Commento alle letture del 18 Maggio 2018 – Mons. Costantino Di Bruno

Il commento alle letture del 18 Maggio 2018 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

FIGLIO DI GIOVANNI, MI AMI PIÙ DI COSTORO?

At 25,13b- 21; Sal 102; Gv 21,15-19

Più in alto si è posti e più grande deve essere il nostro amore. Gesù dal Padre è stato posto come datore di vita per ogni uomo, deve essere pieno di vita più di ogni altro uomo. Gesù può essere pieno di vita più di ogni altro, se ama il Padre più di ogni altro. Lui ha amato il Padre fino alla morte di croce e il Padre si è tutto messo nel cuore di Cristo con la pienezza del suo amore e della sua verità. Ora Gesù può amare ogni uomo, di ogni tempo, ogni luogo, per l’eternità. Tutti possono attingere vita dalla sua sorgente divina ed eterna. Se Gesù non avesse amato il Padre più di tutti mai avrebbe potuto saziare con il suo amore tutti. Dio è amore. Cristo può amare tutti divenendo Lui, per la sua obbedienza, amore del Padre. È la legge eterna dell’amore.

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Pietro è chiamato a pascere pecore e agnelli, cioè tutto il gregge del Signore. Lo deve nutrire con l’amore di Cristo Signore. Per questo deve amare Lui, il suo Maestro, più di tutti gli altri. Per pascere tutti gli altri, deve essere sopra tutti gli altri. Sopra gli altri si è in un solo modo: amando Cristo così come Cisto ha amato il Padre. Cristo Gesù è sopra gli altri, perché ha amato il Padre più di tutti gli altri. Pietro è sopra gli altri perché chiamato ad amare Cristo più di tutti gli altri. Pietro però non si sente ancora capace di un così grande amore. Non ha il coraggio di dire a Cristo che lo ama. Gli dice semplicemente che gli vuole bene. Gesù conosce il cuore di Pietro. Sa che ora il suo amore per Lui è grande e gli affida pecore e agnelli. L’insegnamento per noi è grande. A noi è chiesto di non sopravvalutare mai il nostro amore per Cristo. È chiesto di sottovalutarlo sempre, così da restare non solo nella grande umiltà, ma anche in una preghiera incessante perché il Signore aggiunga amore all’amore, verità alla verità, giustizia alla giustizia, santità alla santità. Questa regola Pietro la applica a sé – il suo amore è sempre poco per Gesù – e la applica agli altri. Ai discepoli di Gesù chiede di aggiungere ciò che manca alla sua perfezione.

La sua potenza divina ci ha donato tutto quello che è necessario per una vita vissuta santamente, grazie alla conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua potenza e gloria. Con questo egli ci ha donato i beni grandissimi e preziosi a noi promessi, affinché per loro mezzo diventiate partecipi della natura divina, sfuggendo alla corruzione, che è nel mondo a causa della concupiscenza. Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità. Questi doni, presenti in voi e fatti crescere, non vi lasceranno inoperosi e senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo. Chi invece non li possiede è cieco, incapace di vedere e di ricordare che è stato purificato dai suoi antichi peccati. Quindi, fratelli, cercate di rendere sempre più salda la vostra chiamata e la scelta che Dio ha fatto di voi. Se farete questo non cadrete mai. Così infatti vi sarà ampiamente aperto l’ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo (2Pt 1,3-11).

Dopo la sua professione di amore, nessuno potrà mettere più in dubbio l’amore di Pietro per il suo Maestro. È sul fondamento di questo amore che Pietro potrà seguire il Maestro, offrendo a Lui domani anche il suo sangue. Lui non tradirà mai più Gesù.

Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Nel Cenacolo Pietro aveva chiesto il martirio. Questa grazia ora gli viene accordata.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci crescere nell’amore.

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