Commento al Vangelo del 28 febbraio 2010 – Paolo Curtaz

Data:

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Seconda domenica di Quaresima, anno di Luca

Gn 15,5-12.17-18/ Fil 3,17-4,1/Lc 9,28-36

Al Tabor

Gesรน entra nel deserto della vita, solidale con noi, con lโ€™umanitร , e viene tentato dal diavolo.

La tentazione, la cui parola significa โ€œpassare attraversoโ€, รจ la dimensione abituale in cui viviamo e ci colpisce proprio perchรฉ credenti e pieni di Spirito Santo. Paradossalmente, รจ buon segno essere tentati, significa che siamo nella logica della conversione.

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In un giorno di nebbia, non si vedono le ombre, solo alla luce della Parola si stagli anche la nostra tenebra.

Gesรน supera la tentazione di un messianismo spettacolare, intrallazzone, magico: Gesรน sarร  un Messia discreto perchรฉ vuole che Dio sia amato per ciรฒ che รจ, non per ciรฒ che da.

Noi, ogni anno, ci diamo un tempo per mettere a fuoco le tentazioni che, continuamente, siamo chiamati a superare.

La tentazione del pane, che riduce la vita a cose o obiettivi, credendo che la felicitร  consista nel conseguire dei risultati.

La tentazione di possedere gli altri, dellโ€™esercitare su di loro un potere.

La tentazione di manipolare Dio che, bontร  nostra, deve fare ciรฒ che noi pensiamo essere essenziale.

Solo con la Parola possiamo superare la tentazione e inoltrarci nel deserto.

Lโ€™obiettivo della quaresima non รจ quello du lucidare la nostra bella immagine spirituale, ma di salire sul Tabor.

Sul Tabor

Siamo entrati nel deserto della quaresima per arrivare fino a lรฌ, su quella piccola collina di Galilea, arsa dal sole, disseminata di alberi frondosi e battuta dal vento del mare.

Vogliamo riscoprire e scegliere che uomini essere, come Gesรน ha scelto che Messia diventare, per potere salire, come gli apostoli, quel piccolo monte che ad ogni credente dice la bellezza di Dio.

Sรฌ, perchรฉ di bellezza, si tratta.

Tabor evoca il momento in cui Gesรน, grande Rabbรฌ, carismatico profeta, svela la sua vera identitร , supera il limite e si dona alla vista sconcertata e stupita degli apostoli. Tabor dice lโ€™assoluta diversitร  di Dio, la sua immensa gloria, la sua indescrivibile bellezza.

Tabor รจ la meta della quaresima.

E questo occorre dirlo e ridirlo a noi cattolici inclini allโ€™autolesionismo, che associamo la fede al dolore, che raffiguriamo sempre Gesรน come il crocifisso, scordandoci del Risorto, e che giร  pensiamo alla quaresima come al tempo della rinuncia e non al tempo dellโ€™opportunitร  e della conversione, del combattimento e della lotta interiore per vincere la gara.

Verrร  il tempo del dolore, e su un altro monte, una piccola cava di pietra in disuso chiamata Golgota, vedremo lโ€™appeso, volgeremo lo sguardo a colui che hanno trafitto.

Il bellissimo

Ma prima โ€“ assolutamente โ€“ occorre ricordarci della bellezza di Dio, della sua inebriante presenza. La liturgia, provocatoriamente, pone la trasfigurazione allโ€™inizio del cammino penitenziale, per indicarci il luogo da raggiungere. Se pongo dei gesti di conversione e di solidarietร , di rinuncia e di digiuno, di preghiera e di essenzialitร  รจ solo per poter essere libero e vedere la gloria del Maestro.

Siete giร  saliti sul Tabor nella vostra esperienza di fede?

Dio ci dona – a volte โ€“ di assistere alla sua gloria.

โ€œRaptimโ€, diceva il grande Agostino. Fugacemente.

Un momento di preghiera che ci ha coinvolto, una messa in cui siamo stati toccati dentro, una giornata in quota in mezzo alla neve con la bellezza della natura che diventa sinfonia e ci mozza il fiato. Attimo, barlumi, in cui sentiamo lโ€™immenso che ci abita.

E il sentimento diventa ambiguo: talmente grande da averne paura, talmente infinito da sentircene schiacciati, talmente immenso da restarne travolti.

รˆ la paura che prende Pietro e compagni, รจ il terrore che abita Abramo prima di incontrare il suo Dio. Il sentimento della bellezza di Dio, la percezione della sua maestร  ci motiva e ci spinge. Pietro lo sa: โ€œรˆ bello per noi restare quiโ€.

Finchรฉ non giungeremo a credere grazie alla bellezza che ci avvolge, ci mancherร  sempre un tassello della fede cristiana.

Sapete perchรฉ sono cristiano, amici?

Perchรฉ non ho trovato nulla di piรน bello di Cristo.

Dovremo forse ricuperare questo aspetto nella nostra vita cristiana, ripartire dalla bellezza. Le nostre periferie sono orrende, orrende le cittร , orribili le finte-vacanze che ci vengono proposte in mezzo a finti paesaggi immacolati. Orribile il linguaggio e le persone che ci raggiungono dal mondo della politica e dello spettacolo. Orribile la vita caotica e tesa che siamo costretti a vivere, sempre spronati alla concorrenza, alla lotta, alla sfida. Orribile il dolore che nasce quando lโ€™amore esplode, quando il dolore che ci creiamo e alimentiamo, ci travolge.

Abbiamo urgente bisogno di bellezza, della bellezza di Dio che รจ veritร  e bene e bontร .

Mission possible

Non รจ forse questa la fragilitร  della nostra fede contemporanea?

Non รจ forse questa la ragione di tanta tiepidezza della nostra comunitร ?

Non abbiamo forse smarrito la bellezza nel raccontare la fede? Nel celebrare il Risorto?

รˆ noioso credere. Giusto โ€“ certo โ€“ ma immensamente noioso.

Il Vangelo di oggi ci dice, al contrario, che credere puรฒ essere splendido.

Varrebbe la pena di ricuperare il senso dello stupore e della bellezza, lโ€™ascolto dellโ€™interioritร  che ci porta in alto, sul monte, a fissare lo sguardo su Cristo.

Facciamo delle nostre messe dei luoghi di bellezza: il silenzio, il canto, la fede, il luogo in cui preghiamo, puรฒ riportare un briciolo di bellezza nella nostra quotidianitร .

Facciamo delle nostre vite delle profezie di bene e di armonia, pronti a donare, a sorridere, a perdonare con matura e sofferta consapevolezza. Tiriamo fuori tutto il bello che cโ€™รจ in noi.

Sognoย  e lotto per la rivoluzione della bellezza, la conversione allโ€™amore, come discepoli di questo bellissimo Dio che stiamo cercando.

Dio, lo splendido, ci rende splendidi, se lo lasciamo fare.

Paolo Curtaz

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