Commento al Vangelo del 10 Marzo 2019 – p. Roberto Mela scj

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Solo il tuo Dio adorerai

Lโ€™importante libro del Deuteronomio con la sua ricca teologia accompagna lโ€™inizio del cammino quaresimale della Chiesa, assieme al Vangelo di Luca, che in questa domenica vede proclamato il brano riguardante โ€œle tentazioni di Gesรน nel desertoโ€. Esse rappresentano il vero e proprio inizio della vita pubblica di Gesรน, dopo che lโ€™evangelista ha ricordato il suo battesimo (3,21-22) e la sua genealogia ascendente fino ad Adamo (3,23-38).

Riconoscere Dio come fondamento della grazia sorgiva della vita personale e comunitaria, dare solo a lui la lode e il riconoscimento per la propria vita e la propria salvezza รจ il primo gradino della vita spirituale del singolo credente e della Chiesa per iniziare โ€œdal bassoโ€ il cammino della Quaresima, partecipando alla โ€œsofferenzaโ€ del suo Signore Gesรน Cristo per avere poi la gioia e la grazia di partecipare anche alla gloria della sua risurrezione (cf. Fil 3,10).

Deuteronomio, la โ€œseconda Leggeโ€

Il libro del Deuteronomio sigilla i cinque rotoli della Torah/Pentateuco, dando conclusione alla grande narrazione che parte dalla creazione e giunge fino alla soglia dellโ€™entrata di Israele nella terra della promessa.

La titolatura ebraica del libro โ€“ Debฤrรฎm โ€“ riprende come sempre la prima parola del libro, mentre il titolo del libro nella traduzione della LXX โ€“ Deuteronomion โ€“ indica la sua natura di โ€œseconda Leggeโ€, essere cioรจ la riproposizione della Torah alla luce della teologia deuteronomistica influenzata dalla predicazione profetica. Con varie redazioni, trovรฒ la sua sistemazione ultima nel postesilio e fin dentro il periodo persiano (538-323 a.C.).

Il Deuteronomio ha come caratteristica alcuni grandi discorsi tenuti da Mosรจ sulla soglia della terra della promessa, nelle steppe di Moab. Lโ€™interpretazione classica ne isola quattro, ma vari biblisti ne scorgono solo due. A integrazione di quella facilmente reperibile nella Bibbia di Gerusalemme, riportiamo gli schemi proposti da due studiosi.

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Lโ€™esegeta G. Papola propone la seguente articolazione del libro: 1,1โ€“4,43 primo discorso di Mosรจ: sezione narrativa (ricordo del passato); 4,44โ€“28,68 secondo discorso di Mosรจ: lโ€™alleanza dellโ€™Oreb; 28,69โ€“30,20 terzo discorso di Mosรจ: lโ€™alleanza di Moab; 31,1โ€“34,2 sezione narrativa; 33,1-29 la benedizione di Mosรจ (apertura al futuro).

Nel suo commentario, S. Paganini propone invece lโ€™articolazione del libro del Deuteronomio attorno a due lunghi discorsi di Mosรจ:

1,1-5 La messa in scena;

1,6โ€“4,43 Primo discorso di Mosรจ: 1,6โ€“3,39 La retrospettiva storica; 4,1-43 Conclusione del primo discorso con lโ€™esortazione finale;

4,44โ€“26,19 Secondo discorso di Mosรจ: 4,44โ€“5,33 La teofania e lโ€™alleanza allโ€™Oreb; 6,1-25 Esortazione allโ€™osservanza della Legge; 7,1โ€“10,11 La vita nella terra promessa; 10,12โ€“11,32 Obbedienza e disobbedienza come fonti di benedizioni; 12,1โ€“14,21 La legge della centralizzazione e di puritร ; 14,22โ€“16,17 Obblighi periodici e feste; 16,18โ€“18,22 Strutture statali in un sistema teocratico; 19,1โ€“21,14 Legislazione sulla pena capitale e sulla guerra; 21,15โ€“23,1 Legislazione sul rispetto delle relazioni e della vita; 23,2โ€“25,16 Leggi di puritร  e leggi sociali allโ€™interno del popolo di YHWH; 25,17โ€“26,19 Due confessioni liturgiche e lโ€™alleanza;

27,1โ€“34,12 La conclusione del Deuteronomio e del Pentateuco: 27,1โ€“28,69 La celebrazione dellโ€™alleanza: benedizioni e maledizioni; 29,1โ€“30,20 Le ultime disposizioni: lโ€™alleanza in Moab; 31,1โ€“32,47 Il congedo di Mosรจ: indicazioni per il futuro e il cantico; 32,48โ€“34,4 Benedizioni e visione di Mosรจ; 34,5-12 La morte di Mosรจ e la fine del Pentateuco.

Le primizie dei doni al Donatore

Alla fine del secondo lungo discorso di Mosรจ (Dt 4,44โ€“26,19), si trova il ricordo di un oracolo contro Amalek, che riporta indietro la storia ricollegandola al primo episodio accaduto dopo lโ€™uscita dalla schiavitรน dโ€™Egitto e agli inizi del cammino del popolo ricordato allโ€™inizio del discorso in Dt 5,1ss.

Subito dopo vengono riportate due confessioni liturgiche scritte in prima persona singolare. Esse contengono il discorso diretto che lโ€™israelita รจ chiamato a pronunciare nel tempio in occasione della presentazione a YHWH delle primizie della terra della promessa. La prima si configura come un โ€œpiccolo credo storicoโ€ (26,1-11) e la seconda come la preghiera vera e propria in occasione dellโ€™offerta delle primizie (26,12-15).

Una volta entrato in possesso della terra donatagli da YHWH, e che continuamente gli dona nel presente (nลtฤ“n, participio), allโ€™israelita รจ comandato un atto liturgico che รจ piรน di un viaggio, รจ quasi una ripetizione dellโ€™uscita dallโ€™Egitto e dellโ€™entrata nella terra della promessa. Un atto che gli fa rivivere lโ€™esodo e la grazia liberatrice di YHWH goduta lร  in quel tempo, facendo emergere dal semplice israelita un membro consapevole del popolo dellโ€™elezione.

Egli riporrร  in una cesta le primizie (rฤ“โ€™ลกรฎt) e la porterร  nel luogo che, durante il regno di Ezechia, รจ stato deputato a luogo centralizzato del culto, il tempio di Gerusalemme. Lรฌ รจ il luogo (mฤqรดm, termine che nel giudaismo rabbinico diventerร  uno dei nomi di YHWH) scelto da YHWH per far abitare (yฤลกab) il suo nome (ลกฤ“m, altro termine che nel rabbinismo verrร  a indicare il nome di YHWH). In un ambiente liturgico, lโ€™israelita darร  la cesta al sacerdote, che la deporrร  davanti allโ€™altare di YHWH, ยซtuo Dioยป (v. 4). I frutti sono portati alla sorgente della feconditร , della vita, della terra donata: il Donatore.

Lโ€™offerta รจ memoria del Donatore, della dipendenza felice dal Dio personale e comunitario, che รจ fonte di ciรฒ che si puรฒ godere sulla terra, ancorchรฉ frutto del proprio lavoro.

Radici ingloriose: un arameo errante, straniero residente

Davanti allโ€™altare che rappresenta YHWH, lโ€™israelita ยซrisponde e diceยป (v. 5), proclama cioรจ la propria fede in YHWH intervenuto nel corso della storia, dal tempo di Giacobbe al godimento dei frutti nella terra che ยซstilla latte e mieleยป.

Gli inizi della storia degli israeliti sono visti in Giacobbe, nato da Isacco e da Rebecca. Con un lungo viaggio il fidato servo di Abramo era andato in Aram Naharร im, alla cittร  di Nacor, per cercarvi la sposa del padroncino Isacco (cf. Gen 24,10). Lโ€™โ€œAram dei due fiumiโ€ corrisponde allโ€™Alta Mesopotamia, dove si trovava Carran, residenza dei parenti di Abramo.

Giacobbe รจ visto come un pastore errante, smarrito (< โ€™ฤbad), un membro del popolo che si trova ancora fuori della terra, promessa (cf. Gen 28,4.15; 35,12) ma ancora non in suo possesso e, infine, come un esule/straniero in terra dโ€™Egitto.

Lโ€™israelita riconosce le umili origini del proprio popolo: un arameo disperso e smarrito, senza radici e senza aspettative sicure, senza casa e senza sicurezze, costretto a vagare in cerca di terre che diano da vivere a lui e ai suoi animali, ma che si trova a dover scendere (< yฤrad) in terra dโ€™Egitto per abitarvi come straniero residente (< verbo gรปr, da cui il denominativo gฤ“r).

YHWH libera nella storia dominata

Niente di glorioso nelle radici del popolo a cui appartiene lโ€™israelita orante nel tempio. Radici umili e umiliate, schiavizzate. Una radice che da poche persone divenne sรฌ popolo (gรดy) grande, forte e numeroso per feconditร  umana, ma pur sempre oppresso sotto una servitรน pesante (โ€˜ฤƒbรดdฤh qฤลกฤh) e malvagia imposta dal faraone.

Lโ€™orante si identifica con i suoi padri sottoposti a schiavitรน in Egitto. โ€œGridammo/wannizโ€˜aqโ€ (v. 7) la nostra querela giuridica a YHWH e il Dio dei nostri padri ascoltรฒ (wayyiลกmaโ€˜ < ลกฤmaโ€˜) il nostro grido/voce/tuono (qลlฤ“nรป), vide (wayyar < rฤโ€™ฤh) la nostra umiliazione, la nostra pena, la nostra oppressione, e ci fece uscire (wayyรดแนฃiโ€™ฤ“nรป < yฤแนฃฤโ€™) con mano potente e prodigi vari, ci fece entrare (waybiโ€™ฤ“nรป < bรดโ€™) in questo luogo (mฤqรดm) e ci diede in dono (wayyittฤ“n < nฤtan) questa terra (hฤโ€™ฤreแนฃ) che stilla di latte e di mieleโ€.

YHWH libera nella storia perchรฉ รจ piรน potente di ogni faraone schiavista. Egli non puรฒ sopportare la vita di un popolo oppresso dalla schiavitรน. Come non lo vuole per Israele sua primizia e proprietร  particolare (segullฤh, โ€˜am segullฤh, cf. Es 19,5; Dt 7,6; 14,2; 26,18), cosรฌ non lo vuole per nessun altro popolo. Sua รจ tutta la terra e tutte le genti sono iscritte nella tavola dei popoli generati dai progenitori (cf. Gen 10).

YHWH nutre nella terra donata

Dal momento che YHWH รจ capace di liberare il suo popolo nella storia, egli deve essere stato anche autore della creazione, unico Dio e signore di tutta la terra (cf. Is 43,8-13; 44,6-8.24-28; 4520-25) e causa ultima della feconditร  della terra.

Lโ€™orante si sente parte viva di una comunitร  intergenerazionale che sfida la storia e riconosce che YHWH ha mantenuto la sua promessa e, nella terra della libertร , non fa mancare lโ€™abbondanza dei suoi frutti. Non che ad ogni passo stilli latte e mieleโ€ฆ Comunque, รจ una terra che non fa mancare i suoi frutti e, alla vista trasognata e credente dellโ€™orante, essa diventa la migliore delle terre possibili.

Anche in Egitto cโ€™era pane in abbondanza e pentole piene di carne (cf. Es 16,3) e ogni ben di Dio: ยซCi ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto, gratuitamente, dei cetrioli, dei cocomeri, dei porri, delle cipolle e dellโ€™aglioยป si lamentava il popolo nel deserto (Nm 11,5).

Ogni ben di Dio, condito perรฒ con lโ€™aceto della schiavitรน. Pericolosa la natura senza la storia, lโ€™eterno ritorno delle stagioni senza lโ€™alba della libertร โ€ฆ

Lโ€™orante celebra nella professione di fede โ€œstoricaโ€ la memoria del fatto che YHWH โ€œci ha fatti venire/entrare/waybiโ€™ฤ“nรป (< bรดโ€™)โ€ (v. 9) โ€“ lui e i suoi padri con i quali fa corpo unico โ€“ nel luogo dove ora sorge il tempio, nella terra ricevuta in dono, dove stilla latte e miele. A sua volta lโ€™orante รจ ora qui nel tempio dove โ€œha fatto entrare/fatto venire/hฤ“bฤ“โ€™tรฎ (< bรดโ€™)โ€ il dono della sua riconoscenza. รˆ qui per ricambiare YHWH con la stessa moneta, riconoscendo lโ€™appartenenza a YHWH, Dio della libertร  nella storia, anche delle primizie (rฤ“โ€™ลกรฎt) prodotte dalla terra donata. Sono prodotti di una terra donata e non posseduta, in cui egli abita come straniero residente affittuario.

Primizie coltivate da un popolo libero e non umiliato nella schiavitรน.

Ti prostrerai dinanzi a YHWH tuo Dio

Il libro del Deuteronomio conclude le istruzioni per la celebrazione liturgica della presentazione al tempio delle primizie con il comando di โ€œprostrarsi dinanzi/wehiลกtaแธฅฤƒwรฎtฤ lipnรชโ€/gr. LXX: proskyneseisโ€ฆ enanti a YHWH, il Signore di Israele e di ogni membro del popolo.

Lโ€™israelita deve prostrarsi dinanzi al re, al re dei re, piรน potente di ogni faraone, re di tutta la terra, a cui appartengono tutti e popoli e ogni cosa, re liberatore e grande nellโ€™amore fedele (แธฅesed).

Lโ€™orante dovrร  prostrarsi non davanti a un dio cieco e narcisistico, chiuso nel delirio della sua onnipotenza slegata dallo แธฅesed che scalda il cuore del โ€œriscattatore/gรดโ€™ฤ“lโ€.

Lโ€™israelita dovrร  prostrarsi al Dio della vita, della libertร , della comunione presente nel suo popolo.

Gioia per familiari, leviti e forestieri

Le primizie ridonate simbolicamente a YHWH saranno compartecipate dai propri familiari del clan (bรชtekฤ), dai leviti (lฤ“wรฎ) โ€“ i servitori di YHWH nel tempio appartenenti al basso clero, dipendenti per il loro sostentamento dalla caritร  dei correligionari โ€“, e dai forestieri residenti (gฤ“r).

Gli stranieri residenti erano sรฌ protetti da leggi generose in Israele, ma pur sempre esposti alla labilitร  del salario e allโ€™incertezza della reazione che potevano trovare nella gente comune. La dimenticanza della storia รจ una donna sempre incinta di gente ignorante, altezzosa, ignobile e gretta di cuore.

La gente di Israele puรฒ infatti dimenticare di dover amare il forestiero residente perchรฉ ยซDio ama il forestieroยป (Dt 10,18, perchรฉ ยซil Signore protegge il forestieroยป (Sal 146,9a) e, infine, perchรฉ anche gli israeliti vissero da stranieri in Egitto (cf. Dt 5,15; 23,8).

Gente immemore puรฒ dimenticare che la terra di Israele รจ terra di Dio (Lv 25,23 ยซLa terra รจ mia!ยป, dice YHWH) e Israele vive da forestiero affittuario nella terra ricevuta in dono (cf. Nm 27,12; Gs 24,1; Sal 135,12; 136,21-22; Sir 46,8).

Ger 35,7 ammonisce: ยซNon costruirete case, non seminerete sementi, non pianterete vigne e non ne possederete, ma abiterete nelle tende tutti i vostri giorni, perchรฉ possiate vivere a lungo sulla terra dove vivete come forestieriยป.

La terra non รจ santa, ma la terra รจ del Santo. Israele puรฒ anche perdere la terra, dono condizionato a una condotta morale impeccabile da perseguire con radicalitร  e ben superiore a quella delle genti coeve e circostanti (cf. Dt 16,20: ยซLa giustizia [แนฃedeq] e solo la giustizia seguirai [tirdลp, โ€œincalzare/andare a caccia/seguire le tracce/cercareโ€], per poter vivere e possedere la terra che il Signore, tuo Dio, sta per dartiยป).

Tema teologico scottante quello della terra. Tema che si bada bene di non toccare mai nei vari dialoghi interreligiosi e nei documenti ufficialiโ€ฆ

Allโ€™orante รจ infine comandato di โ€œgioire/weล›ฤmaแธฅtฤโ€ (v. 11). ยซLa gioia per tutto il bene/i beni (bekol-haแนญแนญรดb) che YHWH tuo Dio ti ha datoยป (nฤtan) รจ espressa in un banchetto conviviale; essa รจ espressione di persone e popoli liberi, liberi nella comunione anche con i piรน fragili dei suoi membri (leviti) e dei suoi ospiti piรน o meno inseriti nella societร , ma pur sempre bisognosi di protezione (i gฤ“rรฎm).

Il banchetto della gioia.

Gioia di gente libera, gente con forse non troppi beni, ma condivisi.

Gioia di un popolo che adora il Dio della libertร , della vita, della comunione.

Gioia di un popolo appartenente al Dio della gioia.

ยซLa gioia del Signore รจ la vostra forzaยป (Ne 8,10).

Anzi, ยซIl Signore esulterร  per te con grida di gioiaยป (Sof 3,17).

Questo Dio mi piace.

Vale la pena di adorarlo, e solo luiโ€ฆ

Nel deserto

Dopo aver ricevuto il battesimo, di cui perรฒ non aveva strettamente bisogno, pieno di Spirito Santo battesimale (Lc 4,1a) Gesรน รจ condotto per un cammino lungo (ฤ“geto, imperfetto < agล), con destinazione il deserto (4,2b): luogo di silenzio, di preghiera, di pura sopravvivenza, luogo di precarietร , di essenzialitร  e di prova. Dopo il cammino, Gesรน รจ nel deserto (en + dat., stato in luogo dopo il moto a luogo che lo ha preceduto, tipica espressione grammaticale di Luca).

Gesรน รจ allโ€™inizio della sua vita pubblica. Come viverla? Quale Dio annunciare? Quale tipo di Messia impersonificare, tra quelli attesi dalla gente? Come agire per riunire e riportare il popolo di Israele al suo Dio?

Gesรน รจ pieno (plฤ“rฤ“s) di Spirito Santo e nello Spirito รจ condotto nel deserto. Non vi รจ spinto da una forza esterna (in questo caso ci sarebbe la preposizione hypo + gen.) ma avvolto, impregnato, accompagnato dallo Spirito. Con altri studiosi, intendo en + dat. come lโ€™espressione greca equivalente alla preposizione ebraica be; un ev sociativus, di accompagnamento.

รˆ il Padre che lo conduce nel deserto (passivum divinum), e lo Spirito Santo lo accompagna.

Gesรน ha bisogno di silenzio, di preghiera, della parola del Padre, di essenzialitร . รˆ il momento decisivo del discernimento.

Nel deserto Gesรน rimane per il periodo simbolico di quaranta giorni, come quaranta furono i giorni o gli anni che segnarono le esperienze dei profeti e del popolo di Israele, necessari a fare dei veri discepoli, attenti alle movenze di Dio, alle sue parole, alle sue esigenze dโ€™amore.

Israele cammina per quarantโ€™anni nel deserto, mangia la manna (Es 16,35; Gs 5,6), guidato da YHWH (Am 2,10), ma disgustandolo (Sal 95,10). Mosรจ rimane sul Sinai quaranta giorni e quaranta notti (Es 24,18); le spie perlustrano per quaranta giorni la terra dellโ€™abbondanza (Nm 13,25); Aronne muore proprio al termine del viaggio di quarantโ€™anni del popolo nel deserto (Nm 33,38); Elia cammina per quaranta giorni verso lโ€™Oreb/Sinai alla ricerca delle sue radici spirituali e profetiche (1Re 19,8).

Il deserto รจ il luogo di possibile rifugio (Gdc 20,42; 1Sam 23,14-26; 1Mc 2,29; 9,33; Ger 9,1), luogo del primo amore dei giovani fidanzati (Ger 2,2) e luogo di ricreazione dellโ€™amore coniugale violato (Os 2,16). Il deserto รจ perรฒ anche un luogo molto pericoloso, anidro e abitato da scorpioni mortali: ยซโ€ฆ deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senzโ€™acquaโ€ฆยป (Dt 8,15).

Tentato e provato

Gesรน sta nel deserto, ben equipaggiato dello Spirito Santo, pronto ad affrontare anche la tentazione e la prova. Ammoniva il Siracide: ยซFiglio, se ti presenti per servire (douleuein) il Signore, prepร rati alla tentazione (hetoimason tฤ“n psychฤ“n sou eis peirasmon). Abbi un cuore retto e sii costante, non ti smarrire nel tempo della prova (epagลgฤ“s)ยป (Sir 2,1-2). Gesรน ne รจ consapevole.

E, infatti, egli viene tentato in continuitร  (peirazomenos, part. presente) dal โ€œDiabolos/Divisoreโ€. Il โ€œDivisoreโ€ (< dia-ballล, getto in mezzo) lo tenta direttamente al male, a separarsi cioรจ dalla voce e dalla volontร  del Padre, dalla modalitร  corretta con cui vivere la propria messianicitร  e far venire nel mondo gli anticipi del regno di Dio.

Gesรน era unito totalmente al Padre come โ€œilโ€ Figlio di Dio, lโ€™amatissimo/Unico, sede della compiacenza del Padre e riconosciuto subito dopo il battesimo (cf. Lc 3,22). Ma tutta questa grande realtร  intima, vita nascosta nella Trinitร , doveva venire alla luce, essere provata a livello della sua umanitร . In tal modo egli poteva essere messo alla prova in tutto, eccetto il peccato, luogo non della solidarietร  redentrice nella vita ma della complicitร  nel male divisivo e mortifero.

Gesรน รจ condotto dal Padre nel deserto, vi rimane accompagnato dallo Spirito, per essere tentato al male dal Divisore e, nello stesso tempo, per essere messo alla prova/verifica nel bene del suo cuore, nella sua fedeltร  al Padre anche nella sua umanitร . Nel deserto Gesรน รจ sottoposto alla verifica di ciรฒ che lo muove nel cuore. Ciรฒ che ha nel cuore deve salire alle labbra e inverarsi nella vita.

Come con Gesรน, YHWH aveva giร  operato in tal modo nei tempi antichi con Israele, il popolo di cui Gesรน รจ la โ€œgloriaโ€ (cf. Lc 2,32b): ยซRicรฒrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarantโ€™anni nel deserto โ€“ ammonisce Mosรจ nel suo secondo grande discorso riportato nel libro del Deuteronomio โ€“, per umiliarti (lemaโ€˜an โ€˜annลtekฤ/meglio: renderti umile, piegato) e metterti alla prova (lenassลtekฤ), per sapere (ladaโ€˜at) quello che avevi nel cuore (bilbฤbekฤ), se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato (wayโ€˜annekฤ), ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che lโ€™uomo non vive soltanto di pane, ma che lโ€™uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signoreยป (Dt 8,2-3).

Il Vangelo di Luca presenta tre tentazioni diaboliche/divisive tese direttamente al male, proposte dal Diabolos/Divisore contro Gesรน. Egli perรฒ le sopporta, le affronta a viso aperto, le vince e le supera. In tal modo egli, al tempo stesso, le trasforma in prove: egli vince le tentazioni mettendo in tal modo alla prova e testificando anche esternamente la sua volontร  di bene unita a quella del Padre, nella compagnia dello Spirito Santo.

Le tre tentazioni/prove sono riassuntive di tutto quello che Gesรน dovrร  sopportare nella vita pubblica che potrebbe allontanarlo dal suo cammino verso Gerusalemme, verso il compimento della volontร  del Padre.

Alla fine delle tre tentazioni, sconfitto, il Diabolos/Divisore si allontanerร  da Gesรน โ€œfino al tempo (opportuno/decisivo/escatologico)/achri kairouโ€ (4,13). Il Diabolos/Divisore verrร  al momento dellโ€™arresto di Gesรน sul Monte degli Ulivi, al tempo delle tenebre, della potenza violenta e ingiusta instillata da Esso negli avversari: ยซOgni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me โ€“ contesta Gesรน a chi lo arresta โ€“; ma questa รจ lโ€™ora vostra (hautฤ“ estin hymลn hฤ“ hลra) e il potere delle tenebre (kai hฤ“ exousia tou skotous)ยป (22,53).

Il Diabolos/Divisore possiede unโ€™intelligenza spirituale lucidissima, ma non obbedienziale e discepolare. Nella terza tentazione egli cita ben due versetti biblici sullโ€™assistenza che YHWH ha promesso ai suoi fedeli (Sal 91,11-12; Dt 6,16). Il Divisore stravolge perรฒ il senso del testo per volgerlo al proprio interesse. Non vuol instillare la fiducia in YHWH quanto provocare lโ€™intervento divino in occasione di una manifestazione di messianismo esibizionistico.

Pane da sassi, potere โ€œdivisivoโ€, voli pindarici

Messianismo miracolistico e populistico. Pane dai sassi. Il Diabolos/Divisore tenta Gesรน a partire dalla sua messianicitร  divina: la dimostri assecondando i bassi desideri del popolo, i suoi bisogni elementari, trasformando i sassi in pane. Non presti attenzione alla libertร  dellโ€™uomo e del popolo, ma assecondi solo i suoi bisogni primari, sfruttando il bisogno e la credulitร  popolare. Un messianismo miracolistico interessato, parziale, disattento ai bisogni profondi dellโ€™uomo.

Messianismo politico divisivo e malefico. Il Diabolos/Divisore fa intravedere a Gesรน tutti i regni della terra, su cui egli gli darร  il pieno potere (tฤ“n exousian tautฤ“n hapasan) a patto che prima Gesรน gli presti adorazione (ean proskynesฤ“is enopion emou). Un messianismo impostato quindi su un potere politico diabolico, divisivo, faraonico, di puro dominio. Esso non crea servizio, comunione, festa. Un potere faraonico. Un potere che fornisce forse molti mezzi, ma non il fine e non la libertร .

Miracolismo esibizionistico. Voli pindarici. Rispetto al Vangelo di Matteo (Mt 4,1-11), Luca sposta a un terzo momento la tentazione con la quale Gesรน รจ posto sul pinnacolo del tempio, ricordato allโ€™inizio e alla conclusione del vangelo (Lc 1,1-25 e 24,53).

Lo spigolo sud-est della spianata del tempio poteva raggiungere unโ€™altezza di quasi 50 metri sopra la valle del Cedron. Il Diabolo/Divisore invita Gesรน a gettarsi nel vuoto, richiamando ben due versetti biblici che citano lโ€™assistenza assicurata da YHWH ai suoi fedeli (Sal 91,11-12; Dt 6,16). Il Divisore conosce perfettamente la lettera della parola di Dio, ma non vede il suo connotato di presenza vitale utile di YHWH promessa ai credenti in lui. Al Divisore non interessa sottolineare la provvidenza divina, quanto provocare inutilmente la prova/manifestazione di questa presenza salvifica per fini puramente esibizionistici e non veramente utili alla vita delle persone. Il Diabolos stravolge la parola di Dio per volgerla ai suoi bassi interessi personali.

Nella sua vita pubblica Gesรน non compirร  alcun segno o miracolo (dynamis sinottica o sฤ“meion giovanneo che sia) che non sia utile, positivo, a favore degli altri. Il segno del fico seccato (assente nel Vangelo di Luca, ma narrato in Mt 21,18-22 e soprattutto nel parallelo racconto intercalare di Mc 11,12-14.15-19.20-24) non vuol essere una maledizione arbitraria e capricciosa di Gesรน su un albero colto in un tempo di infeconditร  โ€œnaturaleโ€ e seccato da Gesรน per tragico simbolismo (cf. Mc 11,12-14.20-26), quanto unโ€™azione simbolica compiuta da Gesรน per dimostrare platealmente lโ€™infeconditร  del popolo di Israele, chiuso al suo insegnamento di Gesรน nel tempio, ridotto secondo lui a covo di ladri invece di essere casa di preghiera per tutte le nazioni (Mc 11,5-19, con i venditori cacciati dal tempio).

Parola che sazia, adorazione del Signore Dio, nessuna tentazione verso di Lui

Gesรน vince la prima tentazione citando Dt 8,3 che vede il cibo dellโ€™uomo soprattutto nella parola di Dio. Fornire questo pane รจ la missione che Gesรน sente come propria: dare la Parola che salva, aiutando lโ€™uomo a procurasi il pane con lโ€™onesto lavoro quotidiano (e dandogli un fine che dia senso a questo!).

Gesรน vince la seconda tentazione citando il passo di Dt 6,13, che conclude una pericope dedicata al comandamento dellโ€™amore di Dio, la pericope dello Shemaโ€˜ (Dt 6,4ss), preghiera quotidiana di Israele. YHWH ha dimostrato di possedere un potere salvifico, vivificante, liberante. Lโ€™opposto del potere faraonico, malefico, oppressivo e mortifero. Il potere รจ a servizio di una politica che renda vivibile e serena la libera convivenza umana, tendente alla comunione fra le persone e i popoli. Solo lโ€™uomo che venera il Dio della libertร  e del servizio, che libera dalla schiavitรน perchรฉ sente il grido degli oppressi, potrร  a sua volta esercitare un potere politico positivo, volto al servizio della vita e della crescita dellโ€™umanitร  del suo popolo e della collaborazione/comunione fra i popoli. Gesรน rifiuta un messianismo politico malefico e oppressivo. Ci saranno persone con il dono del servizio politico, ma Gesรน sente come prioritaria per sรฉ la missione di annunciare il Dio della libertร , dellโ€™amore e della comunione.

Gesรน vince la terza tentazione con la citazione di Dt 6,16, appartenente anchโ€™esso alla pericope dello Shemaโ€˜. Chi ha fede in YHWH e segue con fiducia da discepolo la sua parola non ha bisogno di mettere alla prova ogni momento lโ€™amore di YHWH per i suoi fedeli, come se una mamma dovesse ogni momento rispondere qualcosa ai suoi bambini piccoli e immaturi che le chiedono a ogni piรจ sospinto: โ€œMamma, mi vuoi bene? Mamma, mi vuoi bene? Dimmi che mi vuoi bene, mammaโ€ฆ!โ€. Gesรน sa che puรฒ fidarsi in ogni momento della volontร  affidabile di bene del Padre che costituisce lo sfondo stabile su cui muove i suoi passi e i movimenti del suo cuore. Gesรน non dubita dellโ€™amore del Padre. Non ha bisogno di chiederne conferma ad ogni momento, e per motivi futili. Rapportarsi cosรฌ a Dio non significa solo metterlo alla prova, ma tentarlo. Significa metterne in dubbio lโ€™essenza stessa di Padre. Non occorre voler โ€œverificareโ€, โ€œtestareโ€ ogni momento la volontร  di bene di Dio, voler saper ogni momento cosa cโ€™รจ nel suo cuore, se egli vorrร  esser fedele alle sue promesseโ€ฆ Non si puรฒ mettere alla prova Dio, il cui nome รจ ยซIo sarรฒ lร  come e dove vorrรฒ essere per teยป (cf. Es 3,14). Rapportarsi diversamente nei suoi confronti significa tentarlo, mettere in dubbio la sua disposizione di fondo, la sua essenza di Dio di amore redentore e provvidente.

Messo alla prova e vittorioso

Gesรน ha accettato e superato le tre tentazioni al male avanzate dal Diabolos, aiutato in questo dallo Spirito Santo che lo accompagnava e che gli ha fatto vivere filialmente la parola di Dio.

Gesรน ha superato le tre prove/โ€œverificheโ€ che il Padre ha โ€œlasciatoโ€ sul suo cammino โ€“ abbracciandole con lui nella sua paternitร  amorosa โ€“, perchรฉ venisse alla luce chiaramente e fosse verificato e testato che anche con tutta la sua umanitร  Gesรน intendeva rimanere fedele alla volontร  di bene del Padre, senza scegliere per la sua vita pubblica modalitร  messianiche esibizionistiche, dominative e miracolistiche.

Lo ha fatto per sรฉ e per noi, suoi discepoli, perchรฉ non venissimo meno nel faticoso ma gioioso cammino della fede: ยซโ€ฆ perciรฒ doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popoloยป (Eb 2,17).

Nel deserto Gesรน ha visto il nostro deserto e la nostra fragilitร . Per questo ยซEgli รจ in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nellโ€™ignoranza e nellโ€™errore, essendo anche lui rivestito di debolezzaยป (Eb 5,2).

Messo alla prova, Gesรน ha vinto diventando solidale nella comunione nel bene e non complice nella divisione mortifera del male. Per questo farร  vincere anche i suoi fratelli: ยซInfatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso รจ stato messo alla prova in ogni cosa come noi (pepeirasmenon de kata panta kathโ€™homoiotฤ“ta), escluso il peccato (choris hamartias). Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, cosรฌ da essere aiutati al momento opportunoยป (Eb 4,15-16).

Il cammino quaresimale puรฒ partire col piede giusto.

Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News

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