Commento al Vangelo di domenica 18 giugno 2017 – don Marco Pozza

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Marcellino. Anche Marco Pane-e-Vino

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don Marco Pozza

A confessare che miglior forma di testimonianza dell’esempio non c’รจ, รจ la gente. S’aggrega, stavolta, anche Cristo: quello che ยซho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bereยป (Mt 25,35). Nato a Betlemme, casa-del-pane, prima d’andare a morire per amore si fece Lui stesso pane, partorรฌ la genialata d’essere pane-Maiuscolo per la cerchia degli amici suoi: avevano cosรฌ fame โ€“ d’essere felici, di venir saziati, d’irrobustirsi โ€“ che Dio non potรจ apparire loro se non sotto la forma del pane. Betlemme, la piana della moltiplicazione, l’officina delle parabole, il cenacolo in cittร : nato in mezzo a dei pescatori, pur avendo come antenati dei pastori, s’avventurรฒ nel mestiere del fornaio perchรจ nessuno morisse piรน di fame. Di felicitร . Dio da adorare, Dio col quale colloquiare a tu per tu, Dio da invocare. Dio da masticare: su questo ciglio nessuno, prima di Lui, aveva ancora avuto il coraggio di sporgersi. D’azzardare la misura piรน certa di cosa significa amare, farsi amare. Toccare l’Amore.

Mica lo capirono loro, che pure erano uomini tutti-presi dalla materia, dalla letteralitร  delle parole, uomini pancia a terra. Andarono in tilt: ยซCome puรฒ costui darci la sua carne da mangiare?ยป Ancor oggi, dopo migliaia di pani-sfornati, non si capisce cosa significhi amare in quella maniera, a dismisura, pagando il pane col baratto della vita. Pane: ยซPrendete e mangiate; questo รจ il mio corpoยป. Vino: ยซBevetene tutti, perchรฉ questo รจ il mio sangueยป (Mt 26,26-27) Prendere รจ verbo d’invito: dice vieni-qui-vicino, fatti-avanti, dacci-sotto. Rompi il ghiaccio. E’ quasi bestemmia per un popolo che Dio non lo poteva nemmeno nominare, figurarsi dipingere: toccarlo al punto tale da masticarlo era materia d’eretici, gestualitร  di pazzi. Non capirono che l’amore funziona cosรฌ: quando viene meno la stagione dei baci e delle carezze โ€“ del ti amo sussurrato all’orecchio, bisbigliato sulla punta del naso, evocato col ghigno sorridente โ€“ s’apre la stagione dei morsi: “Ti morderei di baci”. La carne amata viene morsa dalla bocca-amante, segnata coi denti: รจ l’amore a venire masticato. Mica perversione. E’ materia cosรฌ ardita da diventare invito-a-cena da parte dell’Altissimo: ยซChi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eternaยป (Gv 6,51-58). Tutto il Vangelo รจ cosรฌ: ha bisogno di contadini, di poeti, di gente che annaffia fiori, che riconosce i venti dalle loro provenienze. Di gente che vive a Pane-e-Vino.

[ads2]Per accorgersi di come tutto-cambi con quel Pane-inghiottito: ยซD’ora in poi ti chiamerai Marcellino Pane e Vinoยป. Pane di silenzio, pane in ginocchio, il canto del pane: ยซIl silenzio era rotto solo dal palpito del cuore di Marcellino, che batteva sempre piรน in frettaยป (J. M. Sร nchez Silva). Quando l’ascoltai per la prima volta raccontata sulle labbra della mia mamma โ€“ vivevo la stagione che precedeva la mia prima comunione -, lei s’affrettรฒ a tirare la conclusione, che non me la perdessi dopo l’ebbrezza di quella storia: “Il giorno che farai la prima comunione ti chiamerรฒ Marco Pane e Vino, come Marcellino. Ti piace?” Piรน che piacere, mi parve un’assurditร , quasi un azzardo: Dio masticato da un bambino, l’Immensitร  nelle mie piccole mani. In cucina la nonna spesso tirava le orecchie a noi bambini quando ci lanciavamo molliche di pane: “Bambini, quante volte ve lo devo dire ancora che non si gioca con il pane?” Un giorno si mise di traverso pure il nonno che, commentando non ricordo piรน nemmeno cosa, ebbe a citare uno dei proverbi piรน saporiti di casa mia: “Chi ha i denti non ha il pane, e chi ha il pane non ha i denti”. Quando โ€“ all’indomani del mio sacerdozio – ho iniziato a celebrare l’eucaristia, mi son preso per liturgisti nonno e nonna. Lei, mentre sto per consacrare il pane, mi ripete la formula: “Non si gioca col Pane, Marco”. Lui, uomo di terra, mi rammenta la fortuna che ho tra le mani: “Hai il pane. Ti auguro di avere denti per quel Pane”. La mamma, che con papร  ha scelto il mio nome, mi ricorda come mi chiamo: “Marco Pane e Vino”. Faccio il pane-in-ginocchio.

don Marco Pozza

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 18 giugno 2017 anche qui.

Corpus Domini

Gv 6, 51-58
Dal Vangelo secondoย Giovanni

In quel tempo, Gesรน disse alla folla:
ยซIo sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrร  in eterno e il pane che io darรฒ รจ la mia carne per la vita del mondoยป.

Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: ยซCome puรฒ costui darci la sua carne da mangiare?ยป.
Gesรน disse loro: ยซIn veritร , in veritร  io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterรฒ nell’ultimo giorno. Perchรฉ la mia carne รจ vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, cosรฌ anche colui che mangia me vivrร  per me. Questo รจ il pane disceso dal cielo; non รจ come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrร  in eternoยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 18 – 24 Giugno 2017
  • Tempo Ordinario XI, Colore bianco
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 3

Fonte: LaSacraBibbia.net

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