Commento al Vangelo di domenica 15 ottobre 2017 – mons. Valentino Vecchi

METTITI L’ABITO NUOVO E CORRI

In questo invito ci siamo tutti, tra quelli invitati per primi o tra gli altri. Tutti senza eccezione. I primi sono i più dotati, i più amati. Essi si sentono sicuri di sè… Chiudono gli occhi, le orecchie, il cuore. Rifiutano perché si sentono «sicuri», dei campi e degli affari. Pretendono l’autonomia. La staffilata di Gesù e scarnificante, per Israele come per noi. Rimarremo «esclusi» ed affamati. I secondi invitati sono gli «stranieri». Sono affamati di verità e di giustizia. L’hanno chiesta agli uomini e hanno ricevuto vendetta, violenza, odio, disprezzo. Ed ecco l’invito a chi conosceva solo l’acqua delle pozzanghere, l’amarezza della corruzione. Il Signore ha chiamato anche te; a questo punto è certo. Una parola, un libro, un fatto, e ha bussato; ti ha fatto un. cenno, di giorno, di notte, per la strada, al lavoro, nella solitudine. Perché non ti muovi? Perché aspetti? Vieni, la cena è pronta. Non dire: non me la merito; non sono come loro; non ho privilegi. Mettiti l’abito nuovo e corri. Getta via l’abito vecchio, sudicio e miserabile. Ed ecco i grandi invitati: poveri di spirito, puri di cuore, sofferenti, miti, misericordiosi, perseguitati, pacificatori, semplici. Giusti e santi ti attendono! Un tempo erano come te: Tutto è frutto del Suo amore. Ti tratta da amico, ma attento: non sopporta l’imbroglio. C’è una superficialità sistematica. Vogliamo il nostro comodo, siamo prepotenti. Contestiamo anche il Padre. Attenti! Con l’amore di Dio non si scherza.

FACCIAMOCI CONQUISTARE DALL’IDEA DI UN SIGNORE CHE CI CHIAMA A FESTA

Se mi avessero insegnato da bambino che il Dio che mi aspetta è un Dio di gioia… Facciamoci conquistare dall’idea di un Signore che ci chiama a festa. Atteggiamenti per far festa: partecipare all’Eucarestia domenicale come un invito a festa; vivere la vita quotidiana con cuore gioioso. Anche íl matrimonio è un luogo privilegiato di festa.

SONO CHIAMATI AL REGNO TUTTI COLORO CHE SALVANO LO SPECIFICO DELL’UOMO

Nelle domeniche precedenti le parabole parlavano di lavoro nel campo e di vigne: e promettevano la ricompensa. Oggi si parla di nozze: momento di festa tra amici. Qui tuttavia risaltano di più responsabilità e colpe di chi, avendo accettato prima, poi rifiuta. Chiediamoci se il monito non riguarda proprio noi, a livello personale ed ecclesiale. Ufficialmente noi siamo tra gli amici. Realmente siamo indifferenti od ostili. Accettiamo la scristianizzazione e la progressiva esclusione di Dio. Per fortuna oggi non si valuta più la Chiesa in termini anagrafici: battezzato, dentro; non battezzato, fuori. Oggi si guarda al Regno di Dio ín modo più ampio e più gioioso, come vuole il Vangelo. Il vero privilegio è spirituale. Contro ogni idolatria degli interessi, accoglie nella gioia gli «ultimi». Il Vangelo dice chiaro che sono chiamati al Regno tutti coloro che salvano lo specifico dell’uomo, anche se non conoscono Cristo. Il Banchetto, poi, non deve essere inteso dietro le soglie della morte, ma riassume e investe tutto. Una perfezione ripiegata su se stessa e proiettata solo sull’al di là non è secondo il Vangelo. Tiriamo alcune conclusioni: l) Chi non stima il banchetto, chi pensa di star meglio fuori, pecca come gli invitati. A lui la fede non dice nulla. 2) Senza Dio e senza Chiesa siamo perduti. La persona è svilita, la famiglia si sgretola, la società va in malora. 3 ) Siamo tutti e sempre chiamati. La vocazione è permanente. Le chiamate fondamentali si scompongono in quelle quotidiane. 4) Chi crede nel Regno saprà condurre anche gli altri, comunicando esperienze e testimoniando con la vita. Quello di Cristo è un invito esistenziale.

DIO MI AMA E MI VUOLE NELLA SUA CASA

Dice Isaia: abiterò per sempre nella casa del Signore, sul Suo monte santo. Parteciperò ad un banchetto comune che si svolge in un’atmosfera che non è di questo mondo, liberi da ogni ignoranza, senza il timore della morte. Senza più motivi per piangere, non conosceremo la sofferenza e la nostra dignità non sarà mortificata. Ma che mondo è questo? È la fine, il bilancio totale e definitivo della lunga e tormentata storia umana. Dio ha creato, ha redento: ma soprattutto Dio mi ama e Mi vuole nella Sua casa, reduce dall’esilio. Che Dio è questo? È il Dio di Gesù in cui credo! Di quel Gesù che è venuto non per giudicare, ma per salvare e per salvare tutti: buoni e cattivi. C’è però una condizione: Dio ammetterà alla festa solo quelli che indosseranno la veste nuziale. Chi saranno gli esclusi? È un segreto di Dio, ma noi abbiamo delle indicazioni: quelli che non se ne curano, badano ai loro affari e considerano la vita spirituale un bene di lusso, astratto e inutile; quelli che pretendono di essere primi e si ritengono «aventi diritto»; quelli che insultarono e uccisero coloro che portavano l’annuncio e oggi lo bestemmiano, Io combattono e gettano fango. Dio allora invita i «non aventi diritto»: basta essere disponibili all’ascolto.

SAREMO SÌ GIUDICATI, MA SULL’AMORE Nel leggere queste parabole e nel trattare certi argomenti, manifestiamo incertezza. Il diavolo, il fuoco, il castigo, il giudizio finale di Dio ci danno motivo per un rifiuto e ci fanno arricciare il naso: ma Dio non è il Padre? Penso che la causa stia nella pedagogia illuministica e moraleggiante dei secoli passati: il discorso con Dio era «do ut des» e quindi non si parlava che di castigo. Ma non è così. Gesù situa il nostro vivere in un convito, nella gratuità del dono, nella gioiosità dell’invito. Saremo sì giudicati, ma sull’amore. Il Vangelo denuncia la mancata risposta: venite alle nozze! E l’invito è ripetuto, perché Dio vuol proprio salvarci, anche se ripetiamo l’errore. Dio però insiste, ma non obbliga; bussa, ma non scassina. Vuole che Gli si apra da dentro. Quali le ragioni del rifiuto? In altre pagine si parla della concupiscenza, qui solo del campo e degli affari, che interessano di più! Gli invitati sono terrestri e terragni; legati alla secolarità degli interessi, non vedono al di là della terra. Preghiere e meditazioni non accrescono le loro entrate mensili. E allora rifiutano l’invito come alienante rispetto ai loro «veri» problemi concreti. È un sentimento oggi molto diffuso, forse è la dominante del nostro tempo. Facciamo un po’ di autocritica. Sentiamo il bisogno di cambiar rotta. Impariamo a leggere la parabola. L’annuncio cristiano è sempre festoso, è la buona notizia per tutti. Il banchetto è l’immagine classica della festa, della Cena Pasquale, dell’Eucarestia. Certo, accettare l’invito significa sacrificare qualcosa, posporre le proprie opere al dono di Dio. C’è un dramma, una scelta da fare. Chi è rifiutato? Chi disprezza l’invito gratuito; chi pretende di mettersi a tavola senza una vita nuova.

I POVERI SONO COLORO CHE HANNO DIGNITÀ E VOCAZIONE I poveri sono veramente il popolo di Dio, la comunità dei fedeli. Può darsi che non siano tutti santi: ma non è il peccato il male più grande, bensì la mancanza di criterio per giudicarlo e di forza per liberarsene. E l’immenso popolo dei poveri questo criterio ce l’ha. È l’ascesa degli straccioni: dalla strada alla Cena, dal paganesimo alla fede, dal peccato alla Grazia, dal «terrenismo» alla spiritualità. E nella realtà sociale i poveri sono coloro che hanno dignità e vocazione: sono privilegiati. Non venderanno la propria anima, perché non è commerciabile ed è senza ricambio.

Fonte

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XXVIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Mt 22, 1-14
Dal Vangelo secondo  Matteo

1Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 15 – 21 Ottobre 2017
  • Tempo Ordinario XXVIII
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo A
  • Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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