Commento al Vangelo del 24 Novembre 2019 – p. Roberto Mela scj

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Quando entrerai nel tuo regno

Cristo Signore re dellโ€™universo

Nellโ€™ultima domenica dellโ€™anno liturgico la Chiesa alza lo sguardo a Cristo Signore re dellโ€™universo. Egli รจ il centro della sua fede, la fonte della sua speranza, la sede personale dellโ€™esercizio di un dolce dominio di servizio a tutte le persone di ogni tempo, e al mondo intero, perchรฉ ciascuno raggiunga la pienezza della propria vita.

La Chiesa professa la sua fede nel fatto che il mondo e gli uomini siano stati creati โ€œper mezzo di/diaโ€ Cristo Gesรน e โ€œin vista/eisโ€ di lui (cf. Col 1,16). โ€œIn lui tutte le cose sussistono/ta panta en autลi synestฤ“kenโ€ (Col 1,18b). Con la sua risurrezione egli ha ottenuto โ€œil primato su tutte le cose/hina genฤ“tai en pasin autos prลteuลnโ€. 1Cor 8,6 afferma da parte sua: ยซPer noi cโ€™รจ un solo Dio (Theos), il Padre dal quale (ex hou) tutto proviene e noi siamo per lui (โ€œverso di lui/eis autonโ€); e un solo Signore (Kyrios), Gesรน Cristo, โ€œin virtรน del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui/diโ€™ hou ta panta kai hฤ“meis diโ€™ autouโ€ยป.

La regalitร  e la primazialitร  di Gesรน fin dalle origini possono essere costatate nella bellezza del creato e nella grande dignitร  dellโ€™uomo. La regalitร  universale di Gesรน Cristo Signore ha una connotazione dโ€™amore oblativo deducibile da come egli ha vissuto lo scampolo della sua vita terrena, at-testata nella testimonianza dei Vangeli e della vita della Chiesa primitiva.

Nessuna volontร  egemone della Chiesa sul mondo e sui popoli della terra. Nessuna esaltazione della potenza dominatrice del proprio Signore a puri fini di una volontร  di potenza solo velatamente celata. La solennitร  odierna รจ una festa di affidamento fiducioso allโ€™unico Signore che ha dimostrato di voler bene agli uomini piรน di quanto se ne vogliano loro stessi. รˆ fonte di serenitร  sapere nelle mani di chi siamo custoditi, dagli occhi di chi siamo guardati, dal cuore di chi siamo amati. Coloro che conoscono il loro Fine di amore vivono nella serenitร  e nella gioia i loro giorni sotto il sole, nel gareggiare a vicenda nella regalitร  dellโ€™amore.

1 e 2 Samuele

Secondo lo studioso Massimo Gargiulo, che ha composto un pregevole commentario scientifico a questo complesso letterario, 1-2 Sam puรฒ essere cosรฌ articolato:

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1Sam 1,1โ€“7,7 Nascita e gioventรน di Samuele; 8,1โ€“15,35 Lโ€™istituzione della monarchia: Saul e Samuele; 16,1โ€“31,13 Saul e David; 2Sam 1,1โ€“5,5 Una via di sangue per un re innocente; 5,6โ€“8,18 La capitale e il consolidamento del regno; 9,1โ€“20,26 La successione; 21,1โ€“24,25 Episodi conclusivi della vita di Davide.

2Sam 1,1โ€“5,5 puรฒ essere a sua volta articolato in questo modo: 1,1-27 Altra versione della morte di Saul ed elegia di David; 2,1-7 Davide re di giuda; 2,8โ€“4,12 Ish-Boshet re di Israele e guerra tra la casa di Saul e la casa di David; 5,1-5 Davide re su tutto Israele.

La narrazione di 1-2 Sam ha ampi blocchi letterari dominati dal genere della storiografia tragica, secondo la quale molti personaggi importanti sono preda di un destino tragico a causa delle loro infedeltร , anche se cโ€™รจ un tentativo di riscatto in una fine scelta personalmente come nel suicidio di Saul.

1-2 Sam abbraccia varie sezioni letterarie di tradizioni antiche, soprattutto quelle riguardanti la successione di Davide a Saul.

Per la data di composizione, gli studiosi variano le loro ipotesi da unโ€™epoca immediatamente successiva ai fatti narrati a una del post-esilio nella quale si assemblarono e si sistemarono le varie fonti, come pure forse alla fine dellโ€™ epoca ellenistica quale ultima data di rimaneggiamenti delle fonti.

Le tribรน a Hebron

Eliminati tutti i pretendenti al regno su tutto Israele, i rappresentanti di tutte e dieci le tribรน del Nord (= Israele) e poi tutti gli anziani si recano a Hebron da Davide, che giร  regnava da sette anni e mezzo sul regno del sud, il regno di Giuda. Hanno capito che David รจ lโ€™uomo forte che puรฒ unificare tutte le tribรน sotto il suo governo, facendone unโ€™unitร  compatta che meglio possa resistere alle pressioni dellโ€™ambiente circostante. Essi si presentano come legati da una stretta relazione genetica, come quella che Adam riconobbe al momento della โ€œcostruzioneโ€ di Eva dal suo fianco (cf. Gen 2,23).

I rappresentanti delle tribรน ricordano a Davide come giร  al tempo in cui su di loro era re/melek Saul era di fatto lui a guidare le sortite di Israele (ยซcolui che faceva uscire ed entrare Israeleยป, cf. 1Sam 8,20), ottenendo le vittorie piรน eclatanti ed esercitando in tal modo una delle funzioni tipiche della regalitร .

Nel passo che stanno facendo, tutte le tribรน riconoscono una continuitร  di fatto che va assecondata e perfezionata. Nellโ€™agire โ€œregaleโ€ vittorioso di David, le tribรน riconoscono unโ€™attivitร  conforme alla volontร  di YHWH che aveva dato a Davide il ruolo di โ€œpastoreโ€ sul popolo: ยซTu pascerai il mio popolo Israele/โ€™attฤh tirโ€˜eh โ€™et-โ€˜ammรฎ โ€™et-Yiล›rฤโ€™ฤ“lยป (cf. 1Sam 17 e 2Sam 24,17).

Gli anziani ungono Davide come re

Dopo ยซtutte le tribรนยป (v. 1), anche โ€œtutti gli anziani/kol-ziqnรช Yiล›rฤโ€™ฤ“lโ€ si recano a Hebron, ma di fatto รจ il re (di Giuda) Davide a โ€œstringere con loro un patto/tagliรฒ con loro il re David un patto/wayyikrลt lฤhem hammelek Dฤwid berรฎtโ€ alla presenza di YHWH, garante ultimo della persistenza del patto e dellโ€™esistenza stessa del suo popolo.

Dopo che gli uomini di Giuda avevano โ€œunto/wayyimลกeแธฅรปโ€ (< mฤลกaแธฅ) Davide come loro re a Hebron (cf. 2Sam 2,4), ora gli anziani โ€œungono/wayyimลกeแธฅรปโ€ Davide come โ€œre/melekโ€ anche su Israele (= regno del Nord). Davide aveva trentโ€™anni: lโ€™etร  tipica di un uomo maturo, adatto a prendersi piena responsabilitร  nella vita sociale, religiosa e politica.

Lโ€™autore biblico annota anche la durata del regno, unโ€™altra cifra simbolica, quarantโ€™anni. La durata di una generazione. โ€œQuarantaโ€ era anche il tempo simbolico richiesto per la maturazione piena di unโ€™esperienza di conversione (cf. i 40 anni di cammino di Israele nel deserto), di vittoria sul male nella preghiera e nel digiuno (cf. Mt 4,2) o di acquisizione dello status di discepolo (cf. At 1,3).

Davide regnรฒ su Giuda sette anni e sei mesi a Hebron e trentatrรฉ anni e sei mesi a Gerusalemme, su Giuda (ex regno del Sud) e Israele (ex regno del Nord). Vi regnรฒ dopo averla conquistata con astuzia (cf. 2Sam 5,6-12). La scelta di Gerusalemme, cittร  gebusea non appartenente in precedenza a nessuna tribรน di Israele, per farne la capitale del nuovo regno, fu dettata anche dalla sua posizione strategica, quasi al centro dei territori delle varie tribรน.

Il re messianico

Nellโ€™unzione di David a re di tutto Israele e di Giuda vengono menzionati dei termini che acquisiranno nel tempo una sfumatura messianica.

Lโ€™unzione di David a Unto di YHWH annuncia una figura messianica di un re che avrebbe regnato su territori ben piรน vasti, con una regalitร  non piรน segnata della pax militaris ma dalla pace vera, acquisita col dono generoso della propria vita. Un Germoglio giusto, un discendente della casata davidica che avrebbe portato pace e prosperitร  a tutti i popoli della terra, assicurando lโ€™esercizio effettivo del diritto soprattutto verso i piรน deboli (cf. Sal 72).

Lโ€™espansione messianica della figura regale del re di Israele discendente della casata davidica (cf. 2Sam 7) farร  sรฌ che la โ€œveritร โ€ della regalitร  di David sia, alla fine, assunta ed esplicata nella regalitร  dโ€™amore di Gesรน, vissuta nel servizio e nella donazione di sรฉ.

Sal 2; 72; 89,20-21; 110; 127,3; 132,11-12; 2Sam 7; Is 9,6; Ger 23,5; Zc 3,8; 6,12-13; Dn 7,14โ€ฆ formano una โ€œcollana โ€“ una hazirah direbbero gli ebrei โ€“ messianicaโ€ che porta fino al centro dellโ€™annuncio dellโ€™Angelo a Maria, contenente la sua vocazione specifica: diventare la madre del figlio dellโ€™Altissimo: ยซEd ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesรน. Sarร  grande e verrร  chiamato figlio dellโ€™Altissimo; il Signore Dio gli darร  il trono di Davide suo padre e regnerร  per sempre sulla casa di Giacobbe [= Israele, cf. Gen 32,28-29] e il suo regno non avrร  fineยป (Lc 1,31-33).

Anche la funzione โ€œregaleโ€ di pascere Israele (e non solo) sarร  ripresa da Gesรน nel Nuovo Testamento: cf. Mt 18,12-14; Lc 15,3-7; Gv 10,1-18. Il discendente davidico Gesรน โ€“ โ€œYHWH salvaโ€ โ€“ realizzerร  in pienezza il compito regale di Davide, assumendo e ampliando a dismisura in ampiezza, altezza e profonditร  la promessa antica fatta a al re Davide (cf. 2Sam 7,14; cf. Ef 3,18).

Costui รจ il re dei giudei

Secondo R. Meynet, la sequenza Lc 23,26-56 โ€œIl re dei giudei, Cristo di Dio, รจ giustiziatoโ€ puรฒ essere strutturata in modo retorico-letterario in questo modo:

Gesรน รจ portato via per essere giustiziatoย ย ย ย ย ย ย ย  23,26-32

Crocifisso, Gesรน prega il Padreย ย ย ย  ย ย ย ย ย ย ย ย  ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย  ย 33-34

Giudei e romani di fronte a Gesรนย ย ย ย ย ย ย ย ย ย  35-37

Ciรฒ che รจ scritto: โ€œCostui รจ il re dei Giudeiโ€ย ย ย ย ย ย ย ย ย  ย ย ย ย ย ย ย ย  38

I due banditi accanto a Gesรนย ย ย ย ย ย ย  ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย  39-43

Morente, Gesรน prega il Padreย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย  44-46

Gesรน รจ deposto nella tombaย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย  47-56

Folle e popolo a spettacolo

Lโ€™evangelista Luca menziona velocemente la crocifissione di Gesรน (v. 33b), mentre ricorda tre volte la presenza dei due malfattori (vv. 32.33.39) crocifissi con lui. La scena รจ approntata, con i suoi tre personaggi principali esposti al pubblico ludibrio.

Nel corso della passione di Gesรน, โ€œil popolo/ho laosโ€ (v. 35) assume sempre piรน, secondo Luca, un atteggiamento meno accusatorio e sempre piรน contemplativo (โ€œstava in piedi il popolo contemplante/heistฤ“kei ho laos theลrลnโ€). Non รจ qui la folla indistinta e becera, massa bruta in balรฌa del maneggio dei potenti di turno.

รˆ il popolo santo di Israele che inizia un percorso riflessivo di contemplazione e di presa in carico del male che si sta compiendo. Assieme al โ€œpopoloโ€ ci sono anche โ€œtutte le moltitudini/pantesโ€ฆ hoi ochloiโ€ convenute โ€œa questo spettacolo/epi tฤ“n theorian tautฤ“nโ€. โ€œContemplando a fondo le cose successe/theลrฤ“santes ta genomenaโ€, battendosi il petto โ€œse ne tornavano (a casa)/si convertivano/hypestrephonโ€.

Sulla croce, il Crocifisso prega il Padre per gli uomini suoi uccisori, scusandoli perchรฉ non sanno quello che stanno facendo: un peccato inavvertito, una shegagah, non fatto โ€œa mano alzataโ€.

Soldati e capi

I soldati, innominati, per il momento si limitano a dividersi le vesti del condannato, tirandole a sorte. Compiono cosรฌ la Scrittura contenuta nel Sal 22,18. Si spartiscono la dignitร  del Signore crocifisso, la sua persona, cosรฌ che la sua regalitร  umano-divino appartenga a unโ€™umanitร  sempre piรน vastaโ€ฆ

I capi scherniscono esplicitamente il Crocifisso. Ammettono che Gesรน ha salvato altri (allous esลsen; cf. Lc 7,50 la donna peccatrice; 8,36 lโ€™indemoniato geraseno; 8,48 lโ€™emorroissa; 8,50 la figlia di Giairo; 17,19 il lebbroso samaritano tornato a rendere gloria a Dio; 18,42 il cieco di Gerico; 19,10 Zaccheo: Gesรน รจ venuto a salvare ciรฒ che era perduto). Con lui รจ nato a Betlemme un salvatore che sarร  di grande gioia per tutto il popolo (cf. Lc 2,11).

Salvi se stesso!

ยซSalvi se stesso, se รจ โ€“ come lui dice di essere โ€“ il Cristo/lโ€™Unto di Dio, lโ€™Elettoยป.

Ironia verbale drammatica. A livello inconsapevole, in bocca agli avversari di Gesรน lโ€™evangelista Luca mette una grande veritร  circa la persona di Gesรน che essi non vogliono ammettere a livello consapevole. Gesรน รจ veramente il Cristo, lโ€™Unto di Dio. รˆ stato proclamato tale giร  al momento del battesimo al Giordano: ยซVenne una voce dal cielo che diceva: โ€œTu sei il Figlio mio, lโ€™Amato/(= lโ€™Unigenito), in cui ho posto la mia compiacenzaโ€ยป (cf. Lc 3,22). Ma i capi non si erano degnati di farsi battezzare con i poveri peccatori al Giordano.

ยซHa salvato altri, salvi se stesso seโ€ฆยป

Sรฌ, Gesรน potrebbe salvarsi, ma non รจ venuto per questo sulla terra. ยซChi vuole salvare (sลsai) la propria vita, la perderร , ma chi perderร  la propria vita per causa mia, la salverร  (sลsei)ยป (Lc 9,24) aveva ricordato Gesรน fra le esigenze richieste ai discepoli dopo aver rivelato per la prima volta la sua fine di morte e risurrezione.

Salvare se stesso sarebbe per Gesรน equivalente a perdere se stesso: equivarrebbe ad annullare e a rinnegare lo stile unico di proesistenza che aveva sposato fin dallโ€™inizio della sua vita. Lui salva altri perdendo se stesso, non scendendo dalla croce, non bypassando la morte crudele, non rifuggendo al male Assoluto che lo circonda: In questo modo lo redime tutto, dallโ€™interno, mediante unโ€™assunzione generosa, innocente, altruista. ยซCiรฒ che non viene assunto non viene redentoยป affermava Atanasio (Quod non est assumptum, non est sanatum)โ€ฆ

Re dei giudei/Re di Israele

Ora anche i soldati iniziano a irridere Gesรน crocifisso. Gli si accostano portandogli del vino acidulo che possa placargli in parte la sete. Al tempo stesso, per difetto professionale militaresco, colpiscono al cuore la sua regalitร . ยซSe tu sei il re dei giudei, salva te stessoยป. La loro perfida irrisione diventa confessione di un aspetto fondamentale dellโ€™identitร  di Gesรน: la sua regalitร . Nellโ€™espressione dei soldati si fa riferimento alla regalitร  politica: re dei giudei รจ, infatti, la variante politica della confessione religiosa dei giudei nel loro re: โ€œre di Israeleโ€.

Gesรน porta al luogo del supplizio il palo orizzontale del patibulum. Luca ricorda il titulus (gr. epigraphฤ“), il cartiglio che, dopo esser stato appeso al collo del condannato nel cammino verso il luogo dellโ€™esecuzione, era fissato normalmente in cima allo stipes, il palo verticale che si trovava giร  infisso nel terreno dove avveniva la crocifissione.

Il titulus ricordava esplicitamente e pubblicamente il motivo giudiziario (gr. aitia, cf. Mt 27,37) della condanna capitale che il condannato stava subendo. In casi molto particolari il cartiglio veniva scritto nelle tre lingue conosciute del posto: greco, latino, aramaico.

Luca dice che il cartiglio/gr. epigraphฤ“/lat. titulus era โ€œsu di lui/epโ€™autลiโ€, e non sullo stipes. In questo modo il contenuto dellโ€™epigrafe viene a combaciare strettamente con lโ€™identitร  del Crocifisso.

Lโ€™epigrafe diceva: ยซIl re dei giudei (รจ) questiยป. La motivazione giuridica della pena capitale comminata รจ di tipo politico. Insurrezione, laesa maiestas, attentato alla sicurezza dello Stato erano cause piรน che sufficienti perchรฉ uno schiavo o un ribelle venisse crocifisso (pena che non poteva essere inflitta a un cittadino romano).

Continua lโ€™ironia verbale drammatica di Luca. Cโ€™รจ una veritร  profonda espressa inconsapevolmente (e qui sotto erronee spoglie) nelle parole degli avversari di Gesรน. Gesรน รจ re, ma non il re politico-militare dei giudei. Egli รจ il re religioso di Israele, e non solo. E la sua regalitร  non puรฒ essere sconfitta, annientata. Lโ€™amore sovrano, umano-divino, di Gesรน, re innocente che muore a favore degli altri, sconfigge ogni opposizione di forze umane per instaurare un regno che dura in eterno (cf. Lc 1,33).

I malfattori: โ€œil cattivoโ€ e โ€œil buonoโ€

Uno dei due malfattori (kakourgos) insulta Gesรน alla stessa maniera dei capi e dei soldati (v. 39), sfidando Gesรน a mostrare la sua identitร  di Cristo/Messia/Unto come avevano fatto in precedenza i capi (v. 35). La sua domanda di sfida รจ espressa con una particella interrogativa che nella lingua greca attende necessariamente una risposta positiva. Tu sei il Cristo, sembra confessare il malfattore, seppur in modo dubitativo. Anche lui chiede che Gesรน salvi se stesso, ma aggiunge alla fine: โ€œe anche noiโ€.

รˆ lโ€™umanitร  sfinita dal male che grida il suo desiderio di essere salvata in profonditร , e non solo da una fine orribile sulla croce. Chiede la fine di tutte le croci, di tutte le oppressioni, di tutte le schiavizzazioni degli uomini da parte di altri uomini.

Il malfattore โ€œinsultaโ€ Gesรน perchรฉ fraintende malamente la sua missione (โ€œsalva te stessoโ€), ma esprime con angoscia una giusta richiesta per chi si trova nella palude del male (โ€œsalvaโ€ฆ e anche noiโ€).

La breve pericope riguardante lโ€™altro malfattore (chiamato dalla tradizione โ€œil buon ladroneโ€) รจ riportata solo dallโ€™evangelista Luca. Un Sondergut lucano, come dicono gli studiosi.

In prima battuta, egli rimprovera il suo compagno di pena. Lo invita ad aver timore di Dio, dal momento che si trova a patire la stessa pena di Gesรน, che lo porterร  da lรฌ a poco a confrontarsi col giudizio di Dio.

I due malfattori non erano certo ladri di gallineโ€ฆ Nellโ€™opera dello storico ebreo Flavio Giuseppe i ribelli contro il potere romano, che agivano spesso con tecniche di guerriglia e di insurrezione armata, erano chiamati lฤ“istai, termine che si trova nel passo parallelo di Mt 27,38.44; Mc 15,27.

Niente di โ€œsenza luogoโ€

Il secondo malfattore invita il primo a โ€œtemere Dioโ€, ad avere cioรจ rispetto ossequioso vero una realtร  divina infinitamente piรน grande dellโ€™uomo, e implicitamente alludendo alla sua presenza nella figura di Gesรน. Tutti e tre condannati alla stessa pena. Noi perรฒ giustamente (dikaios), ammette con onestร  il secondo malfattore. Riceviamo infatti โ€“ continua โ€“ cose degne/paragonabili/correlative (axia) alle cose compiute. โ€œQuesti invece/Houtos deโ€, afferma con decisione circa Gesรน โ€“ forse in base a โ€œinformazioni carcerarieโ€ a noi sconosciute โ€“ โ€œnon ha fatto alcunchรฉ di fuori/senza posto/ouden atopon epraxenโ€.

Splendida teologia apofatica che fa da pendant alla teologia positiva su Gesรน che sgorga spontanea dalla bocca delle persone che hanno visto la guarigione di un uomo cieco e balbuziente (kลphon kai mogilalon) in pieno territorio della Decapoli, regione molto ellenizzata ed esposta al โ€œmaleโ€ che la rendeva cieca e capace di lodare YHWH nel tempio: ยซโ€œHa fatto bene ogni cosa! /kalลs panta pepoiฤ“kenโ€, ha fatto udire i sordi e parlare i โ€œsenza parole/muti/alalousยป. Gesรน ha fatto bene ogni cosa, trasformando tutto il male in bene.

Il secondo malfattore riconosce che Gesรน non ha fatto alcunchรฉ di fuori posto, anzi ha fatto bene ogni cosa, trasformando il male fisico, morale e spirituale che lo circondava in bene a lode e gloria di Dio Padre.

Ricordati di me

Ora egli si rivolge con piena confidenza al compagno di pena โ€œimpeccabileโ€, chiamandolo fiduciosamente col solo nome (come รจ spontaneo fare fra carceratiโ€ฆ): ยซGesรน, ricordati di me โ€“ lo supplica โ€“ quando entrerai nel tuo regnoยป. Nella lunga notte che avevano passato (insieme?) in prigione โ€“ impossibile dormire โ€“ forse aveva sentito (da Gesรน stesso?) che il centro del suo annuncio, la passione del suo cuore era il regno di Dio, il suo Regno.

Il malfattore chiede una buona parola, una โ€œraccomandazioneโ€, un โ€œricordoโ€ quando Gesรน sarร  reintegrato nella sua piena dignitร , come lo fu Giuseppe incarcerato ingiustamente dal faraone. Egli si era fatto amico del capo dei coppieri di cui aveva interpretato positivamente il sogno (cf. Gen 40,8-15). Riabilitato, questi si dimenticรฒ completamente della richiesta di Giuseppe di ricordarsi di lui che sarebbe rimasto in prigione. Raccontรฒ infatti al faraone il suo sogno e il fatto che un giovane ebreo lo avesse interpretato in senso positivo, ma si dimenticรฒ completamente di dirgli anche una sola parola di intercessione a favore di Giuseppe rimasto in prigioneโ€ฆ (cf. Gen 41,9-13).

Paradiso

Gesรน conforta con decisione il malfattore, pronunciando una frase nella quale impegna tutta la sua Veritร , la sua persona: ยซIn veritร , ti dico, oggi/sฤ“meron con me sarai in paradisoยป. Ti confermo e ti prometto solennemente (โ€œAmenโ€ allโ€™inizio della frase) โ€“ dice Gesรน โ€“ che oggi stesso, quando la mia morte sarร  trasfigurata in risurrezione, per il fatto stesso che tu sarai con me, sarai nel paradiso, nel magnifico giardino pensile non del re mortale persiano di turno, ma del Padre mio celeste.

Con me sarai nel paradiso, nel mio paradiso, nel Regno mio (cf. v. 42) e del Padre mio. Il regno dei cieli, la mia passione, lo scopo della mia missione, della mia discesa fra gli uomini per salvarli.

Il malfattore sarร  nel paradiso (di Gesรน)/nel Regno (di Gesรน) nellโ€™oggi della salvezza, come lo fu โ€“ solo incoativamente โ€“ per il ricco pubblicano Zaccheo (cf. Lc 9,1-10).

Secondo lโ€™evangelista Luca, lโ€™โ€œoggiโ€ della salvezza รจ sempre stato lo scopo della missione di Gesรน fin dal primo discorso inaugurale tenuto nella sinagoga di Nazaret (cf. Lc 4,21).

Quando incontri me incontri lโ€™oggi della pienezza della tua vita. Ho fatto bene ogni cosa, ho trasformato il male in bene. Cosรฌ sarร  anche per te, malfattore che ti sei aperto a me con fiducia. Hai fatto un piccolo grande passo. Hai innestato un processo, ti sei messo in cammino.

Incontrando me, Regno fatto persona, autobasileia, il tuo male รจ stato assunto e trasformato.

Sei il primo frutto della redenzione che sono venuto a portare sulla terra.

A ligno

Gesรน รจ Re perchรฉ รจ potente, ha in mano ogni cosa.

รˆ il Re di Israele, non il Re dei giudei.

รˆ Re del suo popolo, gloria del popolo di Israele (cf. il vecchio Simeone in Lc 2,32), che si batte il petto โ€œnel ritornoโ€ dallo spettacolo teatrale (gr. theoria).

รˆ il Re di tutti i popoli, il suo regno non ha confini.

Nel suo nome saranno benedetti, salvati tutti i suoi โ€œsudditiโ€ per amore dei quali il Re ha affrontato la morte, vincendola.

Il Re deve essere potente, e non imbelle.

Potenza universale e inarrestabile.

Potenza dalla croce.

Potenza dal cuore del Re crocifisso e risorto.

Regnatย Christusย aย lignoย crucis.

PS: Ai lettori che mi hanno seguito nei tre anni di commenti alla letture liturgiche vadano il mio saluto e lโ€™augurio di ogni bene.

Se padre Roberto Mela, dehoniano, ringrazia coloro che hanno voluto usufruire dei suoi commenti ai testi biblici domenicali e festivi, anche noi ci sentiamo in dovere di ringraziarlo per la sua triennale fatica. Non ci ha offerto delle omelie โ€œpronto usoโ€, ma ci ha fornito un materiale dal quale trarre spunti e insegnamenti. Ricordiamo, in particolare, la valorizzazione dei testi dellโ€™AT. Di molti di essi ci ha fornito il quadro storico e il messaggio teologico. Puntuale, preciso, competente, padre Roberto ci ha introdotto con le sue parole nella ricchezza inesauribile della Parola.

Commento a cura di padre Roberto Mela scj

Fonte del commento: Settimana News

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