Commento al Vangelo del 27 marzo 2016 – Antonio Riboldi – Vescovo

Omelia del giorno 27 marzo 2016

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Gesù è risorto e noi con Lui: Alleluia!

Mi preme anzitutto porgere a tutti un grande augurio per questa divina e sublime Festa, che riguarda tutti noi ed è la vera sorgente della speranza e della felicità:

la Santa Pasqua.

La Gioia che Gesù ci dona raggiunga tutti e dia alla vostra vita il ‘vero respiro’ del cuore, che sgorga proprio dall’ Amore misericordioso del Padre. Auguri e vi assicuro che tutti sarete presenti nella mia preghiera e Gioia, con affetto.

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La Pasqua è, per noi cristiani, la più grande festa dell’anno liturgico. Vogliamo metterci per un giorno nei panni degli Apostoli, di Maria SS.ma, Sua Madre, e di quanti amavano Gesù, pronti a seguirLo fino in fondo. E Lo amavano sul serio, ‘scelto’ come ‘il Tutto della vita’.

Per Maria SS.ma poi Gesù era ‘il figlio prediletto’. Un figlio ‘venuto dal Cielo’, è proprio il caso di dirlo: annunziato dall’arcangelo Gabriele, nato per opera dello Spirito Santo, circondato da tante profezie e fatti straordinari, ma anche il Figlio dell’uomo, ‘intessuto’ nel Suo verginale grembo, ‘sangue del suo sangue’.

I 30 anni, vissuti ‘insieme’ a Nazareth, nella semplicità e povertà, dovevano essere stati per Lei una vera esperienza di fede del ‘vivere con Dio’, anche se l’ombra della Croce era sempre presente, a cominciare dalla Natività a Betlemme. Con il cuore sempre pronto a ricevere e conservare ciò che sentiva, vedeva ed accadeva al Figlio, chi meglio di Maria poteva affermare quanto poi anche l’apostolo Paolo dirà di sé: ‘Per me vivere è Cristo?’. Un grande Bene, un Dono celeste, come nessun altro: un vivere in pienezza, che non può avere nulla di migliore da contrapporre.

E Maria lo aveva accolto, questo Dono, vivendolo fino in fondo, accompagnando Gesù nella Sua missione, fino a percorrere la via del Calvario, ‘stando’ sotto la Croce, completamente unita a Lui.

Ma ora Gesù era morto, era stato sepolto. Scomparso dalla loro vista, ma non dalla loro vita.

Quanti non amavano Gesù, forse avevano ritrovato una misera e umana tranquillità di chi non sa, ancora oggi, riconoscere il Bene che è Dio per tutti, e quindi non possono amarLo.

Sapevano – come sappiamo – che le futilità, di cui tante volte riempiamo la nostra esistenza, ci nutriamo, sono come i fiori di cartapesta, ma si accontentavano, anzi forse preferivano questo: ‘uomini di dura cervice’, arroccati nel proprio ego.

Per Maria e gli Apostoli deve essere stato davvero angosciante e triste quel venerdì e sabato santo.

Sulla nostra misera terra era apparsa, in Gesù, il Figlio fatto uomo per noi e come noi, la Grazia, ossia l’Amore stesso del Padre, la Sua Misericordia.

Gesù aveva camminato per un tratto di storia con noi e tra noi uomini. È immensamente bello anche solo sapere che Dio ‘fatto uomo’, abbia sperimentato il sapore della nostra terra, fatto di speranze, ma anche di tante tristezze. Ma quel sabato santo la terra, l’umanità si sentiva nuovamente tremendamente sola.

Voler cancellare le impronte di Dio tra noi – anche oggi – è cancellare l’alito di Vita di Dio in noi.

Ma non era possibile che Gesù, la Vita, fosse stato spazzato via dalla morte, dall’odio o meglio dall’ottusità degli uomini…come pare continuino a voler fare oggi, stupidamente.

Gesù lo aveva affermato più volte: ‘Il terzo giorno risusciterò…Io sono la resurrezione e la vita’.

Grande giorno la Pasqua… come se il passato di noi uomini, pellegrini senza patria dopo il peccato originale, orfani senza gioia, improvvisamente fosse spazzato via, facendoci entrare in un mondo nuovo, ‘nelle braccia del Padre’, aperte per sempre ad accoglierci…sempre che noi ‘rientriamo in noi stessi’ e crediamo in Lui, ‘tornando a Casa’.

Cerchiamo di vivere insieme la Pasqua, mettendoci nei panni di Maria di Magdala, degli apostoli e di quanti non avevano cessato di sperare.

“Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: ‘Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!’. Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”. (Gv. 20, 1-9)

E’ comprensibile l’atteggiamento di smarrimento, di stupore e anche di incredulità in chi era stato vicino a Gesù e Lo aveva visto morire in croce, martoriato. Assomiglia tanto alla nostra incredulità di fronte all’annuncio che un giorno risorgeremo. Se pensassimo che verrà anche per noi la Pasqua, quando saremo noi a risorgere e – speriamo – entreremo nella gloria del Risorto, come vivremmo più intensamente la nostra esistenza quaggiù! È un pensiero che dovrebbe accompagnarci sempre, per dare alla vita quotidiana la giusta prospettiva con il senso dell’attesa di quel giorno.

Se vivessimo in tale consapevolezza, cambierebbe tanto di noi, che a volte ci affidiamo alla vita come una situazione ‘provvisoria’ senza futuro.

Per questo la Pasqua ci aiuta ad entrare nel Mistero della ‘vita con Cristo’. Il saluto dei primi cristiani era: ‘Gesù è risorto! Alleluia!’, e secondo l’invito del beato Paolo VI: ‘Sia l’Alleluja il canto che ci accompagni fino a quando sarà pieno in cielo con Cristo Signore!”.

Antonio Riboldi – Vescovo
www.vescovoriboldi.it

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