Commento al Vangelo del 9 Dicembre 2018 – Figlie della Chiesa

v.2: “La parola di Dio scese su Giovanni Battista nel deserto” e, come è avvenuto anche per tanti altri profeti (Ger 1,2.5; Os 1,1; Ez 1,3), proprio quel tempo diventa “il” tempo della Parola Divina per la Chiesa. La sua sterilità di un tempo, “i figli della derelitta sono più numerosi dei figli della maritata” (Is 54, 1), ora è mutata!

Adesso può e deve esultare perché non è più deserto. “Prorompi in canti di gioia, o deserto” perché Dio con la Sua parola scende, la chiama, la riveste, la adorna come uno sposo fedele con la sua sposa e le dice “deponi le vesti del lutto e dell’afflizione…sorgi Gerusalemme ed avvolgi il manto della mia giustizia…Sta’ in piedi, ti riconduco i tuoi figli…ti spiàno ogni alta montagna e la terra, ti colmo ogni valle perché tu Israele proceda sicuro” (Bar 5.1-9).

La Parola di Dio “scende” sempre, Lui scende su coloro che docilmente gli aprono il cuore, su coloro che si lasciano “attirare a Lui, condurre nel deserto e parlare al proprio cuore” (Os 2,16), senza “indurirlo come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto” (Sal 95,8) e si pongono in ASCOLTO come “Maria la quale sedutasi ai piedi di Gesù ascoltava la sua parola” (Lc 10,39).

vv.3-4: Prima di “venire ad abitare in mezzo a noi”, prima di essere chiamato Emmanuele… “la Parola di Dio scende” sull’uomo vestito di peli di cammello, mangiatore di locuste e miele selvatico e che, adesso più che mai, ama dar voce a Colui che ha lodato saltellando e scalpitando quand’era ancora nel grembo di Elisabetta.

Giovanni Battista, che mantiene i legami tra il popolo dell’attesa e quello della realizzazione della salvezza, vive e percorre il deserto indicando la necessità per ciascuno di noi di vivere nel silenzio perché solo in esso, esteriore ed interiore e dal valore d’incalcolabile preziosità che sembra perduto e nel quale nulla ci distrae, può risuonare ed essere udita la parola nuova che ci rigenera.

vv.4-6: Sin da “bambino sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati” (Lc 1,76-77) ed oggi, in questa domenica, Giovanni Battista è la voce di uno che grida “predicando un battesimo di conversione per la remissione dei peccati”.

Esprime questa richiesta attraverso un segno, un battesimo appunto di conversione (in greco metanoia) ossia un cambiamento di mentalità, di sentimenti che conduca a pensare e vivere secondo Dio e dove le parole da sole non bastano … occorrono le “opere degne di conversione” (v.8).  Bisogna stare attenti a non “appesantire il nostro cuore in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita” come ci ha ricordato Luca domenica scorsa (Lc 21, 34).

Giovanni Battista, che incita a preparare la via del Signore, a raddrizzare i propri sentieri perché l’uomo deve in primo luogo riconoscere il suo peccato, dal momento che “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”.

A ciascuno è offerto il tempo presente come il tempo della “misericordia e giustizia del Signore” (Bar 5,9). Teniamo lo sguardo del cuore su Gesù, “grido” della misericordia di Dio verso l’uomo, che “esclama ad alta voce: Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me” (Gv 7,37-38).

Per meditare

  • Sappiamo riconoscere che il tempo di Dio è per noi il “tempo favorevole” per essere giardino e non più deserto?
  • Oltre a “vedere la salvezza”, vi accorriamo accettando di essere salvati?
  • Abbiamo il coraggio di essere Chiesa profetica, sacerdotale e regale e “gridare” la misericordia di Dio agli uomini?
  • Ci impegniamo ad aprire “la nostra bocca al sorriso e sciogliere la nostra lingua in canti gioia”?

Appendice

Chiunque predica la fede retta e le buone opere, che cos’altro fa se non preparare una via al Signore che viene nei cuori di chi ascolta? (S. Gregorio Magno, Omelia 20, 3)

Quando si doveva annunziare il mistero del Vangelo e diffondere su tutta la terra la buona novella di cui Giovanni nel deserto fu il primo messaggero, allorché l’impero di Tiberio governava il mondo, allora troviamo scritto: Nel quindicesimo anno del suo regno la parola del Signore fu rivolta a Giovanni. Se la salvezza avesse dovuto essere annunciata soltanto ai pagani che avrebbero creduto e se Israele avesse dovuto esserne totalmente escluso, sarebbe stato sufficiente dire: Nel quindicesimo anno di Tiberio Cesare quando Ponzio Pilato era governatore della Giudea. Ma siccome molti credenti sarebbero dovuti venire anche dalla Giudea e dalla Galilea, anche questi regni sono menzionati nel titolo.

La parola di Dio fu rivolta a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Osserva nello stesso tempo che il significato è più forte se si intende “deserto” nel senso spirituale, e non in quello letterale puro e semplice. Infatti colui che predica nel deserto, spreca la sua voce invano, in quanto non c’è nessuno che lo sente parlare.

Il precursore di Cristo, la voce di colui che grida nel deserto, predica dunque nel deserto dell’anima che non ha pace. E non solo allora, ma anche oggi è una lampada ardente e brillante (Gv 5, 35), che viene prima e annunzia il battesimo della penitenza per la remissione dei peccati. Poi viene la luce vera (Gv 1, 9) quando la lampada stessa dice: è necessario che egli cresca e io diminuisca (Gv 3, 30).

La parola di Dio è proferita dunque nel deserto, e si diffonde in tutta la regione circostante il Giordano. Quali altri luoghi avrebbe dovuto infatti percorrere il Battista, se non i dintorni del Giordano, per spingere al lavacro dell’acqua tutti coloro che volevano fare penitenza?

Non v’è dubbio che Giordano significa “discendente”. Il fiume di Dio, “che discende” con la potenza di un’ampia corrente, è il nostro Salvatore e Signore nel quale noi siamo battezzati nell’acqua vera, l’acqua della salvezza. E del pari è per la remissione dei peccati che egli annuncia il battesimo.

Troviamo nel profeta Isaia il passo dell’Antico Testamento or ora citato: Voce di colui che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri.

Il Signore vuol trovare in voi una strada per poter entrare nelle vostre anime e compiere il suo viaggio: preparate dunque per lui la strada di cui sta scritto: Raddrizzate i suoi sentieri.

Voce di colui che grida nel deserto: c’è dunque una voce che grida: Preparate la via. Dapprima infatti è la voce che giunge alle orecchie; poi, dopo la voce, o meglio insieme con la voce, è la parola che penetra nell’udito, – in questo senso che Giovanni ha annunziato il Cristo.

Vediamo dunque ciò che annunzia la voce a proposito della parola.

Essa dice: Preparate la via al Signore. Quale strada dobbiamo noi preparare al Signore? Si tratta di una strada materiale? La parola di Dio può forse seguire una simile strada? O non bisogna invece preparare al Signore una via interiore, e disporre nel nostro cuore delle strade dritte e spianate? – attraverso questa via che è entrato il Verbo di Dio, e prende il suo posto nel cuore umano capace di accoglierlo.

Grande è il cuore dell’uomo, spazioso, capace, sempre che sia puro. Vuoi conoscere la sua grandezza e la sua ampiezza? Osserva l’estensione delle conoscenze divine che esso contiene. Esso che dice: Egli mi ha dato una vera conoscenza di ciò che è; egli mi ha fatto conoscere la struttura del mondo, le proprietà degli elementi, l’inizio, la fine e lo svolgersi dei tempi, il cambiamento delle stagioni, la successione dei mesi, il ciclo degli anni, la posizione degli astri, la natura degli animali, la furia delle belve, la violenza degli spiriti e i pensieri degli uomini, le varietà degli alberi e la potenza delle radici (Sap 7, 17-20).

Vedi dunque che non è affatto piccolo il cuore dell’uomo che abbraccia tutte queste cose. Devi intendere questa grandezza, non secondo le sue dimensioni fisiche, ma secondo la potenza del suo pensiero, che è capace di abbracciare la conoscenza di tante verità. Come vi ho detto, non è piccolo il cuore dell’uomo se può contenere tanto.

E se non è piccolo, dato che contiene tante cose, si può benissimo in esso preparare il cammino del Signore e tracciare un dritto sentiero in modo che il Verbo e la Sapienza di Dio possano entrarvi.

Preparate una strada al Signore osservando una condotta onesta, spianate i sentieri con opere degne, in modo che il Verbo di Dio cammini in voi senza incontrare ostacoli e vi dia la conoscenza dei suoi misteri e del suo avvento, Egli cui appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. (Origene, Dal Commento al Vangelo di Luca, Omelia 21)

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare … fu fatta la parola del Signore sopra Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto e il resto. Poiché, come dice il Signore, ogni regno diviso in se stesso andrà in rovina (Lc 11, 17) già allora l’evangelista mostrava la desolazione e la distruzione prossima del regno dei Giudei, quando diceva che esso era diviso da tante parti.

Mostrò in quale tempo Giovanni aveva cominciato a predicare, dopo aver descritto con grande diligenza coloro che regnavano sulla terra.

Giovanni predicava un battesimo di penitenza per la remissione dei peccati, cioè predicava e insegnava questo, che non era possibile la remissione dei peccati se non per mezzo del battesimo e della penitenza.

Predicava, certamente, ma non dava; insegnava la medicina ma non sanava. Non era stata ancora data, infatti, la forma del battesimo; il Signore non aveva ancora detto: Andate, ammaestrate tutte le nazioni battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mc 16, 15).

Questa è la forma del battesimo. Diversamente il battesimo non vale.

Ma il Signore riservava per sé questa forma, era venuto per darla attraverso se stesso, poiché era certo conveniente che la medicina universale fosse data per mezzo del medico universale.

Venne, dunque, Giovanni in tutta la regione del Giordano, predicando, ma non conferendo, un battesimo di penitenza per la remissione dei peccati, come è scritto nel libro dei discorsi del profeta Isaia. Voce di uno che grida nel deserto, preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri…

Così dunque faceva Giovanni, come Isaia aveva predetto riguardo a lui. Gridava, predicava la via del Signore, insegnava il battesimo e la penitenza. Queste infatti sono le vie attraverso le quali si viene al Signore, e attraverso le quali a noi viene il Signore.

E Giovanni, interrogato su chi egli fosse, rispose: Io sono voce di uno che grida nel deserto. Infatti Giovanni era voce, poiché il Verbo è Cristo. Come infatti la voce precede il verbo, così anche Giovanni precedette Cristo.

Subito, infatti, appena un qualsiasi suono procede dalla bocca di chi parla, è voce, ma non ancora verbo, poiché ogni verbo significa qualcosa; giustamente Giovanni è detto voce, giustamente Cristo è chiamato Verbo.

Questa voce gridava nel deserto, poiché chiamava alla fede empi e crudeli, essi che imitavano non gli uomini per la pietà, ma le fiere e le belve per la crudeltà. Il deserto infatti non è luogo di abitazione degli uomini, ma delle fiere.

Tale era quel mondo e aveva tali abitatori. Per questo il Salmista dice: In terra deserta, arida e senza acqua, così nel santuario sono apparso davanti a te, per vedere la tua potenza e la tua gloria (Sal 62, 2).

Così Giovanni predicava nel deserto. Ma che cosa diceva? Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Noi prepariamo la via del Signore e raddrizziamo i suoi sentieri quando facciamo le cose che compiamo non per vanagloria, ma per sincero affetto e casto amore.

Di coloro infatti che compiono le loro opere per essere visti dagli uomini, il Signore diceva: In verità vi dico, hanno ricevuto la loro ricompensa (Mt 6, 2).

E questo perché camminavano per una via contorta e per sentieri tortuosi. Infatti ogni valle sarà colmata e ogni monte e colle sarà umiliato. E che cosa comprendiamo per “valle”, se non gli umili, e per “colle”, se non i superbi? Dunque la valle sarà colmata ed esaltata, poiché l’umile, pieno della grazia dello Spirito Santo, sarà innalzato alle cose celesti. Invece il monte e il colle saranno umiliati, poiché il superbo sarà abbassato e precipitato nelle tenebre.

Per questo anche è aggiunto: I passi tortuosi saranno diritti e i luoghi impervi diventeranno vie piane. Saranno infatti raddrizzate le tortuosità e appianate le asperità, poiché non ci sarà alcuna superbia, alcuna potenza, alcuna forza, alcuna altezza capace di resistere ai santi.

E ogni carne vedrà la salvezza di Dio.

Infatti non nel primo avvento ogni carne vedrà Cristo Signore, ma nel secondo ogni occhio lo vedrà, come egli ha detto: Vivo io, dice il Signore, davanti a me si piegherà ogni ginocchio e confesserà ogni lingua (Is 45, 23). (S. Bruno di Segni, dall’Omelia VII)

In questa seconda domenica di Avvento, la liturgia ci pone alla scuola di Giovanni il Battista, che predicava «un battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Lc 3,3). E noi forse ci domandiamo: “Perché dovremmo convertirci? La conversione riguarda chi da ateo diventa credente, da peccatore si fa giusto, ma noi non abbiamo bisogno, noi siamo già cristiani! Quindi siamo a posto”. E questo non è vero. Così pensando, non ci rendiamo conto che è proprio da questa presunzione – che siamo cristiani, tutti buoni, che siamo a posto – che dobbiamo convertirci: dalla supposizione che, tutto sommato, va bene così e non abbiamo bisogno di alcuna conversione. Ma proviamo a domandarci: è proprio vero che nelle varie situazioni e circostanze della vita abbiamo in noi gli stessi sentimenti di Gesù? E’ vero che sentiamo come sente Gesù? Per esempio, quando subiamo qualche torto o qualche affronto, riusciamo a reagire senza animosità e a perdonare di cuore chi ci chiede scusa? Quanto difficile è perdonare! Quanto difficile! “Me la pagherai!”: questa parola viene da dentro! Quando siamo chiamati a condividere gioie o dolori, sappiamo sinceramente piangere con chi piange e gioire con chi gioisce? Quando dobbiamo esprimere la nostra fede, sappiamo farlo con coraggio e semplicità, senza vergognarci del Vangelo? E così possiamo farci tante domande. Non siamo a posto, sempre dobbiamo convertirci, avere i sentimenti che aveva Gesù.

La voce del Battista grida ancora negli odierni deserti dell’umanità, che sono – quali sono i deserti di oggi? – le menti chiuse e i cuori duri, e ci provoca a domandarci se effettivamente stiamo percorrendo la strada giusta, vivendo una vita secondo il Vangelo. Oggi come allora, egli ci ammonisce con le parole del profeta Isaia: «Preparate la via del Signore!» (v. 4). È un invito pressante ad aprire il cuore e accogliere la salvezza che Dio ci offre incessantemente, quasi con testardaggine, perché ci vuole tutti liberi dalla schiavitù del peccato. Ma il testo del profeta dilata quella voce, preannunciando che «ogni uomo vedrà la salvezza di Dio» (v. 6). E la salvezza è offerta ad ogni uomo e ad ogni popolo, nessuno escluso, a ognuno di noi. Nessuno di noi può dire: “Io sono santo, io sono perfetto, io già sono salvato”. No. Sempre dobbiamo accogliere questa offerta della salvezza. E per questo l’Anno della Misericordia: per andare più avanti in questa strada della salvezza, quella strada che ci ha insegnato Gesù. Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati per mezzo di Gesù Cristo, l’unico mediatore (cfr 1 Tm 2,4-6).

Pertanto ognuno di noi è chiamato a far conoscere Gesù a quanti ancora non lo conoscono. Ma questo non è fare proselitismo. No, è aprire una porta. «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16), dichiarava san Paolo. Se a noi il Signore Gesù ha cambiato la vita, e ce la cambia ogni volta che andiamo da Lui, come non sentire la passione di farlo conoscere a quanti incontriamo al lavoro, a scuola, nel condominio, in ospedale, nei luoghi di ritrovo? Se ci guardiamo intorno, troviamo persone che sarebbero disponibili a cominciare o a ricominciare un cammino di fede, se incontrassero dei cristiani innamorati di Gesù. Non dovremmo e non potremmo essere noi quei cristiani? Vi lascio la domanda: “Ma io davvero sono innamorato di Gesù? Sono convinto che Gesù mi offre e mi dà la salvezza?”. E, se sono innamorato, devo farlo conoscere. Ma dobbiamo essere coraggiosi: abbassare le montagne dell’orgoglio e della rivalità, riempire i burroni scavati dall’indifferenza e dall’apatia, raddrizzare i sentieri delle nostre pigrizie e dei nostri compromessi.

Ci aiuti la Vergine Maria, che è Madre e sa come farlo, ad abbattere le barriere e gli ostacoli che impediscono la nostra conversione, cioè il nostro cammino incontro al Signore. Lui solo, Gesù solo può dare compimento a tutte le speranze dell’uomo! (Papa Francesco, Angelus del 6 dicembre 2015)

Fonte: Figlie della Chiesa

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

II DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 9 dicembre 2018 anche qui.

Lc 3, 1-6
Dal Vangelo secondo Luca

1Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! 5Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. 6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

  • 09 – 15 Dicembre 2018
  • Tempo di Avvento II
  • Colore Viola
  • Lezionario: Ciclo C
  • Anno: III
  • Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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