Commento al Vangelo del 5 Agosto 2018 – P. Antonio Giordano, IMC

In verità vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.

* La folla ha assistito a diversi miracoli, che sono “segni”. Cioè indicano una realtà più profonda: che l’era messianica promessa dai profeti è arrivata con Gesù. Tali “segni” essi non li hanno capiti. Si sono fermati al significato immediato del pane che Gesù ha donato, hanno scambiato Gesù stesso per un Messia terreno che procura loro il cibo materiale in abbondanza e a buon mercato. Cercano Gesù non per se stesso, per quello che è, ma per il pane che ha donato.

Preferiscono il dono al Donatore, che vale infinitamente di più, e si accontentano di un dono che – pur essendo necessario e prezioso, qual è il pane – è smisuratamente inferiore a quello che Gesù è in grado di offrire e desidera offrire. Il dono che è il Donatore stesso.

Gesù fugge davanti alla nostra piccineria, non si fa trovare, scompare quando lo manipoliamo, lo usiamo, quando lo vogliamo fare re delle nostre cose temporali.

La folla lo raggiunge, stupita dall’atteggiamento del Signore, e gli chiede “quando” sei venuto, non “come”.

Le parole di Gesù nascondono la sua delusione amara nei confronti dei Galilei e di molti anche oggi ai quali stanno più a cuore la salute e il benessere materiale invece che una relazione vera con Lui. Delusione nei confronti di quanti danno più importanza a ciò che appare sensazionale e miracolistico, invece che impegnarsi in una ricerca seria di Gesù.
Ecco allora l’esortazione: “Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà”.  

  • La gente è colpita da questa affermazione, ma in modo piuttosto superficiale. La intende ancora in senso materiale: “Signore, dacci sempre questo pane”.

A questo punto, Gesù esplicita ulteriormente la sua identificazione col pane celeste, affermata poco sopra. È una rivelazione di una solennità unica: “Io sono il pane della vita“. “Chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”.

È la prima autodefinizione di una lunga serie con cui Gesù ci rivela chi è Lui per l’uomo, per ciascuno di noi: “Io sono la luce…la porta…il buon pastore…la risurrezione e la vita…la via, la verità e la vita…” (Cfr. Gv 8,12.18.23; 10, 7.9; 11, 14.25; 14,6; 15, 1.5).

  • La gente capisce che deve fare qualcosa, allora domanda. “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”

Gesù pone l’opera per eccellenza, l’unica opera da compiere: “Credere in Colui che Egli ha mandato”. L’unica azione, l’unico comportamento che vale è credere, cioè aderire alla persona di Gesù e accettare la sua rivelazione.

 La fede: certo noi abbiamo fede perché siamo qui presenti a questa Eucaristia. Però ci sono diversi gradi di fede: Se aveste fede quanto un granello si senapa, direste a questo monte di buttarsi in mare e questo avverrebbe”. Noi quanta fede abbiamo?

  • Commuove il fatto che Gesù abbia voluto designarsi come “pane”. Il pane esiste per essere mangiato. Gesù desidera essere “mangiato” perché vuole una unità totale coi suoi. Sa che la sua Parola e l’Eucaristia, se vengono ricevute (“mangiate”!), gli permettono di penetrare in loro e fondersi con loro, col risultato che essi vengono assimilati a Lui e diventano “pane” per gli altri.
  • Come il pane o il cibo consente di sopravvivere, di crescere, e dà sapore e diletto, è cioè necessario per la vita del corpo, così Gesù è l’unico necessario e indispensabile sul piano della vita eterna, che sola merita il nome di vita in senso pieno. Una vita che è già realtà presente  in chi crede durante la vita terrena, ma che diventa sempre più comunione con Gesù e con Dio fino alla pienezza totale della vita eterna in cielo.
  • La fame del successo, di denaro, di approvazione, di gratificazione, dei piaceri terrestri ci lascia con un buco nello stomaco. Meglio seguire, allora, la fame della verità profonda, credere che Gesù è il vero pane che Dio solo può dare.
  • La fame è uno stimolo necessario per la vita terrena: non permette di morir di fame. Chiediamo alla Madonna, da buona Madre, che ci dia sempre questo stimolo della fame per il cibo celeste, che è il suo Figlio Gesù.

Fonte

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XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

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Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,24-35
 
In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
 
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
 
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
 
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Parola del Signore

Fonte: LaSacraBibbia.net

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