Il libro della Sapienza
Il libro deuterocanonico della Sapienza รจ stato composto in greco, in una data da porsi tra il 30 e il 14 a.C., probabilmente ad Alessandria dโEgitto. Ai correligionari, specialmente giovani, tentati di abbandonare la cultura e la fede ebraica, lโautore presenta la ricchezza della sapienza dei padri perchรฉ possano viverla e offrila come contributo proprio nella convivenza serena con la cultura ellenistica onnipervasiva e predominante nel loro ambiente di vita.
Secondo la recente proposta dellโesegeta Vittoria DโAlario (Milano 2018), nel libro della Sapienza si puรฒ rinvenire la seguente struttura letteraria: 1,6โ6,21 Esordio: sapienza e giustizia; 6,22โ9,18 Elogio della sapienza; 10,1โ19,22 Esemplificazione: sapienza e storia; 19,13-22 La nuova creazione.
Lโelogio della sapienza
Secondo la studiosa, che seguiamo (talvolta alla lettera) nella sua analisi, il corpo centrale (Sap 7, 1โ 8,21) dellโElogio della sapienza (6,22โ9,18) puรฒ essere strutturato in modo concentrico:
6,22-25 Il discorso franco e aperto;
7,1โ8,21 Lโanamnesi di Salomone e lโelogio della sapienza:
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ย ย A. 7,1-6 Lโautopresentazione di Salomone, un uomo come tutti gli altri;
B. 7,7-12 Superioritร della sapienza ai beni materiali;
C. 7,13-21 I tesori della sapienza;
D. 7,21โ8,1 Elogio della sapienza;
ย ย ย ย ย ย ย ย Cโ. 8,2-9 Lโamore di Salomone per la sapienza;
ย ย ย ย ย Bโ. 8,10-16 I grandi vantaggi della sapienza;
ย ย Aโ. 8,17-21 Lโanamnesi di Salomone.
9,1-18 La preghiera di Salomone: 9,1-6 Lโinvocazione; 9,7-12 Un dono che viene dallโalto; 9,13-18 Sapienza e spirito.
Pensiero umano e volontร di Dio
Sap 9,13-18 riprende i temi della prima strofa (vv.1-6). La figura di Salomone viene posta in secondo piano, ed emerge lโuomo nella sua genericitร .
Nel v. 13 sono riportati due interrogativi retorici che sottolineano lโimpossibilitร per ogni uomo โnormaleโ di scrutare lโinsondabile volontร di Dio. Chi puรฒ infatti conoscere la โvolontร /boulฤโ (< boulomai) di Dio? Il verbo esprime una pura intenzionalitร , ma implica anche un fatto determinato da questa volontร , la volontร a livello progettuale. Nessuno, basandosi solo sulle proprie forze, puรฒ conoscere la volontร generale di Dio, come neppure il suo โdisegno concreto/boulฤmaโ, il progetto esecutivo, effetto della sua volontร progettuale generale a livello intenzionale. Questa รจ la convinzione dei profeti (cf. Is 40,12-14, Bar 3,29-30: ยซChi รจ salito al cielo e lโha presa e lโha fatta scendere dalle nubi? Chi ha attraversato il mare e lโha trovata lโha comprata a prezzo dโoro puro?ยป) e dei sapienti di Israele (cf. Gb 38โ39; Pr 30,2-5; Sir 1,2-6). Nessuno puรฒ immaginare che cosa Dio โvuole/theleiโ. Il verbo puรฒ implicare anche una connotazione di compiacimento, desiderio, amore.
I v. 14-17 riflettono sulla debolezza costitutiva dellโuomo, che รจ parallela alla constatazione fatta nei vv. 5-6, in cui la fragilitร dellโuomo e la sua incapacitร di comprendere la volontร di Dio giustificavano la necessitร del dono della sapienza. La fragilitร strutturale dellโuomo รจ legata alla sua corporeitร (v. 15). Questo rende problematico il rapporto tra la mente e la realtร , per cui i ragionamenti degli uomini sono spesso approssimativi e instabili v. 14).
Corpo e anima
Secondo il v. 15, ยซil corpo corruttibile appesantisce lโanima/phtharton gar sลma barynei psychฤnยป. Si percepisce chiaramente il condizionamento culturale ellenistico nel momento in cui si vuole esprimere la propria fede ebraica. Il richiamo al linguaggio platonico per sottolineare la debolezza dellโuomo connessa alla sua corporeitร (cf. Fedone 81c; Fedro 247b) รจ innegabile a livello lessicale e semantico. Occorre tenere presente perรฒ che lโautore biblico conserva in pienezza la propria mentalitร ebraica olistica. Secondo tale mentalitร , lโuomo รจ costituito dalla compresenza indissolubile di corporeitร fragile e caduca (โbฤลฤr/gr. sarx/carneโ), principio spirituale (โebr. rรปaแธฅ/gr. pneuma/spirito-animaโ) e principio responsabile dello psichismo e della vitalitร (ebr. nepeลก/gr.psychฤ/spirito-anima-animoโ).
La fede e la cultura ebraica non giunge mai a sposare in toto il dualismo che connota in modo dicotomico il pensiero filosofico greco, secondo il quale lโuomo รจ costituito dualisticamente di corpo e di anima e il corpo รจ considerato qualesepolcro dellโanima (sลma-sฤma).
Secondo la riflessione credente propria dellโebraismo, invece, lโuomo nella sua totalitร รจ costitutivamente un essere fragile e caduco dalla sua nascita fino alla sua morte (cf. Sap 7,12-6). La radice di questa sua precarietร non va infatti individuata nella sua componente carnale intesa in modo dicotomico e dualistico rispetto allโโanimaโ, ma alla perdita della sua incorruttibilitร dovuta a un peccato iniziale (cf. Sap 2,23-24: ยซSรฌ, Dio ha creato lโuomo per lโ [lett. โnellโ/gr. epiโ] incorruttibilitร , lo ha fatto immagine della propria natura. Ma per lโinvidia del diavolo la morte รจ entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengonoยป).
Mantenendo intatti i dettami dellโantropologia ebraica trasmessa dalla fede dei padri, lโautore della Sapienza cerca di esprimere in categorie greche la propria fede e la propria antropologia (teologica), per renderla comprensibile allโuditorio greco della propria cittร (e tendenzialmente al vasto mondo dellโellenismo coevo).
Unโoperazione di inculturazione della fede davvero ammirevole, ma che non deve essere mal compresa o sovradimensionata dal lettore cristiano dei nostri giorni. Il cristianesimo, infatti, sposa in toto lโantropologia olistica ebraica, innestandovi a livello teologico la novitร della propria fede nel Cristo morto e risorto. Innestato in lui per la fede e il battesimo, lโuomo gode della presenza e dellโopera dello Spirito Santo. Lโuomo si trova quindi a vivere con una corporeitร corruttibile, un concetto creato dallโautore della Sapienza. In Sap 12,1 egli dirร che ยซlo spirito incorruttibileยป di Dio รจ presente in tutte le cose e in 18,4 applicherร lโaggettivo โincorruttibileโ alla luce che emana dalla Legge.
In definitiva, lโuomo รจ fragile, secondo lโantropologia ebraica, perchรฉ รจ privato di quella incorruttibilitร alla quale era destinato nel progetto di Dio (cf. Sap 2,23).
Realtร alla mano e realtร del cielo
Il v. 16 riporta il terzo interrogativo retorico (tis exichniasen;; cf. vv. 13a tisโฆ gnลsetai;; v. 13b tis enthymฤthฤsetai;). Lโuomo non รจ capace di decifrare le realtร che trascendono la realtร sensibile, โle cose celesti/taโฆ en ouranoisโ.
In vari libri sapienziali si riporta questa domanda retorica per evidenziare i limiti della sapienza umana di fronte allโinsondabilitร del disegno di Dio: cf. Sir 1,3; 18,4; Bar 3,29; Qo 3, 21.22; 8,1.7). Se Sap 3,16b afferma che, a stento, lโuomo puรฒ scoprire โle realtร a portata di mano /ta en chersinโ, Qo 6,10-12 afferma che lโuomo รจ persino incapace di conoscere ciรฒ che รจ bene per lui. La sapienza di Dio รจ inaccessibile (Qo 7,23-24) e lรฌ lโuomo deve rinunciare a progetti conoscitivi troppo ambiziosi, accettando con gioia la quotidianitร come dono di Dio (2,24; 3,13). Dio ha posto nellโuomo โil mistero del tempo/โet hฤโรดlฤmโ ma lโuomo รจ incapace di comprendere la totalitร del disegno di Dio dal suo inizio al suo termine (cf. Qo 3,11, in una traduzione piรน accurata proposta dallโesegeta L. Mazzinghi).
Sapienza e spirito
Il libro della Sapienza propone una linea risolutiva del rapporto uomo-Dio e uomo-storia diverso rispetto a Qohelet. I grandi progetti politici e religiosi possono essere rivelati grazie al dono della sapienza (Sap 9,11-12: ยซElla infatti tutto conosce e tutto comprende: mi guiderร con prudenza nelle mie azioni e mi proteggerร con la sua gloriaยญ โ prega il Salomone fittizio autore di Qohelet โ. Cosรฌ le mie opere ti saranno gradite; io giudicherรฒ con giustizia il tuo popolo e sarรฒ degno del trono di mio padreยป.
Secondo Sap 9,17, nessuno avrebbe potuto conoscere la โvolontร intenzionale/boulฤโ di Dio (cf. 9,13a), se egli non avesse dato allโuomo โla sapienza/tฤn sลphianโ, messa in parallelismo con il dono dello spirito santo di Dio inviato dallโalto (epempsas to hagion sou pneuma hypo hypsistou).
La sapienza di Dio non รจ conoscibile attraverso gli sforzi della sapienza umana, come pensava il pensiero filosofico dei greci. Essa รจ un dono di Dio.
La sapienza di Dio assicura la conoscenza della volontร di Dio e nei testi sapienziali viene di fatto identificata con la Legge: ยซEgli ha scoperto ogni via della sapienza e lโha data a Giacobbe, suo servo, a Israele, suo amato. Per questo รจ apparsa sulla terra e ha vissuto fra gli uomini. Essa รจ il libro dei decreti di Dio e la legge che sussiste in eterno; tutti coloro che si attengono ad essa avranno la vita, quanti lโabbandonano morirannoยป (Bar 3,37โ4,1). ยซLa sapienza fa il proprio elogio โ si ricorda nel libro del Siracide โ, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. [โฆ]. Tutto questo รจ il libro dellโalleanza del Dio altissimo, la legge che Mosรจ ci ha prescritto, ereditร per le assemblee di Giacobbeยป (Sir 24,1.23).
Lo spirito di Dio sembra essere una forza che sostiene lโuomo nel compimento della Legge. Secondo Geremia (3333-34) ed Ezechiele (Ez 36,26-29), la Legge sarร interiorizzata e, per Ezechiele, sarร lo stesso spirito di Dio a essere โdonato/nฤtanโ (piรน che โpostoโ): ยซPorrรฒ il mio spirito dentro di voi e vi farรฒ vivere secondo le mie leggi e vi farรฒ osservare e mettere in pratica le mie normeยป (Ez 36,27).
Sapienza e salvezza
Lโuomo รจ strutturalmente fragile e caduco, incapace di conoscere la volontร di Dio e di metterla in pratica. Lo puรฒ perรฒ fare chiedendo questo dono nella preghiera, come ha fatto โSalomoneโ che ha invocato il dono della sapienza (cf. Sap 9,1-18).
La preghiera di โSalomoneโ si conclude con il v. 18, che riprende il v. 2 (ยซe con la tua sapienza hai formato lโuomo perchรฉ dominasse sulle creature che tu hai fattoยป). Come con la sapienza Dio creรฒ lโuomo, cosรฌ โcon la sapienza furono salvati/en sophiai esลthฤsanโ (da Dio, passivum divinum) gli uomini.
Sap 9,18 introduce il tema trattato nei capitoli successivi (Sap 10โ19). Essi mostreranno allโopera la sapienza in rapporto alla storia, illustrando come essa agisca per la salvezza di Israele dalla schiavitรน in Egitto nel momento stesso in cui prova i carcerieri con gli stessi strumenti con i quali essi avevano oppresso gli israeliti (cf. le sette โantitesiโ in Sap 11,2โ19,12).
I sentieri della terra, le realtร sbagliate, storte, inique e ingiuste dei โpensieri e delle azioni concrete/le vie/hoi triboiโ degli uomini che operano nella storia umana sulla terra sono state in tal modo โraddrizzate/diลrthลthฤsanโ (da Dio). In tal modo, grazie alla sapienza di Dio che agisce nella storia (Sap 10โ19), gli uomini โfurono catechizzati/edidachthฤsanโ su ciรฒ che รจ gradito a Dio: la volontร inconoscibile di Dio fu rivelata e illustrata nella storia.
Una volontร di libertร per il suo popolo, una volontร salvifica per tutti ยซcoloro che sono sulla terraยป (Sap 9,18a).
Il discepolo andrร fino alla fine
Secondo lโinteressante strutturazione retorica proposta da R. Meynet, la sequenza Lc 13,22โ14,35 รจ imperniata sul detto di Gesรน: ยซChi si esalta sarร abbassato e chi si abbassa sarร esaltatoยป (Lc 14,11), che puรฒ fornire il titolo alla sequenza stessa. La doppia parabola centrale (4,7-14) รจ incorniciata da due sotto sequenze che comprendono ciascuna due passi: 13,22-30 e 13,31โ14,6, da una parte, e 14,15-24 e 14,25-25, dallโaltra. I titoli dei quattro passi li possiamo ricavare dalla relazione tra loro. Il primo (13,22-30) con il penultimo (14,15-24) e il secondo (13,31โ14,6) con lโultimo (14,25-35). Se Lc 13,31โ14,6 puรฒ essere titolato โGesรน andrร fino alla fineโ, Lc 14,25-35 potrร ricevere il titolo โIl discepolo andrร fino alla fineโ.
Le condizioni per il discepolato
In sintesi, la sequenza Lc 13,22โ14,35 puรฒ essere compresa alla luce delle seguenti correlazioni letterarie e semantiche.
Se la pericope di Lc 13,22-29 intendeva rispondere allโinterrogativo: โChi entrerร e siederร nel regno di Dio?โ, la sua corrispondente Lc 14,15-23 sembra rispondere allโinterrogativo: โChi mangerร il pane nel regno di Dio?โ. Se รจ vero che, per Gesรน, alcuni ultimi saranno primi e alcuni primi saranno ultimi (Lc 13,30), รจ altrettanto vero che chi si esalta sarร abbassato e chi si abbassa sarร esaltato (Lc 14,11) e che nessuno di quegli invitati che rifiutano gusterร la cena del generoso padrone di casa (Lc 14,24).
Se Gesรน andrร sino alla fine (13,31โ14,6), anche il discepolo andrร fino alla fine (Lc 14,25-35).
Amare di piรน
Allโindistinta โfolla numerosa/ochloi polloiโ che lo accompagna nel suo cammino (per alcuni tratti โ alla sera probabilmente tornavano alle loro case) Gesรน propone alcune impegnative condizioni per diventare suoi veri discepoli (cf. v. 26.27.33). Occorre โandare verso di lui/erchetai pros meโ scegliendolo come persona unica, non come una dottrina di pensiero o una causa socio-politico-religiosa. Questo comporta un ยซamarlo di piรน/โodiareโ/miseiยป delle realtร affettive familiari piรน care.
Si tenga presente che nellโAT la โmoglie odiataโ era la seconda moglie rispetto alla prima. ยซHai una moglie secondo il tuo cuore? Non ripudiarla, ma se non le vuoi bene/alla odiata/misoumenฤi, non fidartiยป ammonisce il Siracide (Sir 7,26). Si veda anche Gen 29,31 ยซOra il Signore, vedendo che โLia veniva trascurata [gr LXX: era odiata/miseitai Leia]โ, la rese feconda, mentre Rachele rimaneva sterileโฆ Il Signore ha udito che io โero trascurata/gr LXX: misoumaiโยป.
Importante รจ anche il testo di Dt 21,15-17, dove si assicura la doppia ereditร al figlio della moglie โodiataโ (cinque volte il testo greco ha misoumenฤ; cosรฌ la traduzione CEI 2008) rispetto a quello della โamataโ.
Il testo molto citato di Dt 24,1-4 non regola tanto il divorzio โ come si dice molto spesso! โ, quanto vieta allโuomo che ha ripudiato una donna di riprendersela in casa dopo che sia stata ripudiata da un altro uomo con cui nel frattempo si fosse sposata. Al v. 3 si ricorda la possibilitร che il secondo marito โla odi/misei autฤnโ e che perciรฒ la ripudi.
Si ricordi anche il dramma della sterile Anna, la sposa di Elkanร , sbeffeggiata dalla seconda moglie, Peninnร , a cui YHWH aveva aperto il grembo (cf. 1Sam 1,2-8).
Gesรน non intende certo violare il quarto comandamento o rompere le unioni coniugali. Amando lui sopra ogni cosa, si ritrova, in seconda battuta, ogni altro valore situato nel suo giusto ordine e grado, onorato, trasfigurato ed elevato perfino a โmistero/mystฤrionโ sacramentale dellโunione di Cristo con la Chiesa (cf. Ef 5,25ss).
Solo Gesรน รจ una persona che salva la vita; nessuna persona cara lo puรฒ fare. Dopo aver accettato in prima istanza di inserirsi nella persona divina di Gesรน come realtร primaria della propria vita, il discepolo troverร poi, in seconda istanza, la forma vivendi concreta che realizzi in piena felicitร la propria vocazione specifica.
La croce
Il discepolo che non โva dietroโ a Gesรน in un cammino discepolare, prendendo cioรจ su di sรฉ personalmente la croce โ costituita dalle esigenze del Regno, dalla dolce persona di Gesรน, dalle sue richieste esigenti vissute da lui stesso per primo in totale abbassamento di sรฉ fino al dono totale sulla croce โ, non puรฒ essere suo discepolo.
Non si tratta tanto e solo di accogliere e sublimare nella preghiera e nellโofferta a Dio โle crociโ piccole e grandi che la vita presenta, quanto di abbracciare personalmente una persona decisiva per la propria vita, che si distingue per uno stile di vita di autodonazione, di pro-esistenza fino allโabbassamento totale di sรฉ (cf. la parabola di Lc 14,7-10 presente nella stessa sequenza, con la sua conclusione in 14,11).
Oculatezza
La prima paraboletta di Gesรน (vv. 28-30) โ raccontata per simboleggiare le esigenze del discepolato attraverso un racconto fittizio che si conclude con una domanda, piรน o meno esplicita, a cui si deve rispondere personalmente โ รจ impostata su un impianto simbolico edilizio. Essa invita allโoculatezza nel calcolare il budget a propria disposizione prima di iniziare un complicato lavoro di costruzione di una torre. Il tutto per evitare che, in caso di esaurimento dei fondi a disposizione, la costruzione debba essere interrotta, con la solita conseguenza dellโinesorabile tremenda vergogna sociale che ne seguirebbe (cf. Lc 14,9, nella stessa sequenza, circa lโinvitato arrivista declassato e ricoperto di vergogna). Un disvalore opposto allโonore, codice principe della vita sociale nel Mediterraneo (cf. la โgloria/doxaโ di Lc 14,10, nella stessa sequenza).
Se si intende abbracciare il Regno seguendo Gesรน e la sua proposta impegnativa di discepolato, occorre essere oculati per vedere se si hanno a disposizioni le forze per farlo.
Queste, perรฒ, a differenza di ciรฒ che avviene nella parabola, possono sempre essere richieste nella preghieraโฆ La parabola (racconto intradiegetico), infatti, non corrisponde mai totalmente al referente extradiegetico a cui si narratore intende far riferimento: Dio Padre, Gesรน, il Regno, le realtร escatologicheโฆ
Oculatezza e flessibilitร
La seconda paraboletta di Gesรน (vv. 31-32) รจ impostata su un impianto simbolico di natura bellica. Occorre molta oculatezza nel voler affrontare in guerra un re avendo a disposizione la metร delle forze rispetto allโavversario. Lโoculatezza deve essere unitร alla flessibilitร . Si sceglierร allora di diversificare le strategie, recedendo dallโazione bellica e preferendo il percorso della trattativa diplomatica in vista di una risoluzione pacifica del conflitto.
Stessa oculatezza e flessibilitร occorrono per seguire Gesรน e accogliere il Regno. Oculatezza rispetto al proprie forze rispetto allโimpegno che si ha davanti e flessibilitร nel cercare gli strumenti piรน adatti a conseguire lo scopo, eventualmente cambiandoli anche in corso dโopera.
Alle parabole fa spesso seguito la loro applicazione. Non sempre lโapplicazione di una parabola โ gesuana o ecclesiale, cioรจ di natura esplicativa e applicativa alla situazione postpasquale curata dalla Chiesa in un momento successivo โ si situa in linea perfetta con lโandamento dialogico seguito nel racconto fittizio parabolico.
Lโapplicazione (โcosรฌ/houtลsโ) delle due parabole (v. 33) che richiede il distacco dai beni โ gesuana o ecclesiale che sia โ si pone esplicitamente sul filo logico del discorso riguardante il vero discepolo di Gesรน (ยซNon puรฒ essere mio discepoloยป, cf. vv. 27.28), ma non รจ esattamente in linea col filo logico e argomentativo dei due racconti parabolici fittizi. Questi prevedono oculatezza nellโavere i mezzi adatti e sufficienti, oppure oculatezza e flessibilitร nel raggiungere lo stesso risultato diversificando la strategia grazie allโutilizzo di mezzi diversi.
Lโapplicazione insiste in ogni caso su unโaltra richiesta esigente rivolta a chi voglia diventare discepolo di Gesรน. Egli deve โallontanarsi/separarsi/rinunciare/mettersi da parte rispetto a/apotassetaiโ dai beni in proprio possesso.
Il โdistaccoโ interiore dal dominio che i beni possono avere sul cuore รจ richiesto a tutti i discepoli. Il verbo apo-tassomai rimanda a un porsi in una tassonomia valoriale ben precisa, che prende le distanze da altre tassonomie. La forte esigenza richiesta rimane immutata per tutti i discepoli di Gesรน.
Le forme concrete, esteriori della sequela di Gesรน sono state tuttavia chiaramente diversificate fin allโinizio. Molti discepoli di Gesรน non lo hanno seguito anche esternamente scegliendo come propria la โforma vivendiโ itinerante del gruppo che formava il cerchio piรน ristretto dei Dodici e dei discepoli piรน vicini (โapostoliโ e quantโaltro). Essi lo โseguivanoโ e lo โappoggiavanoโ restando a casa e continuando la propria vita familiare e lavorativa normale.
Proposte sapienziali evangeliche
Gesรน propone delle esigenze discepolari non accessibili alla mente umana.
Occorre la sapienza donata da Dio per afferrarle.
Occorre il suo santo spirito.
Lo spirito evangelico del Regno.
Lo Spirito del Figlio.
Seguire lui รจ trovare la fonte della sapienza.
Seguire lui รจ trovare il bandolo della volontร concreta di Dio sui sentieri dellโuomo sulla terra.
Un disegno di salvezza.
Richiede oculatezza, flessibilitร .
Soprattutto distacco interiore e coraggio evangelico.
Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News
Letture della
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ ANNO C
Prima Lettura
Chi puรฒ immaginare che cosa vuole il Signore?
Dal libro della Sapienza
Sap 9, 13-18
ย
Quale uomo puรฒ conoscere il volere di Dio?
Chi puรฒ immaginare che cosa vuole il Signore?
ย
I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
perchรฉ un corpo corruttibile appesantisce lโanima
e la tenda dโargilla opprime una mente piena di preoccupazioni.
ย
A stento immaginiamo le cose della terra,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi ha investigato le cose del cielo?
ย
Chi avrebbe conosciuto il tuo volere,
se tu non gli avessi dato la sapienza
e dallโalto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
ย
Cosรฌ vennero raddrizzati i sentieri di chi รจ sulla terra;
gli uomini furono istruiti in ciรฒ che ti รจ gradito
e furono salvati per mezzo della sapienza
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 89 (90)
R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.Tu fai ritornare lโuomo in polvere,
quando dici: ยซRitornate, figli dellโuomoยป.
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che รจ passato,
come un turno di veglia nella notte. R.
ย
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come lโerba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera รจ falciata e secca. R.
ย
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietร dei tuoi servi! R.
ย
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi lโopera delle nostre mani,
lโopera delle nostre mani rendi salda. R.
Seconda Lettura
Accoglilo non piรน come schiavo, ma come fratello carissimo.
Dalla lettera a Filรจmone
Fm 9b-10.12-17
ย
Carissimo, ti esorto, io, Paolo, cosรฌ come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesรน. Ti prego per Onรจsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.
ย
Avrei voluto tenerlo con me perchรฉ mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perchรฉ il bene che fai non sia forzato, ma volontario.
ย
Per questo forse รจ stato separato da te per un momento: perchรฉ tu lo riavessi per sempre; non piรน perรฒ come schiavo, ma molto piรน che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora piรน per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore.
Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso.
Parola di Dio
Vangelo
Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non puรฒ essere mio discepolo.

Lc 14, 25-33
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesรน. Egli si voltรฒ e disse loro:
ยซSe uno viene a me e non mi ama piรน di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non puรฒ essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non puรฒ essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non รจ in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: โCostui ha iniziato a costruire, ma non รจ stato capace di finire il lavoroโ.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se puรฒ affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre lโaltro รจ ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Cosรฌ chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non puรฒ essere mio discepoloยป.
Parola del Signore
