Commento al Vangelo di domenica 29 Dicembre 2019 – Paolo Curtaz

Il commento al Vangelo di domenica 29 Dicembre 2019 – Anno C, a cura di Paolo Curtaz. Qui di seguito il testo ed il video.

Capaci di sognare

Che poi già riuscire a superare indenni le feste di Natale merita un premio.

E con grande fatica, mettendo insieme i pezzi, come dicevamo, facendo come Maria, preparandoci con ostinazione e cocciutaggine per far argine al delirio compulsivo delle feste, siamo riusciti, spero, ve lo auguro, a fare spazio nel nostro cuore all’accoglienza del Signore che viene.

Poi ecco che, puntuale, arriva la domenica dopo il Natale in cui qualche genio di liturgista propone alla nostra mente, ormai già in fase iperattiva per organizzare l’ultimo giorno dell’anno, di celebrare la festa della Santa Famiglia.

Il momento peggiore dell’anno, direi.

Sia per i contenuti: difficile prendere quella famiglia a modello delle nostre famiglie concrete.

Sia per il tempismo: alcuni fra noi sono reduci da quelle penitenze che a volte diventano i pranzi e le cene in cui ci si obbliga a radunarsi tentando di non far emerge antichi dissapori e alla sola parola “famiglia” hanno una reazione allergica.

Sia per la scelta delle letture: ad un primo ascolto lasciano perplesse, irritano, parlando di padri/padroni che comandano e di mariti che vanno obbediti…

Sia per il contesto sociale in cui stiamo vivendo: entro il 2031, sentenzia l’ISTAT, proseguendo l’attuale trend, in Italia non ci celebreranno più matrimoni in chiesa.

Ma dai, ma che storia è?

Solo che poi, se vogliamo, possiamo prendere tutto molto più sul serio.

E.

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Ben Sirach

Siracide propone un panegirico molto schierato, difende a spada tratta il ruolo del padre, il rispetto a lui dovuto, e della madre, del suo diritto ad indirizzare i figli. E tutto odora di stantio, di muffa, e pensiamo a quanti, fra noi, hanno conti in sospeso con i propri genitori, trascinano per decenni questioni irrisolte, incomprensioni, autoritarismi.

E quanti hanno dovuto fare i conti con i sensi di colpa instillati a dovere, alla rabbia repressa, alle preferenze e alle ingiustizie subite a favore di qualche fratello e sorella.

E scatta una ripulsa, come se la Bibbia non facesse che benedire e confermare i peggiori stereotipi del Dio/Patria/Famiglia, costi quel che costi, a prescindere.

Solo che poi uno arriva alla fine del brano.

E capisce.

Parla di padri che si smarriscono. Della vecchiaia che azzera, che fa perdere il senno, che annienta.

E di un atteggiamento che stiamo smarrendo: l’indulgenza.

Cioè il passare sopra davanti all’immagine invecchiata e indebolita dei nostri genitori.

Ora siamo noi ad essere cresciuti. Siamo chiamati a vedere i nostri genitori al di là e al di dentro della loro fragilità. Per ricondurre tutto all’essenziale, là dove la compassione prevale.

Quel maschilista di San Paolo

Ma il peggio deve ancora venire.

Quando si legge l’unico brano di san Paolo che i mariti sanno citare a memoria.

Mogli state sottomesse ai vostri mariti.

E di nuovo proviamo disagio, come se, nuovamente, gli stereotipi sessisti della Chiesa si concentrassero in un’unica frase.

Idioti.

Era normale, nel contesto culturale ebraico, ma anche greco e romano, che le mogli fossero soggette ai maschi di casa. Si era sempre fatto così. E quando Paolo ricorda questo dato non fa che parlare con la voce della società in cui è cresciuto e nato.

Ma lo Spirito gli forza la mano. E aggiunge una frase che stravolge tutto.

Voi mariti amate le vostre mogli.

Come? Prego?

Cosa c’entra l’amore con le mogli?

L’amore è per le cortigiane, per le avventure, le mogli sono per figliare ed educare la prole.

In tutte le culture in cui si trova a vivere san Paolo. L’amore era un lusso riservato ai poeti. In Israele i genitori combinavano i matrimoni quando ancora i futuri sposi erano bambini.

E san Paolo spariglia tutto, senza saperlo.

Matrimonio/amore. Nessuno ci aveva pensato.

Obbedire, allora, ob-audire, ascoltare da adulti, da in piedi, è l’atteggiamento necessario all’amore. Ascoltarsi mantenendo il proprio profilo, nella convinzione di essere due sensibilità diverse che si sommano, non si annullano. Ed è un obbedienza dell’uno verso l’altro, nella coppia, e di entrambi verso il Cristo, il grande amante, il grande amato.

Ah.

In Egitto

Ma il colpo di grazia arriva dalla cupa lettura del vangelo.

In cui si parla di fuga, di infanticidi, di paura, di migranti clandestini.

Maria e Giuseppe, migranti clandestini.

Che devono fuggire in Egitto per non farsi trovare da Erode, lo sterminatore.

Qui non si parla di liete famiglie devote. Di immagini stereotipate da famiglia radunata attorno all’albero di Natale a tagliare il panettone.

Qui si parla di sopravvivenza. Di lotta contro i mille ostacoli che ogni giorno dobbiamo affrontare. E di come Dio abita questa quotidianità. Di come l’abbia riempita. Di come l’abbia trasfigurata. Qui si parla di capacità di sognare.

Allora perdono il liturgista e lo ringrazio.

Perché ci obbliga a riflettere, scegliendo questa pagina.

La vita è cammino, sopravvivenza, talora. Fuga, in certi momenti.

Ma in questo percorso irrompe il sogno e, nel sogno, la presenza di Dio.

Maria e Giuseppe orientano le loro scelte per proteggere la vita che è stata loro affidata.

E seguono i loro sogni, anche controcorrente.

 

Ecco cosa siamo chiamati a fare.

Ecco cosa significa diventare famiglia.

Santa.


Letture della
SANTA FAMIGLIA DI GESÙ MARIA E GIUSEPPE – ANNO A – Festa
Colore liturgico: BIANCO

Prima Lettura

Chi teme il Signore onora i genitori.

Dal libro del Siràcide
Sir 3,3-7.14-17a

Il Signore ha glorificato il padre al di sopra dei figli

e ha stabilito il diritto della madre sulla prole.

Chi onora il padre espìa i peccati e li eviterà

e la sua preghiera quotidiana sarà esaudita.

Chi onora sua madre è come chi accumula tesori.

Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli

e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.

Chi glorifica il padre vivrà a lungo,

chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre.

Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,

non contristarlo durante la sua vita.

Sii indulgente, anche se perde il senno,

e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore.

L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata,

otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 127

R. Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.

Beato chi teme il Signore

e cammina nelle sue vie.

Della fatica delle tue mani ti nutrirai,

sarai felice e avrai ogni bene. R.

 

La tua sposa come vite feconda

nell’intimità della tua casa;

i tuoi figli come virgulti d’ulivo

intorno alla tua mensa. R.

 

Ecco com’è benedetto

l’uomo che teme il Signore.

Ti benedica il Signore da Sion.

Possa tu vedere il bene di Gerusalemme

tutti i giorni della tua vita! R.

Seconda Lettura

Vita familiare cristiana, secondo il comandamento dell’amore.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Col 3,12-21 

Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro.

Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!

La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.

Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.

Parola di Dio

Vangelo

Prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 2,13-15.19-23

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».

Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».

Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Parola del Signore

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