Commento al Vangelo del 23 Giugno 2019 – p. Roberto Mela scj

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Guerra e pace

La scena pacifica di Gen 13, con la separazione consensuale di Abramo dal nipote Lot, lascia il campo a una tremenda scena di guerra in Gen 14: ยซAllora il re di Sรฒdoma, il re di Gomorra, il re di Adma, il re di Seboรฌm e il re di Bela, cioรจ Soar, uscirono e si schierarono a battaglia nella valle di Siddรฌm, contro di essi, cioรจ contro Chedorlaรฒmer re dellโ€™Elam, Tidal re di Goรฌm, Amrafรจl re di Sinar e Ariรฒc re di Ellasร r: quattro re contro cinqueยป (14,8-9). Quattro potenti re della Mesopotamia contro una coalizione di reucci di Canaan. La guerra fa strage. Il re di Sodoma e quello di Gomorra fuggono ingloriosamente, cadendo nei pozzi di bitume della loro regione, mentre gli altri alleati fuggono verso la montagnaโ€ฆ dopo aver saccheggiato i beni dei due poveri re caduti nei pozzi (senza morirvi, peraltro, peraltro).

Fra i prigionieri di guerra dei re mesopotamici viene preso anche Lot, โ€œfratelloโ€ (cioรจ nipote) di Abram che abitava a Sodoma. Lo zio Abram, che abitava a Mamre, fa alleanza con tre reucci locali โ€“ Mamre, Escol e Abner โ€“ e con un piccolissimo esercito di 318 uomini insegue i potenti re avversari fino a nord di Damasco e recupera Lot e il bottino di guerra depredato.

Abram non รจ piรน il timido e pauroso uomo dei capitoli precedenti, in cui si mostrava pieno di paura verso i re stranieri, in primis quello dellโ€™Egitto (Gen 12,10-20), โ€œnascondendosiโ€ dietro la persona della moglie Sarร i. Ora รจ sicuro e capace di prendere iniziativa in proprio.

Melchรฌsedek, re e sacerdote

Segue un racconto a โ€œsandwichโ€ (A vv.17; B. vv. 18-20; Aโ€™ vv. 21-24). Al ritorno di Abram nella valle di Save (v. 17), gli si fa incontro il re di Sodoma (sopravvissuto ai pozzi di bitumeโ€ฆ). Con il pretenzioso e svergognato re bituminoso Abram dialogherร  di lรฌ a poco, nei vv. 21-24, lasciandogli ogni cosa in persone e beni, tranne gli alimenti per gli uomini che hanno combattuto. Con lui Abram non vuole aver piรน niente a che fare. Di fatto, perรฒ, questo re assiste alla scena dellโ€™incontro tra Abram e lโ€™altro re, Melchรฌsedek, in una scena senza dialoghi ma ricca di significati.

Con ogni probabilitร  Melchรฌsedek, re di Salem, esercitava la sua regalitร  nella valle di Save, cioรจ la valle del Re (v. 17). Questo personaggio compare allโ€™improvviso dal nulla e di lui non si sa nulla. Il suo nome, Malkรฎ-แนฃedeq significa โ€œil mio re (รจ) giustiziaโ€ ed รจ presentato come โ€œre di Salem/re di pienezza/melek ลกฤlฤ“mโ€.

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Nella tradizione ebraica ล ฤlฤ“m รจ considerata lโ€™antica denominazione di โ€œGerusalemme/Yeruลกฤlayimโ€, il cui nome รจ spiegato popolarmente per assonanza come โ€œcittร  di pace/โ€˜รฎr ลกฤlรดmโ€ o, meglio, โ€œcittร  delle due paciโ€ (la desinenza -ayim รจ tipica dei nomi duali).

Melchรฌsedek รจ presentato come re e anche come โ€œsacerdote del Dio Altissimo/kลhฤ“n leโ€™ฤ’l โ€˜elyรดnโ€. รˆ il primo sacerdote a essere menzionato nella Bibbia. Egli รจ a servizio del Dio altissimo che โ€œcrea/possiede/qลnฤ“hโ€ il cielo e la terra. รˆ il signore dellโ€™universo. Altissimo, e quindi anche potentissimo.

Melchรฌsedek benedice Abram non invocando su di lui la benedizione, ma riconoscendo la benedizione che il suo Dio ha concesso ad Abram nel momento in cui gli ha dato la vittoria sui suoi potenti re nemici e gli ha fatto recuperare il nipote Lot, altre persone e lโ€™immancabile triste bottino di guerra.

La vittoria in guerra, compiuta โ€œdi notteโ€ (v. 15; Abram qui si โ€œnascondeโ€ ancoraโ€ฆ), non รจ quindi merito di Abram, ma del Dio altissimo che lo ha benedetto. Cosa avrebbe potuto fare dโ€™altronde Abram con 318 uomini?

Melchรฌsedek fa uscire allo scoperto una realtร  nascosta perchรฉ sia riconosciuta da tutti, da Abram per primo. Con la prima parte della sua benedizione Melchรฌsedek riconosce ยซche Abram รจ stato portatore della vita di cui Dio รจ il solo padrone, per coloro che riconduce a casa dopo averli liberatiยป (A. Wรฉnin). Nella benedizione โ€œascendenteโ€ verso il suo Dio, il re di Salem conferma e precisa invece ciรฒ che ha appena detto, riconoscendo in โ€™ฤ’l โ€˜elyรดn la fonte della benedizione, che รจ consistita nel sottomettere i nemici al potere di Abram.

Pane, vino

Melchรฌsedek โ€œoffre/fa uscire/hรดแนฃรฎโ€™โ€ ad Abram pane e vino. Il re di Salem si astrae dal contesto bellicoso costituito dai nove re scesi in guerra, e la sua offerta dimostra il suo carattere pacifico. Egli โ€œfa uscireโ€, offre, pane e vino. Lโ€™avido re di Sodoma si era accontentato invece solamente di โ€œuscireโ€ incontro ad Abram, a mani vuote! (v. 17) (pur avendo visto certamente il bottino di guerra โ€“ persone e beni โ€“ riportato a casaโ€ฆ).

Melchรฌsedek porta con sรฉ pane e vino, il cibo e la bevanda tipica della festa. Il pane fortifica lo spossato, il vino rallegra lโ€™animo dellโ€™uomo, suscitando gioia, apertura fraterna, comunione, superamento della piatta quotidianitร  del feriale. Il vino ha un ruolo di assoluto rilievo nelle feste fra fratelli e amici, nelle celebrazioni nuziali, nei pranzi regali e in quelli in cui si stipula unโ€™alleanza di pace. La vita riscattata da Abram per merito del Dio altissimo merita di essere festeggiata, anche andando forse leggermente sopra le righeโ€ฆ

Abram riconosce che il re di Salem รจ benedetto a sua volta da YHWH: ยซBenedirรฒ coloro che ti benedirannoโ€ฆยป (Gen 12,3a). Della realizzazione di questa parola di benedizione Abram si fa mediatore concreto offrendo a Melkรฌsedek la decima di tutto. Egli divide, per cosรฌ dire, la benedizione di cui รจ beneficiario e portatore con colui che ha riconosciuto in lui il benedetto di โ€œDio altissimoโ€.

Abram identifica nel Dio (โ€™ฤ’l, dio generico) altissimo seguito da Melchรฌsedek il dio YHWH che lui adora dal momento della sua chiamata in Harran. Per quale motivo? Con il giuramento con il quale aprirร  successivamente le sue parole rivolte al re di Sodoma (v. 22), Abram condivide ciรฒ che Melchรฌsedek ha detto del suo dio. ยซInfatti, che cosa afferma questโ€™ultimo riguardo a โ€™El โ€˜elyรดn se non che รจ il signore del mondo, che benedice e rende vittoriosi? Non รจ forse anche ciรฒ che Abram ha sperimentato con YHWH, il quale, fin dai primi istanti, si รจ rivelato a lui come un Dio che benedice per far trionfare la vita minacciata, e, questo per tutti i clan della terra (12,1-3)?ยป (A. Wรฉnin).

Avere lo stesso Dio comporta la pace e un profondo accordo fra i due personaggi.

Decima

Abram entra in una dinamica di alleanza con Melchรฌsedek e per questo, allโ€™offerta del pane e del vino ricevuta, risponde a sua volta con lโ€™offerta della decima del bottino di guerra.

ยซLa consuetudine del pagamento al tempio della โ€œdecimaโ€ (maโ€˜ฤƒลกฤ“r) di quanto si possiede viene menzionata, nel Pentateuco, in Lv 27,30-32; Nm 18,21.24.26.28; Dt 12,11.17; 14,23.28; 26,12; (cf. anche Mt 23,23; Lc 11,42; 18,12; Eb 7,2.4.5.6.8.9)ยป (F. Giuntoli).

La Lettera agli Ebrei sfrutterร  a fondo la misteriosa figura di Melchรฌsedek, per farne un tipo di Cristo e del suo sacerdozio: ยซEgli, senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni nรฉ fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio, rimane sacerdote per sempre. Considerate dunque quanto sia grande costui, al quale Abramo, il patriarca, diede la decima del suo bottinoยป (Eb 7,3-4).

Il fatto che il patriarca Abram offra la decima a Melchรฌsedek รจ un segno con il quale riconosce la superioritร  del suo status. Levi e i suoi discendenti, titolari del sacerdozio levitico, sono ancora nei lombi di Abram, ma nel gesto da lui compiuto riconoscono di fatto nel sacerdozio di Melchรฌsedek uno status superiore al loro. Il sacerdozio di Levi e dei leviti รจ di livello inferiore a quello di Melchรฌsedek, dal quale si riceve la benedizione e al quale viene data la decima. ยซOra, senza dubbio, รจ lโ€™inferiore che รจ benedetto dal superioreยป, riconosce la Lettera agli Ebrei (Eb 7,7).

Secondo lโ€™ordine di Melchรฌsedek, proveniente da Dio direttamente, il sacerdozio di Gesรน Cristo, quale Figlio del Benedetto, รจ di livello superiore al sacerdozio levitico, transeunte, responsabile dei sacrifici animali, ripetuti continuamente, incapaci di rendere pure le coscienze degli uomini (cf. Eb 9,9). Il sacerdozio di Cristo รจ per sempre (cf. Eb 5,6). Gesรน Cristo, inoltre, offre se stesso, il proprio corpo preparato dal Padre (cf. Eb 10, 5-7). รˆ questo il suo โ€œpaneโ€ per gli uomini discendenti di Abramo. Egli poi, sommo sacerdote dei beni futuri (Eb 9,11) entrerร  nel Santo dei santi ยซnon mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtรน del proprio sangue, ottenendo cosรฌ una redenzione eternaยป (Eb 9,12).

Pane e vino offrรฌ il re e sacerdote Melchรฌsedek ad Abram (cf. Gen 14,18).

Corpo e sangue offrรฌ il re e sommo sacerdote Cristo Gesรน ai discendenti di Abramo (cf. Eb 10,5; 9,12).

Gesรน dice infatti: ยซNon sono venuto ad abolire la Legge e i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimentoยป (Mt 5,17).

Sui confini

I Vangeli di Matteo e di Marco riportano il racconto di due moltiplicazioni dei pani e dei pesci: una per cinquemila (โ€œcircaโ€ in Mt) uomini โ€“ senza contare donne e bambini โ€“ in territorio giudaico, con lโ€™avanzo di dodici ceste piene di pezzi di pane e di quanto avanzava dei pesci (Mc 6,30-44; Mt 14,13-21). Un numero di ceste che allude alle dodici tribรน di Israele. La seconda interessa invece quattromila (โ€œcircaโ€ in Mc) uomini โ€“ senza contare donne e bambini (notazione assente in Mc) โ€“ in territorio pagano, dove si raccolgono sette sporte di pezzi di pane avanzati (Mc 8,1-10; Mt 15,32-39). Un numero di sporte che allude al numero tradizionale delle nazioni pagane (settanta o settantadue).

Lโ€™evangelista Luca narra invece di una sola moltiplicazione dei pani e dei pesci, ambientata a Betsร ida (Lc 9,10), appena dentro il territorio della tetrarchia di Filippo, che iniziava poco a est della dogana situata a Cafarnao. Era una zona abitata da molti pagani, forse la maggioranza di essi, nelle immediate vicinanze comunque della zona piรน giudaica. Siamo sui confini tra mondo giudaico e mondo pagano. I beneficiari sono circa cinquemila uomini e i pezzi di pane avanzati riempiono dodici ceste (Lc 9,17). Sono numeri e indicazioni geografiche che sembrano attestare il fatto che Luca mescolรฒ le due tradizioni (come accade anche nel Vangelo di Giovanni).

Gesรน invia i Dodici in missione โ€“ nel territorio di Israele, con ogni probabilitร  (cf. Lc 9,1-6) โ€“, e al loro ritorno li prende con sรฉ (paralabลn) e li raduna in disparte a Betsร ida (9,10). Un โ€œritiroโ€ di riposo fisico e mentale, condivisione delle esperienze, con possibili esternazioni di dubbi e di richieste di spiegazione. Una successiva missione di settanta(due: CEI 2008) discepoli sembra essere rivolta invece a territori abitati da una maggioranza di pagani (stando al significato simbolico di settanta[due]).

Responsabilitร  personale

Gesรน ristora i suoi con la sua presenza solidale e partecipe (para-lambanล), con una custodia di amore e di sollecitudine propria del maestro e del pastore dโ€™anime che forma i formatori, perchรฉ assimilino sempre piรน in profonditร  lโ€™animo e lโ€™insegnamento del loro maestro.

Le folle vengono a sapere dove sono e accorrono. Gesรน le accoglie (dexamenos) a partire dalla loro situazione (apo) (= apodexamenos). Accoglie e condivide le loro richieste, le loro necessitร , i loro sogni. Le nutre con la parola sul regno di Dio e le custodisce curando e guarendo quanti avevano necessitร  di terapie (del corpo e dello spirito). Al tramonto, i Dodici invitano Gesรน a congedare la folla perchรฉ se ne vada nei villaggi e nelle fattorie circostanti e ยซvi trovi alloggio, riposo e nutrimento per un ulteriore viaggio come si fa con gli animali da carico a cui siano stati tolti la bardatura e il caricoยป (cosรฌ il significato complessivo di katalyล seguito da euriskล ton episitismon).

I Dodici incoraggiano una solidarietร  e accoglienza diffusa, responsabilizzante la folla al seguito di Gesรน e la gente che abita nei paraggi di quel luogo isolato e dai tratti aridi e desertici (en erฤ“mลi topลi). Un suggerimento sensato, dai lati positivi, ma segnato leggermente da una venatura di deresponsabilizzazione delegante (tutti i verbi sono alla terza persona plurale: ci pensino loro).

Gesรน reagisce con fermezza alla proposta e interpella direttamente i Dodici โ€“ โ€œvoiโ€, pronome personale non necessario e usato enfaticamente โ€“ a intraprendere una e una sola azione, quella del โ€œdonareโ€: โ€œdate/iniziate a donare/compite lโ€™azione del donareโ€ (dote < didลmi, imperativo aoristo). Gesรน รจ guidato da un atteggiamento interno che gli detta una prassi di condivisione (conviviale) che coinvolga personalmente i soggetti. Il dono di sรฉ che Gesรน farร  sulla croce, anticipato allโ€™Ultima Cena nel dono del pane โ€“ segno del suo corpo/persona fatto dono โ€“ e del vino โ€“ segno della sua vita/coscienza proesistente โ€“ rappresenta lโ€™ultimo stadio, lโ€™ultima tappa di una prassi di condivisione (conviviale) che ha animato tutta la sua vita.

Quello che egli intende fare e che vuole che i Dodici capiscano a fondo โ€“ interiorizzandolo โ€œascoltando, imparando e facendoโ€ โ€“, รจ un ennesimo gesto di solidarietร  e di condivisione (conviviale). Non vuole fare un gesto isolato, di tipo miracolistico, impressionante e teso a un ritorno di approvazione sociale e religiosa, ma innestare il nuovo gesto in una prassi giร  consolidata come cifra tipica del suo ministero.

Gran signori

I Dodici fanno ragionevolmente presente a Gesรน la paradossalitร  della situazione, con lโ€™impressionante disparitร  tra il numero delle persone da sfamare e lโ€™estremamente esigua disponibilitร  di alimenti da parte del gruppo dei discepoli. Uno contro mille. A meno che la comunitร  non debba mettersi in discussione, muoversi di persona, cercare, comprare con i propri denariโ€ฆ

Gesรน non risponde nel merito allโ€™obiezione realistica e sensata dei Dodici, ma comanda ai discepoli (il gruppo piรน allargato di coloro che lo seguono) che facciano sdraiare le persone ordinatamente e comodamente a terra, come persone libere che giacciono a un banchetto signorile (kataklinate) appoggiando al suolo, sui tappeti, il gomito sinistro.

Gesรน non vuole nutrire unโ€™accozzaglia di gente raccogliticcia (cf. Nm 11,4), ma un popolo ordinato, dignitoso e compatto, libero e signorile, che fa festa dopo aver ascoltato una parola โ€œregaleโ€ ed essere stato guarito nel corpo e nello spirito. Un popolo che celebra il termine dellโ€™esodo con la festa della libertร , come Israele festeggiรฒ nelle steppe di Galgala la prima Pasqua vissuta nella terra della promessa (cf. Gs 5,10).

I discepoli obbedirono al comando e tutti si misero a giacere da persone libere e nel pieno godimento della loro dignitร  e libertร . Gran signori.

Benedisse, spezzรฒ e diede

Gesรน prende i pochi viveri a disposizione della comunitร , alza gli occhi al cielo/al Padre, fonte di ogni misericordia, compassione e solidarietร . Ricerca e ribadisce la comunione col Padre in ogni azione importante del suo ministero. Ricevuta dal Padre la benedizione discendente di vita e di ogni bene, Gesรน la trasmette ai cinque pani e ai due pesci. Poi li spezza (kateklasen < kataklaล) e li dona ai discepoli perchรฉ li offrano/presentino (paratheinai) alla folla sdraiata ordinatamente per terra (kataklinล). รˆ una sequenza di suddivisioni, in discesa (kata), verso una posizione comoda di libertร  e di condivisione: sdraiarsi giรน a gruppi di cinquanta, spezzare giรน i pani, e infine donare.

Tutti mangiano e sono sazi. ยซTu sazi il desiderio di ogni viventeยป, annuncia riconoscente il salmista (Sal 145,16). Ciรฒ che sovrabbondรฒ alla sazietร  della folla furono dodici ceste di pezzi di pane.

Pane di libertร . Pane di sovrabbondanza nella gioia della comunione e della condivisione.

Secondo lโ€™evangelista Luca, per prima cosa Gesรน raccoglie Israele. Il popolo rinnovato di Israele si sta formando nella libertร  dalla schiavitรน che tenta sempre di alzare la testa in ogni epoca della storia.

Gesรน ha dato il pane di Melchรฌsedek, donando se stesso. Stessa linea di salvezza, che attraversa intatta Antico e Nuovo Testamento.

Il vino del suo sangue lo porgerร  nellโ€™Ultima Cena, sacramento che sigilla la sua prassi di condivisione conviviale e anticipa il dono totale della sua vita di Figlio di Dio che si compirร  sulla croce.

Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News

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