Commento al Vangelo del 16 ottobre 2010 – don Mauro Pozzi

Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.

IPOCRISIA SMASCHERATA

Dopo essere stati messi alle strette da Gesù con le parabole dei due figli, dei vignaioli assassini e del banchetto nuziale, i farisei passano al contrattacco e cercano di coglierlo in fallo. La loro malafede è evidente perché non provano a mettere a confronto le idee, la dottrina, ma gli tendono un tranello politico in modo da sbarazzarsene senza mettersi in discussione. I farisei volevano la restaurazione del regno di Israele e pensavano che il Messia atteso dovesse venire per compiere questa missione. Per questo ai loro occhi una sommossa fomentata dagli uomini per cacciare i romani, sarebbe stata una mancanza di fede, perché Dio stesso avrebbe dovuto provvedere. Evidentemente Gesù non poteva essere il loro messia, dato che annunciava l’avvento del Regno dei cieli e non di quello terreno. I farisei dunque vanno dal Maestro insieme agli erodiani, i quali erano fedeli a Roma, cercando di fargli dire qualcosa di compromettente contro l’imperatore. Speravano così di metterlo nelle mani degli erodiani per liberarsi di lui. Cominciano a tessere la loro ragnatela dicendogli che lui è veritiero e imparziale. Sembrano complimenti, ma in realtà vogliono indurlo a compromettersi. La domanda che pongono è questa: dato che i romani sono usurpatori, perché dobbiamo pagar loro le tasse? Gesù non si lascia incantare dai modi cerimoniosi e vede subito la trappola. Se avesse detto di sì poteva essere accusato di incoerenza o di sfiducia in Dio, se avesse detto no sarebbe divenuto preda degli erodiani. Per smascherare la loro ipocrisia usa le armi che loro stessi gli hanno messo in mano. Si fa consegnare una moneta, su cui era effigiato l’imperatore divinizzato, e gliela mette sotto il naso costringendoli a guardarla. I farisei avevano orrore delle immagini idolatriche e quella che ora dovevano osservare era proprio di un idolo pagano. Il fine non giustifica i mezzi. Se loro avessero avuto davvero fede in Dio, non avrebbero dovuto ricorrere a un inganno. Gesù li costringe a guardare in faccia il compromesso col male cui si sono piegati. Non sono stati ipocriti solo nei suoi confronti, ma anche nei confronti della fede. La risposta meravigliosa che dà loro li mette in scacco definitivamente. Politica e religione sono ambiti diversi. Un buon politico deve ispirarsi ai principi religiosi, ma non sfruttare gli stessi principi per far passare come verità delle idee discutibili. Una fede autentica non fa compromessi. Questo vale anche per noi. Non si può essere cristiani solo fino a che la politica o il nostro comodo ce lo consentono. Il Regno dei cieli è per sempre, il regno degli uomini è destinato a finire.

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