Commento al Vangelo del 4 Agosto 2019 – p. Roberto Mela scj

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Ricco verso Dio

Il senso della vita

Per introdurre un breve commento alla pericope proclamata nella liturgia non sembra superfluo premettere una breve introduzione allโ€™opera controversa e affascinante di Qohelet, un libro davvero non facile da accostare con un taglio interpretativo corretto, che non induca in errori dai quali non รจ stata esente per secoli lโ€™ermeneutica di questo testo.

Qohelet si staglia allโ€™interno del Pentateuco sapienziale (Pr, Gb, Qo, Sir, Sap) come colui che si pone davanti alla realtร  con sguardo profondamente realista e dalle sue osservazioni trae la materia delle sue โ€œconferenzeโ€ nellโ€™assemblea di coloro che vogliano ascoltarlo.

Il titolo del libro e il nome dellโ€™autore puรฒ essere compreso come โ€œConferenziereโ€, โ€œColui che parla in pubblicoโ€. Un aggettivo sostantivato da qฤhฤl โ€œassemblea, adunanza, riunione, convocazioneโ€ (ekklฤ“sia in greco) โ€“ non necessariamente religiosa, denotante un nome di ufficio e di dignitร . Uno pseudonimo, forse, dietro cui nascondersi, o un nome usato in modo antonomastico al posto del nome proprio. La LXX traduce con Ekklฤ“siastฤ“s, la Vulgata con Ecclesiastes. Fino ad alcuni decenni fa il titolo italiano del libro era ancora Ecclesiaste.

Lโ€™autore si cela sotto la finzione del ยซre di Gerusalemmeยป (Qo 1,12), alludendo a Salomone, il re di Israele sapiente per antonomasia. La sua esperienza di re, stato privilegiato e punto di osservazione speciale sulla complessitร  della vita, puรฒ esser di aiuto incomparabile per il discepolo e dellโ€™assemblea tutta che ascolta.

In un tempo di stabile benessere come quello che si realizza a metร  del III sec. a.C. sotto il potere dei Tolomei (dinastia di uno dei diadochi di Alessandro Magno) regnanti in Egitto e anche sulla terra di Israele, alza la sua voce Qohelet. Egli critica la ricchezza dei latifondisti che fa a pugni con la miseria di tante persone ed รจ causa di tante ingiustizie (cf. Qo 4,1-2). Qohelet conosce bene il โ€œvantaggio/profitto/yitrรดnโ€, termine prettamente commerciale frequentemente in bocca alle classi benestanti, che conoscono i commerci internazionali (cf. la domanda ricorrente mah-yitrรดn o simili in Qo 1,3; 2,11.13; 3,9; 5,15; 6,8 [corr.]; 10,11; cf. anche il termine in 2,13; 5,8; 6,12; 10,10). Ci sono anche ricchi burocrati che fanno capo alla monarchia tolemaica e che girano per il paese (cf. i papiri di Zenone, redatti da un funzionario del fisco tolemaico).

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Davanti al drammatico scontrarsi di realtร  opposte, il saggio conferenziere si interroga sul senso dei giorni dellโ€™uomo sotto il sole. La felicitร ? Il successo? Lunghi giorni? Temere Dio e osservare la sua Legge? Risposte greche ed ebraiche. Sono soddisfacenti?

Soffio, tutto รจ soffio, allโ€™ennesima potenza

Da quando la versione greca della LXX ha tradotto il termine ebraico hฤ“bel di Qo 1,2 con โ€œmataiotฤ“s/vanitร โ€, ha fatto irruzione nel mondo un fiume travolgente di โ€œvanitร โ€ che ha attraversato la Vulgata (โ€œVanitas vanitatum/Vanitร  delle vanitร โ€, i commentari dei padri della Chiesa e tutte le traduzioni in lingue moderne, fino a qualche decennio fa (e purtroppo anche nella tradizione CEI del 2008): vanity of vanity, useless, meaningless, futility of futilities, nonsense, vanitรจ des vanitรฉs; vaidade de vaidades, vanitร  delle vanitร ).

Qohelet รจ diventato lโ€™alfiere che canterebbe la vanitร , la vacuitร  di tutte le cose, la necessitร  di fuggire le realtร  mondane disprezzando il mondo (contemptus mundi, fuga mundi) per rifugiarsi nelle realtร  celesti.

Qohelet รจ diventato nel tempo lโ€™espressione principe del pessimismo antropologico, che sembra sfiorare addirittura lo scetticismo e lโ€™ateismo, travolgendo nel non senso anche colui che del mondo e degli uomini รจ il responsabile ultimo. E, quando non si parla di vanitร , si parla di โ€œvuotoโ€ (Ravasi), e lโ€™errore interpretativo permane inalterato.

Qohelet รจ diventato in tal modo il rappresentante principe della valutazione morale negativa della realtร  (vanitร  delle vanitร , tutto รจ vanitร ) o addirittura di una sua valutazione ontologica della sua essenza completamente negativa (tutto รจ nulla).

A ben considerare, perรฒ, si rinviene il fatto inoppugnabile che il termine ebraico hebel significa โ€œsoffioโ€ (cf. il buon โ€œsoffio di ventoโ€ della Einheitsรผbersetzung: โ€œWindhauch, Windhauch, das ist alles Windhauchโ€). La sua ripetizione hฤƒbฤ“l hฤƒbฤlรฎm (Qo 1,2) โ€“ come quella simile di ลกรฎr haลกลกรฎrรฎm (โ€œCantico dei Cantici/Canticissimoโ€) โ€“ รจ espressione di una realtร  considerata nel suo grado massimo, superlativo: โ€œSoffio, tutto รจ soffio, soffio allโ€™ennesima potenzaโ€.

Qohelet non si pone di fronte alla realtร  per enunciare sulla sua natura un giudizio di valore morale o uno filosofico sulla sua essenza, ma una valutazione sapienziale di fronte al suo apparire. La realtร , cosรฌ come gli appare, รจ segnata dallโ€™essere effimera, transitoria, transeunte, fugace, contingente, passeggera, instabile, vaporosa, inconsistente. Tale รจ la vita dellโ€™uomo (Gb 7,16), gli idoli inefficaci, effimeri, vuoti, e alla fine, inutili e falsi (Dt 32,21; Ger 2,5; 14,2; Gn 2,9; Sir 49,2b). โ€œAbeleโ€ poi รจ il nome proprio del figlio di Adamo e di Eva, la cui vita fu un soffio, spazzata via dal fratricida Caino.

La realtร  come appare, รจ segnata dalla compresenza tragica di molte realtร  che non sono giuste, non sono corrette, non durano, ingannano, non sono definitive. La realtร  tante volte appare perciรฒ cattiva, tragica, malvagia, con tratti di assurditร  inspiegabili. Talvolta hebel arriva quindi ad assumere anche il significato di โ€œassurdoโ€.

Il mistero del tempo

Qohelet si mantiene sempre entro lโ€™alveo della fede ebraica, che teme e rispetta il Dio di Israele, da cui proviene tutta la realtร . Davanti agli aspetti enigmatici, strani, al limite assurdi della realtร  come appare, insieme al libro di Giobbe, egli mette perรฒ in crisi la dottrina tradizionale della retribuzione e arriva addirittura a dubitare che lo spirito degli animali e quello degli uomini seguano percorsi diversi al termine della loro vita (Qo 3,21). La fede in Dio non viene perรฒ mai meno.

Dio ha affidato allโ€™uomo un โ€œlavoro pesante, faticoso/penoso/โ€˜ฤmalโ€. Lโ€™uomo infatti โ€“ come Qohelet โ€“ รจ alla ricerca del senso delle cose e della vita, ma gli รจ dato capire solo lโ€™attimo presente, il singolo momento opportuno, lโ€™โ€˜ฤ“t. Egli intuisce perรฒ che esiste un โ€œmistero/โ€˜elemโ€ del tempo, una logica integrale, completa del tempo, dallโ€™inizio alla fine.

Qohelet รจ convinto che Dio ha fatto intuire allโ€™uomo questo mistero, senza perรฒ che questi riesca a comprendere la logica del tempo nella sua totalitร : ยซโ€ฆ ha posto nel loro cuore โ€œil mistero del tempo/โ€™et hฤ-โ€˜ลlฤmโ€ (CEI 2008: โ€œla durata dei tempiโ€), senza perรฒ che gli uomini possano trovare (la ragione del)lโ€™opera che Dio compie dal principio alla fineยป (Qo 3,11). Perciรฒ il sapiente, come Qohelet, โ€œsi affatica/โ€˜ฤmฤ“lโ€ nel lavoro di ricerca, ma non vi rinuncia โ€“ e per questo non รจ un pessimista โ€“, e anche se ยซmolta sapienza, molto affanno; chi accresce il sapere aumenta il doloreยป (Qo 1,18), non viene meno al proprio impegno.

Hebel/soffio vs ล›imแธฅฤh/gioia

Qohelet prende realisticamente atto del โ€œsoffioโ€ che connatura tutta la realtร  come appare. La sua posizione potrebbe sembrare quella di un pessimista, di uno scettico, al limite di un ateo. Eppure Qohelet รจ animato dallo sforzo di ricerca incessante, anche se la chiama un ยซduro lavoroยป. Egli si pone nel vivo della tradizione ebraica che onora YHWH e confessa che lโ€™uomo รจ stato fatto da lui (cf. Qo 7,9,) e che a lui lโ€™uomo deve rendere conto (cf. Qo 11,9).

Qohelet menziona trentotto volte il termine hebel e per sette volte menziona un โ€œritornello-hebelโ€ (Qo 1,14; 2,11.17.26; 4,4.16; 6,9; cf. Qo 1,14 trad. CEI 2008: ยซHo visto tutte le opere che si fanno sotto il sole, ed ecco: tutto รจ vanitร  e un correre dietro al ventoยป; 2,11 trad. CEI 2008: ยซHo considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo affrontato per realizzarle. Ed ecco: tutto รจ vanitร  e un correre dietro al vento. Non cโ€™รจ alcun guadagno sotto il soleยป).

Egli perรฒ menziona diciassette volte la radice โ€œล›mแธฅ/gioireโ€ e, per altrettante sette volte, controbilancia il ritornello hebel con il โ€œritornello-gioia/ล›imแธฅฤh (Qo 2,24-25; 3,12-13; 3,22; 5,17-19; 8,15; 9,7-9; 11,9โ€“12,1), tutti dopo uno sviluppo negativo: ยซNon cโ€™รจ di meglio per lโ€™uomo che mangiare e bere e godersi il frutto delle sue fatiche; mi sono accorto che anche questo viene dalle mani di Dioยป (2,24); ยซPerciรฒ faccio lโ€™elogio dellโ€™allegria, perchรฉ lโ€™uomo non ha altra felicitร  sotto il sole che mangiare e bere e stare allegro. Sia questa la sua compagnia nelle sue fatiche, durante i giorni di vita che Dio gli concede sotto il soleยป (8,15).

Queste serene affermazioni vanno collegate a quelle in cui Qohelet ricorda la necessitร  di โ€œtemere Dioโ€ gratuitamente, non per avere premi o ricompense; un โ€œtimore di Dioโ€ scollegato, quindi, da osservanze di norme o da impegni etici prometeici dellโ€™uomo; un โ€œtimoreโ€ in senso โ€œassolutoโ€, in discontinuitร  con la dottrina tradizionale ebraica della retribuzione (cf. Qo 3,14; 5,6; 7,18; 8,12-13; 12,13).

Epicureo?

A lungo Qohelet รจ stato tacciato di scetticismo, di pessimismo piรน o meno radicale, persino di ateismo. Le affermazione serene di Qoรจlet sulla gioia gli hanno valso a loro volta una nomea opposta a quella di tetro pessimista, quello di essere un โ€œepicureoโ€.

A ben vedere, perรฒ, le affermazioni del saggio sono una serena raccomandazione al discepolo e allโ€™assemblea di godere con riconoscenza delle gioie che la vita offre, anche i capelli neri della giovinezza, sapendo che la gioia non รจ una conquista umana (come pensavano i greci), non deriva neanche dallโ€™osservanza della Legge (come sostenevano gli ebrei), ma รจ un dono di Dio.

La natura, la giovinezza, il cibo, il vino, la donna che ami, tutto รจ un dono di Dio da gustare con riconoscenza, tenendo sempre presente che, alla fine della vita, dopo aver superato lโ€™ennesimo โ€œenigma/hebelโ€ โ€“ quello della morte โ€“, lโ€™uomo verrร  citato in tribunale da Dio per rendere conto della propria vita: ยซSu, mangia con gioia il tuo pane e bevi il tuo vino con cuore lieto, perchรฉ Dio ha giร  gradito le tue opere. In ogni tempo siano candide le tue vesti e il profumo non manchi sul tuo capo. Godi la vita con la donna che ami per tutti i giorni della tua fugace esistenza che Dio ti concede sotto il sole, perchรฉ questa รจ la tua parte nella vita e nelle fatiche che sopporti sotto il soleยป (Qo 9,7-8); ยซGodi, o giovane, nella tua giovinezza, e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventรน. Segui pure le vie del tuo cuore e i desideri dei tuoi occhi. Sappi perรฒ che su tutto questo Dio ti convocherร  in giudizioยป (11,9).

La tradizione ebraica insegnerร  che Dio crea i beni terreni per la gioia e la felicitร  dellโ€™uomo, che deve servirsene godendoli e condividendoli in giusta misura. Per questo il Signore chiederร  conto delle inutili rinunce e delle eccessive limitazioni non conformi alla Torah, cioรจ al suo insegnamento rivelato.

ยซLโ€™ombra della morte si stende sullโ€™uomo, pure la gioia non cessa di restare qualcosa di autentico โ€“ afferma L. Mazzinghi โ€“; il rapporto tra hebel e gioia รจ dunque di natura dialettica; lo hebel relativizza la gioia, ma la gioia offre un senso positivo in un mondo in cui tutto appare hebelโ€ฆ la gioia รจ un dono che Dio fa allโ€™uomo permettendogli cosรฌ di trovare una โ€œparteโ€ nella vita, un โ€œbeneโ€ per il quale valga la pena di continuare a vivereยป.

Realismo credente

Qohelet non รจ pessimista, nรฉ epicureo, nรฉ ateo. รˆ un saggio ebreo che si confronta con realismo smagato con la realtร  cosรฌ come appare, in tutta la sua enigmaticitร , fugacitร  e, talvolta, assurditร . La sua fede in Dio di Israele non viene meno. YHWH รจ sempre ben presente nel suo orizzonte mentale. Non puรฒ perรฒ fare a meno di costatare lโ€™enigmatica fugacitร  e la leggerezza vaporosa di tutta la realtร , compresi alcuni tratti di assurditร .

La lezione che egli trae alla fine delle sue riflessioni รจ quella di occuparsi del duro lavoro dato da Dio di investigare la realtร , godendo con serenitร  delle gioie che egli pone sul cammino dellโ€™uomo, vivendo bene lโ€™attimo opportuno che รจ dato conoscere, pur sapendo bene che allโ€™uomo non รจ dato di comprendere la totalitร  de โ€œil mistero del tempoโ€, il senso globale dellโ€™opera di Dio dal suo principio alla sua fine.

Un atteggiamento, quello di Qohelet, che chiamerei โ€œrealismo credenteโ€, un realismo fedele al Dio di Israele (L. Mazzinghi). Esso ricopre un posto degnissimo allโ€™interno della rivelazione divina, che registra non solo le grandi gesta di salvezza operate da YHWH e attestate dalla Torah e dai Profeti, ma anche le riflessioni sapienziali date dai saggi ai discepoli sullโ€™arte del ben vivere. In questo insegnamento vengono compresi anche eventuali dubbi atroci e domande senza risposta. Dio assume il cammino sapienziale dellโ€™uomo, con i suoi slanci in avanti e con i suoi ritorni allโ€™indietro, fin quasi ad assimilare lโ€™animo dellโ€™uomo a quello degli animali (cf. Qo 3,21: ยซChi sa se il soffio vitale dellโ€™uomo sale in alto, mentre quello della bestia scende in basso, nella terra?ยป).

Il grande โ€œrispetto ossequioso/timoreโ€ di Dio non va inteso perรฒ, secondo Qohelet, alla luce della legge tradizionale della retribuzione, ma in senso assoluto, non legato a osservanza di regole e di leggi, ma percependo che lโ€™uomo non puรฒ pretendere di scoprire un ordine e un senso alla realtร  (ottimismo epistemologico dei saggi messo in crisi da Qohelet), ma rispettando lโ€™ignoranza del โ€œmistero del tempoโ€ e ponendosi di fronte a Dio senza accampare meriti o attendere premi e ricompense, accogliendo invece come โ€œparteโ€ quei semplici doni che Dio offre a chi vuole, nella sua completa libertร .

Cosโ€™รจ bene per lโ€™uomo?

Circa lโ€™opera di Qohelet e lโ€™approccio interpretativo migliore da tenere nei confronti della sua opera, sembra corretto dire che sia quello di comprenderlo in pieno dialogo tra la cultura ebraica e quella ellenistica a metร  del III sec. a.C. A questo scopo possono essere di grande aiuto le parole del piรน grande specialista dei libri sapienziali in Italia (e non solo) che riportiamo qui di seguito.

ยซLa domanda di fondo del libro, โ€œche cosa รจ bene per lโ€™uomoโ€ (Qo 6,122), va letta alla luce del doppio orizzonte greco ed ebraico nel quale Qohelet si trova a vivere. Che cosโ€™รจ la felicitร ? Il Qohelet risponde in polemica con la sapienza tradizionale dโ€™Israele; la felicitร  non รจ reperibile nei valori etici allora riconosciuti come tali: ricchezza, longevitร  ecc., ma รจ principalmente unโ€™esperienza di felicitร . Dove si fonda la felicitร ? Essa non nasce dai propri sforzi, ma va colta come dono di Dio. In questa sua proposta, il Qohelet reinterpreta cosรฌ lโ€™antropologia genesiaca alla luce della filosofia ellenistica e, allo stesso tempo, offre anche in questo caso una risposta giudaica a un problema tipicamente ellenisticoยป (L. Mazzinghi).

Struttura del libro di Qohelet

La pericope liturgica puรฒ essere inquadrata nellโ€™insieme della struttura letteraria del libro. Seguiamo, per comoditร , una recente proposta di S. Parisi (Milano 2017). Si ponga attenzione ai due epiloghi, aggiunte โ€œrettificantiโ€ che possono sviare dalla retta interpretazione dellโ€™insieme di Qohelet.

Credenziali (1,1) e Motto iniziale o Titolo (1,2).

Prima parte (1,3โ€“6,9)

1,3โ€“3,15 Dio ha dato agli uomini unโ€™incombenza (1,3-11 Domanda di fondo e prime considerazioni; 1,12โ€“2,26 Un discorso da re [1,12-15] Privilegiato punto di osservazione e impiego gravoso; 1,16-18 Esigenza umana di sapere e consapevolezza del dolore; 2,1-11 Assurditร  della grandezza e degli eccessi del re; 2,12-16 La morte rende tutto vano; 2,17-23 Il senso del lavoro nellโ€™orizzonte della morte; 2,24-26 Godi del frutto del tuo lavoro; 3,1-15 mistero del tempo e limite della conoscenza umana);

3,16โ€“6,9 la sorte dellโ€™uomo (3,16-22 Uomini e bestie diretti verso un medesimo luogo; 4,1-16 Le ingiustizie della vita; 4,17โ€“5,6 Il rapporto corretto dellโ€™uomo con Dio; 5,7-8 Ripresa del tema socio-politico; 5,9โ€“6,9 Vacuitร  della ricchezza;

6,10-12 Primo bilancio e interrogativi fondamentali.

Seconda parte (7,1โ€“11,6)

7,1โ€“8,17 La sorte dellโ€™uomo (7,1-14 Proverbi vari sul contrasto tra sapienza e stoltezza; 7,15โ€“8,17 Una lezione sapienziale);

9,1โ€“11,6 Riflessioni per la vita (9,1-12 Lโ€™uomo ignora il futuro; 9,13-18 Un apologo di valore esemplare; 10,1-20 Altre massime; 11,1-6 Lโ€™esito delle attivitร  umane, il mistero della vita, il limite dellโ€™uomo);

11,7โ€“12,7 Cantico finale: Le fasi della vita umana (11,7-10 bellezza della giovane etร ; 12,1-7 Tristezza della vecchiaia);

12,8 Ripresa conclusiva del titolo: motto finale;

12,9-14 Epiloghi (12,9-11 Primo epilogo; 12,12-14 Secondo epilogo).

Incomprensibilitร  vaporosa del โ€œlavoro faticoso/โ€˜ฤmalโ€

Alla luce di quanto detto finora, nei versetti letti nella liturgia si puรฒ ben capire la constatazione amareggiata del sapiente di fronte alla realtร  cosรฌ come appare: il โ€œlavoro faticoso, penoso/โ€˜ฤmalโ€, che Dio ha affidato a ogni uomo, ma specialmente al sapiente โ€“ quello cioรจ di interpretare la realtร  approfondendo la conoscenza delle cose โ€“, si mostra esemplarmente nella constatazione che โ€œcolui che si รจ affaticato/ลกeโ€˜ฤƒmฤlรดโ€ con sapienza, intelligenza e successo al proprio lavoro, alla fine della sua vita dovrร  lasciare tutta โ€œla sua parte/แธฅelqรดโ€ di beni a un altro che โ€œnon si รจ affaticato per nulla/in cui non cโ€™รจ lavoro faticoso/sellลโ€™ โ€˜ฤmal-bรดโ€ per avere titoli a ereditarla. Questo รจ davvero un โ€œhebel/soffio/enigma/assurditร โ€ e un grande male/rฤลกฤโ€˜ rabbฤhโ€.

Cosa rimane allโ€™uomo per tutto โ€œlโ€™affanno/โ€˜ฤƒmฤlรดโ€ con cui โ€œsi affatica/โ€˜ฤmฤ“lโ€ sotto il sole? Tutti i suoi giorni, e le sue notti, sono โ€œbotte/dolori/makโ€™ลbรฎmโ€ e un โ€œtormento/kaasโ€ la sua occupazione. Qohelet ha qui in mente di certo non il povero che non possiede nulla, ma il ricco, chi possiede dei beni, un benestante, un commerciante, un imprenditore che deve comprare, investire, vendere, guadagnare, pagare le maestranze, reinvestire, ammortizzare, risparmiare, acquisire nuove quote di mercato, creare joint-venture ecc. La mente non riposa nemmeno di notte (tranquillanti, sonniferi, donne/uomini e cocaina basteranno?). Anche questo aspetto della realtร  concreta di benessere, che sembrerebbe arridere al ricco, in realtร  si manifesta come atrocemente enigmatica, destabilizzante, al limite dellโ€™assurdo, uno hebel.

Gioia dalle mani di Dio

Qohelet accenna a un correttivo allo โ€˜ฤmal, previsto da Dio e ribadito sette volte nel corso del libro: godere delle semplici gioie della vita donate da Dio, come โ€œparteโ€ della vita che dร  la forza per continuare a camminare.

Ma, forse per non (ipoteticamente) contraddire la lettura evangelica, i vv. 24-25 che seguono non vengono proclamati nella liturgia, benchรฉ siano stati probabilmente intesi volutamente dallโ€™autore come โ€œcorrettivoโ€ a una possibile lettura totalmente pessimistica del suo pensiero: ยซNon cโ€™รจ di meglio per lโ€™uomo che mangiare e bere e godersi il frutto delle sue fatiche; mi sono accorto che anche questo viene dalle mani di Dio. Difatti, chi puรฒ mangiare o godere senza di lui?ยป (Qo 2,24-25).

Nella vita non ci sono solo hebel (enigmaticitร  della realtร  fugace) e โ€˜ฤmal (lavoro faticoso affidato da Dio allโ€™uomo). Cโ€™รจ anche la semplice provvidenziale โ€œgioia/ล›imแธฅฤhโ€, che Dio ha messo a punteggiare come ombra rinfrescante i penosi giorni vissuti dallโ€™uomo sotto il sole.

Il discepolo giudica in funzione della fine

La struttura retorica della sequenza Lc 12,1โ€“13,21 โ€œIl discepolo giudica in funzione della fineโ€, proposta da R. Meynet, puรฒ aiutare a inquadrare la pericope letta nella liturgia (12,13-21):

A. Introduzione: il lievito nascosto sarร  rivelato (12,1-3);

B. รˆ Dio solo che si deve temere (12,4-12); Parabola: portare frutto in vista di Dio (12,13- 21); รˆ del regno di Dio di cui ci si deve preoccupare (12,22-34);

C. Stare pronti per il ritorno del Signore (12,35-46);

ย IL MOMENTO DELLA DIVISIONE (12,47-53);

ย Saper discernere i segni del tempo (12,54-59);

Bโ€™. รˆ oggi che ci si deve convertire (13,1-5); Parabola: portare frutto questโ€™anno (13,6-9);

ย รˆ oggi che ci si deve far guarire (13,10-16);

Aโ€™. Conclusione: il lievito buono nascosto sarร  rivelato.

Lโ€™evangelista Luca รจ molto attento al tema dellโ€™insidiositร  del denaro e della ricchezza e al rapporto da tenere nei suoi confronti da parte del discepolo che voglia tendere al regno di Dio dietro al suo maestro Gesรน. Luca riserva al tema molte pericopi del suo vangelo, ricuperando varie parole di Gesรน non riportate dagli altri evangelisti. Segno che, oltre che al lettore odierno, il problema era cruciale per la comunitร  di destinazione del terzo vangelo.

Cupidigia

Un racconto (vv. 13-14) fornisce a Gesรน lโ€™occasione di una parabola (vv. 13-21); in mezzo vi รจ un avvertimento (v. 15).

Un uomo chiede a Gesรน un aiuto perchรฉ il fratello divida (merisasthai) con lui la propria parte di ereditร  (se non tuttaโ€ฆ), perchรฉ non vuole la proprietร  indivisa, frequente a quei tempi. Al maggiore spettavano normalmente i due terzi. A meno che non fosse gemello, il richiedente sembra chiedere un aumento alla sua parteโ€ฆ Gesรน rifiuta di intromettersi in discussioni economico-finanziarie-giuridiche. Non vuole essere giudice e men che meno divisore (meristฤ“s) di alcunchรฉ. Sembra che Gesรน non voglia fare la fine di Mosรจ, ammonito a non farsi capo e giudice sopra i fratelli (cf. Es 2,14) e per questo costretto a fuggire precipitosamente nel deserto.

Gesรน approfitta tuttavia della situazione per un forte ammonimento a guardarsi dalla โ€œcupidigia/pleonexiaโ€, dal desiderio smodato di ricchezza, di โ€œ(sovr)abbondanza/perisseueinโ€ di beni, di โ€œpossessi/hyparchontลnโ€. La frase di Gesรน รจ contorta a livello grammaticale, ma chiara nella sostanza: ยซNon รจ perchรฉ uno รจ nellโ€™abbondanza che la sua vita non dipende dai suoi possessiยป.

La โ€œvita piena/zลฤ“โ€ di un uomo, la vita significativa, la vita teologica che comprende in sรฉ una vita umana vissuta allโ€™insegna delle realtร  definitive โ€“ cioรจ di Dio e del suo Regno โ€“ non trae la sua vitalitร  (gr. ek) dai beni terreni posseduti, anche se abbondanti. Sono posseduti, ma spesso possiedono. Possono essere abbondanti, ma sono hebel, direbbe Qohelet. Vapore e non sostanza, realtร  effimere e fugaci, traditori che, alla fine, ti abbandonano con un pugno di mosche in manoโ€ฆ Possono sostentare per un poโ€™ la vita biologica, puramente fisica (bios) fragile ed effimera, ma non procurare alcun vantaggio per la vita โ€œpiena/teologica/eterna/rapportata a Dio/zลฤ“โ€.

โ€œRagionava in se stessoโ€

La parabola di Gesรน parte dalla realtร  constatata forse piรน di una volta girando per i villaggi della Galilea. Non mancavano infatti i latifondisti e qualche commerciante a livello internazionale (emporeuomai cf. Gc 4,13 con la relativa mentalitร  imprenditoriale; 2Pt 2,3); emporion cf. Gv 2,16; antrลpos emporos Mt 13,45 mercante di perle) che si riforniva da loro. A un ricco latifondista la proprietร  (chลra) aveva reso bene. Ne segue un ragionamento che rimane tutto allโ€™interno della propria mente, occupandolo di giorno (e di notte, aggiungerebbe Qohelet).

Il ricco possidente non parla con nessuno: nessun fattore, nessun collaboratore, nessun amministratore delegato, direttore della produzione, della qualitร  o della logistica. Nessun quadro intermedio, men che meno semplici operai. Men che meno Dio.

Egli dialoga in se stesso (en heutลi ) e i โ€œdialoghi/dialogismoiโ€ nei vangeli sono quasi sempre errati! Cosa farรฒ, dal momento che non ho dove raccogliere i miei frutti? Non viene neppure in mente che i risultati dipendano anche da Dio, dagli operai, dalla terra, dal donoโ€ฆ Roba mia.

Risultato della sessione operativa di programmazione in solitaria: demolirรฒ i magazzini e ne costruirรฒ di piรน grandi e vi raccoglierรฒ lร  il grano e tutti i miei beni. Poi dirรฒ โ€œa me stesso/alla mia animaโ€: โ€œanima mia/psychฤ“โ€, hai molti beni che giacciono (polla agatha keimena) per molti anni; dal momento che lโ€™uomo รจ ciรฒ che mangia, un tubo digerente, riposati, mangia, bevi e divertiti! Vivi di rendita, non reinvestire, non migliorare la condizione di vita dei tuoi operai.

Capitalista ateo e narciso

Se avesse letto Qohelet! Non sarebbe stato cosรฌ stolto (afrลn). La vita รจ hebel, soffio che se ne va vaporoso in una notte, sul piรน bello. Alla fine non ti rimane niente in mano. โ€œGran lavoratoreโ€, si sente dire in molte celebrazioni funebri. E allora? Tutto lรฌ? Finisce tutto lรฌ? E a lui cosa rimane in mano? E Dio? E la comunitร /societร ?

Per otto volte (in greco) i verbi della parabola sono alla prima persona singolare. Tutte le cose sono definite in rapporto solo al ricco possidente, con aggettivi possessivi. Lโ€™orizzonte mentale รจ totalmente ristretto a ciรฒ che vede e tocca, che pensa essere prodotto โ€œsuo/da se stessoโ€ oltrechรฉ appartenente a lui.

Non cโ€™รจ Dio e neppure lโ€™uomo. Cโ€™รจ solo un corpo come estensione fisica della persona.

Vita grama adesso, piena di โ€˜ฤmal di giorno e di notte. Prospettiva chiusa per la vita/zลฤ“ dopo la vita/bios.

Arricchire verso Dio

Cosรฌ avviene per chi tesorizza โ€œper se stesso/heutลiโ€, dice Gesรน, e per chi non arricchisce verso Dio/eis theos (โ€œin rapporto a Dioโ€, parallelo al dativo etico o di vantaggio โ€œper se stessoโ€).

Alla luce della struttura letteraria si puรฒ trarre alcune conclusioni chiarificatrici. A questo ci si deve rapportare: il regno di Dio, di cui ci si deve occupare (vv. 22-34), il ritorno del Signore (vv. 35-46) e il momento della divisione (vv. 47-53), portando frutto questโ€™anno (13,6-9), cosicchรฉ il lievito buono nascosto sia rivelato a suo tempo (13,17-21). Arricchire verso Dio รจ averlo costantemente presente nelle proprie attivitร , ringraziarlo, vederlo nei poveri, lasciando mettere una generosa ipoteca sociale alla propria proprietร  privata, cercando unโ€™economia di comunione, unโ€™economia circolare (in linguaggio lucano: โ€œelemosinaโ€, โ€œdare ai poveriโ€, โ€œfarsi amici i poveri con la ricchezza disonestaโ€ ecc.).

Gli altri sono ben presenti al mio essere e al mio fare, qualunque esso sia. Gli altri sono me, nessuno ha acquisito la propria posizione senza lโ€™aiuto (o, purtroppo, senza lo sfruttamento) di qualcuno.

Se nel mio orizzonte mentale ho gli uomini, ho anche Dio e viceversa.

Allora posso dire di essere ricco. Adesso e allora, nella vita decisiva.

Per me, per gli altri, per Dio.

Nessun hebel tragico o assurdo ai miei occhi.

Nessun โ€˜ฤmal troppo pesante nei miei giorni sotto il sole.

Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News

Letture della
XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ€“ ANNO C

Prima Lettura

Quale profitto viene allโ€™uomo da tutta la sua fatica.

Dal libro del Qoรจlet
Qo 1,2; 2,21-23

ย 
Vanitร  delle vanitร , dice Qoรจlet,
vanitร  delle vanitร : tutto รจ vanitร .
ย 
Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrร  poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo รจ vanitร  e un grande male.
ย 
Infatti, quale profitto viene allโ€™uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo รจ vanitร !
Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 89 (90)
R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.

Tu fai ritornare lโ€™uomo in polvere,
quando dici: ยซRitornate, figli dellโ€™uomoยป.
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che รจ passato,
come un turno di veglia nella notte. R.
ย 
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come lโ€™erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera รจ falciata e secca. R.
ย 
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietร  dei tuoi servi! R.
ย 
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi lโ€™opera delle nostre mani,
lโ€™opera delle nostre mani rendi salda. R.

Seconda Lettura

Cercate le cose di lassรน, dove รจ Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossรฉsi
Col 3,1-5.9-11

ย 
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassรน, dove รจ Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassรน, non a quelle della terra.
ย 
Voi infatti siete morti e la vostra vita รจ nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarร  manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
ย 
Fate morire dunque ciรฒ che appartiene alla terra: impuritร , immoralitร , passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che รจ idolatria.
ย 
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dellโ€™uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
ย 
Qui non vi รจ Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo รจ tutto e in tutti.

Parola di Dio

Vangelo

Quello che hai preparato, di chi sarร ?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12, 13-21

In quel tempo, uno della folla disse a Gesรน: ยซMaestro, diโ€™ a mio fratello che divida con me lโ€™ereditร ยป. Ma egli rispose: ยซO uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?ยป.
E disse loro: ยซFate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perchรฉ, anche se uno รจ nellโ€™abbondanza, la sua vita non dipende da ciรฒ che egli possiedeยป.
Poi disse loro una parabola: ยซLa campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sรฉ: โ€œChe farรฒ, poichรฉ non ho dove mettere i miei raccolti? Farรฒ cosรฌ โ€“ disse โ€“: demolirรฒ i miei magazzini e ne costruirรฒ altri piรน grandi e vi raccoglierรฒ tutto il grano e i miei beni. Poi dirรฒ a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripรฒsati, mangia, bevi e divรจrtiti!โ€. Ma Dio gli disse: โ€œStolto, questa notte stessa ti sarร  richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarร ?โ€. Cosรฌ รจ di chi accumula tesori per sรฉ e non si arricchisce presso Dioยป.

Parola di Dio

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