Commento al Vangelo di domenica 29 Luglio 2018 – don Marino Gobbin

IL LINGUAGGIO DEI MIRACOLI

Per le nostre riflessioni sulla parola di Dio, in particolare sul Vangelo, possiamo partire da un’osservazione di s. Agostino a commento del fatto che qui si racconta. I miracoli di Cristo, egli dice, “possiedono, a intenderlo bene, un loro linguaggio. Poiché, essendo Cristo il Verbo, cioè la Parola di Dio, ogni azione del Verbo è per noi una parola”. Linguaggio singolarmente ricco e profondo: qui ci limiteremo a coglierne alcuni elementi, per riprendere il discorso domenica prossima, quando ascolteremo Gesù stesso spiegarci cosa significa il miracolo della moltiplicazione dei pani.

Dio provvede all’uomo, a tutto l’uomo

Nella mentalità e nel comportamento dell’uomo religioso (o che si crede tale) possono verificarsi due atteggiamenti opposti. C’è chi si ricorda di Dio (forse più volentieri della Madonna e dei Santi, di certi santi) solo quando si trova in difficoltà d’ordine materiale: malattie, situazioni finanziarie critiche e simili, salvo a dimenticarsene al primo segnale di cessato pericolo. C’è, al contrario, chi ritiene del tutto sconveniente ricorrere a Dio per motivi che non siano puramente spirituali, pensando che sarebbe mancare di rispetto alla maestà di Dio volerla mescolare alle nostre povere vicende d’ogni giorno.

Sbagliano, evidentemente, i primi, che non tengono in conto la parola di Gesù: “Non affannatevi dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?… Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,31.33). Ma non hanno ragione neanche quelli che vorrebbero proibire a Dio di interessarsi della salute, del lavoro, del sostentamento quotidiano dei suoi figli. Poco prima delle parole ora citate, Gesù aveva esortato a fidarsi, anche per le necessità materiali, del Padre celeste, che nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo e tanto più si prende cura dei suoi figli. Come Dio provveda, anche con miracoli, risulta dai due fatti che abbiamo sentito raccontare. Sarebbe facile allinearne tanti e tanti altri, dalle pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento.

Questa considerazione è un invito all’umiltà. La domanda rivolta da Gesù a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”, non era espressione d’imbarazzo da parte del Maestro né richiesta di aiuto. Voleva “metterlo alla prova” e fargli capire che lui solo poteva provvedere. Questo non vale solamente per i miracoli. Le risorse della natura, creata da Dio e da lui affidata all’uomo perché se ne serva, sono i mezzi con i quali il Padre celeste assiste i suoi figli.

Collaborare con Dio

Venti pani, che non dovevano essere di grosso formato, non sarebbero bastati per i cento uomini che formavano la comunità riunita intorno al profeta Eliseo; tant’è che questi sentì il bisogno di rassicurare l’anonimo che glieli aveva portati appellandosi alla parola del Signore: “Ne mangeranno, e ne avanzerà ancora”. Tanto più evidente la sproporzione fra i cinque pani e i due pesci, la provvista recata con sé dal ragazzo, e i cinquemila che mangiarono “finché ne vollero”, avanzandone ancora dodici canestri.

Eppure Dio voleva che gli uomini facessero la loro parte, per quanto inadeguata. Non voleva essere solo nel provvedere ai suoi figli. Anche ora egli attende la nostra collaborazione. Anche ora c’è chi ha fame: metà dell’umanità soffre di denutrizione, con le inevitabili conseguenze nella salute. Non possiamo disinteressarcene solo perché sono lontani da noi, nel terzo o nel quarto mondo. Ma non c’è anche vicino a noi, nei centri storici e nella periferia delle grandi città, chi soffre la fame? E chi soffre per la malattia, la solitudine, l’oppressione, l’emarginazione, non c’interessa? Eppure ha interessato Gesù. Gli portavano, collaborando con lui, i paralitici, i sordomuti, gli indemoniati, ed egli li guariva.

Ci diamo da fare per i fratelli che hanno bisogno, che soffrono, che sono soli? Soccorrere le vittime delle immani calamità naturali: terremoti, inondazioni, ecc., è dovere; ma ci sono le sofferenze e le necessità d’ogni giorno che attendono aiuto e conforto. La civiltà odierna ci offre nuovi mezzi, ieri inimmaginabili, per aiutare i fratelli: Penso ai donatori di sangue, ai donatori di organi. Collaborare con Dio per aiutare i fratelli vuol dire lavorare e lottare per l’instaurazione di un ordine più umano, segnato dalla libertà, dalla giustizia, dalla solidarietà, dall’amore. Mi viene in mente un altro mezzo concreto e attuale. Il movimento Amnesty International pubblica ogni mese un elenco di persone private ingiustamente della libertà e dei diritti umani, torturate, vittime d’ogni sorta di soprusi e d’ingiustizie. Intervenire, nei modi opportuni, in loro aiuto è opera altamente umana e cristiana.

“Questi è davvero il profeta!”

Di solito pensiamo al profeta come a uno che parla. Ma, in questo racconto, le parole di Gesù si riducono a tre frasette: una, la domanda rivolta a Filippo, e due ordini laconici: “Fateli sedere”, e poi: “Raccogliete i pezzi avanzati”. La gente riconosce il profeta vedendo “il segno che egli aveva compiuto”. La potenza, messa a servizio dell’amore, che Gesù dispiega nella moltiplicazione dei pani, induce giustamente la gente ad acclamarlo profeta. A 20 secoli di distanza, il fatto non è meno significativo per noi. Anche noi dobbiamo riconoscere in lui il profeta mandato da Dio, il Figlio di Dio.

Se ora lo proclamiamo nostro Re e Signore, egli non si sottrae alla nostra adorazione, ma accoglie volentieri il nostro atto di fede, il nostro impegno di dedizione e di sudditanza, nel prendere il suo messaggio come norma della nostra vita, nell’adoperarci per estendere il suo regno di giustizia e di amore, di santità e di pace.
Anche noi, partecipi per il battesimo dell’ufficio profetico, sacerdotale e regale di Cristo, dobbiamo essere “profeti”, più ancora che con le parole, con i “segni”, con la fedele e coe¬rente testimonianza della vita. Come questo possa avvenire, lo impariamo da s. Paolo: comportandoci in maniera degna della vocazione che abbiamo ricevuto. Ascoltiamo qualche spiegazione che ci dà di questo passo s. Giovanni Crisostomo: “Con ogni umiltà”, poiché “chi è umile si comporta degnamente: l’umiltà è il fondamento d’ogni virtù”; “Sopportandovi a vicenda con amore”, poiché, “dove c’è amore, tutto si può sopportare”.

Infine, se il Signore lo vuole, accettando di soffrire per lui. Ancora una volta ce l’insegna il medesimo santo, che ne ha fatto in sé l’esperienza: “Niente è così glorioso come le catene sopportate per Cristo, le catene che legavano quelle sante mani. Essere prigionieri per Cristo è più onorifico che essere apostolo, dottore, evangelista. Se c’è chi ama Cristo, capisce quel che dico; se c’è chi è pazzo per il Signore e arde d’amore per lui, capisce il valore delle catene”.

Fonte

Tratto da “Omelie per un anno 1 e 2 – Anno A” – a cura di M. Gobbin – LDC

ACQUISTA IL LIBRO SU

Acquista su Libreria del Santo Acquista su Amazon Acquista su Ibs

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 29 Luglio 2018 anche qui.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6, 1-15

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.

Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».

Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.

Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.

E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 29 Luglio – 04 Agosto 2018
  • Tempo Ordinario XVII
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

LEGGI ALTRI COMMENTI AL VANGELO

Read more

Local News