Commento al Vangelo del 30 Settembre 2018 – Piccole Suore della Sacra Famiglia

CHI NON È CONTRO DI NOI È PER NOI

In quel tempo, 38. Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».

Il brano viene denominato come “piccolo catechismo della comunità”, raccolta di insegnamenti che invitano ad essere attenti ai membri più piccoli e più deboli della comunità stessa.

Nel primo versetto si coglie come i discepoli si sentono talmente legati e appartenenti a Gesù da escludere chiunque interferisca nelle attività che essi ritengono riservate a loro esclusivamente.

I taumaturghi del tempo di Gesù erano soliti invocare il nome di qualcuno ritenuto potente , così da ottenere il miracolo richiesto. Nel caso di Gesù,invece, Egli opera miracoli in virtù della potenza propria. I suoi discepoli, successivamente, opereranno in suo nome.

“Giovanni disse a Gesù”: il discepolo Giovanni è colui che Gesù amava. Qualche esegeta intravede la tensione tra costui, che rappresenta la chiesa carismatica, e la Chiesa istituzionale. Altri pensano che egli sia intervenuto a causa del suo carattere impulsivo e focoso (era denominato figlio del tuono, Marco 3,17).

“Nel tuo nome”: solo nel nome di Gesù è possibile avere la salvezza : “In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (Atti 4,12).

“Scacciava demòni”: chi è di Dio ha il compito di sconfiggere il male invocando il suo nome. Non è necessario, però, che appartenga alla comunità dei discepoli, come invece essi pretendevano.

“Volevamo impedirglielo”: secondo alcune interpretazioni i discepoli erano gelosi di costui che era riuscito a scacciare il demonio mentre essi avevano fallito. Solo se si è disinteressati nel proprio cammino di fede si riesce ad ottenere il miracolo.

  1. Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40. chi non è contro di noi è per noi.

La risposta di Gesù non si fa attendere: chi opera miracoli nel suo nome, anche se non appartiene al ristretto gruppo dei suoi discepoli, vuol dire che riconosce la sua potenza e la sua autorità. È un invito ad uscire da una mentalità chiusa e settaria.

“Non glielo impedite”: chi ama veramente gode del bene degli altri, delle azioni buone che essi compiono. Nello stesso tempo non è geloso, non possiede il prossimo, non esclude chi non appartiene alla propria cerchia.

Anche noi cristiani dobbiamo rispettare chi segue il Vangelo anche senza saperlo, chi fa del bene anche se non appartiene alla Chiesa: il Regno di Dio è più vasto della Chiesa e non coincide con nessun gruppo. L’importante è seguire l’Amore, l’importante è fare il bene: se seguiremo questa impostazione di vita rispetteremo chiunque si prodighi per fare di questa terra un giardino e loderemo Dio che gli ispira questo desiderio. Cristo infatti dice che abbiamo un solo Padre e che siamo tutti fratelli: non è un modo di dire, è realtà. Chiunque opera il bene viene da Dio e dobbiamo permettergli di agire in suo nome, non importa a quale cultura, a quale nazione, a quale religione appartenga. La terra sarebbe un paradiso se ogni uomo facesse un’azione buona, offrisse un sorriso, desse un po’ d’acqua e un po’ di pane a chi non ne ha, accogliesse chi ha perso tutto. anche il deserto dei cuori, allora, fiorirebbe.

Chi non è contro di noi, è per noi”: se desideriamo essere veramente del Signore, non dobbiamo avere invidia né gelosia per il bene compiuto dagli altri, dal momento che l’obiettivo per tutti è quello di riconoscerlo come Padre e di accoglierci e amarci fra noi. Gli altri non devono essere nostri antagonisti, ma fratelli da amare. Solo in questo modo possiamo creare l’unità dei figli di  Dio.

  1. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

Dare un bicchiere d’acqua nel nome di Gesù a chi ha sete, è equivalente a darlo a Gesù stesso. La “ricompensa” è il termine che mette in relazione con il salario della parabola degli operai chiamati alle diverse ore del giorno (Matteo 20,1-16). Il vero ricambio consiste nell’avere la vita eterna. Attingiamo da questa affermazione di Gesù la valorizzazione del nostro piccolo, nascosto dono quotidiano, del nostro servizio umile e sconosciuto. Da ogni piccolo seme di bene scaturisce il futuro eterno. Dai fatti si evince se siamo davvero persone che cercano il Signore e non la carriera e il protagonismo.

  1. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.

In questo versetto è presente il termine “scandalo” che significa inciampo, causa di caduta. In questo contesto si tratta di dare motivo di perdita o di diminuzione della fede ai fratelli più deboli. Quando avviene questo, Gesù è molto forte nel giudizio contro il colpevole, al punto che utilizza un’iperbole (hyperbolé, “eccesso”: è una figura retorica o un’espressione che consiste nell’esagerare la descrizione della realtà tramite espressioni che l’amplifichino, per eccesso o per difetto): è come colui che viene fatto annegare con una pietra pesantissima al collo. È un modo per far capire la gravità della colpa.

Gesù si identifica con i piccoli (Matteo 25,40.45): coloro che subiscono scandalo, abusi, persecuzioni, violenza, fame, guerra, ingiustizia. Noi cristiani dovremmo essere coloro che riconoscono Gesù nel povero, nell’indifeso, senza diritti, senza casa, senza patria. Chiediamoci se davvero lo facciamo e se siamo fari di luce nella notte del mondo oppure se meritiamo anche noi l’invettiva di Cristo: “è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare”.

  1. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. [44. dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue].

Per comprendere queste espressioni è necessario considerare che per la cultura ebraica le parti del corpo sono collegate con gli istinti umani: la mano (yàd) è la sede delle azioni, la parte del corpo che afferra, prende, ma anche uccide (cfr. Siracide 6,18). Gesù intende dire che bisogna troncare con decisione ogni azione cattiva contro il prossimo. Solo da un cuore buono può nascere un’azione buona e un buon utilizzo delle forze fisiche donate da Dio.

La Geenna era il luogo in cui si riteneva che ci sarebbe stato il castigo finale. Dal punto di vista geografico era la valle di Hinnon, a sud di Gerusalemme, nella quale, all’epoca dei re Ahas e Manasse, vi si sacrificavano figli e figlie agli dei, “facendoli passare per il fuoco” (2Re 23,10). Venne trasformata in inceneritore proprio perché era considerata zona troppo contaminata dai culti pagani antichi.

Gesù insegna che è meglio scegliere di liberarsi dalle cattive inclinazioni, costi quello che costi, pur di evitare il castigo definitivo ed eterno.

  1. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geenna, [46. dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue].

L’uso della parte del corpo per intendere tutta la persona fa parte del linguaggio figurato. Il piede (règhel) può avere il significato di passo veloce di colui che porta buone notizie “sono belli, sui monti, i piedi del messaggero di buone notizie” (Isaia 52,7), ma anche, come in questo caso, vuol dire prendere una direzione sbagliata. Dirigere i nostri passi verso il Signore significa avere il coraggio di lasciare abitudini contrarie alla volontà di Dio. Dobbiamo chiederci stiamo andando verso la Vita vera oppure se ci stiamo allontanando da Lui operando scelte contrarie all’amore e alla volontà di Dio.

  1. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna,

Nella Bibbia l’occhio non è solo l’organo della vista, ma indica anche tutta la persona nella sua interiorità: “La lampada del corpo è l’occhio. Se dunque il tuo occhio è limpido, tutto il tuo corpo sarà illuminato; ma se il tuo occhio è malvagio, tutto il tuo corpo sarà nelle tenebre” (Matteo 6,22- 23). Gesù in questo versetto ci dice che tutta la nostra persona deve essere luminosa, a partire dalla purezza delle intenzioni, dal nostro modo di vedere le cose con lo sguardo di Dio e non dal punto di vista materiale e umano, con trasparenza e non con secondi fini: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Matteo 5,8).

  1. dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

Questo versetto si richiama al profeta Isaia “Quando gli adoratori usciranno, vedranno i cadaveri degli uomini che si sono ribellati a me; poiché il loro verme non morirà, e il loro fuoco non si estinguerà; e saranno in orrore a ogni carne” (Isaia 66,24). Egli prevedeva nuovi cieli e nuova terra, in cui tutti i popoli faranno la volontà di Dio e lo adoreranno, mentre chi si ribellerà a Dio soffrirà il supplizio continuo del verme (segno di decomposizione del corpo) e del fuoco (usato per distruggere i cadaveri), cioè condannati a un castigo senza fine.

La durezza del linguaggio usato da Gesù è giustificata dal fatto che vuole farci evitare le occasioni che ci distolgono dal nostro vero bene. Non dobbiamo colpevolizzare gli altri per il male che ci attornia: cominciamo noi stessi ad eliminarlo dal nostro cuore. È necessaria una decisione radicale: tagliare con tutti gli impedimenti che si separano da Gesù, dall’ascolto della sua Parola, dalla sequela della sua vita. Se perderemo la vita per Lui, la salveremo. Se avremo il coraggio di lasciare le nostre inclinazioni cattive, se ci convertiremo dalle malvagità, se persevereremo nel bene avremo come ricompensa già qui sulla terra la pace interiore e nel futuro la vita eterna, che nessuno ci potrà togliere.

Suor Emanuela Biasiolo

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XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

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Chi non è contro di noi è per noi. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala.

Mc 9,38-43.45.47-48
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 30 Settembre – 06 Ottobre 2018
  • Tempo Ordinario XXVI
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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