Commento al Vangelo del 16 Settembre 2018 – don Tonino Lasconi

Di Gesù ci si può fidare

Si può seguire Gesù e rinnegare se stessi soltanto con la convinzione che ciò che si ottiene è molto più di quello che si perde.

«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua», dice Gesù. Lo dice alla “folla insieme ai suoi discepoli”. Le sue parole non sono rivolte a una cerchia particolare di persone come potevano essere i Dodici e l’altro gruppo di uomini e donne che, pur non vivendo con lui con la stessa continuità degli apostoli, lo avevano scelto come maestro, ma a tutti. Anche oggi, perciò, Gesù non si rivolge ai sacerdoti, ai religiosi, ai laici molto impegnati nella Chiesa, ma alla “folla”, a tutti. A tutti coloro che si considerano cristiani e cercano di vivere come tali.

Come è possibile accogliere un invito simile, dal momento che accettarlo significa concedersi a lui, mettersi completamente nelle sue braccia? A questo infatti portano le condizioni che egli richiede. “Rinnegare se stesso” significa che non ci sono più i tuoi pensieri, i tuoi desideri, le tue scelte, ma soltanto i suoi. “Prendere la sua croce” vuol dire unirsi alla sua battaglia contro ogni ingiustizia (Gesù non parla della croce del Calvario che ancora non era arrivata, ma di quella di ciascuno di noi. Sembra riferirsi a Ezechiele 9,4: «Il Signore gli disse: “Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono”»); “mi segua”, vuol dire camminare dietro a lui, andando dove va lui. Ciò comporta, come dichiara senza incertezze Gesù stesso: “perdere la propria vita per lui e per il vangelo”.

Ma è giusto consegnare la propria vita a un altro uomo? No, perché quando gli uomini, pochi o tanti che fossero, hanno consegnato la vita ad altri uomini sono accaduti disastri indicibili. Vedi i dittatori che si sono susseguiti nella storia (non occorre fare grandi sforzi di memoria), ma anche i fondatori di sette religiose, e persino imbroglioni di piccolo calibro, in grado però di rovinare singole persone, famiglie, associazioni.

Che fare allora con Gesù? Ci si può consegnare a lui? Egli diceva di non fidarsi degli scribi e dei farisei, allora perché fidarsi di lui?
È Gesù stesso a darci la risposta, con il “sondaggio” ante litteram che fa tra i suoi discepoli lungo la strada: «La gente, chi dice che io sia?». Giovanni Battista è “il più grande tra i nati di donna”, ma è pur sempre un uomo. Elia è il più grande dei profeti, con poteri carismatici potenti e tratti di grandezza misteriosa, ma è pur sempre uomo. Tutti i profeti sono messaggeri di Dio, ma sempre uomini. Gesù no. Egli è “il Cristo”. Non ha niente a che spartire con i dittatori grandi o piccoli che illudono la gente con promesse mirabolanti, destinate irrimediabilmente al fallimento e alla tragedia. È esattamente il contrario. Avverte coloro che vogliono seguirlo che avrebbe dovuto «soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere». La sua sorte sarà la loro e non è possibile svicolare, come aveva pensato Pietro, rimediando la dura risposta. Si dovrà “stare dietro a lui”.

È possibile, allora, affidarsi a Gesù, soltanto riconoscendolo “il Cristo”, con una scelta consapevole e libera, e con la convinzione che ciò che egli promette e offre è più importante di quello che si perde. Ogni altro motivo che ci facesse sentire cristiani al di fuori di questi, vacillerebbe o scomparirebbe alla prima difficoltà.
Queste due condizioni vanno continuamente ravvivate e riconfermate, perché non mancheranno prove dure nelle quali bisognerà presentare il dorso ai flagellatori e non sottrarre la faccia agli insulti e agli sputi; e si dovrà verificare che la fede è viva con opere che comportano rinnegare se stessi come ci ricorda l’apostolo Giacomo: «Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta».

Fonte: Paoline

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XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

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Tu sei il Cristo… Il Figlio dell’uomo deve molto soffrire.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 8, 27-35
 
27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». 28Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». 29Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 16 – 22 Settembre 2018
  • Tempo Ordinario XXIV
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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