Commento alle letture di domenica 14 Novembre 2021 – Carlo Miglietta

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LA PARUSIA (13,24-27)

Il genere apocalittico (da โ€œapo-kalupteinโ€ = โ€œs-velareโ€, togliere il velo del mistero) รจ una rimeditazione sugli annunci profetici riguardanti gli interventi di Dio nella storia, ma soprattutto una rilettura immaginifica della teologia del โ€œGiorno di IHWHโ€: esso sarebbe stato il momento del giudizio finale di Dio contro le nazioni infedeli e contro lo stesso Israele peccatore (Is 13,6-13; Sof 1,14; Gl 4,14-20; Zc 14,1; Ml 3,14-19…), ma anche di salvezza dei giusti dopo un periodo di tribolazione e di afflizione, con retribuzione terrena o futura (Dn 9; 11; 12). In un tempo di crisi e di oppressione, si rinnova la speranza in Dio che, tramite il suo Messia, interverrร  per sconfiggere gli empi e far trionfare i buoni.

Gesรน utilizza questo genere letterario simbolico parlandoci del โ€œprincipio dei doloriโ€ (Mc 13,8) (cfr le โ€œdoglie del partoโ€: Rm 8,22; Ap 12,2) per esprimere la condizione di sofferenza e di dolore in cui giace ogni uomo a causa della sua creaturalitร  e della logica interna di questo mondo, ma da cui Dio trarrร  una nuova creazione. L’โ€œabominio della desolazioneโ€ (Mc 13,14) si riferisce alla profezia di Daniele (Dn 9,27; 11,31; 12,11), quando Antioco IV Epifane nel 168 a. C. profanรฒ il Tempio mettendo in esso la statua di Zeus Olimpo: tra le varie interpretazioni, pare piรน chiaro il riferimento alla Morte di Gesรน stesso, quando il Figlio stesso di Dio รจ dai Sommi Sacerdoti consegnato ai pagani.

Nel brano odierno, secondo un tipico schema apocalittico (prodigi nel cielo, avvento glorioso del Messia, riunificazione degli eletti), viene descritto il trionfo di Cristo.

Lโ€™Apocalisse non รจ qualcosa che deve venire. Lโ€™Apocalisse cโ€™รจ giร  stata. Lโ€™Apocalisse รจ stata la battaglia cosmica delle forze del male che cercavano di stroncare il Messia.

Il Messia accetta la volontร  del Padre, muore sulla croce e, cosรฌ facendo, distrugge definitivamente il male, la malattia, la morte, il peccato. Lโ€™Apocalisse non si riferisce ad una venuta ulteriore del Signore: si riferisce alla venuta del Signore che culmina con la sua morte in croce.

รˆ il giorno che lโ€™Apocalisse definisce โ€œdi Armagheddonโ€ (Ap 16,16). Giovanni, parlando di Armegheddon, tenta un gioco di parole chiaro per lโ€™uditorio ebraico ma non piรน per chi non conosce bene la Bibbia, i procedimenti rabbinici e la storia di Israele: Har = montagna + Meghiddo = montagna come a Meghiddo. A Meghiddo muore Giosia di cui si dice: โ€œFece scomparire gli idoli e gli abomini per mettere in pratica le parole della legge. Prima di lui non era esistito un re che come lui si fosse convertito al Signore con tutto il cuore, con tutta lโ€™anima, con tutta la forza, e dopo di lui non ne sorse un altro simileโ€ (2 Re 23). Durante il suo regno il faraone Necao si mosse per soccorrere il re di Assiria sul fiume Eufrate: il re Giosia gli andรฒ incontro ma fu ucciso a Meghiddo (2 Cr 34-35). A Meghiddo muore un giusto, colui che รฉ reputato lโ€™ultimo re davidico giusto, ma su un monte (Har), il Golgota, muore un altro discendente di Davide, re ma non di questo mondo, e giusto come colui che morรฌ a Meghiddo. Giovanni vuole dirci che come a Meghiddo morรฌ lโ€™ultimo re giusto dellโ€™A. T., su un monte vicino a Meghiddo e come a Meghiddo muore lโ€™ultimo giusto; questa morte รจ la vittoria nella battaglia contro il male. E allora Armagheddon รฉ il Golgota.

In Marco, a differenza di Matteo (Mt 24), non cโ€™รจ accenno alla fine del mondo: โ€œNiente in queste parole, nรฉ nella piccola apocalisse giudaica di base, annunzia una cosa diversa dalla crisi messianica imminente e dallโ€™attesa liberazione del popolo eletto, che si รจ compiuta in effetti con la rovina di Gerusalemme, la resurrezione del Cristo e la sua venuta nella Chiesaโ€ (Bibbia di Gerusalemme).

Lโ€™Apocalisse annuncia la fine dei tempi, e la fine dei tempi avviene nella morte del Signore, e nella sua Resurrezione, in cui per sempre รจ sconfitto il Satana e incatenato, e noi entriamo nella gloria di Dio.

Certo, dirร  san Paolo, noi siamo sospesi tra il โ€œgiร โ€ e il โ€œnon ancoraโ€. Il battezzato รจ giร  morto e risorto in Cristo: โ€œCon lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio… Con lui Dio ha dato vita anche a voiโ€ (Col 2,12-13); โ€œSiete risorti con Cristoโ€ (Col 3,1);ย  il credente รจ giร  collocato con Gesรน nei cieli: โ€œDa morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo… Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieliโ€ (Ef 2,5-6)!

In tal senso nasce poi, secondo la lettura moderna, il testo dellโ€™Apocalisse: siamo โ€œgiร โ€ salvati, โ€œgiร โ€ redenti, โ€œgiร โ€ possessori dei beni del Regno, la grazia, la vita di Dio, la vittoria sul peccatoย  e sul male, anche se, ancora imprigionati nella dimensione spazio-temporale tipica della creaturalitร , โ€œnon ancoraโ€ li gustiamo esperienzialmente: per ora solo nella Fede partecipiamo a questo evento, finchรฉ la nostra morte, liberandoci dalla nostra dimensione terrena e lanciandoci nellโ€™eternitร  di Dio, ci permetterร  di vivere in pienezza la salvezza e lโ€™incontro con Dio. Per lโ€™Apocalisse, grande messaggio di speranza, nella Croce e Resurrezione giร  si รจ realizzato il โ€œgiorno del Signoreโ€, e nella nostra morte noi entreremo nella dimensione di Dio, in cui, fuori dallo spazio e dal tempo, il โ€œgiudizio particolareโ€ di ciascuno di noi e il โ€œgiudizio universaleโ€ coincidono.

Ecco perchรฉ il credente anela di uscire dalla sua dimensione corporea per incontrarsi con Dio nel momento della sua morte. Ecco perchรฉ la morte per il credente non dovrebbe essere qualche cosa di spaventoso, ma dovrebbe essere il tempo glorioso in cui io Sposo si ricongiunge con la Sposa: ecco perchรฉ quando noi diciamo: โ€œMaranathร !โ€, โ€œSignore, vieni!โ€ (Ap 22,27.20), in fondo noi non chiediamo altro al Signore che presto venga nella nostra vita ad accoglierci nel suo Regno.

Il credente รจ convinto che la sua vita sia un dono, e sa che la sua morte non รจ una cosa tragica ma รจ un passaggio nelle braccia di Dio, quindi aspira e aspetta la sua venuta, che รจ proprio il momento della morte.

LA PARABOLA SUL DISCERNIMENTO (13,28-32)

28 Dal fico imparate questa parabola: quando giร  il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che lโ€™estate รจ vicina; 29 cosรฌ anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli รจ vicino, alle porte. 30 In veritร  vi dico: non passerร  questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. 31 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 32 Quanto poi a quel giorno o a quellโ€™ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.

Il riferimento alla passione, morte e resurrezione di Gesรน รจ evidente: โ€œNon passerร  questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenuteโ€ (13,30). La venuta di Dio nella nostra vita รจ certa, come lโ€™estate quando fiorisce il fico (13,28-29): ma nessuno la conosce, se non il Padre (13,32): a noi non resta che vegliare, vivendo il presente con impegno, lasciando ad altri i calcoli, la paura, le previsioni catastrofiche.

Carlo Miglietta


Il commento alle letture di domenica 7 novembre 2021 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ โ€œBuona Bibbia a tuttiโ€œ.