Ricco verso Dio
Il senso della vita
Per introdurre un breve commento alla pericope proclamata nella liturgia non sembra superfluo premettere una breve introduzione allโopera controversa e affascinante di Qohelet, un libro davvero non facile da accostare con un taglio interpretativo corretto, che non induca in errori dai quali non รจ stata esente per secoli lโermeneutica di questo testo.
Qohelet si staglia allโinterno del Pentateuco sapienziale (Pr, Gb, Qo, Sir, Sap) come colui che si pone davanti alla realtร con sguardo profondamente realista e dalle sue osservazioni trae la materia delle sue โconferenzeโ nellโassemblea di coloro che vogliano ascoltarlo.
Il titolo del libro e il nome dellโautore puรฒ essere compreso come โConferenziereโ, โColui che parla in pubblicoโ. Un aggettivo sostantivato da qฤhฤl โassemblea, adunanza, riunione, convocazioneโ (ekklฤsia in greco) โ non necessariamente religiosa, denotante un nome di ufficio e di dignitร . Uno pseudonimo, forse, dietro cui nascondersi, o un nome usato in modo antonomastico al posto del nome proprio. La LXX traduce con Ekklฤsiastฤs, la Vulgata con Ecclesiastes. Fino ad alcuni decenni fa il titolo italiano del libro era ancora Ecclesiaste.
Lโautore si cela sotto la finzione del ยซre di Gerusalemmeยป (Qo 1,12), alludendo a Salomone, il re di Israele sapiente per antonomasia. La sua esperienza di re, stato privilegiato e punto di osservazione speciale sulla complessitร della vita, puรฒ esser di aiuto incomparabile per il discepolo e dellโassemblea tutta che ascolta.
In un tempo di stabile benessere come quello che si realizza a metร del III sec. a.C. sotto il potere dei Tolomei (dinastia di uno dei diadochi di Alessandro Magno) regnanti in Egitto e anche sulla terra di Israele, alza la sua voce Qohelet. Egli critica la ricchezza dei latifondisti che fa a pugni con la miseria di tante persone ed รจ causa di tante ingiustizie (cf. Qo 4,1-2). Qohelet conosce bene il โvantaggio/profitto/yitrรดnโ, termine prettamente commerciale frequentemente in bocca alle classi benestanti, che conoscono i commerci internazionali (cf. la domanda ricorrente mah-yitrรดn o simili in Qo 1,3; 2,11.13; 3,9; 5,15; 6,8 [corr.]; 10,11; cf. anche il termine in 2,13; 5,8; 6,12; 10,10). Ci sono anche ricchi burocrati che fanno capo alla monarchia tolemaica e che girano per il paese (cf. i papiri di Zenone, redatti da un funzionario del fisco tolemaico).
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Davanti al drammatico scontrarsi di realtร opposte, il saggio conferenziere si interroga sul senso dei giorni dellโuomo sotto il sole. La felicitร ? Il successo? Lunghi giorni? Temere Dio e osservare la sua Legge? Risposte greche ed ebraiche. Sono soddisfacenti?
Soffio, tutto รจ soffio, allโennesima potenza
Da quando la versione greca della LXX ha tradotto il termine ebraico hฤbel di Qo 1,2 con โmataiotฤs/vanitร โ, ha fatto irruzione nel mondo un fiume travolgente di โvanitร โ che ha attraversato la Vulgata (โVanitas vanitatum/Vanitร delle vanitร โ, i commentari dei padri della Chiesa e tutte le traduzioni in lingue moderne, fino a qualche decennio fa (e purtroppo anche nella tradizione CEI del 2008): vanity of vanity, useless, meaningless, futility of futilities, nonsense, vanitรจ des vanitรฉs; vaidade de vaidades, vanitร delle vanitร ).
Qohelet รจ diventato lโalfiere che canterebbe la vanitร , la vacuitร di tutte le cose, la necessitร di fuggire le realtร mondane disprezzando il mondo (contemptus mundi, fuga mundi) per rifugiarsi nelle realtร celesti.
Qohelet รจ diventato nel tempo lโespressione principe del pessimismo antropologico, che sembra sfiorare addirittura lo scetticismo e lโateismo, travolgendo nel non senso anche colui che del mondo e degli uomini รจ il responsabile ultimo. E, quando non si parla di vanitร , si parla di โvuotoโ (Ravasi), e lโerrore interpretativo permane inalterato.
Qohelet รจ diventato in tal modo il rappresentante principe della valutazione morale negativa della realtร (vanitร delle vanitร , tutto รจ vanitร ) o addirittura di una sua valutazione ontologica della sua essenza completamente negativa (tutto รจ nulla).
A ben considerare, perรฒ, si rinviene il fatto inoppugnabile che il termine ebraico hebel significa โsoffioโ (cf. il buon โsoffio di ventoโ della Einheitsรผbersetzung: โWindhauch, Windhauch, das ist alles Windhauchโ). La sua ripetizione hฤbฤl hฤbฤlรฎm (Qo 1,2) โ come quella simile di ลกรฎr haลกลกรฎrรฎm (โCantico dei Cantici/Canticissimoโ) โ รจ espressione di una realtร considerata nel suo grado massimo, superlativo: โSoffio, tutto รจ soffio, soffio allโennesima potenzaโ.
Qohelet non si pone di fronte alla realtร per enunciare sulla sua natura un giudizio di valore morale o uno filosofico sulla sua essenza, ma una valutazione sapienziale di fronte al suo apparire. La realtร , cosรฌ come gli appare, รจ segnata dallโessere effimera, transitoria, transeunte, fugace, contingente, passeggera, instabile, vaporosa, inconsistente. Tale รจ la vita dellโuomo (Gb 7,16), gli idoli inefficaci, effimeri, vuoti, e alla fine, inutili e falsi (Dt 32,21; Ger 2,5; 14,2; Gn 2,9; Sir 49,2b). โAbeleโ poi รจ il nome proprio del figlio di Adamo e di Eva, la cui vita fu un soffio, spazzata via dal fratricida Caino.
La realtร come appare, รจ segnata dalla compresenza tragica di molte realtร che non sono giuste, non sono corrette, non durano, ingannano, non sono definitive. La realtร tante volte appare perciรฒ cattiva, tragica, malvagia, con tratti di assurditร inspiegabili. Talvolta hebel arriva quindi ad assumere anche il significato di โassurdoโ.
Il mistero del tempo
Qohelet si mantiene sempre entro lโalveo della fede ebraica, che teme e rispetta il Dio di Israele, da cui proviene tutta la realtร . Davanti agli aspetti enigmatici, strani, al limite assurdi della realtร come appare, insieme al libro di Giobbe, egli mette perรฒ in crisi la dottrina tradizionale della retribuzione e arriva addirittura a dubitare che lo spirito degli animali e quello degli uomini seguano percorsi diversi al termine della loro vita (Qo 3,21). La fede in Dio non viene perรฒ mai meno.
Dio ha affidato allโuomo un โlavoro pesante, faticoso/penoso/โฤmalโ. Lโuomo infatti โ come Qohelet โ รจ alla ricerca del senso delle cose e della vita, ma gli รจ dato capire solo lโattimo presente, il singolo momento opportuno, lโโฤt. Egli intuisce perรฒ che esiste un โmistero/โelemโ del tempo, una logica integrale, completa del tempo, dallโinizio alla fine.
Qohelet รจ convinto che Dio ha fatto intuire allโuomo questo mistero, senza perรฒ che questi riesca a comprendere la logica del tempo nella sua totalitร : ยซโฆ ha posto nel loro cuore โil mistero del tempo/โet hฤ-โลlฤmโ (CEI 2008: โla durata dei tempiโ), senza perรฒ che gli uomini possano trovare (la ragione del)lโopera che Dio compie dal principio alla fineยป (Qo 3,11). Perciรฒ il sapiente, come Qohelet, โsi affatica/โฤmฤlโ nel lavoro di ricerca, ma non vi rinuncia โ e per questo non รจ un pessimista โ, e anche se ยซmolta sapienza, molto affanno; chi accresce il sapere aumenta il doloreยป (Qo 1,18), non viene meno al proprio impegno.
Hebel/soffio vs ลimแธฅฤh/gioia
Qohelet prende realisticamente atto del โsoffioโ che connatura tutta la realtร come appare. La sua posizione potrebbe sembrare quella di un pessimista, di uno scettico, al limite di un ateo. Eppure Qohelet รจ animato dallo sforzo di ricerca incessante, anche se la chiama un ยซduro lavoroยป. Egli si pone nel vivo della tradizione ebraica che onora YHWH e confessa che lโuomo รจ stato fatto da lui (cf. Qo 7,9,) e che a lui lโuomo deve rendere conto (cf. Qo 11,9).
Qohelet menziona trentotto volte il termine hebel e per sette volte menziona un โritornello-hebelโ (Qo 1,14; 2,11.17.26; 4,4.16; 6,9; cf. Qo 1,14 trad. CEI 2008: ยซHo visto tutte le opere che si fanno sotto il sole, ed ecco: tutto รจ vanitร e un correre dietro al ventoยป; 2,11 trad. CEI 2008: ยซHo considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo affrontato per realizzarle. Ed ecco: tutto รจ vanitร e un correre dietro al vento. Non cโรจ alcun guadagno sotto il soleยป).
Egli perรฒ menziona diciassette volte la radice โลmแธฅ/gioireโ e, per altrettante sette volte, controbilancia il ritornello hebel con il โritornello-gioia/ลimแธฅฤh (Qo 2,24-25; 3,12-13; 3,22; 5,17-19; 8,15; 9,7-9; 11,9โ12,1), tutti dopo uno sviluppo negativo: ยซNon cโรจ di meglio per lโuomo che mangiare e bere e godersi il frutto delle sue fatiche; mi sono accorto che anche questo viene dalle mani di Dioยป (2,24); ยซPerciรฒ faccio lโelogio dellโallegria, perchรฉ lโuomo non ha altra felicitร sotto il sole che mangiare e bere e stare allegro. Sia questa la sua compagnia nelle sue fatiche, durante i giorni di vita che Dio gli concede sotto il soleยป (8,15).
Queste serene affermazioni vanno collegate a quelle in cui Qohelet ricorda la necessitร di โtemere Dioโ gratuitamente, non per avere premi o ricompense; un โtimore di Dioโ scollegato, quindi, da osservanze di norme o da impegni etici prometeici dellโuomo; un โtimoreโ in senso โassolutoโ, in discontinuitร con la dottrina tradizionale ebraica della retribuzione (cf. Qo 3,14; 5,6; 7,18; 8,12-13; 12,13).
Epicureo?
A lungo Qohelet รจ stato tacciato di scetticismo, di pessimismo piรน o meno radicale, persino di ateismo. Le affermazione serene di Qoรจlet sulla gioia gli hanno valso a loro volta una nomea opposta a quella di tetro pessimista, quello di essere un โepicureoโ.
A ben vedere, perรฒ, le affermazioni del saggio sono una serena raccomandazione al discepolo e allโassemblea di godere con riconoscenza delle gioie che la vita offre, anche i capelli neri della giovinezza, sapendo che la gioia non รจ una conquista umana (come pensavano i greci), non deriva neanche dallโosservanza della Legge (come sostenevano gli ebrei), ma รจ un dono di Dio.
La natura, la giovinezza, il cibo, il vino, la donna che ami, tutto รจ un dono di Dio da gustare con riconoscenza, tenendo sempre presente che, alla fine della vita, dopo aver superato lโennesimo โenigma/hebelโ โ quello della morte โ, lโuomo verrร citato in tribunale da Dio per rendere conto della propria vita: ยซSu, mangia con gioia il tuo pane e bevi il tuo vino con cuore lieto, perchรฉ Dio ha giร gradito le tue opere. In ogni tempo siano candide le tue vesti e il profumo non manchi sul tuo capo. Godi la vita con la donna che ami per tutti i giorni della tua fugace esistenza che Dio ti concede sotto il sole, perchรฉ questa รจ la tua parte nella vita e nelle fatiche che sopporti sotto il soleยป (Qo 9,7-8); ยซGodi, o giovane, nella tua giovinezza, e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventรน. Segui pure le vie del tuo cuore e i desideri dei tuoi occhi. Sappi perรฒ che su tutto questo Dio ti convocherร in giudizioยป (11,9).
La tradizione ebraica insegnerร che Dio crea i beni terreni per la gioia e la felicitร dellโuomo, che deve servirsene godendoli e condividendoli in giusta misura. Per questo il Signore chiederร conto delle inutili rinunce e delle eccessive limitazioni non conformi alla Torah, cioรจ al suo insegnamento rivelato.
ยซLโombra della morte si stende sullโuomo, pure la gioia non cessa di restare qualcosa di autentico โ afferma L. Mazzinghi โ; il rapporto tra hebel e gioia รจ dunque di natura dialettica; lo hebel relativizza la gioia, ma la gioia offre un senso positivo in un mondo in cui tutto appare hebelโฆ la gioia รจ un dono che Dio fa allโuomo permettendogli cosรฌ di trovare una โparteโ nella vita, un โbeneโ per il quale valga la pena di continuare a vivereยป.
Realismo credente
Qohelet non รจ pessimista, nรฉ epicureo, nรฉ ateo. ร un saggio ebreo che si confronta con realismo smagato con la realtร cosรฌ come appare, in tutta la sua enigmaticitร , fugacitร e, talvolta, assurditร . La sua fede in Dio di Israele non viene meno. YHWH รจ sempre ben presente nel suo orizzonte mentale. Non puรฒ perรฒ fare a meno di costatare lโenigmatica fugacitร e la leggerezza vaporosa di tutta la realtร , compresi alcuni tratti di assurditร .
La lezione che egli trae alla fine delle sue riflessioni รจ quella di occuparsi del duro lavoro dato da Dio di investigare la realtร , godendo con serenitร delle gioie che egli pone sul cammino dellโuomo, vivendo bene lโattimo opportuno che รจ dato conoscere, pur sapendo bene che allโuomo non รจ dato di comprendere la totalitร de โil mistero del tempoโ, il senso globale dellโopera di Dio dal suo principio alla sua fine.
Un atteggiamento, quello di Qohelet, che chiamerei โrealismo credenteโ, un realismo fedele al Dio di Israele (L. Mazzinghi). Esso ricopre un posto degnissimo allโinterno della rivelazione divina, che registra non solo le grandi gesta di salvezza operate da YHWH e attestate dalla Torah e dai Profeti, ma anche le riflessioni sapienziali date dai saggi ai discepoli sullโarte del ben vivere. In questo insegnamento vengono compresi anche eventuali dubbi atroci e domande senza risposta. Dio assume il cammino sapienziale dellโuomo, con i suoi slanci in avanti e con i suoi ritorni allโindietro, fin quasi ad assimilare lโanimo dellโuomo a quello degli animali (cf. Qo 3,21: ยซChi sa se il soffio vitale dellโuomo sale in alto, mentre quello della bestia scende in basso, nella terra?ยป).
Il grande โrispetto ossequioso/timoreโ di Dio non va inteso perรฒ, secondo Qohelet, alla luce della legge tradizionale della retribuzione, ma in senso assoluto, non legato a osservanza di regole e di leggi, ma percependo che lโuomo non puรฒ pretendere di scoprire un ordine e un senso alla realtร (ottimismo epistemologico dei saggi messo in crisi da Qohelet), ma rispettando lโignoranza del โmistero del tempoโ e ponendosi di fronte a Dio senza accampare meriti o attendere premi e ricompense, accogliendo invece come โparteโ quei semplici doni che Dio offre a chi vuole, nella sua completa libertร .
Cosโรจ bene per lโuomo?
Circa lโopera di Qohelet e lโapproccio interpretativo migliore da tenere nei confronti della sua opera, sembra corretto dire che sia quello di comprenderlo in pieno dialogo tra la cultura ebraica e quella ellenistica a metร del III sec. a.C. A questo scopo possono essere di grande aiuto le parole del piรน grande specialista dei libri sapienziali in Italia (e non solo) che riportiamo qui di seguito.
ยซLa domanda di fondo del libro, โche cosa รจ bene per lโuomoโ (Qo 6,122), va letta alla luce del doppio orizzonte greco ed ebraico nel quale Qohelet si trova a vivere. Che cosโรจ la felicitร ? Il Qohelet risponde in polemica con la sapienza tradizionale dโIsraele; la felicitร non รจ reperibile nei valori etici allora riconosciuti come tali: ricchezza, longevitร ecc., ma รจ principalmente unโesperienza di felicitร . Dove si fonda la felicitร ? Essa non nasce dai propri sforzi, ma va colta come dono di Dio. In questa sua proposta, il Qohelet reinterpreta cosรฌ lโantropologia genesiaca alla luce della filosofia ellenistica e, allo stesso tempo, offre anche in questo caso una risposta giudaica a un problema tipicamente ellenisticoยป (L. Mazzinghi).
Struttura del libro di Qohelet
La pericope liturgica puรฒ essere inquadrata nellโinsieme della struttura letteraria del libro. Seguiamo, per comoditร , una recente proposta di S. Parisi (Milano 2017). Si ponga attenzione ai due epiloghi, aggiunte โrettificantiโ che possono sviare dalla retta interpretazione dellโinsieme di Qohelet.
Credenziali (1,1) e Motto iniziale o Titolo (1,2).
Prima parte (1,3โ6,9)
1,3โ3,15 Dio ha dato agli uomini unโincombenza (1,3-11 Domanda di fondo e prime considerazioni; 1,12โ2,26 Un discorso da re [1,12-15] Privilegiato punto di osservazione e impiego gravoso; 1,16-18 Esigenza umana di sapere e consapevolezza del dolore; 2,1-11 Assurditร della grandezza e degli eccessi del re; 2,12-16 La morte rende tutto vano; 2,17-23 Il senso del lavoro nellโorizzonte della morte; 2,24-26 Godi del frutto del tuo lavoro; 3,1-15 mistero del tempo e limite della conoscenza umana);
3,16โ6,9 la sorte dellโuomo (3,16-22 Uomini e bestie diretti verso un medesimo luogo; 4,1-16 Le ingiustizie della vita; 4,17โ5,6 Il rapporto corretto dellโuomo con Dio; 5,7-8 Ripresa del tema socio-politico; 5,9โ6,9 Vacuitร della ricchezza;
6,10-12 Primo bilancio e interrogativi fondamentali.
Seconda parte (7,1โ11,6)
7,1โ8,17 La sorte dellโuomo (7,1-14 Proverbi vari sul contrasto tra sapienza e stoltezza; 7,15โ8,17 Una lezione sapienziale);
9,1โ11,6 Riflessioni per la vita (9,1-12 Lโuomo ignora il futuro; 9,13-18 Un apologo di valore esemplare; 10,1-20 Altre massime; 11,1-6 Lโesito delle attivitร umane, il mistero della vita, il limite dellโuomo);
11,7โ12,7 Cantico finale: Le fasi della vita umana (11,7-10 bellezza della giovane etร ; 12,1-7 Tristezza della vecchiaia);
12,8 Ripresa conclusiva del titolo: motto finale;
12,9-14 Epiloghi (12,9-11 Primo epilogo; 12,12-14 Secondo epilogo).
Incomprensibilitร vaporosa del โlavoro faticoso/โฤmalโ
Alla luce di quanto detto finora, nei versetti letti nella liturgia si puรฒ ben capire la constatazione amareggiata del sapiente di fronte alla realtร cosรฌ come appare: il โlavoro faticoso, penoso/โฤmalโ, che Dio ha affidato a ogni uomo, ma specialmente al sapiente โ quello cioรจ di interpretare la realtร approfondendo la conoscenza delle cose โ, si mostra esemplarmente nella constatazione che โcolui che si รจ affaticato/ลกeโฤmฤlรดโ con sapienza, intelligenza e successo al proprio lavoro, alla fine della sua vita dovrร lasciare tutta โla sua parte/แธฅelqรดโ di beni a un altro che โnon si รจ affaticato per nulla/in cui non cโรจ lavoro faticoso/sellลโ โฤmal-bรดโ per avere titoli a ereditarla. Questo รจ davvero un โhebel/soffio/enigma/assurditร โ e un grande male/rฤลกฤโ rabbฤhโ.
Cosa rimane allโuomo per tutto โlโaffanno/โฤmฤlรดโ con cui โsi affatica/โฤmฤlโ sotto il sole? Tutti i suoi giorni, e le sue notti, sono โbotte/dolori/makโลbรฎmโ e un โtormento/kaasโ la sua occupazione. Qohelet ha qui in mente di certo non il povero che non possiede nulla, ma il ricco, chi possiede dei beni, un benestante, un commerciante, un imprenditore che deve comprare, investire, vendere, guadagnare, pagare le maestranze, reinvestire, ammortizzare, risparmiare, acquisire nuove quote di mercato, creare joint-venture ecc. La mente non riposa nemmeno di notte (tranquillanti, sonniferi, donne/uomini e cocaina basteranno?). Anche questo aspetto della realtร concreta di benessere, che sembrerebbe arridere al ricco, in realtร si manifesta come atrocemente enigmatica, destabilizzante, al limite dellโassurdo, uno hebel.
Gioia dalle mani di Dio
Qohelet accenna a un correttivo allo โฤmal, previsto da Dio e ribadito sette volte nel corso del libro: godere delle semplici gioie della vita donate da Dio, come โparteโ della vita che dร la forza per continuare a camminare.
Ma, forse per non (ipoteticamente) contraddire la lettura evangelica, i vv. 24-25 che seguono non vengono proclamati nella liturgia, benchรฉ siano stati probabilmente intesi volutamente dallโautore come โcorrettivoโ a una possibile lettura totalmente pessimistica del suo pensiero: ยซNon cโรจ di meglio per lโuomo che mangiare e bere e godersi il frutto delle sue fatiche; mi sono accorto che anche questo viene dalle mani di Dio. Difatti, chi puรฒ mangiare o godere senza di lui?ยป (Qo 2,24-25).
Nella vita non ci sono solo hebel (enigmaticitร della realtร fugace) e โฤmal (lavoro faticoso affidato da Dio allโuomo). Cโรจ anche la semplice provvidenziale โgioia/ลimแธฅฤhโ, che Dio ha messo a punteggiare come ombra rinfrescante i penosi giorni vissuti dallโuomo sotto il sole.
Il discepolo giudica in funzione della fine
La struttura retorica della sequenza Lc 12,1โ13,21 โIl discepolo giudica in funzione della fineโ, proposta da R. Meynet, puรฒ aiutare a inquadrare la pericope letta nella liturgia (12,13-21):
A. Introduzione: il lievito nascosto sarร rivelato (12,1-3);
B. ร Dio solo che si deve temere (12,4-12); Parabola: portare frutto in vista di Dio (12,13- 21); ร del regno di Dio di cui ci si deve preoccupare (12,22-34);
C. Stare pronti per il ritorno del Signore (12,35-46);
ย IL MOMENTO DELLA DIVISIONE (12,47-53);
ย Saper discernere i segni del tempo (12,54-59);
Bโ. ร oggi che ci si deve convertire (13,1-5); Parabola: portare frutto questโanno (13,6-9);
ย ร oggi che ci si deve far guarire (13,10-16);
Aโ. Conclusione: il lievito buono nascosto sarร rivelato.
Lโevangelista Luca รจ molto attento al tema dellโinsidiositร del denaro e della ricchezza e al rapporto da tenere nei suoi confronti da parte del discepolo che voglia tendere al regno di Dio dietro al suo maestro Gesรน. Luca riserva al tema molte pericopi del suo vangelo, ricuperando varie parole di Gesรน non riportate dagli altri evangelisti. Segno che, oltre che al lettore odierno, il problema era cruciale per la comunitร di destinazione del terzo vangelo.
Cupidigia
Un racconto (vv. 13-14) fornisce a Gesรน lโoccasione di una parabola (vv. 13-21); in mezzo vi รจ un avvertimento (v. 15).
Un uomo chiede a Gesรน un aiuto perchรฉ il fratello divida (merisasthai) con lui la propria parte di ereditร (se non tuttaโฆ), perchรฉ non vuole la proprietร indivisa, frequente a quei tempi. Al maggiore spettavano normalmente i due terzi. A meno che non fosse gemello, il richiedente sembra chiedere un aumento alla sua parteโฆ Gesรน rifiuta di intromettersi in discussioni economico-finanziarie-giuridiche. Non vuole essere giudice e men che meno divisore (meristฤs) di alcunchรฉ. Sembra che Gesรน non voglia fare la fine di Mosรจ, ammonito a non farsi capo e giudice sopra i fratelli (cf. Es 2,14) e per questo costretto a fuggire precipitosamente nel deserto.
Gesรน approfitta tuttavia della situazione per un forte ammonimento a guardarsi dalla โcupidigia/pleonexiaโ, dal desiderio smodato di ricchezza, di โ(sovr)abbondanza/perisseueinโ di beni, di โpossessi/hyparchontลnโ. La frase di Gesรน รจ contorta a livello grammaticale, ma chiara nella sostanza: ยซNon รจ perchรฉ uno รจ nellโabbondanza che la sua vita non dipende dai suoi possessiยป.
La โvita piena/zลฤโ di un uomo, la vita significativa, la vita teologica che comprende in sรฉ una vita umana vissuta allโinsegna delle realtร definitive โ cioรจ di Dio e del suo Regno โ non trae la sua vitalitร (gr. ek) dai beni terreni posseduti, anche se abbondanti. Sono posseduti, ma spesso possiedono. Possono essere abbondanti, ma sono hebel, direbbe Qohelet. Vapore e non sostanza, realtร effimere e fugaci, traditori che, alla fine, ti abbandonano con un pugno di mosche in manoโฆ Possono sostentare per un poโ la vita biologica, puramente fisica (bios) fragile ed effimera, ma non procurare alcun vantaggio per la vita โpiena/teologica/eterna/rapportata a Dio/zลฤโ.
โRagionava in se stessoโ
La parabola di Gesรน parte dalla realtร constatata forse piรน di una volta girando per i villaggi della Galilea. Non mancavano infatti i latifondisti e qualche commerciante a livello internazionale (emporeuomai cf. Gc 4,13 con la relativa mentalitร imprenditoriale; 2Pt 2,3); emporion cf. Gv 2,16; antrลpos emporos Mt 13,45 mercante di perle) che si riforniva da loro. A un ricco latifondista la proprietร (chลra) aveva reso bene. Ne segue un ragionamento che rimane tutto allโinterno della propria mente, occupandolo di giorno (e di notte, aggiungerebbe Qohelet).
Il ricco possidente non parla con nessuno: nessun fattore, nessun collaboratore, nessun amministratore delegato, direttore della produzione, della qualitร o della logistica. Nessun quadro intermedio, men che meno semplici operai. Men che meno Dio.
Egli dialoga in se stesso (en heutลi ) e i โdialoghi/dialogismoiโ nei vangeli sono quasi sempre errati! Cosa farรฒ, dal momento che non ho dove raccogliere i miei frutti? Non viene neppure in mente che i risultati dipendano anche da Dio, dagli operai, dalla terra, dal donoโฆ Roba mia.
Risultato della sessione operativa di programmazione in solitaria: demolirรฒ i magazzini e ne costruirรฒ di piรน grandi e vi raccoglierรฒ lร il grano e tutti i miei beni. Poi dirรฒ โa me stesso/alla mia animaโ: โanima mia/psychฤโ, hai molti beni che giacciono (polla agatha keimena) per molti anni; dal momento che lโuomo รจ ciรฒ che mangia, un tubo digerente, riposati, mangia, bevi e divertiti! Vivi di rendita, non reinvestire, non migliorare la condizione di vita dei tuoi operai.
Capitalista ateo e narciso
Se avesse letto Qohelet! Non sarebbe stato cosรฌ stolto (afrลn). La vita รจ hebel, soffio che se ne va vaporoso in una notte, sul piรน bello. Alla fine non ti rimane niente in mano. โGran lavoratoreโ, si sente dire in molte celebrazioni funebri. E allora? Tutto lรฌ? Finisce tutto lรฌ? E a lui cosa rimane in mano? E Dio? E la comunitร /societร ?
Per otto volte (in greco) i verbi della parabola sono alla prima persona singolare. Tutte le cose sono definite in rapporto solo al ricco possidente, con aggettivi possessivi. Lโorizzonte mentale รจ totalmente ristretto a ciรฒ che vede e tocca, che pensa essere prodotto โsuo/da se stessoโ oltrechรฉ appartenente a lui.
Non cโรจ Dio e neppure lโuomo. Cโรจ solo un corpo come estensione fisica della persona.
Vita grama adesso, piena di โฤmal di giorno e di notte. Prospettiva chiusa per la vita/zลฤ dopo la vita/bios.
Arricchire verso Dio
Cosรฌ avviene per chi tesorizza โper se stesso/heutลiโ, dice Gesรน, e per chi non arricchisce verso Dio/eis theos (โin rapporto a Dioโ, parallelo al dativo etico o di vantaggio โper se stessoโ).
Alla luce della struttura letteraria si puรฒ trarre alcune conclusioni chiarificatrici. A questo ci si deve rapportare: il regno di Dio, di cui ci si deve occupare (vv. 22-34), il ritorno del Signore (vv. 35-46) e il momento della divisione (vv. 47-53), portando frutto questโanno (13,6-9), cosicchรฉ il lievito buono nascosto sia rivelato a suo tempo (13,17-21). Arricchire verso Dio รจ averlo costantemente presente nelle proprie attivitร , ringraziarlo, vederlo nei poveri, lasciando mettere una generosa ipoteca sociale alla propria proprietร privata, cercando unโeconomia di comunione, unโeconomia circolare (in linguaggio lucano: โelemosinaโ, โdare ai poveriโ, โfarsi amici i poveri con la ricchezza disonestaโ ecc.).
Gli altri sono ben presenti al mio essere e al mio fare, qualunque esso sia. Gli altri sono me, nessuno ha acquisito la propria posizione senza lโaiuto (o, purtroppo, senza lo sfruttamento) di qualcuno.
Se nel mio orizzonte mentale ho gli uomini, ho anche Dio e viceversa.
Allora posso dire di essere ricco. Adesso e allora, nella vita decisiva.
Per me, per gli altri, per Dio.
Nessun hebel tragico o assurdo ai miei occhi.
Nessun โฤmal troppo pesante nei miei giorni sotto il sole.
Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News
Letture della
XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ ANNO C
Prima Lettura
Quale profitto viene allโuomo da tutta la sua fatica.
Dal libro del Qoรจlet
Qo 1,2; 2,21-23
ย
Vanitร delle vanitร , dice Qoรจlet,
vanitร delle vanitร : tutto รจ vanitร .
ย
Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrร poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo รจ vanitร e un grande male.
ย
Infatti, quale profitto viene allโuomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo รจ vanitร !
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 89 (90)
R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.
Tu fai ritornare lโuomo in polvere,
quando dici: ยซRitornate, figli dellโuomoยป.
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che รจ passato,
come un turno di veglia nella notte. R.
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Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come lโerba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera รจ falciata e secca. R.
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Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietร dei tuoi servi! R.
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Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi lโopera delle nostre mani,
lโopera delle nostre mani rendi salda. R.
Seconda Lettura
Cercate le cose di lassรน, dove รจ Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossรฉsi
Col 3,1-5.9-11
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Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassรน, dove รจ Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassรน, non a quelle della terra.
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Voi infatti siete morti e la vostra vita รจ nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarร manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
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Fate morire dunque ciรฒ che appartiene alla terra: impuritร , immoralitร , passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che รจ idolatria.
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Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dellโuomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
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Qui non vi รจ Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo รจ tutto e in tutti.
Parola di Dio
Vangelo
Quello che hai preparato, di chi sarร ?

Lc 12, 13-21
In quel tempo, uno della folla disse a Gesรน: ยซMaestro, diโ a mio fratello che divida con me lโereditร ยป. Ma egli rispose: ยซO uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?ยป.
E disse loro: ยซFate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perchรฉ, anche se uno รจ nellโabbondanza, la sua vita non dipende da ciรฒ che egli possiedeยป.
Poi disse loro una parabola: ยซLa campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sรฉ: โChe farรฒ, poichรฉ non ho dove mettere i miei raccolti? Farรฒ cosรฌ โ disse โ: demolirรฒ i miei magazzini e ne costruirรฒ altri piรน grandi e vi raccoglierรฒ tutto il grano e i miei beni. Poi dirรฒ a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripรฒsati, mangia, bevi e divรจrtiti!โ. Ma Dio gli disse: โStolto, questa notte stessa ti sarร richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarร ?โ. Cosรฌ รจ di chi accumula tesori per sรฉ e non si arricchisce presso Dioยป.
Parola di Dio
