Commento al Vangelo del 5 novembre 2017 – Ileana Mortari (Teologa)

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Non fate secondo le loro opere, perchรฉ dicono e non fanno

Oltre ai cinque grandi discorsi che costituiscono le โ€œcolonneโ€ del vangelo di Matteo, anche il cap.23, di cui oggi leggiamo i primi 12 versetti, รจ un discorso costruito dal redattore sulla base delle sue fonti e della situazione della sua comunitร , in Siria, negli anni 80 d. Cr. Si tratta di un insieme di frasi per lo piรน pronunciate da Gesรน in varie circostanze, unite e organizzate attorno ad un unico tema: la critica serrata del Maestro al comportamento ipocrita e vanitoso di scribi e farisei, da Lui realmente pronunciata con i classici violenti toni dei profeti.

Vediamo anzitutto chi erano i membri dei due gruppi ricordati.

La parola โ€œscribaโ€ prima dellโ€™esilio (6ยฐ sec. a.Cr.) designava un funzionario reale, una specie di segretario incaricato della corrispondenza del re; dopo lโ€™esilio, invece, gli scribi si erano specializzati nella trascrizione della Torah e dei testi relativi al culto, trascrizione che comโ€™รจ noto era rigorosissima. Ora, possedendo queste peculiaritร , gli scribi erano tra i migliori conoscitori delle Scritture, che studiavano e interpretavano con grande impegno. Al tempo di Gesรน erano gli interpreti ufficiali della Torah, chiamati per questo anche โ€œdottori della Leggeโ€. Le scuole da loro fondate offrivano studi superiori, attraverso la trasmissione orale della Torah, con animate discussioni e sentenze. Eโ€™ merito di queste scuole aver conservato lโ€™immenso patrimonio culturale del giudaismo.

Inoltre, poichรฉ nella mentalitร  giudaica tutto doveva essere sottomesso e regolato dalla Legge, spesso gli scribi dovevano risolvere, oltre a problematiche teologiche, anche questioni giuridiche. Il discepolo dello scriba doveva imprimere nella memoria e ripetere continuamente i โ€œdettiโ€ del maestro; quando raggiungeva la padronanza assoluta, era proclamato a sua volta โ€œscribaโ€; mediante lโ€™imposizione delle mani veniva ordinato e inserito nella catena ininterrotta di maestri della tradizione orale che risaliva addirittura a Mosรจ. Allora era detto โ€œrabbiโ€, portava lโ€™abito lungo e otteneva nella sinagoga il posto dโ€™onore, sulla cattedra di Mosรจ.

Gli scribi erano oggetto di grande venerazione da parte del popolo, in quanto specialisti della Torah, ma costituivano una classe chiusa in se stessa; pare infatti che fossero rari i loro matrimoni con donne non appartenenti a famiglie di scribi.

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Quanto ai farisei, la loro prima menzione va forse ricercata in quei โ€œchassidimโ€ (= Asidei in ital.), o pii, che troviamo vicino a Mattatia e a Giuda Maccabeo, allโ€™inizio della rivolta detta appunto โ€œmaccabaicaโ€ (167 a.Cr.) contro lโ€™imposizione ai giudei di costumi pagani. Essi reagivano fortemente anche alla degenerazione dei sacerdoti ebrei e rivendicavano per tutto Israele il carattere di popolo sacerdotale (cfr. Es.19,6); infatti il pio israelita, osservando scrupolosamente i 613 precetti, che sono lโ€™esplicitazione della Torah (dono del Dio altissimo) nei singoli casi, rendeva presente Dio nel quotidiano della vita. Dalla trasfigurazione della vita del singolo, il compimento dei precetti allarga il suo orizzonte e trasforma tutta la storia in storia sacra, realizzando quella santificazione del tempo che รจ propria dellโ€™ebraismo. Da parte dellโ€™uomo, comunque, si richiede che ogni opera sia compiuta con โ€œkawanahโ€, cioรจ dirigendo il cuore a Dio, perchรฉ รจ nellโ€™incontro tra la Parola e lโ€™intenzione del cuore che il precetto realizza tutta la sua ricchezza.

I farisei costituivano la corrente religiosa piรน numerosa e piรน rappresentativa del mondo giudaico ai tempi di Gesรน; erano molto ascoltati e avevano autoritร  sul popolo; gli scribi invece erano definiti tali in base alla loro professione, il che spiega come molti di loro appartenessero al gruppo dei primi.

Cโ€™era perรฒ un costante pericolo che insidiava i farisei: dare importanza alle opere per se stesse, a prescindere dallโ€™intenzione, e addirittura anteporle allโ€™opera di Dio, presentando a Lui la lista di tutte le proprie benemerenze, motivo di orgoglio e vanitร .

Nel brano in questione, infatti, Gesรน critica duramente scribi e farisei, perchรฉ โ€œdicono e non fannoโ€ (v.3b), cioรจ per lโ€™incoerenza della loro vita, e perchรฉ โ€œtutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uominiโ€ฆ.amano posti dโ€™onoreโ€ฆe sentirsi chiamare โ€œrabbรฌโ€ dalla genteโ€ (vv.5-7). Incoerenza, esterioritร  e ipocrisia segnavano sempre di piรน la corrente farisaica, cosรฌ da obnubilare i valori e gli elementi positivi che peraltro non mancavano e Gesรน non รจ tenero nei loro confronti.

Giร , Gesรน o Matteo? Non รจ facile separare nettamente le parole pronunciate dal Messia e quelle aggiunte dal redattore che ha come uditorio la comunitร  cristiana degli anni 80. Come abbiamo visto, cโ€™รจ una base storica della critica di Gesรน al fariseismo, ma cโ€™รจ anche la sovrapposizione del livello della comunitร  matteana, che si trovava di fronte due antagonisti: il giudaismo ufficiale, che considerava i cristiani dei rinnegati e addirittura faceva pregare quotidianamente per โ€œla distruzione dei settariโ€ (cfr. preghiera ebraica delle 18 benedizioni) e il rischio elevato che anche nella comunitร  cristiana si diffondesse il โ€œfariseismoโ€.

Per โ€œfariseismoโ€, termine coniato appunto da โ€œfariseoโ€, si intende il desiderio di accreditarsi di fronte agli altri piรน che di fronte a Dio, o anche lโ€™ingenua illusione di giustificarsi di fronte a se stessi: รจ la perenne tentazione di ogni esperienza religiosa, che si illude si sentirsi โ€œa postoโ€ con Dio perchรจ si sono minuziosamente osservati i suoi precetti e anzi, quanto piรน si รจ โ€œbraviโ€, tanto piรน si esige un โ€œpremioโ€ dalla divinitร .

Eโ€™ una tentazione tuttora presente nelle nostre comunitร , dove cโ€™รจ chi ritiene di sentirsi a posto perchรฉ va a Messa la domenica e magari fa anche generose offerte alla chiesa, ma โ€“ come diceva Gesรน โ€“ โ€œtrasgredisce le prescrizioni piรน gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltร โ€ (Matteo 23,23)

Ileana Mortari – Sito Web

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 5 novembre 2017 anche qui.

XXXI Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Mt 23, 1-12
Dal Vangelo secondoย  Matteo

1Allora Gesรน si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo: ยซSulla cattedra di Mosรฉ si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciรฒ che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perchรฉ essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattรจri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti dโ€™onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati โ€œrabbรฌโ€ dalla gente. 8Ma voi non fatevi chiamare โ€œrabbรฌโ€, perchรฉ uno solo รจ il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate โ€œpadreโ€ nessuno di voi sulla terra, perchรฉ uno solo รจ il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare โ€œguideโ€, perchรฉ uno solo รจ la vostra Guida, il Cristo. 11Chi tra voi รจ piรน grande, sarร  vostro servo; 12chi invece si esalterร , sarร  umiliato e chi si umilierร  sarร  esaltato.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 05 – 11 Novembre 2017
  • Tempo Ordinario XXXI
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo A
  • Salterio: sett. 3

Fonte: LaSacraBibbia.net

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