La Pasqua del gemello
La Chiesa assapora lentamente il frutto delizioso del mistero pasquale. Nella seconda domenica di Pasqua, culmine dellโottava, accoglie con gioia la manifestazione del suo Signore risorto, ne gusta la sua accondiscendenza misericordiosa verso la nostra incredulitร , gioisce per i neo-battezzati che depongono le bianche vesti (Domenica in albis) e si immergono nella quotidianitร della vita.
Da qualche anno questa domenica รจ intitolata alla Misericordia, ma resta primario il suo valore di gioia immensa pasquale per la vita dei neobattezzati.
Il giorno unico di Pasqua si prolunga intatto nel suo vigore sacramentale nellโottava che lo distende con grazia in una nuova settimana genesiaca di redenzione.
Il contesto
La risurrezione di Gesรน e il suo Spirito donato (cf. At 2,1-13; 2,33) immettono nel gruppo dei primi credenti una vitalitร segnata dal codice di gratuitร comunionale. ร uno dei frutti visibili della Pasqua di Gesรน nel vivo del corpo ecclesiale.
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Non sembra inutile un inquadramento generale della breve pericope che costituisce la prima lettura liturgica. Essa va letta tenendo presente lo stretto collegamento con il dramma di Anania e Saffira, raccontato subito dopo in At 5,1-11: un increscioso e tremendo pendant letterario e teologico.
Secondo uno esegeta specialista degli Atti degli Apostoli, D. Marguerat, la prima tappa del libro (โGerusalemme. La comunitร con i dodici apostoliโ, 1,15โ8,3) si compone di tre sezioni: โFondazione della comunitร โ (1,15โ2,47); โVita della comunitร a Gerusalemmeโ (3,1โ5,42); โLa crisiโ (6,1โ8,3). Allโinterno della seconda sezione si ritrova la pericope di 4,32โ5,11: โIdeale comunitario e peccato originaleโ. Essa รจ strutturata secondo questo possibile schema: 4,32-35 โSommario: una comunitร [meglio detto: una comunione, ndr] di beniโ; 4,36-37 โBarnaba, il modelloโ; 5,1-11 โAnania e Saffira, il drammaโ (5,1-6 โPrima scena: la trappola dellโapparireโ; 5,7-11 Seconda scena: la sventura di Saffiraโ).
Il dramma รจ inquietante, brutale, patetico, strutturato secondo il genere letterario dei racconti del giudizio di Dio, raccontato da un punto di vista strettamente intracomunitario. Si tratta del peccato originale nella Chiesa.
Il racconto evoca la caduta di Gen 3. Se ne puรฒ enucleare lo schema seguente: 1) Descrizione di una situazione idilliaca voluta da Dio (Gen 2,7-25; At 4,32-37); 2) Trasgressione con complicitร della coppia (Gen 3,1-7; At 5,1-2); 3) Interrogatorio dellโuomo (Gen 3,8-12; At 5,3-4); 4) Interrogatorio della donna (Gen 3,13-16; At 5,7-9); 5) Estromissione dallo spazio sacro (Gen 3,23-24; At 5,5-6.10). ยซOrmai il ritorno allโimmagine โparadisiacaโ di una comunitร senza peccato รจ escluso. Il dramma di Anania e Saffira ha aperto la breccia, mostrando che il peccato originale nella Chiesa รจ un delitto di comunione; bisognerร ricordare che questo delitto รจ legato al denaroยป [D. Marguerat, Gli Atti degli Apostoli. 1. (1โ12), EDB, Bologna 2011, 189].
Lโautore degli Atti (Luca, per i piรน) โ seconda parte dellโopera in due volumi โ riunisce e redige nella breve pericope di 4,32-35 i dati che la tradizione gli offre (vv. 32.34-35) e li integra con un suo commento (v. 33).
Un cuor solo e unโanima sola
Il secondo โsommarioโ presente in Atti rimanda al primo (2,42-47) e al terzo (5,12-16). Con una visione un poโ idealistica e generalizzante Luca ci descrive la vita interna della Chiesa primitiva stanziata a Gerusalemme. Le persone sono ยซcoloro che erano venuti alla fedeยป (tempo verbale aoristo con una sfumatura ingressiva che sottolinea il loro percorso e anche il suo carattere non del tutto completo).
La comunitร รจ caratterizzata da unโunitร profonda di cuore (sede dellโintelligenza, della volontร , delle decisioni moralmente libere e responsabili) che fa volontariamente accedere alla messa in comune dei propri beni โ con ogni probabilitร una parte di essi.
Oltre al cuore cโรจ una profonda unitร dโanimo spirituale, un comune sentire, un comune essere conquistati dalla vita del Risorto, dal suo insegnamento, dalla sua prassi vitale, dalla sua esistenza itinerante comunitaria vissuta con i Dodici.
La comunitร รจ pervasa dalla comunione interiore non aleatoria o esposta alla volubilitร entusiasta del momento, ma voluta, decisa, libera. Una vita ideale nella sua delineazione sommaria, ma che deve aver avuto almeno un nucleo dai caratteri della veritร che avevano impressionato positivamente il popolo di Israele.
La Chiesa di Gerusalemme aveva caratteristiche comuni e insieme diverse dalle chaburot/gruppi amicali giร costituite da parte dei farisei.
I credenti sono degli spossessati da sรฉ, liberi dal dominio del possesso privato ed egoistico dei beni della natura, dellโingegno, del frutto del proprio lavoro. Non stendevano la propria persona a coprire in totalitร i propri beni, ma li sentivano โcomuni/koinaโ, condivisibili, condivisi. Tutti i beni (eccetto il talamo, ricorda la Lettera a Diogneto, del II secolo). Con ogni probabilitร โ realisticamente (e avendo come controprova le parole dette da Piero ad Anania, 4,3-4) โ, tutta la parte che decidevano e dichiaravano alla comunitร di voler mettere in comune.
Attualizzando, si potrebbe ricordare che, per la dottrina sociale della Chiesa, la proprietร privata non รจ un diritto assoluto ma ha un destinazione universale.
Tutto in comune
La terminologia impiegata da Luca per descrivere il vissuto comunionale della comunitร toccava le corde dellโideale dellโamicizia ben conosciute nellโambito greco. Affermava Euripide: ยซInfatti, per gli amici nulla รจ proprio (ouden hidion), se sono veramente amici, ma i beni sono comuni (koina chrฤmata)ยป. Cosรฌ Giamblico, parlando degli allievi di Pitagora: ยซTutti i beni erano comuni e identici per tutti, e nessuno possedeva alcunchรฉ per se stesso (hidion de oudeis)ยป. ร da tenere in conto perรฒ il regime di stretta reciprocitร del dono che vigeva allโinterno di questa logica. Afferma Aristotele nellโEtica a Nicomaco: ยซLโuguaglianza e la somiglianza determinano lโamiciziaยป; ยซSe รจ bello rendere dei servizi senza speranza di contraccambio, รจ vantaggioso per noi riceverneยป; ยซQuando si puรฒ, bisogna rendere il valore di ciรฒ che si รจ ricevutoยป.
La logica evangelica postpasquale della comunione che regna nella comunitร primitiva si distanzia in questo punto dallโideale greco dellโamicizia, essendo, fra lโaltro, fondata su ben altra base. Nel commento del v. 23 Luca ricorda infatti โla testimonianza concreta (to martyrion)โ resa โcon grande forza/potenza (dynamei megalฤi)โ dagli apostoli a riguardo della risurrezione del Signore Gesรน. Questo evento pasquale, e non un puro sentimento umano, รจ alla base dello statuto comunionale della comunitร .
La risurrezione di Gesรน introduce nel mondo una forza e una logica nuova del vivere insieme, dando vita alla comunione che lega fra loro uomini di diversa classe, razza, condizione sociale, economica, culturaleโฆ
La grazia grande
Luca aggiunge, tradotto letteralmente: ยซe una grande grazia era su tutti loro/charis te megalฤn epi pantas autousยป. Il codice della gratuitร proveniente da Gesรน risorto tramite il suo Spirito filiale e comunionale domina โcon forza/potenzaโ su tutti i credenti, innervando in modo tale la loro vita da rendere testimonianza con grande forza/potenza alla risurrezione del Signore Gesรน.
Non pare trattarsi tanto di un movimento centripeto col risultato che ยซtutti godevano di un grande favoreยป (trad. CEI 2008). Pare trattarsi invece di una grande grazia che sostava stabilmente su tutti i credenti, in modo da innervarli di gratuitร comunionale che si espandeva poi in dinamismo centrifugo nella comunione dei beni allโinterno della comunitร (senza escludere che il bene fosse fatto anche fuori di essa, dove ci fossero stati dei poveriโฆ).
Nessun bisognoso
I vv. 34-55 esemplificano la modalitร concreta seguita nellโesprimere concretamente la logica e la vita comunionale allโinterno della comunitร . Si soccorrono concretamente i poveri, di modo che โ un tratto un poโ idealizzatoโฆ โ ยซnessuno tra loro era โbisognoso/endeฤsโยป.
Si realizza in tal modo quello che Dt 15,4 prevedeva nella comunitร di Israele entrata nella terra promessa. Nellโanno sabbatico si condoneranno gli eventuali crediti esistenti nei confronti dei propri correligionari. Non ce ne sarร bisogno, di fatto: ยซDel resto non vi sarร alcun โbisognosoโ (ebr. TM โebyรดn/gr. LXX endeฤs) in mezzo a voi perchรฉ di certo il Signore ti benedirร nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dร in possesso ereditarioยป.
La modalitร seguita dalla comunitร di Gerusalemme era giuridico-teologica. Chi aveva beni terrieri o edilizi portava lโimporto del ricavato della loro vendita e lo deponeva ai piedi degli apostoli. La somma โveniva distribuita in dono/diedidetoโ singolarmente a tutti coloro che ne avessero avuto bisogno. Il codice รจ quello della gratuitร , si attua nei confronti dei bisognosi e non prevede alcun tipo di restituzione.
Barnaba, il modello
Ciรฒ che presiede il tutto รจ la forza dello Spirito comunionale del Risorto che anima e guida la comunitร dei discepoli. Anania e Saffira (At 5,1-11) non solo mentono, ma, mentendo, feriscono a morte lo Spirito di Gesรน /di Dio Padre che regge la comunione della Chiesa e per questo sono un pericolo mortale della sussistenza del corpo ecclesiale che si fonda proprio sul principio comunionale immesso e sostenuto dallo Spirito nel corpo ecclesiale.
Secondo il genere letterario del giudizio di Dio, questi giudicherร con la morte immediata il pericolo mortale e il peccato originale commesso dai due coniugi [cf. Lorenzo Tosco, Pietro e Paolo ministri del giudizio di Dio. Studio del genere letterario e della funzione di At 5,1-11 e 13,4-12 (SupplRivB 19), EDB, Bologna 1989].
I vv. 36-37 riportano il modello di gratuitร comunionale offerta da Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba โ โil figlio della consolazioneโ โ, un levita originario di Cipro. Egli non fa parte del gruppo dei Dodici ma รจ il primo personaggio esterno ad esso ad avere un ruolo importante nella trama degli Atti, assicurando un rapporto tra i Dodici e Paolo, introducendo questโultimo a Gerusalemme e accompagnandolo nel cosiddetto โprimo viaggio missionarioโ.
Barnaba vende il campo che possedeva a Cipro e pone ai piedi degli apostoli il ricavato. Non sappiamo se fosse tutto ciรฒ che Barnaba possedeva, ma il suo operare รจ di modello per la comunitร . Lโopposto del dramma che si consumerร con Anania e Saffira (At 5,1-11).
La Pasqua dei โDieciโ
La sera stessa del primo giorno della settimana, la sera della risurrezione di Gesรน, il Risorto appare al gruppo dei discepoli chiusi sprangati in casa, paralizzati dalla paura di dover subire da parte delle autoritร giudaiche la stessa sorte del loro Maestro.
Lโincontro pasquale รจ iniziativa di Gesรน, che โvieneโ fra i suoi, โsta in mezzoโ a loro con potente forza dimostrativa, offre la sua โpaceโ, โmostraโ loro le mani e il costato con le cicatrici che lui continua a portare nel mondo dei risorti e, insieme alla pace messianica, offre a loro lโinsieme dei suoi doni pasquali: la gioia, la pace, la missione che prolunghi la sua iniziata presso il Padre, lo Spirito Santo infuso (enephysฤn) in loro come ri-creazione redentiva di quella umanitร /โฤdฤm in cui fu insufflato il primo soffio genesiaco (cf. Gen 2,7: ebr. TM wayypaแธฅ/gr. LXX enephysฤn) e come potenza fontale del perdono dei peccati goduta per prima da loro e poi da estendere a tutti gli uomini ben disposti.
La Pasqua del โGemelloโ
Tommaso detto โDidimoโ, cioรจ โil gemelloโ โ di tutti noi โ, non รจ in casa con gli altri dieci apostoli la sera del loro primo incontro con il Risorto. ร assente dalla comunitร , non si per quale motivo. Gli apostoli gli raccontano la loro esperienza visiva che li ha segnati in modo permanente (โabbiamo visto/hฤลrakamenโ; tempo verbale perfetto greco). Il loro รจ un โdicevano/elegonโ che ripete e insiste, riguardante una visione esperienziale. ร una testimonianza apostolica.
Tommaso protesta la sua volontร di toccare con mano le ferite dellโamore sofferte dal suo Signore. Vuole toccare lโAmore pasquale. Vuole godere anche lui dellโabbraccio pasquale dello Sposo, dellโAgnello che ha vinto con lโAmore piรน grande. La sua richiesta รจ comprensibile, raccomandabile. Abbiamo bisogno di aver esperienza delle piaghe del Risorto, di sentire che non ci ha abbandonati alle nostre piaghe, altrimenti vissute in spaventosa solitudine paralizzante.
Otto giorni dopo โ eccedenza del tempo umano, redenzione del tempo che esplode e si espande nel tempo di Dio โ Gesรน risorto viene e invita Tommaso a realizzare il suo grande sogno, tocco per tocco, carezza per carezza, amplesso pasquale che risana ogni paura. ยซNon continuare a essere incredulo โ gli intima Gesรน โ ma (diventa) credenteยป. Sali il gradino della visione che tanto desideri โ bellissima e gratificante โ e arriva alla fede per abbandono fiduciale. Credi alla testimonianza apostolica e non per la visione: questa sarร la condizione in cui vivranno i miei discepoli lungo i secoli. Sii per loro un modello di quelli che, pur non avendo visto, hanno creduto. Sono beati, felici, tutti quelli che credono appoggiandosi alla pura testimonianza apostolica, trovando in essa lโamplesso pasquale tanto desiderato.
Mio Signore e mio Dio!
E Tommaso crede. Crede senza toccare. Non ha creduto alla testimonianza apostolica, e in questo ha sbagliato. Ma ora non crede per aver toccato. Crede per aver visto il suo Signore e il suo Dio, per aver creduto che quel corpo bellissimo che trapassa con libertร divina i muri della paura รจ il Signore risorto che porta con sรฉ le cicatrici della passione. Non un uomo diverso, ma lo stesso che รจ stato crocifisso, ora trasfigurato, โspiritualizzatoโ dallo Spirito. Un corpo โspirituale/pneumatikonโ (cf. 1Cor 15,44).
ยซMio Signore e mio Dio!ยป (Gv 20,28). La professione di fede di Tommaso รจ la piรน bella di quelle riportate nel Nuovo Testamento. Dice il contenuto di fede unita alla passione dellโappartenenza personale dโamore, imbevuta della gioia della dipendenza dalla Vita.
Tommaso ha visto e ha creduto. Noi non abbiamo visto, ma diamo credito pieno alla testimonianza di coloro che hanno vissuto con Gesรน e hanno goduto della sua presenza e commensalitร dopo la Pasqua (cf. At 1,3-5; 10,39-41; 1Cor 15, 13-8).
ร la beatitudine della fede.
ร la gioia del poggiare i piedi sul terreno saldo della testimonianza degli apostoli e dei martiri.
ยซBeati quelli che non hanno visto e hanno creduto!ยป (Gv 20,29).
Commento a cura di padre Roberto Mela scj – Fonte del commento: Settimana News
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II Domenica del Tempo di Pasqua
Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 8 Aprile 2018 anche qui.
- Colore liturgico: Bianco
- At 4, 32-35; Sal. 117; 1 Gv 5, 1-6; Gv 20, 19-31
Gv 20, 19-31
Dal Vangelo secondoย Giovanni
19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesรน, stette in mezzo e disse loro: ยซPace a voi!ยป. 20Detto questo, mostrรฒ loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesรน disse loro di nuovo: ยซPace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voiยป. 22Detto questo, soffiรฒ e disse loro: ยซRicevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonatiยป. 24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dรฌdimo, non era con loro quando venne Gesรน. 25Gli dicevano gli altri discepoli: ยซAbbiamo visto il Signore!ยป. Ma egli disse loro: ยซSe non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credoยป. 26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e cโera con loro anche Tommaso. Venne Gesรน, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: ยซPace a voi!ยป. 27Poi disse a Tommaso: ยซMetti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!ยป. 28Gli rispose Tommaso: ยซMio Signore e mio Dio!ยป. 29Gesรน gli disse: ยซPerchรฉ mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!ยป. 30Gesรน, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perchรฉ crediate che Gesรน รจ il Cristo, il Figlio di Dio, e perchรฉ, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 08 – 14 Aprile 2018
- Tempo di Pasquaย II
- Colore Bianco
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 2
Fonte: LaSacraBibbia.net
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