Commento al Vangelo del 01 agosto 2010 – Paolo Curtaz

Data:

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XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)
Vangelo: Lc 12,13-21

Dalle stelle alle stalle!
La scorsa domenica ci eravamo inteneriti e consolati con la riflessione sulla preghiera, quella precedente con la luminosa pagina di Marta e Maria e oggi ci tocca parlare di beghe ereditarie!
Tutta la Parola di oggi รจ incarnata nella pesantezza della quotidianitร , nella concretezza delle scelte e delle relazioni, nel difficile rapporto con le cose e le fortune.
Pensavate forse che la fede restasse nascosta tra le nuvole? Ma dai!

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Beghe
Alzi la mano chi non ha mai avuto almeno un piccolo dissidio per questioni di soldi.
Ovvio, siamo persone equilibrate e oneste, รจ sempre una questione di principio e il tale che – tenero! – chiede a Gesรน di intervenire con il fratello per una questione di soldi, probabilmente ha ragione: ha subito un torto e vorrebbe essere risarcito. Quante amicizie ho visto spazzate vie per questioni di soldi, quanti (fragili e superficiali) legami di parentela tramutarsi in odio viscerale per qualche metroquadro di casaโ€ฆ
D’altronde, siamo onesti: se gli affetti, le amicizie, le relazioni di parentela non si concretizzano in atteggiamenti di equitร  e giustizia, se non passano la prova della solidarietร , diventa davvero difficile capire come si concretizza il bene che diciamo di volerci.
Tant’รจ: Gesรน sorride e risponde ยซno, grazieยป.

No, grazie
No, grazie: possiamo benissimo capire da noi cosa รจ giusto fare.
No, grazie: Dio ci ha creati sufficientemente intelligenti per risolvere ogni questione pratica.
No, grazie: smettiamola di chiedere a Dio di fare ciรฒ che potremmo fare benissimo da soli.
No, grazie: Dio ci tratta da adulti, evitiamo di considerarlo come un preside che ci risolve i guai.
No, grazie: Dio non ci allaccia le scarpe, nรฉ ci soffia il naso come con i bambini piccoli, nรฉ ci risolve i problemi che riusciamo a risolvere benissimo da noi stessi.
Il mondo ha una sua armonia, una sua logica, delle leggi che – in ultima analisi – dipendono da Dio, ma che funzionano da sรฉ.
Dio non si alza al mattino per dare un giro di manovella perchรฉ il mondo si metta in moto, lo ha creato pieno di intelligenza e di bellezza, a noi di scoprirne le leggi intrinseche.
L’atteggiamento della Bibbia, a questo proposito, รจ adulto e maturo: riconosce in Dio l’origine di ogni cosa, ma lascia all’uomo la capacitร  di gestire il creato. Non occorre sfogliare la Scrittura per sapere cosa รจ bene per l’economia, la giustizia, la pace, la solidarietร , รจ sufficiente ascoltare il nostro cuore, la nostra coscienza illuminata.

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I beni, il bene
Gesรน sa che dietro la domanda del rissoso fratello c’รจ una questione di soldi e ne approfitta per fare una riflessione sulla ricchezza.
A parole, sempre, siamo tutti liberi e puri, francescani connaturali.
Proviamo tutti un connaturale pudore nei confronti del denaro, lo consideriamo qualcosa di pericoloso, di sporco, di ambiguo. Una persona ricca รจ sempre guardata con sospetto e, specie nel nostro mondo cattolico, siamo sempre in imbarazzo a parlare di denaro.
Gesรน, paradossalmente, รจ molto libero a tal proposito: non dice che la ricchezza รจ una cosa sporca.
Dice solo che รจ pericolosa.
Guardate al pover’uomo della parabola: un gran lavoratore, non ci viene descritto come un disonesto, nรฉ come un avido, anzi, fa tenerezza la sua preoccupazione di far fruttare bene i suoi guadagni per poi goderseli in paceโ€ฆ La sua morte non รจ una punizione, ma un evento possibile, sempre nell’ordine delle autonomie delle cose di cui sopra.
Chissร : forse troppo stress, troppo lavoro, troppe sigarette sono all’origine della sua morte improvvisa, non certo l’azione di Dio.
Gesรน ci ammonisce: la ricchezza promette ciรฒ che non puรฒ mantenere, ci illude che possedere servirร  a colmare il nostro cuore.
Come leggiamo nell’acida riflessione del Qoelet, anche noi constatiamo come sia inutile affannarsi ad accumulare ricchezze di cui altri godranno. Accogliendo l’invito di Paolo, se davvero abbiamo incontrato Cristo, l’ordine delle nostre prioritร  รจ cambiato nel profondo.

Allora
Il nostro mondo suscita bisogni fasulli per colmare il grido di assoluto che scaturisce dal nostro cuore e che Dio solo puรฒ colmare.
Un po’ di essenzialitร , allora, ci puรฒ aiutare a ricordarci che siamo pellegrini, che la ricchezza ci puรฒ ingannare, e che chi ha avuto dalla Provvidenza un po’ di fortuna economica, รจ per accumulare tesori in cielo aiutando i fratelli piรน poveri.
La Parola di propone un grande esame di coscienza collettivo, senza farci inutili sensi di colpa, proponendoci essenzialitร  nel gestire le cose della terra, assoluta correttezza per chi, nelle comunitร , deve gestire il denaro a servizio dell’annuncio del Regno.
Andiamo all’essenziale, come il Signore ci chiede, lasciamo che siano le cose importanti a guidare la nostra vita, le nostre scelte.
Non di soldi, ma di ben altre ricchezze ha bisogno il nostro cuore, di beni immensi, di tesori infiniti. Della tenerezza di Dio.

Paolo Curtaz

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