Commento al Vangelo di domenica 12 Maggio 2019 – Enzo Bianchi

- Pubblicitร  -

La mano di Cristo, il pastore buono

Enzo Bianchi

Il capitolo 10 del vangelo secondo Giovanni contiene una lunga discussione tra Gesรน e alcuni farisei che egli dichiara in una situazione di peccato, perchรฉ credono e dicono di vedere mentre in realtร  non vedono e non operano un discernimento circa lโ€™identitร  di Gesรน e la qualitร  della sua azione (cf. Gv 9,40-41).

Con una parabola Gesรน cercare di rivelare loro come egli non sia un ladro ma sia il pastore che entra ed esce attraverso la porta dellโ€™ovile, non in incognito, il pastore che cammina davanti a pecore le quali lo seguono perchรฉ riconoscono la sua voce. La parabola perรฒ non viene compresa e allora Gesรน fa dichiarazioni esplicite su di sรฉ e sulla propria missione: รจ lui la porta dellโ€™ovile; รจ lui il pastore buono che, pur di custodire le pecore, รจ disposto a dare la sua vita, perchรฉ ha la capacitร  di dare la vita per le pecore e di riceverla di nuovo dal Padre (cf. Gv 10,17). Queste parole creano divisione tra quanti lo ascoltano: alcuni lo giudicano indemoniato, altri riconoscono il suo operare carico di salvezza (cf. Gv 10,19-21).

In quei giorni โ€œricorreva a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesรน camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i capi dei giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: โ€˜Fino a quando ci terrai nellโ€™incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamenteโ€™โ€ (Gv 10,22-24). Gesรน รจ dunque costretto a riprendere la parola per denunciare che la situazione di non fede in lui รจ dovuta al fatto che quegli ascoltatori non sono sue pecore (cf. Gv 10,26), non sono disposti ad accogliere le sue parole.

A questo punto dobbiamo perรฒ fare unโ€™osservazione di grande importanza. Nelle sante Scritture pastori e pecore sono molto presenti, perchรฉ facevano parte della societร  pastorale-agricola in cui la Bibbia รจ sorta. Essere pastore significava svolgere un mestiere che aveva grande rilevanza e tutti sentivano la figura del pastore come esemplare. Noi oggi siamo lontani da quella situazione, non conosciamo nรฉ vediamo, se non raramente, pastori che conducono il gregge; e soprattutto, le pecore non ci appaiono capaci di rappresentarci. Per questi motivi, le parole di Gesรน al riguardo non sono piรน performative come lo erano ai suoi tempi in Palestina. Di conseguenza, non mi soffermo tanto sulle immagini del pastore e delle pecore, ma vorrei approfondire i verbi utilizzati, che nelle parole di Gesรน vogliono comunicarci un messaggio su di lui: su Gesรน, ovvero su un uomo che ha vissuto realmente tra di noi, che era umano come noi, che ha lasciato una traccia indelebile del suo comportamento nel cuore di quelli che โ€œsono entrati e usciti con luiโ€.

Innanzitutto Gesรน dice che quanti lo seguono, cioรจ sono suoi discepoli, โ€œascoltano la sua voceโ€. Questo รจ lโ€™atteggiamento di chi crede: รจ credente perchรฉ ha ascoltato parole affidabili. รˆ il primo passo che lโ€™essere umano deve compiere per entrare in una relazione: ascoltare, che รจ molto piรน del semplice sentire. Ascoltare significa innanzitutto riconoscere colui che parla dalla sua voce, dal suo timbro particolare. Ci vogliono certamente impegno e fatica, ma solo facendo discernimento tra quelli che parlano รจ possibile ascoltare quella voce che ci raggiunge in veritร  e con amore. Tutta la fede ebraico-cristiana dipende dallโ€™ascolto โ€“ โ€œShemaโ€˜ Jisraโ€™el! Ascolta, Israele!โ€ (Dt 6,5; Mc 12,29 e par.) โ€“ e sia nellโ€™Antico sia nel Nuovo Testamento โ€œla fede nasce dallโ€™ascoltoโ€ (fides ex auditu: Rm 10,17). Per avere fede in Gesรน occorre dunque ascoltarlo, con unโ€™arte che permetta una comunicazione profonda, la quale giorno dopo giorno crea la comunione.

- Pubblicitร  -

La seconda azione che Gesรน presenta come propria delle sue pecore si riassume nel verbo seguire: โ€œEsse mi seguonoโ€. Materialmente ciรฒ significa andare dietro a lui ovunque egli vada (cf. Ap 14,4), ma seguirlo anche conformando la nostra vita alla sua, il nostro camminare al modo in cui lui ci chiede di camminare (cf. 1Gv 2,6). Il pastore quasi sempre sta davanti al gregge per aprirgli la strada verso pascoli abbondanti, ma a volte sta anche in mezzo, quando le pecore riposano, e sa stare anche dietro, quando le pecore devono essere custodite affinchรฉ non si perdano. Gesรน assume questo comportamento verso la sua comunitร , verso di noi, e ci chiede solo di ascoltarlo e di seguirlo senza precederlo e senza attardarci, con il rischio di perdere il cammino e lโ€™appartenenza alla comunitร .

In questa condivisione di vita, in questo coinvolgimento tra pastore e pecore, tra Gesรน e noi, ecco la possibilitร  della conoscenza: โ€œIo conosco le mie pecoreโ€. Certamente Gesรน ci conosce prima che noi conosciamo lui, ci scruta anche lร  dove noi non sappiamo scrutarci; ma se guardiamo a lui fedelmente, se ascoltiamo e โ€œruminiamoโ€ le sue parole, allora anche noi lo conosciamo. E da questa conoscenza dinamica, sempre piรน penetrante, ecco nascere lโ€™amore, che si nutre soprattutto di conoscenza. Cor ad cor, presenza dellโ€™uno accanto allโ€™altro, possiamo quindi dire umilmente: โ€œIo e Gesรน viviamo insiemeโ€. Gesรน รจ โ€œil pastore buonoโ€ (Gv 10,11.14), certo, ma anche lโ€™amico e lโ€™amante fedele, potremmo dire: sentendoci da lui amati, conosciuti, chiamati per nome, penetrati dal suo sguardo amante, allora possiamo decidere di amarlo a nostra volta.

Che cosa attendere dunque da Gesรน Cristo? Il dono della vita per sempre e quella convinzione profonda che siamo nella sua mano e che da essa nessuno potrร  mai strapparci via. La mano di Gesรน รจ mano che ci tocca per guarirci; mano che ci rialza se cadiamo; mano che ci attira a sรฉ quando, come Pietro affondiamo (cf. Mt 14,31); mano che ci offre il pane di vita; mano che si presenta a noi con i segni dellโ€™aver sofferto per darci la vita (cf. Lc 24,39; Gv 20,20.27); mano che ci benedice (cf. Lc 24,50), tesa verso di noi per accarezzarci e consolarci. Ecco quella mano del Signore che piรน volte รจ stata dipinta tesa verso lโ€™essere umano, perchรฉ ognuno di noi per camminare ha bisogno di mettere la propria mano in quella di un altro. Solo cosรฌ non ci sentiamo soli e, anche se non siamo esenti da cadute o sventure, confidiamo di essere sempre sostenuti dal Signore, sempre in relazione con lui.

Queste parole del Kรฝrios risorto โ€“ โ€œNessuno strapperร  le mie pecore dalla mia mano, perchรฉ sono il dono piรน grande che il Padre mi ha fatto, il dono piรน grande di tutte le coseโ€ โ€“ sono e restano, anche nella notte della fede, anche nelle difficoltร  a camminare nella notte, ciรฒ che ci basta per sentirci in relazione con il Signore. Se anche volessimo rompere questa relazione e se anche qualcuno o qualcosa tentasse di romperla, non potrร  mai accadere di essere strappati dalla mano di Gesรน Cristo. Lโ€™Apostolo Paolo, significativamente, ha gridato: โ€œChi ci separerร  dallโ€™amore di Cristo? Forse la tribolazione, lโ€™angoscia, la persecuzione, la fame, la nuditร , il pericolo, la spada?โ€ (Rm 8,35). No, niente e nessuno, โ€œma in tutte queste cose noi siamo piรน che vincitori grazie a colui che ci ha amatiโ€ (Rm 8,37). E la mano di Gesรน Cristo risorto รจ la mano di Dio, perchรฉ lui e il Padre sono uno.

Ma dobbiamo dirlo: una fede cosรฌ, anche se povera e fragile, scatena lโ€™avversione e la violenza di chi non puรฒ credere in Gesรน. Ecco perchรฉ, al sentire queste sue parole, quei farisei che credevano di vedere bene raccolgono delle pietre per lapidarlo (cf. Gv 10,31). Dove cโ€™รจ unโ€™azione, un comportamento, una parola di amore, gli uomini religiosi vedono una bestemmia, un attentato al loro Dio, che vorrebbero fosse un Dio senza lโ€™uomo, contro lโ€™uomo! Amano infatti piรน la religione che lโ€™umanitร , piรน le idee e la loro dottrina che non lโ€™umano, cioรจ i fratelli o le sorelle accanto a noi nella loro condizione di peccato, di fragilitร : condizione, appunto, propria degli umani, che la mano di Dio deve salvare e rialzare.

Gesรน ha detto: โ€œIo sono il pastore buonoโ€

โ€œIo sono uno con il Padreโ€,

ma attraverso lo stile con cui ha vissuto ha anche detto, non esplicitamente ma realmente, nei fatti: โ€œIo sono lโ€™uomo, lโ€™umanitร  (โ€œEcce homo!โ€), perchรฉ anche in piena relazione con gli uomini e le donne che sono nel mondo. Sono lโ€™uomo come Dio lโ€™ha voluto, uno con lโ€™umanitร  cosรฌ come sono uno con il Padreโ€. Certamente le parole โ€œIo e il Padre siamo unoโ€ sono il vertice della rivelazione fatta da Gesรน sul suo rapporto con Dio, sulla sua intimitร , sulla sua comunione con il Padre. Saranno proprio queste parole a ispirare lโ€™affermazione della divinitร  di Gesรน nel concilio di Calcedonia. Parole che risultavano scandalose per i giudei, ma che sono fondamento della fede per noi discepoli di questo Dio fattosi uomo in Gesรน di Nazaret, il nostro pastore.

p. Enzo Bianchi – Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo della domenica

Fonte: Monastero di bose

Altri Articoli
Related

don Andrea Vena – Commento al Vangelo di giovedรฌ 25 Dicembre 2025

Carissimi amici,il cammino liturgico dellโ€™Avvento ci porta alla grotta...

Sr. Palmarita Guida – Commento al Vangelo del 22 Dicembre 2025

Maria ha giร  detto sรฌ.Non chiede prove per credere.Eppure Dio,...

Giovani di Parola – Commento al Vangelo del 22 Dicembre 2025

Beati coloro che vivono e sentono l'amore di Dio....

Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 22 dicembre 2025

Cristo Signore รจ la pietra angolare, la roccia su...