Trentaquattresima domenica durante l’anno – Dn 7,13-14/Ap 1,5-8/ Gv 18,33-37
Che razza di re!
Una non festa conclude il nostro anno liturgico, una festa allโapparenza solenne, che parla di re, che parla di trionfi, che rispolvera โ forse โ antichi fasti di una chiesa militante in perenne scontro col potere mondano, potere talora segretamente desiderato, talora contrastato, che immagina, forse ingenuamente, una vittoria definitiva di Cristo piรน ambita che realizzata.
Una festa che richiama unโimprobabile sovranitร di Cristo, un happy end di cui abbiamo fortemente bisogno per guardare allโanno appena trascorso e rilanciare lโanno che sta per iniziare.
Ma a leggere il vangelo si resta spiazzati, al solito.
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Poteri
Due poteri sono a confronto: quello di Roma imperiale e del suo rappresentante, il procuratore Ponzio Pilato e quello meschino e risibile del falegname di Nazareth che si รจ preso per Dio.
Lโimmenso Giovanni nel capolavoro del dialogo fra Gesรน e Pilato mette in scena una vera e propria rappresentazione teatrale: Pilato si crede forte, pensa di avere tra le mani questo fantoccio, disprezza lui e tutti gli ebrei che lo costringono ad usare il pugno di ferro e che, ci narra la storia, diverranno la pietra dโinciampo nella sua carriera verso il Senato.
Si diverte, Pilato, a prendere in giro questo misero falegname che ha perso anche lโappoggio dei suoi superiori religiosi. Scherza, irride, gli propone un dialogo allโapparenza giusto, finge giustizia ed equitร .
Il potere spesso diventa farsa e burla, difende solo se stesso e si contrappone a chi lo ostacola.
I sadducei e i sacerdoti del tempio devono chiedere permesso allโodiato Pilato che detiene lo ius gladii, il diritto di morte per sbarazzarsi dellโingombrante Nazareno.
Il Sinedrio vuole uccidere Gesรน ma non puรฒ.
Pilato vuole salvare Gesรน per umiliare il Sinedrio ma non puรฒ.
Entrambi faranno ciรฒ che non vogliono. Il compromesso, la paura, il calcolo li fanno diventare burattini delle loro ambizioni
Pilato, durante tutto il colloquio, pone solo domande. Non si interroga: interroga.
E non ascolta le risposte.
Tu lo dici

โSei il Figlio di Dio Altissimo?โ โ โTu lo diciโ risponde altrove Gesรน al Sommo Sacerdote.
โTu lo diciโ: siamo liberi di credere o no, Dio non si impone, mai.
Anzi, lโapparenza inganna: questo uomo sconfitto non assomiglia in alcun modo ad un re, men che meno ad un Dio. Sarร sempre cosรฌ: il nostro Dio si nasconde, ci lascia liberi, smuove le nostre coscienze, chiede a noi di schierarci, ci costringe alla scelta.
Il potere che Gesรน viene ad esercitare รจ il potere a servizio della veritร . Che non nutre se stesso, che non si autocelebra, che fugge la gloria e lโapparenza.
Domande birichine
Che razza di re ci รจ capitato, amici, un re da burla che entra a Gerusalemme cavalcando un asinello e non un cavallo bianco, un re oltraggiato e preso in giro da annoiati soldati romani, un re che suscita la compassione e il disprezzo dellโirrequieto governatore Pilato. Che razza di re, senza armate, senza potere, senza rabbia, senza delirio di onnipotenza. E subito il nostro entusiasmo si smorza, subito i nostri segreti sogni di una eclatante vittoria del bene sul male si ridimensionano. No, non andrร cosรฌ, non va cosรฌ nรฉ ora nรฉ mai. Dio ha scelto di stare dalla parte degli sconfitti, dei dimenticati, re โ certo โ ma dei perdenti e re senza riscatto, re senza trionfi, re senza improbabili finali da commedia americana.
Un re nudo, appeso ad una croce, crudele trono, cinto da una corona di spine, un re talmente sconvolto da avere necessitร di un cartello che lo identifichi, che lo renda riconoscibile almeno alle persone che lโhanno amato.
Questa รจ la non festa che celebriamo, che abbandona i trionfalismi per lasciare spazio alla meditazione, allo stupore. Questo รจ il vostro re, discepoli del Nazareno.
Lo volete davvero un Dio cosรฌ? Un Dio che rischia, un Dio che โ per amore โ accetta di farsi spazzare via dallโodio e dalla violenza? Lo volete davvero un Dio che rischia tutto, anche di essere per sempre dimenticato, pur di mostrare il suo volto? Un Dio che accetta di restare nudo, cioรจ leggibile, incontrabile, osteso, palese, evidente perchรฉ ogni uomo la smetta di costruirsi improbabili devozioni, scure visioni di Dio? Questo รจ il nostro Dio, un Dio amante, un Dio ferito, un Dio che fa dellโamore lโunica misura, lโultima ragione, la sola speranza.
Discepoli del non re
Se discepoli di questo Dio, facciamo bene a guardare spesso a quella croce segno universale dโamore, non partigiano e settario segno di appartenenza religiosa, ma misura dellโamore, modello del dono. Se discepoli di questo re, non potremo sopportare nei nostri atteggiamenti ombre di dominio, stonature, fratture nei nostri rapporti.
Se discepoli il potere, nella chiesa, tra noi, con i fratelli uomini, sarร sempre e solo servizio e lโultimo giudizio, nella morale, nella prassi del nostro essere cristiani, sarร sempre e solo lโamore. Se discepoli sappiamo che la Storia finirร bene, finirร in luce, finirร nelle braccia del Maestro e questa Storia la vogliamo leggere e costruire nelle pieghe delle nostre piccole infinite storie, la vogliamo prendere come metro di giudizio delle cose e delle persone. Se discepoli abbiamo fiducia perchรฉ abbiamo sperimentato sulla nostra pelle la misura colma del suo amore devastante e rigenerante, fecondo e pieno di luce. Se discepoli siamo chiamati a costruire succursali del Regno, luoghi in cui la diversitร รจ ricchezza e lโamore lโunica legge. Lโamore lโunica legge, amici. Senza ingenuitร , senza sconti, senza paure, lโamore diventa la misura del nostro essere, metro delle nostre scelte pastorali, scelte del nostro irrequieto vivere.
Chiuso lโanno, grazie fratello Marco, discepolo di Pietro, per le belle cose che ci hai fatto vivere, per il volto semplice e immediato di Gesรน sperimentato dal rude pescatore di Cafarnao.
Da domenica prossima incontreremo Luca, lo scriba della mansuetudine di Cristo.
