Commento alle letture del 11 Aprile 2018 – Mons. Costantino Di Bruno

Il commento alle letture del 11 Aprile 2018 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

CHI CREDE IN LUI NON È CONDANNATO

At 5,17-26; Sal 33; Gv 3,16-21

In Gesù, il Figlio unigenito di Dio, è stata posta la salvezza del mondo, cioè di ogni uomo che è stato, è e sarà sulla terra, dal giorno della sua creazione fino all’ultimo, prima dell’avvento dei cieli nuovi e della terra nuova. Non vi sono altre persone date da Dio, né altre vie. Lui è via universale, perenne, eterna, senza alcun cambiamento o variazione. Questa verità va gridata ad ogni uomo per amore della sua salvezza. Se cade la fede in questa verità, cade anche la fede nella missione. A nulla infatti servirebbe predicare, annunziare, ricordare Cristo e la sua Parola se fosse possibile giungere alla vera salvezza per altre vie o altre persone. Poiché Gesù è il solo, l’unico, per ogni tempo, ogni uomo, ogni luogo, chi ama l’uomo e vuole che giunga alla conoscenza della salvezza, deve impegnare tutto se stesso nell’opera di evangelizzazione e di insegnamento della Parola di Gesù. Questa verità è stata la stessa vita di Paolo. Lui è vissuto ed è morto predicando la Parola, il suo Vangelo.

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Raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità (1Tm 2,1-7).

Fede in Cristo Gesù e missione sono inseparabili, l’una è la verità dell’altra. Se la fede in Cristo è pura, anche la missione è pura. Se invece la fede in Cristo è impura anche la missione diventerà impura. Se la fede in Cristo viene alterata o cancellata, anche la missione è alterata e cancellata. Se dico che tutte le vie sono buone per andare a Dio, all’istante Gesù non è più la via. Diviene una via come le altre. Ma se Gesù è una via come le altre, non c’è più alcun bisogno di predicare il Vangelo. Anche la Parola di Dio, nella sua interezza e globalità, di Antico e Nuovo Testamento viene relativizzata. Il Vangelo è di una chiarezza unica: Gesù è il dono del Padre al mondo, cioè ad ogni uomo. La vita è nella fede nel suo nome. Si crede in Lui, si è salvati. Non si crede in Lui si è già stati condannati. Si noti bene: si è già stati condannati.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.  E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

È giusto allora chiedersi: perché chi non crede nell’Unigenito Figlio di Dio, è già stato condannato? Con il primo peccato dell’umanità alle origini, siamo tutti nello stato di morte spirituale e camminiamo di morte in morte. Gesù lo ha detto nei versetti precedenti. Lui è il serpente di Dio per la vita del mondo. Nel deserto non si guardava il serpente per non essere morsi dai serpenti brucianti. Si guardava quando il veleno di morte era già nel sangue. Si era già condannati a morte. Si guardava il serpente, si guariva. La stessa cosa vale per noi. Noi siamo già stati morsi. Siamo già con il veleno nel sangue del corpo, dello spirito, dell’anima. Se rifiutiamo Cristo Crocifisso e non crediamo nella sua Parola, la morte ci consumerà. Se invece ci rivestiamo di grande umiltà e crediamo nella Parola di Gesù, scegliendola come nostra unica casa in cui abitare, allora dalla morte passiamo alla vita. Di questo il cristiano deve convincersi: se Lui non dona Cristo, come il Padre lo ha dato a Lui, diviene responsabile di ogni morte.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di vera fede in Cristo.

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Gv 3, 16-21
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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