Commento al Vangelo del 17 gennaio 2010 – Comunità cattolica ungherese

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L’antico che lascia posto al nuovo

Andrea_BoscoliXXThe_Marriage_at_CanaIl gesto compiuto da Gesù a Cana di Galilea (Gv, 2,1-12) è una manifestazione messianica, come il Battesimo al Giordano. Ma mentre al Battesimo è il Padre che svela il significato profondo del Cristo, qui è Gesù stesso che si manifesta.
Il miracolo non sottolinea la potenza del Cristo, ma è piuttosto attento ad alcuni particolari, come l’abbondanza del vino, la sua ottima qualità, il fatto stesso che esso sostituisca l’acqua preparata per le abluzioni rituali. Sono tutti tratti messianici. Gesù è il Messia, al nuova Alleanza e la nuova legge. Ma si noti subito un particolare importante. Nella messianità di Gesù è contenuta l’idea di un cambiamento: c’è qualcosa di vecchio (l’acqua) che deve venir meno per lasciar posto a qualcosa di nuovo (il vino). L’antica legge deve lasciar posto alla nuova.
Il messianismo che Gesù rivela a Cana di Galilea è tutto proteso verso l’ora (v. 4), che sappiamo essere l’ora della Croce e risurrezione. È proprio alla luce della Croce che si capisce la natura profonda della gloria che a Cana, per la prima volta, si è fatta manifesta. Potrebbe sembrare strano e scandaloso affermare che la gloria si riveli sulla Croce, che è il luogo dell’umiliazione e della sconfitta. Ma Giovanni insiste su questo pensiero. E ha ragione. La gloria di Dio, (in altre parole ciò che lo rivela al mondo, ciò che lo visibilizza: questo è, appunto, il significato di gloria) è l’inaudita potenza dell’amore che resta fedele fino al martirio.
I discepoli credettero in Gesù. La costruzione grammaticale (eis e l’accusativo) denota che la fede è uno slancio. Non si crede in una cosa o in una dottrina, ma in una persona. Il discepolo si fida di Gesù, si abbandona a lui e si lascia condurre. Come l’atteggiamento di Maria: «Fate qualunque cosa vi dirà», «Fate qualunque cosa vi dirà» (v. 5). La messianità di Gesù include un passaggio dal vecchio al nuovo. La fede è conversione, apertura al nuovo, disponibilità. Come la fede di Maria che accetta l’apparente rifiuto e si lascia condurre verso un’attesa superiore. «Non hanno più vino»: queste parole di Maria esprimono, discretamente, la speranza del miracolo. La risposta di Gesù esprime una chiara reticenza, pur acconsentendo, poi, a fare il miracolo. La reticenza di Gesù ha lo scopo di far passare la fede della Chiesa (di cui Maria è il modello) da una fede incipiente a una fede più matura. Gli uomini cercano nel miracolo la soluzione a un loro imbarazzo: Gesù fa il miracolo per una rivelazione superiore. 
don Bruno Maggioni

Commento al Vangelo di domenica prossima a cura di p. Sergio della Comunità cattolica italiana in Ungheria.

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