Commento al Vangelo del 26 settembre 2010 – Paolo Curtaz

Data:

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Ventiseiesima domenica durante l’anno – Am 6,1.4-7/ 1Tm 6,11-16/ Lc 16,19-31

Lazzari ed epuloni

Facciamoci due conti in tasca, cosรฌ come mettiamo molto impegno nelle cose della terra, e nella gestione dei soldi, in particolare. Investiamo in ciรฒ che davvero puรฒ colmare il nostro cuore, senza lasciarci riempire la testa dallโ€™ansia dellโ€™accumulo.

Cosรฌ diceva la Parola domenica scorsa e oggi, a degna conclusione, Luca ci lascia una tragica parabola che ci scuote nel profondo: la storia di Lazzaro e il ricco epulone (che ho scoperto essere un soprannome che potremmo tradurre: โ€œfestaiolo e mangioneโ€). Un storia che potrebbe ben descrivere la stridente contraddizione del nostro mondo attuale, che costringe alla morte per fame centinaia di migliaia di persone, mentre per molti la preoccupazione รจ quella di perdere di pesoโ€ฆ

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Nomi

Dio conosce per nome il povero Lazzaro (Il nome in Israele รจ manifestazione dellโ€™intimo: Dio conosce la sofferenza di questo mendicante!) mentre non ha nome il ricco epulone che โ€“ peraltro โ€“ non รจ descritto come una persona particolarmente malvagia, ma solo troppo assorbita dalle sue cose per accorgersi del povero che muore davanti a causa suaโ€ฆ

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Dio non conosce il ricco epulone, egli รจ bastante a se stesso, non ha bisogno di Dio, non si pone, allโ€™apparenza, alcun problema religioso, รจ saldamente indifferente e si tiene debitamente lontano dalla sua interioritร .

E Dio rispetta questa distanza.

Il cuore della parabola non รจ la vendetta di Dio che ribalta la situazione tra il ricco e il povero, come a noi farebbe comodo pensare, in una sorta di pena del contrappasso.

Il senso della parabola, la parola chiave per capire di cosa parliamo, รจ: abisso.

Abissi

Cโ€™รจ un abisso fra il ricco e Lazzaro, cโ€™รจ un burrone incolmabile.

La vita del ricco, non condannato perchรฉ ricco, ma perchรฉ indifferente, รจ tutta sintetizzata in questa terribile immagine: รจ un abisso la sua vita.

Probabilmente buon praticante (Come causticamente dice Amos condannando i potenti del Regno del sud indifferenti al crollo del Regno del Nord, avvenuto ad opera degli Assiri nel 722 a.C.), non si accorge del povero che muore alla sua porta.

Lโ€™abisso invalicabile รจ nel suo cuore, nelle sue false certezze, nella sua supponenza, nelle sue piccole e inutili preoccupazioni.

In altri tempi, questโ€™atteggiamento veniva chiamato โ€œomissioneโ€: atteggiamento che descrive un cuore che si accontenta di stagnare, senza valicare lโ€™abisso e andare incontro al fratello.

Abisso di chi pensa di essere sufficientemente buono, e devoto e normale rispetto al mondo esterno, malvagio e corrotto. Di chi pensa di non essere migliore, ma certo non peggiore dei tanti delinquenti che si vedono in giro.

Lโ€™obiezione โ€œChe ci posso fare?โ€, di fronte alle immense ingiustizie dei nostri giorni, qualche offerta caritativa, qualche buona devozione, tacitano e asfaltano le coscienze, intorpidiscono il cuore.

E lโ€™abisso diventa invalicabile. Neppure Dio riesce a raggiungerci.

Di nuovo il sociale

No, non so cosa fare di fronte alle tragedie di questo mondo.

So che non posso rifugiarmi nel caloroso rapporto intimo con Dio; so che se la mia fede non valica la mia devozione personale e diventa servizio, impegno, resta sterile. Come dicevamo domenica scorsa, il Signore loda la scaltrezza, lโ€™arguzia di chi si siede e riflette, cerca soluzioni.

Lร  dove viviamo siamo chiamati ad amare nella concretezza.

Se abbiamo giร  compiuto le nostre scelte, lavorative, affettive, siamo chiamati a vivere una cittadinanza consapevole, che si fa carico del proprio vicino, come il Samaritano.

Se sentiamo che questo mondo ci va stretto, che questa vita che altri hanno scelto per noi e che altri dirigono, possiamo avere il coraggio del dono: partire, restare, cambiare, lโ€™importante รจ agire con amore umile e concreto.

Siete una coppia giovane? Perchรฉ non partite per qualche anno di volontariato internazionale? Hai finito la tua stagione lavorativa? Perchรฉ non apri una cooperativa sociale o ti inventi qualcosa per gli ultimi?

Lโ€™ho visto, amici lโ€™ho visto con questi miei occhi.

Giovani coppie partire per il Brasile o la Colombia, per creare cultura, consapevolezza. Nonni in etร  di pensione tirar su delle cooperative che danno lavoro a decine di diversamente abili. Giovani dedicare lโ€™estate a fare campi di lavoro in Romania e in Albania.

Siamo chiamati a riconoscere Lazzaro, insomma, a riconoscere la sua presenza in mezzo a noi.

Compassione

Ma, prima dellโ€™impegno, esiste un atteggiamento che, tutti, possiamo avere, anche se non siamo in grado o non possiamo fare nulla di diverso da quello che stiamo giร  facendo.

Stai serena sorella che lavori e ti occupi di tuo marito e dei tuoi bambini: quella รจ la tua Nigeria. Staโ€™ sereno fratello che stai studiando economia: in quel mondo di squali sei chiamato a disegnare nuovi sentieri di umanizzazione!

Ma tutti, tutti noi, sempre, siamo chiamati a vedere, a capire, a prendere a cuore.

Dio si รจ chinato sulla sofferenza degli uomini. Prima del ragionamento sociale o politico, prima dellโ€™arrendersi o del rimboccarsi le maniche, prima di tutto, siamo chiamati ad avere compassione. A sentire dentro, a sentire il dolore come Dio lo sente (Quando dolore in Dio! Quanto amore, in lui!). Questo sรฌ, tutti possiamo viverlo.

Un mondo pieno di compassione adulta (non pietistica, non mielosa, non rassegnata) cambierebbe il nostro fragile e incarognito mondo, statene certi.

Soluzioni

Il Vangelo di oggi, concludendo la riflessione di domenica scorsa, ci dice che lโ€™anticonsumismo รจ la solidarietร , la condivisione. Una condivisione, perรฒ, intelligente.

รˆ finito il tempo delle elemosine โ€œuna tantumโ€, dellโ€™Euro sganciato per far tacere il fastidio dellโ€™insistenza di chi chiede e la coscienza. Dio chiama per nome Lazzaro, non gli sgancia un Euro. Si lascia coinvolgere, ascolta le sue ragioni, non accetta gli inganni, aiuta a crescere. Cosรฌ la nostra comunitร , sempre piรน, deve lasciare che lo Spirito susciti in mezzo a noi nuove forme di solidarietร  che rispondano alle nuove forme di povertร .

La sete del ricco, finalmente sete di chi ha capito, รจ una sete che fin d’ora percepiamo se abbiamo il coraggio di ascoltarci dentro.

Lโ€™ammonimento di Amos che condanna gli โ€œspensierati di Sionโ€, cioรจ i superficiali di tutti i tempi, ci aiuta a spalancare gli occhi e vedere i nuovi Lazzaro alla porta.

Infine ci giunge un richiamo forte alla conversione: epulone rimpiange il fatto di avere vissuto con superficialitร  i tanti richiami che gli venivano fatti, ed invoca un miracolo per ammonire i suoi fratelli. Ma non gli sarร  dato alcun miracolo, alcun segno ulteriore: ha avuto sufficienti occasioni per capire. E per cambiare.

I profeti e la Parola del vangelo dimorano abbondanti in mezzo a noi, a noi di accoglierli!

www.paolocurtaz.it

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