Commento alle letture di domenica 1 Settembre 2019 – Carlo Miglietta

Il commento alle letture di domenica 1 settembre 2019 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.

IL BANCHETTO LUCANO (14,1-24)

Durante il suo viaggio, Gesù spesso fa un’evangelizzazione conviviale, domestica. Il genere del convito, del simposio, permette di collegare insegnamenti diversi o disparati. Per i greci il genere del symposion è raduno di gente dotta che, dopo aver cenato, si intrattiene in conversazioni e istruzioni. Luca organizza del materiale eterogeneo con un’unità esterna ed interna. Per quanto concerne l’unità interna, tutti gli episodi o narrazioni gravitano attorno a un banchetto. L’unità esterna, invece, è puramente redazionale, sempre imperniata sul banchetto. Luca collega le varie parti anche mediante una progressione cronologica artificiosa: essi entrano per mangiare (v. 1); scelgono i loro posti a tavola (v. 7); per un pranzo o una cena (v. 12); per una cena (v. 16). In tutto ciò, Luca segue le norme dello stile greco classico.

CHI PARTECIPA AL BANCHETTO

Nel secondo episodio del banchetto lucano (14,7-11), Gesù non intende dare una lezione di galateo, ma prendendo lo spunto dalle buone maniere della tavola egli trae conclusioni concernenti il Regno di Dio: la partecipazione al banchetto dipende da un invito da parte di Dio, che invita coloro che riconoscono la loro umile condizione e il loro bisogno di salvezza.

Il consiglio che Gesù dà al padrone di casa (14,2-14), è rivoluzionario, contrario a tutti gli usi abituali. Luca enumera, come invitati, tutte le categorie di emarginati, che non potevano partecipare ad alcune cerimonie religiose del tempio e, a Qumram, non potevano far parte della comunià religiosa (Lv 21,17-21; 1 Qsa 11,4-8): questo è il comportamento nuovo. Di fronte a Dio nessuno è emarginato, ma ciascuno è prossimo.

Da: C. MIGLIETTA, CONDIVIDERE PER AMORE. La chiamata dei cristiani alla povertà, Gribaudi, Milano, 2003, con prefazione di Arturo Paoli

I POVERI SARANNO I NOSTRI GIUDICI IN PARADISO

L'”esame di ammissione” per entrare in Paradiso verterà su di un’unica domanda: avremo dato da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, casa agli immigrati, vestiti agli ignudi, cure agli ammalati, solidarietà ai carcerati (Mt 25,31-46)?

Scrive Giovanni Crisostomo: “Il padrone e artefice dell’universo dice: <<Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare>> (Mt 25,42)… Il tuo Signore è là fuori, morente di fame, e tu ti abbandoni ai peccati di gola! E non soltanto questo è terribile, ma il fatto che, abbandonandoti all’ingordigia, tu lo disprezzi tranquillamente, mentre veramente è poco ciò che ti chiede: un pezzo di pane per placare la fame. Lui va in giro intirizzito di freddo, tu ti vesti di seta e non lo guardi neppure, né gli dimostri compassione, ma anzi tiri diritto spietatamente. Quale perdono può meritare una simile condotta?” (in J. de S. Ana, I poveri, sfida alla credibilità della Chiesa, Claudiana, Torino, 1980, pg. 40).

E Basilio: “Cosa risponderai al Giudice, tu che rivesti i muri e non vesti gli uomini? Tu che orni i cavalli e respingi il fratello coperto con miseri stracci? Tu che lasci marcire il grano e non dai da mangiare all’affamato? Tu che sotterri l’oro e non ti preoccupi di chi è strozzato dai debiti?” (Basilio,  Ricchezza, povertà e condivisione, Edizioni Messaggero, Padova, 1990, pg. 54).

Non solo Cristo si identifica nei poveri, ma essi saranno i giudici di tutti gli uomini: saranno loro che accoglieranno o no nel Regno. Gesù lo sottolinea nella parabola dell’amministratore disonesto: “So io cosa fare – pensa l’amministratore – perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua” (Lc 16,4): e la “casa” dei poveri della parabola, precisa poi Gesù, sono proprio “le dimore eterne”: “Ebbene, io vi dico: <<Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand’essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne>>” (Lc 16,9). “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi e ciechi; e sarai beato, perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla resurrezione dei giusti” (Lc 14,12-14).

Scrive Clemente Alessandrino: “Ricevendo poche cose quaggiù, il povero ti renderà lassù abitatore del Regno insieme con sé per tutta l’eternità. Pregalo perché accetti. Affrettati, lotta, temi che egli rifiuti: giacché non è lui che ha avuto l’ordine di ricevere, bensì tu che hai avuto l’ordine di dare” (Quis dives salvetur, 32,4-6: GCS 17,181).

E Cirillo: “Che cosa vuole dunque Cristo che (i ricchi) facciano? Finché sono in questo mondo, anche se non volessero distribuire tutta la loro ricchezza ai poveri, che almeno si procurino amici con una parte di essa e molti testimoni della loro misericordia, cioè coloro che essi hanno beneficato, così che quando li abbandoni la ricchezza terrena abbiano un posto nelle loro tende. Giacché non è possibile che chi ama i poveri possa restare senza ricompensa”. E invita ad usare “una sorta di artificio, così da guadagnare quelle cose in forza di amici che a titolo speciale sono vicini a Dio, dando loro qualche porzione della propria ricchezza e confortando i molti afflitti dalla povertà, così da potere spartire ciò che è loro” (Comm. in Luc., hom. 108: PG 72,813 A).

Ci ammonisce Basilio: “Cosa dirai a tua difesa quando le vittime, circondandoti, grideranno contro di te davanti al Giudice giusto? Cosa farai? Quali avvocati pagherai? Quali testimoni produrrai? Penserai di corrompere il Giudice incorruttibile?… Non saremo accompagnati dai nostri adulatori, dal nostro denaro, dal fasto del nostro grado. Là tu sarai senza amici, privo di appoggi, senza difensori e senza scuse… Dovunque volgerai lo sguardo, vedrai le immagini della tua malvagità: orfani che piangono, vedove che gemono, poveri…, servi…, tutti insorgeranno contro di te” (Basilio, op. cit., pgg. 61-62). “Non trascuriamo di avere, ancora oggi, sotto i nostro occhi i Lazzari che giacciono alle porte (cfr Lc 16,19-31): non neghiamo loro, perché possano saziarsi, le briciole delle nostre mense; non imitiamo quel ricco spietato, per non finire come lui tra le fiamme dell’inferno. Invocheremo allora anche noi Abramo e quanti sono vissuti rettamente, senza però ottenere alcun beneficio dalle nostre grida: <<Nessuno può riscattare se stesso>> (Sl 49,8). Ognuno di quelli, da noi invocato, ci dirà: <<Non implorare pietà tu che l’hai ignorata nei riguardi degli altri; non aspirare a cose più grandi tu che ti sei astenuto da quelle più piccole. Goditi i beni che hai accumulato durante la vita. Ora piangi, tu che allora non hai avuto compassione nel vedere il fratello che piangeva>>” (Basilio, op. cit., pg. 101). “Le ricchezze, saggiamente abbandonate da coloro che le offrono, non vanno in rovina, ma sono messe in salvo, per così dire, su navi più sicure, cioè nel ventre dei poveri. Così raggiungono i porti di destinazione e sono ben custodite. Per quelli che le hanno gettate via non costituiscono più un pericolo, ma un onore! Votiamoci, dunque, all’amore per il prossimo e, se vogliamo un utile profitto, distribuiamo il carico delle ricchezze a molti, i quali lo solleveranno con gioia per deporlo in magazzini sicuri, cioè nel seno del Signore <<dove né tignuola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano e non rubano>> (Mt 6,20)” (Basilio, op. cit., pg. 97). E ancora: “Pensa di avere due figlie: la prosperità terrena e la vita celeste. Se non vuoi dare tutto alla migliore, dividi almeno a metà tra la figlia intemperante e quella assennata. Quando sarai davanti a Cristo, al cospetto del Giudice, non mostrare questa vita colma di ricchezze, e spoglia, o coperta di cenci, l’altra, quella che ha sembianze di una sposa e che si ottiene vivendo secondo la virtù. Non presentare allo Sposo una sposa disadorna e deforme affinché egli, dopo averla vista, non volga lo sguardo altrove, quasi la detesti e rifiuti di abbracciarla. Falle indossare una veste decorosa e custodiscila così fino al giorno stabilito delle nozze in modo che lei, insieme con le vergini sagge (cfr Mt 25,1-13), accenda la lampada inestinguibile della prudenza, che si alimenta con l’olio delle buone azioni” (Basilio, op. cit., pgg. 92-93).

I cristiani, quando fanno festa, si circondano degli  ultimi? Sono questi i loro migliori amici? E i loro banchetti eucaristici, le loro liturgie, sono frequentate dai poveri o dal solito giro di “gente bene”? Eppure saranno i poveri i “portinai” del Paradiso…

Scriveva monsignor Tonino Bello: “Non ci si può permettere i paradigmi dell’opulenza, mentre i teleschermi ti rovinano la digestione, esibendoti sotto gli occhi i misteri dolorosi di tanti fratelli crocifissi. Le carte patinate delle riviste, che riproducono le icone viventi delle nuove tragedie del Calvario, si rivolgeranno un giorno contro di noi come documenti d’accusa, se non avremo spartito con gli altri le nostre ricchezze” (A. Bello, Sui sentieri di Isaia, Luce e Vita insieme, Molfetta, 1989, pg. 90).

IL PRIMATO DEL REGNO

Nell’ultimo episodio, la parabola del grande banchetto (14,15-24), Gesù invita tutti a entrare nel Regno di Dio. C’è chi rifiuta (scribi e farisei) e c’è chi accetta (peccatori ed emarginati). Gli invitati rifiutano ritenendo di avere cose più importanti da fare, come: aver cura dei propri affari, del lavoro e della famiglia, si tratta di occupazioni plausibili, persino doverose. Ma anche queste occupazioni doverose, se si assolutizzano, distraggono dall’accoglienza del Regno: questo è il forte avvertimento della parabola. Nulla viene prima del Regno di Dio e nulla è più importante: il padrone non attende.

Letture della
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.

Dal libro del Siràcide
Sir 3,19-21.30.31 (NV) [gr. 3,17-20.28-29]

Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
 
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perché grande è la potenza del Signore,
e dagli umili egli è glorificato.
 
Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio,
perché in lui è radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento è quanto desidera il saggio.
Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 67 (68)

R. Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.

I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore è il suo nome. R.
 
Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri. R.
 
Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio. R.

Seconda Lettura

Vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente.

Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,18-19.22-24a

 
Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola.
 
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.

Parola di Dio

Vangelo

Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14, 1.7-14

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Parola del Signore

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