Commento al Vangelo del 3 luglio 2011 – mons. Andrea Caniato

12PORTE del 30 giugno 2011 -XIV domenica del tempo ordinario.

Mt 11, 25-30
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo

Il Vangelo

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Nelle settimane passate abbiamo celebrato e rivissuto il cuore della nostra fede, nell’evento pasquale, e poi ci siamo soffermati con sguardo contemplativo sui grandi misteri della nostra fede cattolica: La Trinità, l’Eucaristia, il Cuore misericordioso del Signore.
Riprende ora il corso delle domeniche del tempo ordinario, con la lettura continuativa del Vangelo di Matteo che è nostro punto di riferimento in questo anno liturgico.
E riprendiamo il filo da una pagina brevissima, ma incredibilmente densa. Due parole rivolte da Gesù, una al Padre suo e una ad ogni uomo chiamato a seguirlo.
Gesù eleva la sua benedizione e il suo rendimento di grazie al Padre, Signore del cielo e della terra: al Dio immenso e onnipotente, che è prima e al di sopra di tutte le cose. E qual è il motivo di tanta esplosione di amore e gratitudine? Perché Dio ha voluto manifestare agli uomini, esseri infinitamente piccoli di fronte alla sua grandezza, il suo mistero d’amore: e non solo… per essere certo di raggiungere ogni uomo, non ha rivelato se stesso per la via di impenetrabili speculazioni intellettuali. Dio si è manifestato ai piccoli: questo significa che nessuno è escluso, perché ogni uomo può riconoscere questo linguaggio che Dio ha scelto. È il linguaggio dell’amore, di una storia concreta, vicina e accessibile, una storia fatta di carne e sangue, sudore e speranza, di passione e di dono, la storia del suo Figlio venuto in mezzo a noi.
Chiunque riconosce con cuore limpido e intelligenza semplice in Gesù il volto di Dio, scopre questo amore e riscatta la sua vita dalla miseria e dalla morte.
È veramente impressionante… Il vangelo ci testimonia che nell’inaccessibile e perfettissimo dialogo d’amore tra il Padre e il Figlio, in quell’oceano d’amore che è la Trinità, ci siamo anche noi, piccole creature, destinatari di un dono che sorpassa ogni conoscenza.
La seconda parola è rivolta direttamente a noi, ad ogni potenziale discepolo. Ricordate come iniziava il cammino di fede? Con Gesù che diceva “Seguitemi”, “Venite dietro a me”. Gesù si offriva come esempio: andate dove vado io, fate come faccio io, scegliete come scelgo io. Ora il Signore dice di più: “Venite a me”; Gesù non è più solo un esempio da imitare, ma è l’approdo, il fine della nostra ricerca. Chi lo trova, trova la pace. Solo unendosi a lui l’uomo viene liberato radicalmente dalla stanchezza e dall’oppressione del male. La vita cristiana, la vita nuova in lui è certamente un giogo, un carico da portare, perché resta la fatica e il peso di una conversione sempre da raggiungere: ma è una fatica che dona dignità, che produce la gioia, è come un peso che raddrizza la schiena di chi è ripiegato su se stesso e allarga lo sguardo all’orizzonte del vero bene. (mons. Andrea Caniato)

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