Commento al Vangelo del 4 febbraio 2018 – P. Marko Ivan Rupnik – Congregazione per il Clero

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Quinta Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Con il vangelo di oggi si conclude quella che gli esegeti chiamano una tipica giornata di Cristo,  e stupisce che sia proprio il sabato, giorno di riposo osservato anche da Dio e massima proibizione per gli ebrei.

Erano proibiti 39 lavori che erano necessari per il Tempio, moltiplicati per 39, cioè ben 1521 lavori non si potevano fare di sabato. E in questa giornata “tipica” si ripetono parecchie volte parole come demonio (cf Mc 1,32; 1,34.39), e subito (cf Mc 1,3.10.12.22), che Marco usa per evidenziare lo scatto con il quale Cristo comincia la sua missione. Contro tutte le paure e le precauzioni dalle impurità aggiunte lungo i secoli, Egli va dritto a visitare una malata, una donna, la tocca, la prende per la mano e la solleva.

Il termine è quello usato per la risurrezione della figlia di Giairo (Mc 5,41) e che ritroviamo nelle lettere di Paolo per la risurrezione di Cristo. Siamo di sabato e Cristo sta donando a questa donna una vita nuova, di una qualità nuova, una vita dove Dio è vicino, colmando il solco creato dalla religione tra Dio e l’uomo. Cristo rivela se stesso come un sommo sacerdote totalmente unito al popolo, totalmente solidale al popolo (cf Eb 2,14; 4,15).  Lui si fa vicino alla gente, entra nella casa, dalla sinagoga nella casa, da quelli che pensano d’essere giusti a una malata. E le dà una vita nuova perché Dio si è reso così vicino che lei proprio perché e solo perché ha ricevuto questa vita lo può servire servendo gli altri (cf Mc 1,31), tutti quelli che sono venuti, non solo Lui. Dio si è mischiato così tanto che praticamente per lei non c’è distinzione. Con l’incarnazione, se vuoi fare un gesto di tenerezza a Dio lo devi fare in realtà all’uomo. Il termine servire è quel diakonein che ritroviamo diverse volte (ad esempio cf Mc 10,45) e che di per sé appartiene a Dio: è Lui che è venuto per servire, il servizio è un’indole di Dio. Perciò l’uomo, solo quando viene guarito, salvato, fa i gesti di Dio, gesti della divino umanità che l’uomo non redento non può fare, perché nasconde dietro il servizio la propria volontà.

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E poi viene la notte – che nel vangelo di Marco è sempre un momento drammatico – appare il male, finisce il sabato e la gente si muove. Si vede che comunque la sinagoga ha lasciato un segno. Marco usa proprio il termine sinagoga per dire che si congregano davanti alla porta di Pietro, certo pensando che Cristo sia solamente una nuova sinagoga, molto più potente, molto più forte, molto più efficace. Sono ancora schiavi della legge e solo alla sera, finito il sabato si permettono di portare non i malati ma esattamente, secondo il testo, ‘quelli che stavano male’ (cf Mc 1,32) che è la stessa parola usata in Ezechiele 34, quando Dio se la prende con i pastori le cui pecore soffrono per colpa loro (Ez 34,4).

Non capiscono che Cristo sta portando qualcosa di totalmente nuovo, Lui sta donando se stesso e loro vorrebbero che semplicemente compisse segni che dimostrassero il suo potere taumaturgico per soddisfare le ferite dell’uomo vecchio. Cristo è venuto per rigenerare l’uomo e dargli una vita nuova, a rivelare il Padre, affinché ognuno possa conoscere il Padre e vivere da figlio, libero, con Dio in mezzo a noi. Il Figlio di Dio è quello che comunica la vita del Figlio (cf Gv 20,31; 10,10) e non quello che fa miracoli in giro. Perciò si ritira, va in preghiera (cf Mc 1,35), si rivolge al Padre, sta col Padre, perché questa è la relazione che vuole rivelare al mondo, per scoprirsi figli.

È molto sottile Marco quando, per dire che Pietro lo segue, usa lo stesso termine che nell’Esodo dice che l’esercito del faraone si mette sulle tracce di Israele, e quel ‘tutti ti cercano’ (Mc 1,37) allo stesso modo sottintende un contesto nemico, avversario (cf Mc 14,1): lo cercano, sia Pietro, sia gli altri per fare di Cristo quel re che corrisponde ai bisogni propri, quello che soddisfa ciò che l’uomo vuole, una specie di religione migliorata. “Ma voi non volete venire a me per avere vita” (Gv 5,40).

Per questo si allontana dicendo letteralmente “Per questo sono uscito” (Mc 1,38), non dice per questo sono venuto. Sono uscito da Cafarnao, sono uscito fuori perché lì dentro non si può far niente. Perciò va a portare l’annuncio altrove.

P. Marko Ivan Rupnik – Fonte

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
della V Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 4 Febbario 2018 anche qui.

 

Mc 1, 29-39
Dal Vangelo secondo Marco
29E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. 32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. 35Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 04 – 10 Febbraio 2018 2018
  • Tempo Ordinario V
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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