Commento al Vangelo del 29 ottobre 2017 – P. Marko Ivan Rupnik – Congregazione per il Clero

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XXX Domenica del Tempo Ordinario – Anno A 

Questa volta i farisei, visto che i sadducei con le loro domande non erano riusciti a a toglierlo di mezzo, cercano di  mettere alla prova Gesù mandando un dottore della legge, un maestro. Questo è il titolo con cui lui stesso si rivolge a Cristo ed è da notare che nel vangelo di Matteo tutti quelli che chiamano Cristo “maestro” non sono i suoi amici. Infatti lo interroga per metterlo alla prova, cioè per tendergli insidie, per farlo cadere in trappola: è la stessa parola usata al capitolo 4 quando il demonio lo tenta nel deserto.

Gli chiede esattamente ciò che era di abituale discussione tra le scuole rabbiniche, in mezzo a tutte le leggi che avevano quale sarebbe la più importante, la prima. E non è domanda da poco considerando che avevano 365 leggi del no, una per ogni giorno e 248 del sì, cosa non si doveva e cosa si doveva fare.  Ma tutti sapevano che il grande comandamento era quello che anche Dio osservava. E qui sta il tranello. Se Dio osserva il sabato – e questo è il grande comandamento di Israele – perché Gesù non lo osserva?

Ma Cristo in tutti e quattro i vangeli testimonia un rapporto molto libero verso i comandamenti, e la sua risposta è perciò fuori da ogni aspettativa; cita e corregge radicalmente Dt 6,5 che è in pratica il credo di Israele, e lo separa dai comandamenti per farlo diventare il comandamento, perché l’amore verso Dio e verso il prossimo è il fondamento e il modo di vivere la fede. Amare Dio con tutto il cuore rimanda a quell’antropologia biblica dove il cuore è il centro unitario di tutta la persona, quello che riporta tutto a unità. La unità totale è praticamente solo da Dio, unico che è tutto e intero in ogni suo atto, gesto e pensiero, proprio perché è amore. Solo l’amore unisce tutto non con forza e non dall’esterno, ma amando.

Con tutta l’anima, nefesh in ebraico, vuol dire con quel soffio che è venuto da Dio, con la vita che hai ricevuto. Cioè amerai il tuo Dio con tutto ciò che sei perché il soffio che è stato soffiato su di te, su questa materia del mondo, ha fatto di te una vita che appartiene a Dio, dunque tu vivrai così che tornerai – te stesso – a Dio, con tutta la tua anima, con tutta la vita che hai ricevuto.

E poi, magnificamente, il testo del Deuteronomio (6,5) dice in ebraico: “e con tutto il tuo molto”, tradotto con tutta la tua forza. Ma qui in Matteo “con tutta la tua mente” (Mt 22, 37). Il molto che si limiterebbe agli averi, a tutto ciò che uno ha, diventa qui la mente, perché Cristo sa bene che questo è il problema di chi lo sta interrogando: non avere una mente mossa dall’amore. La conclusione del discorso di Cristo apre a una lettura ecclesiale, comunionale, perché una mente capace di pensare secondo la relazione con Dio apre all’amore, verso Dio e quindi verso il prossimo (cf Lv 19,18). Emerge qui l’unità dell’amore, compiuto nella divino umanità di Cristo, dove senza scissione e contrapposizione c’è un unico amore verso il Padre e verso l’uomo. Nel Getsemani, in un unico sacrificio, Cristo si consegna al Padre consegnandosi a Giuda e ai briganti.

Perché non è la legge che salva, ma solo l’amore è il senso perché dà la vita, dischiude il perché e il senso illuminando ciò che compiamo (cfr. Gal 2,15-3,14; 1Cor 13). E il senso è uno solo, il Cristo in cui ci troviamo, nostra vita ricevuta al battesimo, riuniti in un solo Corpo perché da fratelli possiamo chiamare Abba Padre, in comunione gli uni con gli altri, anche nelle tensioni, nelle lotte che inevitabilmente fanno parte di questa vita. Ma sempre nella certezza che la comunione del Corpo di Cristo è più forte dei nostri sentimenti che possiamo provare gli uni verso gli altri, anche in senso negativo e distruttivo. Solo stando dentro il Corpo del Signore, sotto il permanente flusso dello Spirito Santo acquistiamo quella mente che ama, cioè impariamo a pensare con amore. Lo scisma tra l’amore e la mente è la radice di tutte le separazioni e di svariati dualismi, non ultimo anche quello tra fede e ragione.

P. Marko Ivan Rupnik – Fonte

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XXX Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Mt 22, 34-40
Dal Vangelo secondo  Matteo

34Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 29 Ottobre – 04 Novembre 2017
  • Tempo Ordinario XXX
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo A
  • Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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