siamo timorosi. Perรฒ Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: ยซVoi non abbiate pauraยป (Mtย 28,5). E noi, insieme a Pietro, โgettiamo in Te ogni preoccupazione, perchรฉ Tu hai cura di noiโ (cfrย 1 Ptย 5,7).
Carlo Miglietta
