Commento al Vangelo del 22 aprile 2012 – Paolo Curtaz

Terza domenica di Pasqua

Atti 3,13-15.17-19 /1Gv 2,1-5 / Lc 24,35-48

Troppo bello…
Gesù è risorto, veramente risorto, finalmente risorto!
Inutile cercare fra i morti uno che è vivo, inutile celebrare un cadavere con rispetto e mestizia, come a volte facciamo durante le nostre celebrazioni. Gesù non è un cadavere rianimato, è davvero lui ma fatichiamo a riconoscerlo.
Forse anche a noi è successo di avvicinarci al Signore, di superare la diffidenza verso una Chiesa che, a volte, non è trasparenza del vangelo ma ostacolo, di sentire il cuore allargarsi davanti alla notizia della presenza del Signore.
I discepoli ascoltano il racconto dei due di Emmaus e, mentre questi parlano dell’incontro col misterioso viandante, Gesù appare.
Quando annunciamo il Cristo, Cristo stesso si rende presente.

Che bello!

Io, come voi, ho iniziato il mio cammino di ricerca, molti anni fa, ascoltando la testimonianza convinta ed entusiasta di un discepolo.

La reazione all’annuncio, però, è inattesa.

Luca, invece di descrivere una situazione di euforia e di gioia, annota che i discepoli sono spaventati e pieni di dubbi.

Troppo bello per essere vero…

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Dubbi

Come Tommaso, anche i discepoli sono storditi, pieni di dubbi, spaventati…

Buon segno.

Un fede che non attraversa momenti di dubbio, un’adesione al vangelo che non sia faticosa e sanguinante, è pericolosa. Quando incontriamo il Signore, durante un pellegrinaggio, in una’esperienza forte, rischiamo di essere travolti dalle emozioni, dall’entusiasmo, proprio come è successo agli apostoli, salvo poi crollare nei pressi del Golgota.

Il mondo ha senso, Dio ha un progetto di salvezza su di noi e ci chiede di collaborare a tale progetto. Il mondo è in piena battaglia fra i figli della luce e quelli delle tenebre ma sappiamo che il Cristo risorto si ergerà alla fine dei tempi. La nostra vita, ogni vita, è preziosa agli occhi di Dio. Dio mi ama e mi chiede di collaborare al suo progetto di salvezza.

Bello, vero? Troppo.

Vediamo, attorno a noi, i segni del disfacimento di questo mondo e non capiamo perché l’uomo, vertice della creazione, passi il suo tempo a distruggere ciò che Dio gli ha donato. È davvero salvo il mondo? Dove? E la Chiesa, caparra del Regno, che vive spesso dilaniata fra diverse partigianerie, come può essere credibile?

Segni

Ai discepoli dubbiosi e a noi Cristo mostra le mani e i piedi.

Vuole essere riconosciuto dalle ferite dei chiodi, non dal volto, come avviene normalmente. Cristo ci dice che lui ha combattuto e lottato per inaugurare il Regno, Regno che, sempre, attraversa la contraddizione della croce, la fatica della battaglia incruenta, del dono di sé.

A noi, come al dubbioso Battista in attesa di essere giustiziato, Gesù non offre facili soluzioni, né certezze assolute. A lui e a noi, Gesù chiede di crescere nella fiducia, nella fede. Dobbiamo aspettarne un altro? No, dice il Nazareno, guardatevi attorno: i ciechi recuperano la vista, gli storpi saltellano, i poveri gioiscono perché a loro è annunziata la buona notizia.

In questo tempo di mezzo, fra Cristo e il suo ritorno alla fine dei tempi, siamo noi a realizzare la sua presenza: noi che ora vediamo, noi che abbiamo superato la paralisi dell’egoismo, noi che abbiamo la pace nel cuore, noi che annunciamo il vangelo del perdono dei peccati e della riconciliazione.

Beati noi che crediamo senza avere visto, beati noi che scriviamo mille altri vangeli con le nostre piccole vite.

Luci

Nel faticoso percorso della fede Cristo ci dona lo Spirito che ci insegna a leggere e ad interpretare la Scrittura. Apre le nostre menti all’intelligenza della fede, ci permette di capire, di far risuonare Parola e vita, di illuminare le nostre scelte.

La Parola che celebriamo ogni domenica ci aiuta a capire.

Il pane che condividiamo e che è la presenza reale di Cristo, è il cibo che ci permette di andare avanti, nonostante tutto.

Eccoci, Maestro.

Tuoi fragili discepoli, riempiti di fede, oltre ogni dubbio.

Troppo bello per essere vero, forse.

Ma bello. E vero.

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