Commento al Vangelo di domenica 8 Luglio 2018 – mons. Giuseppe Mani

Dalla prima lettura apprendiamo che Dio parla ma gli Israeliti non sentono che Ezechiele. Dio non lo sentiranno mai direttamente. Dio passa sempre attraverso qualcuno; la sua opera si compie sempre attraverso le parole , le scelte e gli atti di uomini. Dio parla ma noi non sappiamo niente se degli uomini , nella loro fede, avevano scelto di scrivere dei libri della Bibbia. E questi libri sono i loro libri: sono segnati dal loro temperamento, dai loro problemi, dai loro pregiudizi. Per tanto tempo gli uomini biblici hanno dubitato dell’unicità di Dio, e ancor più sulla “vita eterna”.

Dio ha rispettato il loro cammino nella fede. E intanto Dio parla in essi e attraverso di essi. Ecco perché questi libri sono indistintamente di Dio e dell’uomo. Si vede bene come lo schema dell’Alleanza viene realizzato come lo scrive il libro. E lo schema dell’Alleanza (tutto di Dio e tutto dell’uomo) spiega ciò che è avvenuto nella creazione. (Il creatore e la creatura). Ciò si ripercuote in tutta la nostra vita, in tutta la nostra storia: Dio raggiunge l’uomo attraverso l’uomo, Israele attraverso Ezechiele, i pagani attraverso Paolo ecc. E’ per questo che la Bibbia insiste tanto sul personaggio dell’”inviato”, del “testimone”.

“Non è il carpentiere’” (Terza lettura) Che Dio parli attraverso questo Gesù di cui si conosce l’ascendenza e i legami familiari, di cui si conosce il paese d’origine e il mestiere, ecco cosa è per i suoi contemporanei “uno scandalo”,cioè una causa di caduta. Di che cosa? Della loro fede. Gesù è un caso unico, possiamo dire privilegiato. Un giovane mi disse di essere stupito dal fatto che se non ci fosse stato Andrea non ci sarebbe stato Pietro, se Maria non avesse detto il suo “Fiat” non avremmo avuto l’Incarnazione. Questo stupore è salutare se si trasforma in meraviglia (al contrario può trasformarsi in scandalo). Ciò che stupisce è che Dio non faccia niente senza l’uomo. Nel vangelo di oggi si vede come Gesù “non può compiere alcun miracolo”: Dio è come neutralizzato quando l’uomo,nella fede, non lascia passare e agire la sua potenza di salvezza. Che Dio rispetta l’uomo e la sua libertà: ecco la sorgente della nostra sorpresa. Di più, Dio ci fa liberi, ci chiama alla libertà. E’ per questo che tutto passa attraverso l’uomo.

La forza nella debolezza. (seconda lettura). Ciò che sorprende gli uditori di Gesù è che un uomo ordinario, il carpentiere, il figlio di Maria nello stesso tempo manifesta una potenza divina. Questa potenza divina, rimarchiamolo, la fanno tacere per la loro mancanza di fede. Così tutto rientra nell’ordine:Gesù non è che Gesù.

Anche Paolo è un uomo ordinario, non un superuomo: soffre di questa famosa scheggia nella carne che non può essere che ciò di cui parla alla fine della lettura. Gesù stesso finirà per subire la maggiore contestazione manifestando la sua suprema debolezza. E Dio ci parla attraverso di essa: attraverso di essa ci dice che fa opere di potenza. Ciò che soggiace ai nostri testi è: chi è Gesù? E per conseguenza: Chi è Dio? Ma qual è l’onnipotenza che si manifesta nella debolezza? E’ la potenza creatrice perché creare è eclissare la propria potenza per lasciare all’altro uno spazio in cui possa esistere. Dio non occupa il posto dell’altro; non è una potenza occupante: è una potenza liberante.

Gesù si stupisce. Lo stupore di Gesù corrisponde allo stupore degli uditori. Dio si stupisce davanti alla condotta umana. Lo stupore degli uomini non è altro che il rifiuto della fede. Lo stupore di Dio viene da ciò che l’amore si stupisce sempre di non essere creduto, di non essere compreso. Ancora una volta siamo lontani da un Dio impassibile e immutabile dei vecchi catechismi, “il Dio dei filosofi”. Dio reagisce e si modifica a seconda di ciò che sceglie l’uomo cosa fare. Dio si stupisce della nostra scelta della morte, ma la sua reazione è la Resurrezione.

Commento a cura di mons. Giuseppe Mani dal sito www.giuseppemani.it

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XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

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Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,1-6

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.

Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Parola del Signore

Fonte: LaSacraBibbia.net

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