Commento al Vangelo del 22 novembre 2009 – Paolo Curtaz

Data:

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Trentaquattresima domenica durante l’anno – Dn 7,13-14/Ap 1,5-8/ Gv 18,33-37

Che razza di re!

Una non festa conclude il nostro anno liturgico, una festa allโ€™apparenza solenne, che parla di re, che parla di trionfi, che rispolvera โ€“ forse โ€“ antichi fasti di una chiesa militante in perenne scontro col potere mondano, potere talora segretamente desiderato, talora contrastato, che immagina, forse ingenuamente, una vittoria definitiva di Cristo piรน ambita che realizzata.

Una festa che richiama unโ€™improbabile sovranitร  di Cristo, un happy end di cui abbiamo fortemente bisogno per guardare allโ€™anno appena trascorso e rilanciare lโ€™anno che sta per iniziare.

Ma a leggere il vangelo si resta spiazzati, al solito.

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Poteri

Due poteri sono a confronto: quello di Roma imperiale e del suo rappresentante, il procuratore Ponzio Pilato e quello meschino e risibile del falegname di Nazareth che si รจ preso per Dio.

Lโ€™immenso Giovanni nel capolavoro del dialogo fra Gesรน e Pilato mette in scena una vera e propria rappresentazione teatrale: Pilato si crede forte, pensa di avere tra le mani questo fantoccio, disprezza lui e tutti gli ebrei che lo costringono ad usare il pugno di ferro e che, ci narra la storia, diverranno la pietra dโ€™inciampo nella sua carriera verso il Senato.

Si diverte, Pilato, a prendere in giro questo misero falegname che ha perso anche lโ€™appoggio dei suoi superiori religiosi. Scherza, irride, gli propone un dialogo allโ€™apparenza giusto, finge giustizia ed equitร .

Il potere spesso diventa farsa e burla, difende solo se stesso e si contrappone a chi lo ostacola.

I sadducei e i sacerdoti del tempio devono chiedere permesso allโ€™odiato Pilato che detiene lo ius gladii, il diritto di morte per sbarazzarsi dellโ€™ingombrante Nazareno.

Il Sinedrio vuole uccidere Gesรน ma non puรฒ.

Pilato vuole salvare Gesรน per umiliare il Sinedrio ma non puรฒ.

Entrambi faranno ciรฒ che non vogliono. Il compromesso, la paura, il calcolo li fanno diventare burattini delle loro ambizioni

Pilato, durante tutto il colloquio, pone solo domande. Non si interroga: interroga.

E non ascolta le risposte.

Tu lo dici

gesu-davanti-a-pilatoโ€œSei re?โ€ โ€“ โ€œTu lo diciโ€ risponde Gesรน a Pilato.

โ€œSei il Figlio di Dio Altissimo?โ€ โ€“ โ€œTu lo diciโ€ risponde altrove Gesรน al Sommo Sacerdote.

โ€œTu lo diciโ€: siamo liberi di credere o no, Dio non si impone, mai.

Anzi, lโ€™apparenza inganna: questo uomo sconfitto non assomiglia in alcun modo ad un re, men che meno ad un Dio. Sarร  sempre cosรฌ: il nostro Dio si nasconde, ci lascia liberi, smuove le nostre coscienze, chiede a noi di schierarci, ci costringe alla scelta.

Il potere che Gesรน viene ad esercitare รจ il potere a servizio della veritร . Che non nutre se stesso, che non si autocelebra, che fugge la gloria e lโ€™apparenza.

Domande birichine

Che razza di re ci รจ capitato, amici, un re da burla che entra a Gerusalemme cavalcando un asinello e non un cavallo bianco, un re oltraggiato e preso in giro da annoiati soldati romani, un re che suscita la compassione e il disprezzo dellโ€™irrequieto governatore Pilato. Che razza di re, senza armate, senza potere, senza rabbia, senza delirio di onnipotenza. E subito il nostro entusiasmo si smorza, subito i nostri segreti sogni di una eclatante vittoria del bene sul male si ridimensionano. No, non andrร  cosรฌ, non va cosรฌ nรฉ ora nรฉ mai. Dio ha scelto di stare dalla parte degli sconfitti, dei dimenticati, re โ€“ certo โ€“ ma dei perdenti e re senza riscatto, re senza trionfi, re senza improbabili finali da commedia americana.

Un re nudo, appeso ad una croce, crudele trono, cinto da una corona di spine, un re talmente sconvolto da avere necessitร  di un cartello che lo identifichi, che lo renda riconoscibile almeno alle persone che lโ€™hanno amato.

Questa รจ la non festa che celebriamo, che abbandona i trionfalismi per lasciare spazio alla meditazione, allo stupore. Questo รจ il vostro re, discepoli del Nazareno.

Lo volete davvero un Dio cosรฌ? Un Dio che rischia, un Dio che โ€“ per amore โ€“ accetta di farsi spazzare via dallโ€™odio e dalla violenza? Lo volete davvero un Dio che rischia tutto, anche di essere per sempre dimenticato, pur di mostrare il suo volto? Un Dio che accetta di restare nudo, cioรจ leggibile, incontrabile, osteso, palese, evidente perchรฉ ogni uomo la smetta di costruirsi improbabili devozioni, scure visioni di Dio? Questo รจ il nostro Dio, un Dio amante, un Dio ferito, un Dio che fa dellโ€™amore lโ€™unica misura, lโ€™ultima ragione, la sola speranza.

Discepoli del non re

Se discepoli di questo Dio, facciamo bene a guardare spesso a quella croce segno universale dโ€™amore, non partigiano e settario segno di appartenenza religiosa, ma misura dellโ€™amore, modello del dono. Se discepoli di questo re, non potremo sopportare nei nostri atteggiamenti ombre di dominio, stonature, fratture nei nostri rapporti.

Se discepoli il potere, nella chiesa, tra noi, con i fratelli uomini, sarร  sempre e solo servizio e lโ€™ultimo giudizio, nella morale, nella prassi del nostro essere cristiani, sarร  sempre e solo lโ€™amore. Se discepoli sappiamo che la Storia finirร  bene, finirร  in luce, finirร  nelle braccia del Maestro e questa Storia la vogliamo leggere e costruire nelle pieghe delle nostre piccole infinite storie, la vogliamo prendere come metro di giudizio delle cose e delle persone. Se discepoli abbiamo fiducia perchรฉ abbiamo sperimentato sulla nostra pelle la misura colma del suo amore devastante e rigenerante, fecondo e pieno di luce. Se discepoli siamo chiamati a costruire succursali del Regno, luoghi in cui la diversitร  รจ ricchezza e lโ€™amore lโ€™unica legge. Lโ€™amore lโ€™unica legge, amici. Senza ingenuitร , senza sconti, senza paure, lโ€™amore diventa la misura del nostro essere, metro delle nostre scelte pastorali, scelte del nostro irrequieto vivere.

Chiuso lโ€™anno, grazie fratello Marco, discepolo di Pietro, per le belle cose che ci hai fatto vivere, per il volto semplice e immediato di Gesรน sperimentato dal rude pescatore di Cafarnao.

Da domenica prossima incontreremo Luca, lo scriba della mansuetudine di Cristo.

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