Molto concreto il messaggio delle letture liturgiche odierne. Il discepolo del Signore non vive in cielo, ma sulla terra. Ma vive sulla terra col cuore che serve il cielo, non schiavo di alcunchรฉ. Non ci sono โzone francheโ per le quali la parola di Gesรน non abbia qualcosa da dire nella veritร per la felicitร . Il vangelo รจ una buona notizia liberante per ogni campo dโazione dellโuomo, anche per quella prettamente economica o sociale ad ampio spettro. Il suo fine รจ infatti รจ quello di portare le persone da un โฤbad a un altro โฤbad, dalla schiavitรน al servizio.
Ruggito
ยซIn veritร , il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo piano ai suoi servitori, i profeti. Ruggisce il leone: chi non tremerร ? Il Signore Dio ha parlato: chi non profeterร ?ยป. YHWH ha ruggito di fronte alla situazione del suo popolo e Amos non puรฒ non mettersi a profetare. Fare il profeta non era il suo mestiere. Come ricorda nello scontro al calor bianco con il sacerdote Amasia (Am 7,10-17), egli non faceva parte della confraternita dei veggenti nรฉ aveva qualcuno nella famiglia che avesse fatto in precedenza questo mestiere.
Secondo Am 1,1ss Amos era un allevatore di una certa importanza nel villaggio di Teqoa, 9 chilometri a sud-est di Betlemme (lโattuale Khirbet Taquโa), strapiombante a est sul deserto di Giuda. Il termine โallevatore/nลqฤdโ โ che ricorre solo qui in tutta la Bibbia โ designava nella stele di Mesha i notabili di un paese. In Am 1,1 designa forse un allevatore di bestiame di livello superiore a quello di un semplice mandriano.
In Am 7,14 il profeta descrive il suo mestiere precedente alla vocazione profetica come quello di un โmandriano/bรดqฤrโ e โpungitoreโ o โscortecciatoreโ di sicomori (bรดlฤs ลกiqmรฎm), operazione forse necessaria per farli diventare commestibili. Gli studiosi hanno appurato che nessuna di queste due attivitร veniva compiuta a Teqoa. Egli dovette quindi probabilmente spostarsi per il suo lavoro, acquisendo in tal modo molteplici conoscenze.
Amos visse al tempo dei regni divisi di Israele e di Giuda. Al nord (con capitale Samaria) regnava Geroboamo II (783-743 ca. a.C.), re di Israele, mentre a sud comandava Ozia (781-740 a.C.), re di Giuda. Amos profetizzรฒ tra il 760 e il 722 a.C., forse per breve tempo.
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Sconvolto dal ruggito di YHWH e messo a parte dei suoi piani, Amos (โil portato/il portatore di un fardelloโ) si trova catapultato da sud a profetizzare a Bet El, nella tana del leone. A Bet El cโera il santuario fatto costruire da Geroboamo I al confine meridionale del regno del nord per evitare che la gente andasse a Gerusalemme per il culto. Di fatto, era diventato la cappella reale. Il profeta si trova a portare il fardello del peccato del popolo di YHWH e il fardello di annunciare ad esso la parola del Signore senza se e senza ma.
A ognuno il suo oracolo
Lโattivitร di Amos non si limitรฒ alla proclamazione della parole di YHWH al regno del Nord (= Israele), il contenuto cioรจ delle visioni avute (โParole di Amosโฆ che vide in visione/Dibrรช โAmรดsโฆ โฤลกer แธฅฤzฤhโ, Am 1,1), ma si estese nel suo raggio di azione anche con contro Giuda e le nazioni straniere. YHWH infatti รจ re di tutti i popoli e ha una parola di giudizio per ciascuno essi.
Dopo gli oracoli contro le nazioni, contro Giuda e Israele (Am 1,3โ2,16), il libro di Amos annuncia il castigo previsto da YHWH nei confronti di Israele (3,1โ6,14): alle accuse e alle minacce (3,1โ4,13) segue una serie di โguai/hรดyโ, lamenti profetici accorati di fronte al male compiuto (5,1โ6,14). Le visioni vere e proprie di Amos sono raccolte in Am 7,1โ9,10) e prevedono la fine della casa di Israele. Il libro si conclude perรฒ con una nota positiva nella quale viene intravista la restaurazione delle sorti di Israele (9,11-15).
Ingiustizie sociali e โspolveratineโ clericali
Il santuario di Bet El era diventato di fatto la cappella reale e Amasia, il profeta venduto al potere regale, permetteva che al suo interno si dicessero solo parole gradite al regnante d turno. Sentita la forte predicazione di Amos, lo invita ritornare al suo paese e a guadagnarsi lร il proprio pane profetizzando visioni. Amos gli risponde sul muso, prendendolo a male parole e prevedendo per lui un futuro fosco segnato dallโimpuritร totale e da una morte spregevole (cf. Am 7,10-17). Amos rinfaccia ad Amasia di essere un mestierante prezzolato, mentre lui si รจ trovato โcostrettoโ a profetizzare solo su un impulso โleoninoโ di YHWH.
Amos non รจ un letterato raffinato, ma un uomo legato al lavoro manuale, a contatto con la fatica quotidiana dellโโuomo della stradaโ. Trovandosi catapultato al centro religioso e politico del regno del Nord, Israele, vede immediatamente le storture inaccettabili del sistema. Il prolungato tempo del regno di Geroboamo II era segnato dalla prosperitร economica e dalla tranquillitร politica. Questo nascondeva perรฒ grandi disparitร sociali tra ricchi e poveri, tra i ricchi possidenti e latifondisti e i poveri salariati ridotti quasi in schiavitรน alla loro mercรฉ. Il lusso sfrenato della corte di Samaria, con i suoi letti dโavorio (resti dei quali trovati negli scavi archeologici) e le sue orge che coinvolgono maschi e femmine, fanno a pugni con la miseria totale della stragrande maggioranza della popolazione.
Ammantare tutto questo con una giustificazione religiosa soffiata sopra come una โspolveratinaโ da parte dei profeti cultuali e da sacerdoti prezzolati dal re come Amasia fa infuriare il concreto โlaicoโ Amos, dai piedi ben piantati per terra. Un vero vir probatus che potrebbe guidare benissimo anche oggi molte comunitร di cristianiโฆ
Facciamo โcessareโ i poveri
Tra la quarta visione in cui il profeta preannuncia che รจ maturata la fine di Israele (8,1-3) e la quinta in cui si intravede il crollo del tempio (9,1-4), il libro di Amos contiene una serie di oracoli sulla fine di Israele (8,4-14).
Alla denuncia dei commercianti disonesti, dei fraudolenti e degli sfruttatori (8,4-8, la lettura odierna), segue lโannuncio del castigo consistente in un giorno di oscuritร e di lutto (8,9-10), al quale subentrerร una misteriosa ricerca affamata e assetata della parola di Dio (8,11-13). Il castigo del culto contaminato non potrร che realizzarsi in maniera ineluttabile (8,13-14).
Le parole di Amos prendono di mira direttamente per primi coloro che โcalpestano il poveroโ (haลกลกลโฤpรฎm โebyรดn) e โannientano i miseri della terra/laลกbรฎt โฤniwwรช-โฤreแนฃโ facendoli โriposare/laลกbรฎtโ per sempre nel riposo eternoโฆ
Amos li invita ad ascoltare con attenzione le sue parole, perchรฉ lo sfruttamento dei poveri (cf. 2,6-7) รจ una delle principali ragioni del giudizio di Dio contro il suo popolo (cf. anche 4,1; 5,11). Secondo Os 1,4 sarร YHWH a โfar riposare/distruggereโ la casa di Israele! Amos ha di mira le persone arroganti, i potenti a livello socio-economico, che mettono in ginocchio le classi sociali inferiori.
Le accuse si specificano. Prima di tutto, nel mirino entra il commercio disonesto. Innanzitutto Amos denuncia come i commercianti vivano un culto vuoto di significato, unโipocrisia religiosa. Esso รจ per loro una pura osservanza sociale che non incide sul loro vissuto religioso. Con efficace astuzia retorica, Amos mette in bocca agli stessi accusati i loro propositi. I commercianti aspettano con ansia che trascorra la festivitร religiosa del novilunio, vissuta a malincuore, per tornare quanto prima al loro commercio di grano.
Le feste religiose โ in fondo YHWH stessoโฆ โ non sono altro che un intralcio che fa ritardare o interrompere il flusso delle transazioni commerciali. La festa mensile della โluna nuovaโ (cf. Nm 10,10; Is 66,23; Ez 46,1) รจ bissata da quella settimanale del sabato, che ogni sette giorni impedisce di โaprire il saccoโ (espressione tecnica per โvendere i cerealiโ). โVendere il grano/ลกฤbar ลกeberโ non รจ perรฒ unโespressione innocente. Contiene in sรฉ il verbo ลกฤbar che significa anche โrompereโ, distruggereโ. Il gioco di parole di Amos sembra voler dire che ogni attivitร commerciale tende di fatto, nella sua radice, a danneggiare in vari modi i poveri, affamandoli e portandoli alla distruzione fisica.
La disonestร dei commercianti si manifesta tramite la manipolazione dei pesi e delle misure. Come pesi si usavano pezzi dโargento, che potevano essere โaggiustatiโ in modo fraudolento. Le misure principali dei cereali erano invece lโefa (circa 36 litri) e il siclo (circa 12 grammi) che serviva a pesare lโargento. In tal modo si falsificavano le bilance. ยซRidurre lโefa significava rubare sul peso della merce e aumentare il siclo significava richiedere piรน denaro del dovuto. Il retto utilizzo delle bilance รจ raccomandato in piรน punti dellโAntico Testamento (cf., p. es., Lv 19,36; Ez 45,10), che ne condanna lโuso ingannevole (cf., p. es., Mi 6,11; Pr 11,1). In questo versetto, tuttavia, il crimine della disonestร nel commercio viene abilmente coniugato con lโipocrisia religiosaยป (L. Lucci).
Un povero per un paio di sandali
La religiositร di questi commercianti รจ falsa, vuota. Il loro culto รจ insensato. Lo vivono a malincuore, perchรฉ time is money. Il culto fa perdere tempo al business, e al business disonestoโฆ A loro non interessa YHWH, ma il denaro, il loro vero idolo. Guardando solo ad esso, non si guarda in faccia a nessun altro, fossero anche delle persone (oggi anche continenti interi!) ridotte in miseria per ogni genere di motivi.
Sono i โpoveri economici/dalliโ (equivalenti al โpovero/โebyรดnโ successivo) โ poveri perchรฉ impoveriti โ, che sono costretti a vendersi al miglior offerente per ripianare i loro debiti o portare a casa la sera qualcosa da mangiare per la famiglia.
Agli occhi dei commercianti disonesti e senza scrupoli di alcun genere essi valgono quanto un paio di sandali. Schiavi o liberi, per loro gli esseri umani valgono quanto una parte infinitesimale di merce. E poi cโรจ sempre lo scarto del grano da vendere, magari facendolo passare per buono o facendolo in ogni caso pagare come fosse di prima qualitร .
Time is money, tutto si compra o si vende. Ogni cosa o persona ha il suo prezzo.
Memoria dโelefante
Puntuale giunge il giuramento di YHWH e lโannuncio del suo castigo (vv. 7-8).
YHWH giura per se stesso, per la sua signoria (โorgoglio di Giacobbeโ, cioรจ di Israele, il regno del Nord). La memoria di YHWH non conosce alcun vuoto. ร una memoria di ferro, una memoria di elefante. Nessuna delle azioni (malvage) dei ricchi potenti del regno del Nord sarร dimenticata.
Il castigo รจ espresso con il linguaggio apocalittico che descrive una teofania punitiva di YHWH. La terra si scuoterร di dosso i suoi abitanti peccatori. Il โterremotoโ seminerร morte e provocherร lutto e lamento. Sarร come lโesondazione annuale del fiume Nilo (โil Fiume/Yeโรดrโ). Abbassando il livello delle proprie acque dopo lโesondazione, il Nilo lascia limo, fango e detriti che fecondano la terra. Non sarร il caso di Israele. Esso vedrร solo lโesito mortale delle proprie azioni malvage, il fango sterile e i detriti aridi di una vita passata allโinsegna della falsitร , della religiositร ipocrita e dellโingiustizia sociale.
Ricchezza: Giano bifronte
Le strutturazioni retorico-letterarie proposte da R. Meynet sono sempre illuminanti, anche per chi non le condivide in pieno per lโarticolazione delle pericopi o per la loro titolazione. Secondo lโautore, Lc 15,1โ17,10 รจ una lunga sequenza intitolata โCiรฒ che fra gli uomini รจ esaltato รจ abominio davanti a Dioโ. Si riferisce alla parola di Gesรน riportata in Lc 16,15b. Egli articola la sequenza in modo concentrico:
15,1-32ย Accogliere il fratello peccatore che si pente: tornato dal lavoro dei campi, non
ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย inorgoglirsi di non aver disobbedito ai comandamenti del padre.
ย ย ย ย ย ย ย 16,1-8 ย ย ย ย ย ย ย Lโamministratore scaltro si fa degli amici con il denaro: conta sulla misericordia
ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย 16,9-13 Il denaro, simbolo o idolo
ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย 16,14ย ย ย ย ย ย ย ย I farisei amici del denaro si fanno beffe di Gesรน
ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย 16,15-18ย ย ย ย ย ย La Legge, simbolo o idolo
ย ย ย ย ย ย ย 16,19-31 Il ricco stolto non si fa amici con il denaro: conta sulla Legge
17,1-10ย Perdonare il fratello che si pente: tornato dal lavoro dei campi, non inorgoglirsi di
ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย aver fatto tutto ciรฒ che era stato comandato.
Il c. 16 del Vangelo di Luca tratta del tema della ricchezza e della sua ambiguitร e pericolositร per il discepolo di Gesรน.
Il brano evangelico di oggi inizia con la parabola dellโamministratore infedele (per i piรน, cf. BJ), disonesto (S. Grasso), scaltro (L. Bovon), astuto (G. Rossรฉ) (Lc 16,1-9 Crimella, Bovon; 16,1-8 BJ). Infedele o astuto? Dove cade di fatto lโaccento della parabola, dove si trova il suo tertium comparationis tra il racconto fittizio costituito dalla parabola e la realtร che costituisce il referente extradiegetico, cioรจ la realtร indicata dal brano: il regno di Dio, il Padre, il Figlio, il giorno escatologico del Giudizioโฆ?
A livello letterario sembra di dover distinguere fra la parabola (16,1-8a), lโapplicazione fatta da Gesรน (vv. 8b-9), altre applicazioni (vv. 10-13) e alcuni detti sui farisei amanti del denaro e alcuni detti sulla Legge (vv. 14-18).
Lโamministratore disonesto, ma scaltro
Nella parabola, un amministratore viene accusato di โsperperare/diaskorpizeinโ i beni di un uomo ricco che lo aveva assunto come โeconomo/amministratore/oikonomonโ. Lโamministratore รจ solo accusato del fatto, ma lโaccusa non viene dimostrata nel resto del racconto.
Risulta difficile identificare le modalitร operative con le quali lโamministratore danneggiasse la consistenza e stabilitร dei beni del proprio signore, โsperperandoliโ. ร ipotizzabile che lโamministratore โsperperasseโ i beni del suo padrone per via della quota supplementare che egli imponeva di propria iniziativa come spesa di commissione spettante a lui oltre alla somma dovuta dai vari acquirenti come debito nei confronti del proprio padrone per lโacquisto di derrate alimentari o prodotti agricoli vari. La somma totale del debito veniva in tal modo ad aumentare in modo considerevole, cosรฌ da indurre vari clienti a procrastinare lโestinzione del debito con il pagamento completo dellโimporto se non addirittura a sottrarsi totalmente a tale impegno, arrecando un danno economico piรน o meno consistente al proprietario dei beni, che non poteva rientrare in tale modo dagli investimenti fatti, ricavandone un guadagno piรน o meno consistente da reinvestire eventualmente in altre attivitร .
Che la realtร fosse questa o unโaltra, che lโamministratore potesse dimostrare la propria innocenza e correttezza amministrativa o no, egli si premunisce immediatamente verso proprio il futuro assicurandosi buone relazioni con le persone debitrici maneggiando con scaltrezza il denaro. Abituato al lavoro sedentario tipico di un amministrativo, egli sente di non avere le forze fisiche sufficienti per intraprendere un lavoro manuale in proprio e in un lavoro dipendente. Non se la sente neppure di andare in giro a elemosinare, per la profonda vergogna che il fatto avrebbe inflitto alla sua onorabilitร .
Lode allโastuzia preveggente
Lโastuto amministratore โ ancorchรฉ disonesto โ convoca i vari debitori e fa annullare la quota di commissione prevista per ciascuno dei loro importi, stimolando in tal modo la loro buona volontร a onorare lโestinzione totale del loro debito nei confronti del suo padrone. Allo โsperperoโ egli aggiunge cosรฌ una frode nei documenti contabili, il falso in bilancio.
Che agendo in tal modo egli svelasse la propria coda di paglia dimostrando in modo inoppugnabile la veritร delle voci negative sul suo modus operandi o che egli mettesse in campo una strategia studiata in modo da assicurarsi il proprio futuro tramite buone relazioni umane istituite con i debitori, resta il fatto che la sua scaltrezza viene lodata dal โsignoreโ.
Per alcuni studiosi questi รจ il padrone dei beni (S. Grasso), per altri รจ il Signore Gesรน, che non loderebbe la disonestร ma la scaltrezza dellโamministratore nel procurarsi in pochissimo tempo, quello che precede lโeventuale/probabile licenziamento in tronco per giusta causa, le risorse umane ed economiche che lo avrebbero protetto nel futuro, assicurandogli giorni sereni e senza preoccupazioni.
Lโincertezza su chi sia il โsignoreโ che loda lโastuzia dellโoperato dellโeconomo fa terminare la parabola al v. 7 per chi pensa che sia il Signore Gesรน a lodare (cosรฌ G. Rossรฉ), vedendo nei vv. 8-9 il giudizio di Gesรน e lโapplicazione della parabola.
Personalmente, con S. Grasso e F. Bovon, credo che al v. 8a sia โlโuomo riccoโ, il signore/padrone della parabola a lodare lโastuzia del suo sottoposto: ยซโฆ osservo che il padrone non si complimenta con lโamministratore in assoluto, ma lo loda per aver agito con intelligenza, cioรจ nel proprio interesse e a proprio vantaggio (il che rientra nella prospettiva di un uomo ricco). Da buon perdente il kyrios, il โsignoreโ si inchina davanti alla classe del suo amministratore. Non รจ la prima volta nรฉ lโultima โ annota ancora F. Bovon โ che il Gesรน di Luca scandalizza il borghese e presenta comportamenti indegni per mettere meglio in evidenza quello che un esegeta spagnolo [M. de Burgos Nรบรฑez, ndr] chiama โlo scandalo della giustizia del regno di Dioโ. Con unโargomentazione a minori ad maiusยป.
Amici con la disonesta ricchezza
Al v. 8b Gesรน nota come ยซi figli di questo mondoยป โ cioรจ coloro che appartengono in pieno (โfigliโ) a un modo di vivere e di pensare puramente umano โ siano โpiรน scaltri/saggi/astuti/phronimลteroiโ verso coloro che condividono la loro condizione esistenziale rispetto a quelli che appartengono al mondo della luce, al mondo di Dio rivelato da Gesรน nel vangelo.
Gesรน invita i discepoli ad essere saggi e preveggenti come lโamministratore scaltro, facendosi degli amici con la ricchezza, che in un mondo o nellโaltro รจ sempre collegata nel suo inizio e nel suo accrescersi a una dose piรน o meno grande di ingiustizie varie: sfruttamento delle persone e delle risorse (sopra e sottosuolo), egoismi privati e collettivi, prezzo basso del pagamento per le materie primeโฆ
Lo si puรฒ fare con il giusto prezzo pagato per le materie prime, la giusta ridistribuzione degli utili, investimenti produttivi per il territorio, finanziamento di progetti in paesi impoveriti, sostegno ad opere caritative strutturate in modo intelligente e continuativoโฆ
Gli amici fatti servendosi della ricchezza ingiusta sono i poveri, qualunque volto essi possano avere. Al momento del pieno compimento del regno di Dio essi accoglieranno con gioia i loro benefattori per condividere una vita di comunione divina iniziata giร sulla terra servendosi dei beni materiali.
โSperperatoreโ il Figlio?
[Domanda provocatoria: non potrebbe essere anche Gesรน lโamministratore โprodigo/sperperatoreโ che โdisperdeโ i beni del Padre per far del bene e farsi amici i fratelli poveri che lo circondano? Se il Padre รจ โprodigoโ (cf. Lc 15,1-32, la lettura evangelica di domenica scorsa, che precede immediatamente il brano evangelico odierno), perchรฉ non dovrebbe essere โprodigo e sperperatoreโ anche il Figlio? (cf. Lc 15,1-3, accusa ben precisa avanzata dai farisei e dagli scribi!). A minori ad maius? Cf. sotto].
Fedeltร e affidabilitร
Le applicazioni della parabola (vv. 10-13) si basano sul riscontro di ยซun parallelismo tra una buona gestione dei beni materiali e la gestione della ricchezza vera: il denaro non puรฒ che rimanere uno strumentoยป (L. Lucci).
Le applicazioni spostano quasi sempre leggermente lโasse argomentativo della parabola e la sua pointe (avviene anche nel nostro caso) per โapplicareโ la sua logica dominante a sotto-argomentazioni che esprimono perรฒ altre linee di forza argomentativa che si dipartono e divergono in parte da quella principale espressa nella parabola.
Chi รจ fedele/affidabile/pistos nel poco/poco importante (pistos in greco significa prima di tutto โaffidabileโ) lo sarร anche nel molto/molto importante (di qualsiasi genere), cosรฌ come รจ vero il contrario.
Chi non รจ stato fedele/affidabile nellโamministrare il mammona connotato dallโingiustizia non si vedrร assegnata lโamministrazione del mammona vero. Il denaro viene designato con un termine aramaico, traslitterato in greco, che rimanda alla fissa soliditร (mamลna < โ โmn) del denaro (che nel Medio Oriente antico consisteva, come nel caso del talento, in un pesante blocco di argento che variava dai 26 ai 40 kg) in cui si finisce per credere come ad uno strumento solido di salvezza, un idolo a cui sacrificare tutto e tutti. Del resto, anche ai nostri giorni, in tempi di crisi, si ricorre allโinvestimento in lingotti dโoroโฆ A chi รจ stato infedele/inaffidabile nellโamministrare il denaro connotato sempre piรน o meno dallโingiustizia, non sarร affidata di certo la ricchezza vera, la vita divina quale fioritura della vita evangelica che sboccia nella pienezza del regno inaugurato da Gesรน.
Chi non รจ stato fedele/affidabile nel gestire (la ricchezza) altrui non si vedrร assegnare di certo la gestione della ricchezza propria, quella vera ed esente dallโingiustizia, la vita divina.
Dio o i soldi?
Lโultima applicazione va alla radice della questione.
Gesรน afferma che come nessun โservitore domestico/oiketฤsโ puรฒ โservire/douleueinโ due padroni contemporaneamente, mettendo a disposizione totale di ciascuno di essi la propria vita, le proprie forze, lโintelligenza, lโaffetto ecc. Il suo cuore sarebbe diviso e sarebbe indotto a fare preferenze, finendo in tal modo per amare di piรน uno e โamare (molto) meno/odiareโ lโaltro. Lโespressione โodiareโ col significato di โamare di meno/ in seconda battuta, come โseconda sceltaโ, si ritrova varie volte nella Bibbia applicata anche alle relazioni coniugali di un uomo con piรน mogli, delle quali una รจ โla preferitaโ e lโaltra/le altre รจ definita โlโodiataโ. Si finisce per affezionarsi maggiormente a un padrone e a trascurare/disprezzare lโaltro.
Lโapplicazione finale di Gesรน, radicale, giunge in tal modo ben preparata ma secca nella sua formulazione: ยซNon potete โservire come schiavi/douleueinโ Dio e Mammona/il denaro/i soldiยป.
Economia circolare
Tirando le fila che partono dalla linea argomentativa principale della parabola fino ad arrivare alle varie diramazioni semantiche attuate nelle varie applicazioni, Gesรน conclude le sue parole ai suoi discepoli scongiurando la sciagurata possibilitร che lโuomo possa trovarsi nella condizione di vivere da schiavo del denaro.
Questo accade quando esso non รจ piรน visto come strumento per la vita e per il fare del bene ai meno abbienti, ma un vero e proprio fine a cui sacrificare tutto, un idolo ben fisso, stabile, rassicurante a cui affidare la propria vita nel mentre stesso che la prosciuga con lโingiustizia, lo sfiancamento delle forze per acquisire sempre profitti maggiori, lo stravolgimento di ogni affetto familiare e socialeโฆ Una vita succhiata via dal cuore e dai polmoni, intossicata di lavoro e di droga per mantenere i ritmi imposti dal sistema, senza piรน margini di tempo da dedicare alle realtร umane e divine fondamentali, che fanno espandere la vita umana nella sua pienezza di vita divina, filiale, fraterna, comunionale.
Dio vuole essere lโunico a essere servito con dedizione totale. Egli perรฒ non รจ un padre padrone, un idolo manipolabile a piacimento ma che finisce per succhiare la vita. Egli รจ la fonte della vita dโamore e di comunione manifestata totalmente in Gesรน.
Servire Dio non significa vivere da schiavi (il douleuein greco e lโโฤbad ebraico) ma โservire(cultualmente)โ la vita, lโamore, la liberazione. Essere a servizio esclusivo della vita divina e della sua potenza comunionale fa fiorire la vita che spinge dal di dentro dellโuomo per trovare espressione piena nella comunione con Dio e con gli uomini. Il denaro resterร un semplice strumento di cui servirsi per il bene, non un idolo da adorare pensando che ci faccia piรน liberi, nel momento stesso in cui ci fa diventare schiavi dalla vita rinsecchita.
Il Dio di Gesรน รจ un Dio che libera, espande la vita, crea comunione.
Servire questo Dio รจ libertร , servizio (cultuale-esistenziale) che rigenera lโuomo nella sua dignitร e nella sua veritร , perchรฉ collocato in una linea dโonda di connaturalitร con le spinte vitali piรน vere che animano il cuore dellโuomo: amare creando comunione attorno a sรฉ.
Dio o i soldi?
Dio.
Dio รจ la vera economia circolare.
Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News
Letture della
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ ANNO C
Prima Lettura
Contro coloro che comprano con denaro gli indigenti.
Dal libro del profeta Amos
Am 8,4-7
ย
Il Signore mi disse:
ย
ยซAscoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: โQuando sarร passato il novilunio
e si potrร vendere il grano?
E il sabato, perchรฉ si possa smerciare il frumento,
diminuendo lโefa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del granoโยป.
ย
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
ยซCerto, non dimenticherรฒ mai tutte le loro opereยป.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 112 (113)
R. Benedetto il Signore che rialza il povero.
Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre. R.
ย
Su tutte le genti eccelso รจ il Signore,
piรน alta dei cieli รจ la sua gloria.
Chi รจ come il Signore, nostro Dio,
che siede nellโalto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra? R.
ย
Solleva dalla polvere il debole,
dallโimmondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prรฌncipi,
tra i prรฌncipi del suo popolo. R.
Seconda Lettura
Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timรฒteo
1 Tm 2,1-8
ย
Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perchรฉ possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa รจ cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della veritร .
ย
Uno solo, infatti, รจ Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, lโuomo Cristo Gesรน, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli lโha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo โ dico la veritร , non mentisco โ, maestro dei pagani nella fede e nella veritร .
ย
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.
Parola di Dio
Vangelo
Non potete servire Dio e la ricchezza.

Lc 16, 1-13
ย
In quel tempo, Gesรน diceva ai discepoli:
ย
ยซUn uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamรฒ e gli disse: โChe cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perchรฉ non potrai piรน amministrareโ.
ย
Lโamministratore disse tra sรฉ: โChe cosa farรฒ, ora che il mio padrone mi toglie lโamministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farรฒ perchรฉ, quando sarรฒ stato allontanato dallโamministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa suaโ.
ย
Chiamรฒ uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: โTu quanto devi al mio padrone?โ. Quello rispose: โCento barili dโolioโ. Gli disse: โPrendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquantaโ. Poi disse a un altro: โTu quanto devi?โ. Rispose: โCento misure di granoโ. Gli disse: โPrendi la tua ricevuta e scrivi ottantaโ.
ย
Il padrone lodรฒ quellโamministratore disonesto, perchรฉ aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono piรน scaltri dei figli della luce.
ย
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perchรฉ, quando questa verrร a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
ย
Chi รจ fedele in cose di poco conto, รจ fedele anche in cose importanti; e chi รจ disonesto in cose di poco conto, รจ disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderร quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darร la vostra?
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Nessun servitore puรฒ servire due padroni, perchรฉ o odierร lโuno e amerร lโaltro, oppure si affezionerร allโuno e disprezzerร lโaltro. Non potete servire Dio e la ricchezzaยป.
Parola del Signore
Oppure forma breve: Lc 16,10-13
