Commento al Vangelo di domenica 29 Settembre 2019 – mons. Giuseppe Mani

E’ difficile definire “Buona notizia” la Parola che il Signore rivolge oggi alla sua Chiesa. Gesù entra nel cuore del dramma dell’umanità: la separazione dei ricchi dai poveri descrivendo la vita nel lusso e quella nella miseria e senza buonismi minaccia la triste fine di alcuni. “Gli spensierati di Sion andranno in esilio e l’era dei buon temponi finirà”.

E’ facile fare la trasposizione di qualche millennio ed applicare ad oggi la minaccia di Dio: perderanno tutto, lasceranno tutto i pochi possessori della ricchezza e finirà la vita del lusso. Durante la crisi economica l’unico settore che non risente della crisi è proprio il lusso: chi ha denaro non teme niente.

Lazzaro è la figura della miseria del mondo.
La storia che Gesù ci racconta resterà nella nostra memoria. Ogni mattina quando, presto, esco di casa vedo il povero Lazzaro, le donne che frugano tra i cassonetti della monnezza per trovare qualcosa da mangiare: incredibile! Lo spettacolo dei poveri è l’annuncio della Parola che Gesù ci rivolge.

E’ tutto il Sud che preme verso il nord del mondo. e l’analisi dell’esame della mondializzazione dell’economia non può separarsi dalla trasformazione delle coscienze individuali. E’urgente nutrire l’uno con l’altro reciprocamente, anche se questo vuol tempo per entrare nella storia degli uomini e diventare coscienza collettiva. Le violenze e le rivoluzioni se pur rapide risolvono i problemi ma lo fanno solo a prezzo di nuove ingiustizie e violenze. Il XX secolo da Stalin a Mao ne ha fatto l’amara esperienza.
Il discepolo di Gesù non può scusarsi col dire che non può fare un’analisi globale e trovare delle soluzioni ma ciascuno deve aprire il cuore a riconoscere il povero Lazzaro.
La parabola di Lazzaro ci offre un insegnamento che spesso ci sfugge ma che nasconde una terribile verità. E’ facile sperare in un mondo migliore in cui si sia raggiunta la giustizia, in cui non ci siano più né poveri né ricchi ma la giustizia e la pace. D’altra parte non crediamo che quando tornerà il Signore tutte le tensioni e le differenze saranno colmate?

Gesù ci parla diversamente nella parabola. “Un giorno il povero morì e fu portato dagli Angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto” Fin qui tutto bene: la morte fa giustizia , tutti si muore allo stesso modo ricchi e poveri, però “Il ricco stando all’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide da lontano Abramo e Lazzaro accanto a Lui”. Allora neppure la morte è “la livella” ma anche dopo la morte continua la divisione tra ricchi e poveri, anzi sembra che la situazione sia addirittura peggiore. “Abramo rispose: Figlio (anche Epulone lo chiama figlio) ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimente i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più tra noi e voi c’è un grande abisso, coloro che qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi”.

L’insegnamento è chiaro: le ricchezze sono un dono che Dio ci concede per il bene nostro e dei fratelli, ci sono concesse in amministrazione. Avere molte ricchezze è una grande responsabilità, rappresenta un gran rischio ma sono anche una grande opportunità per aiutare coloro che sono nella povertà ed organizzare l’economia a vantaggio della fraternità universale.

La fede deve far vedere la condizione di fraternità di tutta la condizione umana.
Il cristiano non può essere disinteressato ai problemi dei fratelli e collaborare in tanti modi, compresa la scelta politica adeguata a risolvere i problemi alla luce della verità evangelica.
I problemi sono tanti e difficili , il richiamo alla preghiera è il ricordo fondamentale della nostra povertà a cui non mancherà la risposta di Dio per fare di noi i costruttori del mondo nuovo ad immagine del Regno.

Fonte – il sito di mons. Giuseppe Mani

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