Commento al Vangelo del 13 Gennaio 2019 – Comunità Kairos

Chiusi i primi due capitoli con i suoi originali racconti dell’infanzia, Luca ci ha presentato a seguire, come gli altri tre evangelisti, l’opera del Battista. Duplice figura di battistrada, l’araldo che entra in scena prima del protagonista, e di profeta, cerniera tra la Prima Alleanza e la Nuova.

15Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo.

Era quello un periodo davvero fervente dell’attesa del Messia. Lo si attendeva tanto nei circoli scritturali rabbinici della capitale quanto tra le bande guerrigliere della Galilea, tra l’opposizione nazionalistica all’invasore romano e tra gli asceti ritirati in preghiera nel deserto per affrettarne la venuta. In Giovanni si raccontava di un uomo di Dio che prima aveva ripudiato l’istituzione templare di Gerusalemme per il deserto, dove fiorivano aristocratiche comunità esseniche, e che poi, da vero profeta, accolta la parola di Dio, si era messo al margine di questo deserto, consegnato alla missione di preparare un popolo ben disposto all’accoglienza del Cristo-Messia lungo tutta la valle del Giordano. E’ alla spenta comunità degli uomini, alla loro intima consapevolezza di fallimento che proponeva un battesimo per la conversione dei peccati. Atto eversivo, lontano dalla torah che riservava al Tempio i sacrifici di Riconciliazione, ma eloquente sul mutamento dei cuori. Così lo straordinario consenso all’iniziativa del Battista aveva generato una sua grande popolarità e diffuso il dubbio che lui fosse il Messia (cfr. Gv 1,19- 25). “No”, sarà sempre la sua risposta. Un veniente, più forte, vi battezzerà in Spirito Santo, …non solo nell’acqua dell’umile contrizione dei cuori.

Ora, come le finali dei Vangeli sono costruite attorno una Croce di infamia, accettata e non rinnegata, che racconta paradossalmente il disvelamento di un Dio Salvatore, così gli stessi Vangeli, tutti, si aprono con un altro paradosso, recepito sin dalle origini: colui che viene come Cristo-Messia, il più forte, si sottomette a un battezzatore che lo ha preceduto e a un battesimo di cui non ha bisogno. Se Matteo abbozza per i suoi una risposta teologica, di approccio biblico, al problema (3,14-15), Luca sceglie di sfumare gli aspetti tipici dell’evento per la sua comunità di origine ellenistica, da sempre al corrente dei riti iniziatici delle antiche religioni misteriche.

Così il suo racconto minimalista non fa menzione dell’immersione nel Giordano, delle sue acque, del gesto del Battista, che addirittura elimina dal quadro già al v. 20. Anche nella struttura sintattica il battesimo di Gesù è un inciso. L’obiettivo si concentra invece su un particolare originale: mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera…per poi riportare come frasi principali il triplice nucleo essenziale dell’evento: il cielo si aprì 22e discese su di lui lo Spirito Santo, e vi fu una voce dal cielo. Quel cielo chiuso da secoli alla relazione con l’umano si squarcia, come nell’invocazione profetica, e lascia fluire la comunicazione personale del divino, lo Spirito Santo, attraverso la visione, in forma corporea, come una colomba, e attraverso l’ascolto pubblico di una voce di rivelazione: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento», intreccio di citazioni bibliche, che rimandano, per ascoltare Dio, all’ascolto della Parola.

Il cardine è la Voce che dice Tu. Il Tu di Dio si volge al Tu di Gesù, in una relazione fortissima, nata dalla preghiera. All’Io Sono del Dio biblico fa eco questo “Tu sei” mio Figlio (Sal 2,7). L’identità filiale di Gesù è così posta per sempre a inizio dei Vangeli. Su essa ruoterà tutta l’accoglienza di Gesù, nell’affidamento, nel dubbio, nella contestazione. A partire dalla tentazione diabolica (Se sei Figlio di Dio…4,3.9), al riconoscimento di Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16.16), all’interrogatorio del Sinedrio: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?».(22,70), alla derisione dei capi al Golgota (23,35), sino al riconoscimento finale del centurione (Mc 15,39).

E se questa è l’identità di Gesù, anche il suo Dio ne viene ridefinito, per sempre e per tutto il suo vangelo, come Padre. Se è novità inattesa il Cristo-figlio, novità è il Dio Padre di Gesù, svelamento del suo vero Volto. Così come il Figlio ci restituisce l’immagine dell’Uomo, realizzata in pienezza nella sua umanità amante, e che Adamo aveva tradito. Quell’Adamo, figlio di Dio, in cui si radica, secondo il racconto di Luca (3,38), la generazione di Gesù.

Da questa filialità che ridefinisce le immagini dell’uomo e di Dio, sgorgano almeno due misteri di comunione: La Trinità, con il Padre che genera e il Figlio che nello Spirito Santo viene generato, e la fraternità universale, che ci vede tutti figli nel Figlio e perciò fratelli tra noi.

Oltre che figlio, anche “amatissimo”, dice la Voce; agapetòs, come lo fu Isacco per Abramo “Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco…” (Gn 22,2). E dire amatissimo è ciò che fa fiorire la vita di un figlio. Vi si percepisce l’amore incondizionato di un Padre che a ogni istante sussurra: “tu sei mio amato”. E se nella citazione è adombrato il sacrificio di Isacco, sappiamo che sarà un non-sacrificio, un rifiuto dei sacrifici dovuti a una falsa immagine di Dio.

L’ultima citazione, in te ho posto il mio compiacimento, rende l’ultima sfumatura, evocando la figura del Servo, “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui” (Is 42,1). La sua sofferenza vicaria, accettata senza reagire, l’essersi caricato le colpe del popolo, sino a restarne sfigurato e vittima innocente, gettano una luce su quale sarà il progetto messianico che Gesù porterà lentamente avanti e a cui si conformerà, interiorizzandolo e trovandovi una chiave di lettura per leggervi la sua stessa vicenda e il suo destino.

Siamo posti, allora, dinanzi l’investitura ufficiale del Messia/Servo e del Figlio/l’amato. E’ questo il senso profondo dell’episodio. Per questo Luca depotenzia le immagini battesimali dell’evento.

E’ vero che Lui, pur non avendo peccati da confessare, lui, fatto simile in tutto a uomo, tranne che nel peccato (Eb 2,17; 4,15), ha voluto come gli altri uomini sottomettersi a Dio e, con questo gesto, dire che accettava di morire nell’acqua come pena del peccato, per risalire dall’acqua, matrice di ogni nuova vita perdonata. Ma mentre per tutti questa immersione simboleggia la morte al proprio passato, per Gesù è anticipazione simbolica del suo futuro di morte-resurrezione, non semplice speranza di perdono ma redenzione e salvezza per tutti i suoi fratelli: Colui che era senza peccato, Dio lo ha fatto peccato a nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio (2 Cor 5, 21).

Spogliato già della sua divinità, poi delle vesti come gli altri, Cristo manifesta nella kenosis la sua profonda solidarietà con l’umanità tutta, abbracciata là dove è più ferita, nella propria consapevolezza di peccato; colta nella profonda contraddizione all’amore di Dio, ma anche nel desiderio intenso di riscatto e di comunione. Gesù nel suo battesimo sceglie come il Servo di prendere su di sé i nostri peccati. Tutti. Non sarà un peso lieve, ma talmente pesante che ne morirà, e quella sarà alla fine la vera realizzazione del suo battesimo, quello in cui anche noi otteniamo la vittoria, la libertà e la vita. Non questo, che resta per lui, all’inizio della vita pubblica, anticipazione di intenti, e che merita l’approvazione del Padre per la scelta messianica di condivisione profonda con l’umanità tutta: dare la vita per ottenerla Piena per tutti nella comunione finale.

Ma “C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! (Lc 12, 50)”; aspettativa pressante che si realizzerà liberamente sul Golgota, quando in lui la morte sarà sottomessa all’energia bruciante della Vita che si rende dono.

Raffaella

Fonte: Comunità Kairos (Palermo)

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BATTESIMO DEL SIGNORE – ANNO C

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Lc 3, 15-16. 21-22 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». C: Parola del Signore. A: Lode a Te o Cristo.

Fonte: LaSacraBibbia.net

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