Rendete a Dio quello che รจ di Dio
Dopo le tre parabole relative allo scontro decisivo con le autoritร religiose ebraiche troviamo nel vangelo di Matteo alcune controversie di Gesรน con farisei e sadducei, i due gruppi piรน rappresentativi del giudaismo del tempo.
Gli argomenti sono di grande attualitร allora e oggi, come si vede dalla prima questione, oggetto della pericope odierna: il tributo a Cesare, immortalato tra lโaltro in varie opere dellโarte cristiana.
Allo scopo di โcoglierlo in fallo nei suoi discorsiโ (v.15), i farisei mandano a Gesรน i loro discepoli insieme ad alcuni erodiani, per porre al Nazareno una questione cruciale del tempo: โEโ lecito o no pagare il tributo a Cesare?โ (v.17).
La Palestina era diventata dal 63 a.Cr. una provincia dellโimpero romano e gli occupanti avevano imposto un pesante regime fiscale, costituito da unโimposta fondiaria per i proprietari di terre ed edifici, nonchรฉ una tassa personale sulla ricchezza mobile: รจ a questโultima che si riferisce il quesito posto a Gesรน, visto che ogni giudeo adulto e attivo doveva versare allโerario imperiale il โtributum capitisโ, nella misura di un denaro cadauno, che allora era mediamente la paga giornaliera di un operaio (cfr. Matteo 20,2).
Diverse erano, allโinterno del popolo ebraico, le posizioni circa i tributi da versare agli odiosi occupanti: i sadducei, filoromani, non si ponevano il problema; anche gli erodiani, che parteggiavano per Erode Antipa (ligio ai dominatori), erano favorevoli a pagare le tasse. Allโopposto gli zeloti, che predicavano la rivoluzione armata antiromana e spesso attuavano colpi di mano, si rifiutavano radicalmente di pagare il tributo a Cesare, per il fatto che, oltre a Dio, non si poteva tollerare alcun sovrano terreno, tanto meno lโimperatore romano che rivendicava una forma di riconoscimento e di โcultoโ, idolatrico e perverso secondo i giudei; infine i farisei, contrari alle rivolte armate e rassegnati al dominio straniero, pagavano le tasse diciamo cosรฌ โobtorto colloโ, per evitare il peggio.
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Farisei ed erodiani dapprima elogiano ipocritamente Gesรน per la sua indipendenza e libertร di pensiero e poi gli pongono lโinterrogativo, ma con lโevidente intenzione di farlo cadere in un tranello. Infatti, se egli avesse dato una risposta affermativa, sarebbe stato bollato come cattivo patriota, โcollaborazionistaโ e nemico delle tradizioni dei giudei, e si sarebbe alienato il popolo. Se invece avesse dato risposta negativa, lo avrebbero denunciato alle autoritร romane come agitatore politico, ribelle e sovvertitore, avendo cosรฌ un valido appiglio per farlo condannare. Era un dilemma dal quale sembrava non esserci scampo.
Ma non รจ cosรฌ per il Messia, che non solo evita il tranello, ma impartisce unโalta lezione di comportamento civile e religioso; egli non discute astrattamente della liceitร o meno del pagamento dei tributi, nรฉ fornisce una delle due risposte entrambe compromettenti; ma chiede di mostrargli la moneta del tributo. Gli presentano un denaro, moneta dโargento molto diffusa al tempo di Tiberio, che recava lโiscrizione: โTiberio Cesare, figlio augusto del divino Augusto, pontefice massimoโ. La riluttanza degli ebrei a servirsi delle monete romane era dovuta anche al fatto che la raffigurazione su di esse dellโimperatore costituiva una palese violazione del primo comandamento, il quale vietava ogni riproduzione di esseri viventi, uomini o animali. La questione dunque non era solo politico-civile, ma religiosa.
Farisei ed erodiani posseggono le monete che mostrano a Gesรน; dunque รจ evidente che, aldilร della loro posizione verso gli occupanti, si servono degli strumenti e delle strutture economiche romane per i loro affari e commerci. Per questo Gesรน risponde: โRendete dunque a Cesare quello che รจ di Cesareโ.
Senza con ciรฒ legittimare il potere di Roma, Gesรน si limita ad una constatazione di fatto: lโimperatore esercita un governo e unโamministrazione e dunque รจ leale pagare i tributi. Potevano allora farisei ed erodiani accusare il Nazareno di connivenza con gli odiati dominatori? No, perchรฉ questa รจ solo la prima parte della risposta; la seconda รจ quella che, come dice poi il brano matteano, โsorprendeโ gli interlocutori (cfr. v.22): โe (rendete) a Dio quello che รจ di Dioโ; li sorprende benevolmente perchรฉ, dandole rilievo (come รจ sempre nella seconda parte di una frase), Gesรน inaspettatamente afferma con forza i diritti di Dio che anche ai farisei stavano a cuore e che venivano da loro fieramente difesi contro ogni ingerenza statuale.
Egli non prende una delle due posizioni come volevano i suoi avversari, ma da un lato riconosce lโautonomia della sfera politico-civile-amministrativa, dallโaltro ne delimita chiaramente i confini. Lโuomo โ dice la Bibbia โ รจ stato creato a immagine di Dio (cfr. Gen.1,27), cioรจ possiede una dignitร , una coscienza e una libertร che non possono essere conculcate da nessun potere politico. E proprio Gesรน, nella sua umanitร di Figlio dellโuomo che serve per amore, ci restituisce il volto di Dio a immagine del quale siamo fatti. Inoltre la collocazione in seconda posizione del riferimento a Dio significa che il โpoliticoโ deve essere aperto al โreligiosoโ e non viceversa: qualora Cesare mi impedisse di riconoscere Dio come lโAssoluto, allora sarei obbligato a disubbidirgli, addirittura a ribellarmi, sia pure senza mai far ricorso alla violenza, che รจ contraria al Vangelo. Cosรฌ pure bisogna essere pronti a contestare il potere quando esso non difende i piรน deboli o addirittura calpesta la dignitร della persona soffocando quei valori che la coscienza considera come sacri e inviolabili.
Osserviamo ancora che la frase dellโultimo versetto, diventata celeberrima, sta alla base della definizione della โlaicitร โ dello stato e della politica. Nel 1ยฐ secolo a. Cr. ogni struttura politica (dalla polis greca alla monarchia orientale alla teocrazia ebraica) aveva un carattere sacrale, era insieme anche โstruttura religiosaโ: la netta distinzione operata invece da Gesรน รจ una di quelle novitร evangeliche che fanno compiere un enorme passo avanti alla coscienza spirituale dellโumanitร .
Eโ evidente che da questa pagina evangelica si possono trarre varie indicazioni pratiche per la vita del cristiano oggi; ne ricordiamo almeno una. Il riconoscere Dio come โAssolutoโ non significa svilire o compromettere i doveri verso lo stato: se mai, conferisce loro maggior fondatezza, perchรฉ lโordinamento politico, in quanto โservizioโ reso alla civile convivenza, rientra nel piano di creazione voluto da Dio; di conseguenza i credenti devono essere anche cittadini esemplari, rispettando le leggi; quindi, per stare allโargomento della controversia evangelica, โpagare le tasseโ non รจ solo dovere civico, ma morale e religioso. E questo va ben ricordato a tanti, anche cristiani, che disinvoltamente evadono il fisco!
Ileana Mortari – Sito Web
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XXIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
- Colore liturgico: Verde
- Is 45, 1. 4-6; Sal.95; 1 Ts 1, 1-5; Mt 22, 15-21
Mt 22, 15-21
Dal Vangelo secondoย Matteo
15Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: ยซMaestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo veritร . Tu non hai soggezione di alcuno, perchรฉ non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, diโ a noi il tuo parere: รจ lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?ยป. 18Ma Gesรน, conoscendo la loro malizia, rispose: ยซIpocriti, perchรฉ volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributoยป. Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandรฒ loro: ยซQuesta immagine e lโiscrizione, di chi sono?ยป. 21Gli risposero: ยซDi Cesareยป. Allora disse loro: ยซRendete dunque a Cesare quello che รจ di Cesare e a Dio quello che รจ di Dioยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 22 – 28 Ottobre 2017
- Tempo Ordinario XXIX
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo A
- Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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