Commento al Vangelo del 16 Giugno 2019 – p. Roberto Mela scj

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Vitalitร 

Israele ha custodito a denti stretti un monoteismo rigido, con cui confrontarsi e contrapporsi al politeismo dei paesi circonvicini, in specie con la cultura ellenistica in cui si trovava immerso nei secoli intorno al volgere dellโ€™Era Comune. Eppure, anche allโ€™interno dei libri della Bibbia ebraica sono presenti degli scritti che mostrano una vitalitร  in Dio, una effervescenza di vita che si comunica allโ€™uomo, al creato e alla storia, e si contrappone a una presunta glacialitร  solitaria di Dio rispetto a questi ambiti di vita.

Proverbi

Nella temperie culturale dellโ€™epoca ellenistica (333 โ€“ 63 a.C.) un saggio raccoglie la sapienza tradizionale di Israele (preesilica e postesilica) per riproporla, aggiornata, alle nuove leve che nel mondo ebraico dovevano portare avanti la testimonianza della loro fede e della loro cultura nellโ€™ambito di un mondo che pensava la propria come lโ€™unica e superiore in ogni caso, a quella dei โ€œbarbariโ€.

Nel libro dei Proverbi si rinvengono sette raccolte/collezioni di detti/meลกฤlรฎm: 10,1โ€“22,16: i โ€œproverbi di Salomoneโ€; 22,17โ€“24,22 le โ€œparole dei saggiโ€; 24,23-34: nuove โ€œparole dei saggiโ€; 25โ€“29: seconda raccolta salomonica; 30,1-14: le โ€œparole di Agur e di Massaโ€; 30,15-33: proverbi numerici; 31,1-9: le โ€œparole di Lemuel, re di Massaโ€.

Lโ€™autore che ha composto la redazione finale del libro vi ha premesso una collezione introduttiva (1,1โ€“9,18) che contiene dieci istruzioni offerte dal maestro al discepolo e tre discorsi della sapienza personificata (1,20-33; 8,1-36: 9,1-6). Ha infine completato il libro con una Conclusione (31,10-31) che contiene un poema alfabetico sulla โ€œdonna forteโ€.

La sapienza che parla nel c. 8 รจ una figura antitetica a quella della meretrice del c. 7. Essa non si apposta negli angoli ma si pianta in mezzo alle strade; non cerca la segretezza, ma predica in pubblico; non pronuncia parole lusinghiere e ingannevoli, ma parla apertamente e senza raggiri; non offre piaceri proibiti, ma acume e prosperitร ; non induce alla morte ma alla vita. Allโ€™amore cattivo (7,18) si oppone lโ€™amore buono (8,17.21).

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La sapienza

Nellโ€™inno alla sapienza di Pr 8,12-21 si rinviene una lista di qualitร  sapienziali e di beni offerti dalla sapienza: nel campo sapienziale si ritrovano saggezza, riflessione, consiglio, abilitร , prudenza, valore; nel campo della prosperitร  si trovano invece ricchezza, gloria, solida fortuna, giustizia/elemosina. In Pr 8,22-31 non si raccomanda piรน la saggezza per i vantaggi che puรฒ offrire nella vita politica e civile โ€“ ยซun discorso nobile ma raso terraยป (L. Alonso-Schรถkel, che seguiamo da vicino in queste note) โ€“, ma ci si riferisce alla sua sfera celeste e alle sue origini, come ad una ยซmusica celesteยป. I due inni, con prospettive e mentalitร  diverse, sono stati uniti dallโ€™autore definitivo in un unico testo per raccomandare il culto della sapienza.

Il poema di Pr 8,22-31 dร  vita a ยซun personaggio poetico che nasce, impara, agisce, giudica. Personaggio poetico, dotato di consistenza autonoma allโ€™interno del poema. Non ne consegue che il poeta si riferisca a un essere personale, esistente fuori del poema stessoโ€ฆ La sapienza di questi versetti non รจ Dio nรฉ una divinitร  della sua corte (uno dei benรช โ€˜elลhim). รˆ una creatura: non perรฒ una della tante. Essa รจ โ€œpiรนโ€ del mondo creato, anche se vi appartiene. Procede da Dio e insieme precede il mondo, occupando una posizione intermedia, posteriore a Dio e anteriore allโ€™universo, รจ inferiore a Dio e superiore al mondoยป (L. Alonso Schรถkel, corsivo mio). Si potrebbe pensare ad essa come una tabnรฎt di Dio, unโ€™immagine esterna e visibile (cf. Es 25,40 una specie di plastico del tempio). Ciรฒ che perรฒ caratterizza la sapienza/hokmฤh di Pr 8 รจ il suo carattere personale. Essa รจ presentata come partecipe attiva nella fase di realizzazione del creato.

Ci sono testi che parlano della sapienza/hokmฤh e del suo sinonimo tebรปnฤh come di una qualitร  dellโ€™artigiano o artefice, nella realizzazione della sua opera: Ger 10,12 = 50,15; Sal 104,24; Pr 3,19 ยซIl Signore ha fondato la terra con sapienza (o โ€œdestrezzaโ€, behokmฤh), ha consolidato i cieli con intelligenza (o โ€œperiziaโ€, bitbรปnฤh)ยป; cf. Sal 136,5; Gb 26,12.

Nel poema di Pr 8,22-31 questa qualitร  รจ presentata come un personaggio poetico.

Prima e insieme

I vv. 22-26(27) insistono sulla prioritร , sullโ€™anterioritร  della sapienza al mondo creato, mentre i vv. 27-31 sottolineano la simultaneitร , cioรจ la presenza della sapienza โ€œquandoโ€ il mondo veniva creato.

YHWH ha creato la sapienza. Lโ€™ha creata come primizia delle sue fatiche. Si puรฒ comprendere derek come โ€œvia/cammino/faticaโ€ per intraprenderlo e come modo per realizzarlo. Essa รจ una creatura, non รจ un dio, nรฉ unโ€™entitร  divina: essa perรฒ precede e sovrasta lโ€™insieme del creato, che giunge allโ€™esistenza in un tempo nel quale la sapienza รจ giร  presente accanto a YHWH, ยซaccanto a luiยป (TM ebr: โ€™eแนฃlรด; LXX gr. parโ€™autลi) come un artigiano (TM ebr.: โ€™ฤmรดn; LXX gr. armozousa = โ€œunentesiโ€; Nova Vulgata: ut artifex; CEI 2008: โ€œarteficeโ€) (v. 30).

โ€œGiocoโ€ liturgico

Il termine ebraico โ€™ฤmรดn puรฒ indicare il bambino allevato da una nutrice, o il pupillo educato da un tutore, o genericamente il preferito. Questo significato non รจ coerente con la serie precedente. Il secondo significato รจ quello di โ€œartigiano, orefice, architettoโ€ (cf. Ger 52,15 dubbio; Ct 7,12 con la variante โ€œoreficeโ€). Scegliendo questo significato si attribuisce alla sapienza una funzione demiurgica. ยซLa traduzione โ€œapprendistaโ€ sembra invece mediare tra le due: da un lato, il termine dice attivitร  e, dallโ€™altro, dipendenza. Sap 7,12 chiama la sophia technites, giร  adulta e futura sposa di Salomone. Puรฒ darsi che lโ€™autore abbia sfruttato lโ€™ambivalenza: โ€œvicino a luiโ€ dice di piรน di โ€œlรฌ ioโ€ (v. 27). La vicinanza sembra suggerire un senso di intimitร ; mentre viene alla mente lโ€™eis ton kolpon tou Patros di Gv 1,18ยป (L. Alonso Schรถkel). Le traduzioni antiche traducono harmozousa (LXX), componens (Vg).

La scena e lโ€™attivitร  artigianale e artistica hanno un carattere ludico, espresso dai due verbi ลกโ€˜ลก e ล›แธฅq impiegati in parallelo. ยซDavanti al lavoro, fatto โ€œcon il sudore delle fronteโ€ si dispiega unโ€™attivitร  che รจ gioco e piacere, e i cui prodotti portano il contrassegno della libertร  creatrice e risplendono di bellezzaยป (L. Alonso Schรถkel). Il verbo ล›แธฅq puรฒ significare ridere di gioia, (Sal 126,2), danzare (2Sam 6,5; Ger 31,4), la danza sacra ยซdavanti a YHWHยป (2Sam 6,21); divertirsi (Ger 15,17); giocherellare (o divertirsi) (Sal 104,26); puรฒ significare i giochi dellโ€™amore (Gen 26,8). Sir 3,4 limita il tempo del riso con quello del pianto. ยซIl gioco โ€œdavanti a Dioโ€ รจ liturgiaยป (L. Alonso Schรถkel).

Gioia intima fra Dio, la terra e gli uomini

La sapienza รจ stata creata come โ€œprimizia/rฤ“โ€™ลกรฎtโ€ delle fatiche e delle opere di Dio, stabilita e formata prima delle varie fasi della creazione. Presente fin dalle origini della terra, prima delle acque e delle sorgenti, generata prima ancora dei monti, quando ancora Dio non aveva fatto la terra e i campi. Essa รจ presente quando YHWH operava in alto fissando i cieli e la volta dellโ€™oceano, e quando agiva in basso reprimendo le fonti abissali, imprimendo limiti al mare e gettando le fondamenta della terra. La sapienza era lร  da prima e contemporaneamente. Era lร  accanto a YHWH in gioia liturgica che unisce YHWH e gli uomini. Essa รจ tramite di gioia, di bellezza, di soliditร  e di armonia. Tramite di intimitร  (โ€œpresso di luiโ€) gioiosa fra YHWH e gli uomini.

Non รจ del tutto chiaro se la particella beโ€“ che segue il verbo โ€œgiocareโ€ nel v. 30 indichi il luogo o lโ€™oggetto con cui la sapienza gioca. Due le interpretazioni possibili: a) la sapienza maneggia la terra come un gioco, giocando con essa; b) terminato il suo lavoro, la sapienza fa della terra il suo campo di divertimento e degli uomini i suoi compagni di gioco. In ogni caso il suo gioco preferito si trova sulla terra e con gli uomini.

Finito il suo itinerario, qui comincia lโ€™attivitร  della sapienza. In Sir 24 รจ descritto un itinerario simile ma non uguale: dopo una grande scorreria in cielo e in terra, la sapienza prende la sua dimora stabile in Israele. รˆ un viaggio, e non piรน una creazione; cโ€™รจ un popolo eletto, non piรน lโ€™umanitร ; si tratta di una dimora, non piรน di un gioco.

La sapienza era partita da Dio e dallโ€™intimitร  con lui (vv. 22.30). Si puรฒ pensare a una duplice derivazione di pensiero.

1) Gli uomini che trattano e giocano con lei diventeranno sensati, giudiziosi, saggi. La sapientia rende lโ€™uomo sapiens (cf. Pr 10,23: ยซLo stolto si diverte [ล›แธฅq] a ordire inganni, lโ€™uomo prudente con la sapienzaยป (tr. L. Alonso Schรถkel);

2) In senso cristologico, ยซdato che il Messia รจ โ€œsapienza di Dioโ€ (1Cor 1,24) e procede da Dio (1,30)ยป.

Cโ€™รจ vita in Dio. Effervescenza di vita e pluralitร  di presenze intime prima e durante la creazione del mondo.

Il mondo รจ stato creato in Cristo e in vista di lui (cf. Col 1,19).

Cโ€™รจ gioco in Dio e sulla terra, fra gli uomini.

Cโ€™รจ gioia in Dio.

Gesรน la donerร  piena agli uomini (cf. Gv 15,11; 16,22; 17,13: ยซMa ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perchรฉ abbiano in se stessi la pienezza della mia gioiaยป).

Una gioia gloriosa, effervescente, trinitaria: ยซE la gloria che tu hai dato a me, io lโ€™ho data a loro, perchรฉ siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perchรฉ siano perfetti nellโ€™unitร  e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato meยป (Gv 17,22-23).

Lui guiderร 

La quinta parola di Gesรน sullo Spirito (cf. Gv 14,16-17.26; 15,26; 16,8-11.12-15) guarda decisamente al futuro. Non tanto quello dello scontro col mondo o della testimonianza giudiziale con la quale lo Spirito accuserร  e convincerร  gli uomini chiusi a Dio che non sono corretti nella loro comprensione delle parole di Cristo e fuori strada nel loro rifiuto del piano di Dio come egli lo ha attutato, quanto del futuro della comunitร  dopo la pasqua.

Il tempo dellโ€™insegnamento per Gesรน si รจ concluso. Si sta per compiere la sua partenza dal mondo per tornare al Padre. Ci sarebbero molte cose da dire ancora, ma per il momento, fino a che Gesรน non avrร  affrontato la sua morte ed essere entrato cosรฌ nella sua gloria, i discepoli non potrebbero portare il peso di prova che esse contengono.

Prenderร  del mio

Gesรน ha concluso la sua rivelazione. Ha detto tutto e sta dando tutto. Non si tratta di quantitร  di parole, ma di qualitร  di comprensione. Fino a che Gesรน non avrร  compiuto il mistero pasquale di morte e risurrezione gli enigmi non saranno risolti, le prove rese superabili, la veritร  colta nella pienezza. Solo con la sua partenza dolorosa e gloriosa insieme Gesรน avrร  completato la rivelazione del Padre (cf. Gv 1,18), avrร  rivelato tutta la veritร , cioรจ la rivelazione. Allora lo Spirito che accoglie, interpreta, sminuzza e attualizza la rivelazione di Gesรน nel cuore dei credenti potrร  compiere la sua opera.

Con la sua azione interiore, la sua โ€œunzioneโ€ (cf. 1Gv 2,20.27: ยซLโ€™unzione che avete ricevuto da lui rimane in voiยป), lo Spirito porterร  i discepoli a comprendere, gustare e vivere la pienezza della veritร , la totalitร  della rivelazione totalitร . Essa comprende il mistero pasquale come suo momento culminante e, finchรฉ non sia compiuto, lo Spirito non potrร  venire e attuare la sua opera con la quale rende presente, viva, attuale la parola โ€œcompletaโ€ di Gesรน.

Lungo lo scorrere dei secoli, lo Spirito farร  in modo che i discepoli si approprino e approfondiscano la rivelazione compiuta da Gesรน, mettendoli alla sua scuola. Lo Spirito la renderร  sempre nuova, fresca, capace di โ€œmordereโ€ la realtร  e di incidere con forza sul vissuto dei credenti.

Annuncerร  le cose che vengono

Lo Spirito รจ sempre in ascolto profondo della parola che intercorre comune tra il Padre e il Figlio. Egli รจ la loro relazione interpersonale fatta Persona, il bacio profumato che li lega. Egli attinge dal tesoro comune di vita, di amore e di parola che scorre nel dialogo Padre-Figlio. Se ne appropria per renderlo effluvio sorgivo di bene e di veritร  per i discepoli e per lโ€™umanitร  intera. Ciรฒ che sgorga dal Padre viene accolto con amore, assimilato e ricambiato con soffio di amore dal Figlio, e viene sigillato dallo Spirito del Padre e del Figlio con il fissante dellโ€™amore.

Lo Spirito รจ attento ad ascoltare il dialogo ininterrotto del Padre e del Figlio. Il Figlio รจ colui che doveva venire, รจ venuto (cf. Gv 1,15.27; 3,31; 6,14; 11,27; 12,13) e viene (Gv 14,2-3; 18,28). โ€œLe cose venture/erchomenaโ€ che lo Spirito annuncerร  ai discepoli saranno strettamente collegate alla realtร  di Cristo veniente. Egli infatti sta sempre sulla soglia della storia di ogni tempo. Lo Spirito rivelerร  lโ€™appropriatezza della rivelazione di Gesรน per i vari tempi, la sua pertinenza a interpretarli e a farli vivere ai discepoli nellโ€™amore che circola nella Chiesa a favore di tutti gli uomini.

La rivelazione quantitativa di Gesรน รจ compiuta. La rivelazione qualitativa in rapporto allo scorrere della storia sarร  resa presente dallo Spirito agli orecchi del cuore dei credenti. Lo Spirito appropria con dolcezza e accuratezza di modalitร  ermeneutica la parola di Gesรน, facendone risplendere e riconoscere la sua figura e la sua realtร  nel variare dei tempi. Renderร  cioรจ visibile lโ€™identitร  e la presenza di Gesรน (lo โ€œglorificherร โ€), come in precedenza Gesรน aveva fatto nei confronti del Padre suo (cf. Gv 1,14.18; 17,4-6).

Tra il Padre e il Figlio esiste unโ€™unitร  sostanziale (v. 15; cf. 5,19-20). Per questo motivo, nel momento in cui lo Spirito attingerร  dalle โ€œcoseโ€ del Figlio (la sua rivelazione, la sua parola), di fatto attingerร  dalle โ€œcoseโ€ del Padre. Lo Spirito rivela in tal modo la parola stessa di Dio.

Cโ€™รจ vita in Dio

Il Verbo che aveva posto la sua tenda fra gli uomini (cf. Gv 1,14) aveva rivelato il Padre in un tempo concreto, preciso, limitato, come lo era lo spazio in cui aveva agito (cf. (Gv 1,18). Ora lo Spirito compie per le generazioni di ogni tempo il gesto della rivelazione che era stato il compito principale del Verbo incarnato secondo il Vangelo di Giovanni. In esso Gesรน รจ presentato continuamente come lโ€™Inviato dal Padre per rivelare il suo volto. Questa veritร  รจ la stella che punteggia tutto il Vangelo di Giovanni (cf. Gv 4,34; 5,23.24.30.36.37; 6,38.39.44; 7,16.28.29.33; 8,16.18.26.29; 9,4; 12,44.45.49; 13,20; 14,24: ยซChi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non รจ mia, ma del Padre che mi ha mandatoยป; 14,26; 15,21; 16,5; 20,21).

Lo Spirito annuncia le โ€œcose ventureโ€ di Cristo, le โ€œcoseโ€ di colui che รจ venuto, viene e verrร . Annuncerร  certamente anche il senso profondo delle cose che dovranno succedere ai discepoli, illuminandole nella loro globalitร  alla luce di quello che Gesรน stesso ha rivelato.

Lo Spirito โ€œcucirร โ€ strettamente il tempo di Gesรน a tutti i tempi che i discepoli si troveranno a vivere.

Lo Spirito annuncia la presenza della parola e della persona di Gesรน, che trascina con sรฉ la parola e la persona amata del Padre che lo ha inviato.

Tri-unitร  di parola, di presenza, di amore.

Sorgente inesausta, accoglienza filiale, appropriazione efficace e vitale.

Cโ€™รจ vita, gioia, amore in Dio.

Effervescenza di parola, vivacitร  di amore.

Flusso perpetuo di rivelazione agli uomini di quanto il Dio trinitario li ami e ricerchi solo la loro gioia.

La pienezza della gioia (cf. Gv 17,13).

Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News

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