Commento al Vangelo del 23 ottobre 2016 – mons. Vincenzo Paglia

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19514745932_eaeae50df7_o[ads2]โ€œLa preghiera dellโ€™umile penetra le nubi, finchรฉ non sia arrivata, non si contentaโ€. Queste parole del libro del Siracide (35,17) ci pongono in continuitร  con quanto abbiamo ascoltato domenica scorsa. La preghiera resta lโ€™orizzonte nel quale la Parola di Dio ci immette. Ma non รจ piรน lโ€™insistenza nel rivolgersi a Dio, come nellโ€™episodio della povera vedova, bensรฌ lโ€™atteggiamento che lโ€™uomo deve avere nella preghiera.

Lโ€™evangelista Luca (18,9-14) inizia la narrazione della notissima parabola del fariseo e del pubblicano che si recano al Tempio, con una premessa che ne mostra la ragione: โ€œGesรน disse questa parabola per alcuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altriโ€. Si tratta in veritร  di una situazione nella quale tutti possiamo ritrovarci.

Ognuno di noi, in fondo, ha una buona considerazione di sรฉ, accompagnata, invece, da un senso piuttosto critico verso gli altri. E credo sia opportuno sottolinearlo nei nostri tempi, perchรฉ รจ diventato fin troppo facile puntare il dito contro gli altri, senza guardare se stessi. Storture e deviazioni avvengono anche perchรฉ lโ€™ambiente spesso le permette o le tollera. Non cโ€™รจ dubbio che la caduta della tensione morale ci vede tutti corresponsabili, seppure in diverso grado, per cui รจ difficile tirarsene totalmente fuori.

La parabola di questa domenica รจ, perciรฒ, davvero attuale: sono davvero molti coloro che si sentono piรน giusti degli altri; potremmo dire che il โ€œTempioโ€ di questo mondo รจ stracolmo di gente che โ€œpresume di essere giusta e disprezza gli altriโ€. Il fariseo, che sta ritto in piedi davanti allโ€™altare e ringrazia Dio per la vita buona che conduce, non รจ solo, รจ circondato dalla maggioranza.

Il fariseo ha da vantare cose che la maggioranza difficilmente puรฒ presentare. In effetti ha qualcosa di esemplare: che vada al Tempio รจ cosa buona; รจ anche bello che non si nasconda da una parte e non si metta in fondo vicino alla porta, come accadeva e accade ancora in molte nostre chiese. Inoltre, quel che il fariseo dice รจ vero: non รจ un ladro, non รจ un imbroglione, non tradisce la moglie ed รจ diverso da quel pubblicano che si รจ fermato in fondo. Poi digiuna veramente due volte la settimana e paga le offerte.

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Non sono cose da poco; non tutti le fanno. รˆ quindi anche giusto che ringrazi Dio. Insomma sembra davvero a posto in tutto. Quanto al pubblicano, cโ€™รจ da dire la stessa cosa, sebbene in tuttโ€™altro senso. Che si fermi in fondo al Tempio non รจ poi cosรฌ esemplare; e se non ha il coraggio di alzare gli occhi al cielo รจ certo per buoni motivi. Se si batte il petto, lo fa a ragione. Si chiama peccatore e lo รจ veramente. Insomma, non รจ una persona che possiamo definire โ€œper beneโ€.

Ma lo sa ed รจ pentito. Ed รจ proprio qui il motivo che fa rovesciare il giudizio della parabola. Gesรน dice chiaramente che davanti a Dio non contano le opere che uno puรฒ accampare, bensรฌ lโ€™atteggiamento del cuore.
Questa parabola รจ certo una lezione sulla preghiera, ma ancor piรน lo รจ circa lโ€™atteggiamento da avere davanti a Dio. Il peccato del fariseo non รจ sul piano delle pratiche religiose (le osserva tutte e con scrupolo), ma su quello della presunzione, dellโ€™autosufficienza, della grettezza e della cattiveria, che lo spinge a giudicare con disprezzo il pubblicano peccatore.

Lo si vede che รจ un peccatore da come giudica il pubblicano: senza pietร . Il fariseo sale al Tempio non per chiedere aiuto o per invocare il perdono; anzi si sente in grado di fare lui le sue offerte a Dio. Ha un cuore pieno di sรฉ.
Il pubblicano, pur avendo raggiunto un notevole benessere nella vita โ€“ magari รจ anche temuto โ€“ al contrario, si sente bisognoso. Egli sale al Tempio non a mani colme ma vuote, non per offrire ma per chiedere.

Il suo atteggiamento davanti a Dio รจ quello di un mendicante che tende la mano (profittiamo per ricordare che i mendicanti davanti alle chiese sono il segno della nostra condizione davanti a Dio, come scrive santโ€™Agostino). Per lโ€™evangelista, il pubblicano รจ il prototipo del vero credente: questi non confida in sรฉ e nelle proprie opere, anche buone, ma solo in Dio.

รˆ ancora una volta il paradosso evangelico: โ€œChi si esalta sarร  umiliato e chi si umilia sarร  esaltatoโ€ (v. 14). Sta anche scritto: โ€œChi รจ povero cerca il Signoreโ€, non chi si sente giusto. รˆ una grande veritร  e una grande saggezza che il Vangelo oggi propone alla nostra riflessione.

mons. Vincenzo Paglia

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XXX Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

Lc 18, 9-14
Dal Vangelo secondo Luca

ย 9Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano lโ€™intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10ยซDue uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e lโ€™altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava cosรฌ tra sรฉ: โ€œO Dio, ti ringrazio perchรฉ non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adรนlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedoโ€. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: โ€œO Dio, abbi pietร  di me peccatoreโ€. 14Io vi dico: questi, a differenza dellโ€™altro, tornรฒ a casa sua giustificato, perchรฉ chiunque si esalta sarร  umiliato, chi invece si umilia sarร  esaltatoยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 23 – 29 Ottobre 2016
  • Tempo Ordinario XXX, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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