Il vero pastore di tutti
Commento al Vangelo a cura del Card. Angelo Comastri – Vicario Emerito di Sua Santitร per la Cittร del Vaticano – Arciprete Emerito della Basilica Papale di San Pietro.
Il commento esplora la metafora di Gesรน come il “Buon Pastore”, contrapponendolo ai “cattivi pastori” o mercenari. Viene sottolineato come le vere pecore riconoscano la voce del Pastore che dร la vita, a differenza di chi รจ egoista e non comprende il sacrificio. La vera felicitร si trova nel donarsi agli altri e nel servire i poveri, in netto contrasto con la ricerca di benessere e divertimento. La vita viene presentata come un cammino verso un incontro finale, dove la caritร รจ l’unico “biglietto d’ingresso”. Infine, si suggerisce che le vocazioni nascono in comunitร dove regna l’altruismo.
Trascrizione del video
Sia lodato Gesรน Cristo. Quarta domenica di Pasqua: il buon pastore. Gesรน si presenta come il buon pastore. Il pastore รจ un’immagine tratta da un genere di vita oggi, purtroppo, non piรน abituale per noi. Per comprenderla dobbiamo far riferimento alla vita palestinese del tempo di Gesรน. L’ovile era un grande recinto delimitato da sassi accatastati senza calce. Alla sera vari pastori, tornando dai vari pascoli, accompagnavano le pecore dentro l’ovile, dentro quel recinto, e durante la notte vegliavano per difenderle dai lupi e dai ladri. Al mattino una scena commovente: ciascun pastore entrava nel recinto e chiamava le proprie pecore ed esse seguivano il proprio pastore perchรฉ conoscevano il timbro della sua voce. Questa scena fa esclamare Gesรน che dice: “Anche io sono pastore e le mie pecore conoscono la mia voce e mi seguono“.
Gesรน prende il pastore come immagine della sua missione. Eppure i pastori erano considerati una categoria abietta. Ma davanti a Dio non esistono categorie abbiette; tutti indistintamente siamo amati da Dio e abbiamo dignitร davanti a lui. Perรฒ Gesรน dice: “Io sono il buon pastore“. Quindi esistono anche i cattivi pastori, esistono i mercenari, i venditori di menzogna, di violenza e di immoralitร . E oggi quanti ce ne sono! Gesรน ce lo ricorda chiaramente affinchรฉ possiamo difenderci.
Viene subito da chiedersi: com’รจ possibile conoscere la voce del Signore? Qual รจ il timbro della sua voce? E quindi, cosa ancora piรน seria: chi รจ tra noi che segue il Signore, che cammina dietro a lui? Gesรน stesso scioglie l’enigma e dice: “Io sono il buon pastore e do la vita per le mie pecore“. Non cosรฌ il mercenario che fugge quando si avvicina il pericolo perchรฉ le pecore non sono sue e non gli importa nulla delle pecore. Sono parole chiave: il pastore buono รจ colui che dร la vita. E pertanto riconoscono la sua voce coloro che, vincendo la gravitร dell’egoismo, si convertono a dare la vita. Chi pensa a sรฉ ostinatamente non potrร mai riconoscere Dio perchรฉ Dio รจ altruismo infinito. Chi si preoccupa solo di accumulare non potrร mai riconoscere Dio perchรฉ Dio รจ colui che dona tutto se stesso. C’รจ quindi una vera incompatibilitร tra Dio e l’egoista, c’รจ una incompatibilitร tra Dio e l’avaro, c’รจ una incompatibilitร tra Dio e l’orgoglioso. L’orgoglio infatti รจ un’avarizia intellettuale.
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Pertanto appare subito chiaro che il problema delle vocazioni รจ legato agli atteggiamenti e ai comportamenti di una comunitร cristiana. Una comunitร impregnata di caritร รจ terreno fecondo per le vocazioni. Invece, in un mondo di egoisti, il pastore puรฒ chiamare quanto vuole: l’egoista non sente. Una societร che ha ridotto la vita a tempo per godere diventa subito allergica a Dio per il quale la vita รจ tempo per donare. E i fatti lo dimostrano: in Occidente mancano le vocazioni perchรฉ noi abbiamo il primato del benessere senza anima, il primato degli omicidi, il primato dei suicidi, il primato della droga, il primato degli aborti, il primato dei divorzi, il primato della frivolezza. Siamo i primi in gradatoria nella tabella dell’egoismo. Ma non siamo felici. Solitudine, incomprensione, tristezza e nevrosi sono i problemi di questa nostra societร . Ma che cosa ci manca? Non ci manca qualcosa, ci manca qualcuno. Lo potessimo capire.
Dominique Lapierre ha scritto un libro sensazionale sulla sua esperienza negli slums di Calcutta. Egli ha trovato gente poverissima aiutata da anime eroiche e in tutti ha notato una gioia che non si vede piรน nei volti tesi dei paesi cosiddetti ricchi perchรฉ lรฌ la gente conosce la solidarietร , conosce l’altruismo e ogni giorno รจ purificata dal sacrificio della vita. Per questo il titolo del libro scritto da Michel Pierre, sentite qual รจ: “La cittร della gioia”.
Lapierre, un altro grande apostolo, disse: “L’uomo รจ stato ingannato“. Sรฌ, siamo stati ingannati. E ancora oggi si continua ad ingannare dicendo che il benessere e il divertimento danno felicitร . Non รจ vero, non รจ il benessere che rende felici; ci rende felici fare il bene. Nei primi anni ’90, serva riprova di tutto, un missionario che vive tra gli indios in Perรน ha fondato un movimento aperto a tutti e l’ha chiamato “Movimento dei servi dei poveri del terzo mondo”. Scopo รจ offrire ai giovani, ai giovani della civiltร del benessere, la possibilitร di provare la gioia servendo i poveri, affinchรฉ in questa esperienza ritrovino lo scopo vero della vita. ร meraviglioso, tutto questo รจ nella logica del Vangelo.
Piรน di 10 anni fa รจ stata pubblicata la lettera di una giovane suora Missionaria della Caritร . Scrive alla mamma e dice: “Cara mamma, sono stata inviata in un lebbrosario. Mi hanno incaricato di pulire il pavimento, se cosรฌ si puรฒ chiamare, e di sistemare i pagliericci degli ammalati. Com’รจ diversa quaggiรน la casa dalla nostra casa, mamma! La vita, com’รจ diversa la vita quaggiรน dalla nostra vita, mamma! Ti ringrazio perchรฉ mi hai dato la vita ed io oggi posso donarla a qualcuno e donandola mi sento felice“. Quando si vive donando se stessi, la vita acquista un sapore completamente nuovo ed รจ possibile essere felici dovunque.
E sulla via della caritร nascono le vocazioni, perchรฉ chi ama sente la voce del pastore ed รจ pronto a dare la vita con lui. Ma l’immagine del pastore evoca subito anche l’idea della vita come cammino, della vita come viaggio. Guai a dimenticare questa veritร . Le tribolazioni, le malattie, i disagi, diceva Leon Bloy, un grande convertito del secolo scorso, le malattie, le tribolazioni sono mali di esilio, sono avvisi di lontananza da casa. Nello stesso tempo la vita diventa un’esaltante e impegnata attesa dell’incontro. Santa Teresa d’Avila, quando sentiva suonare la campana dell’orologio, esclamava: “Che gioia! Un’ora in meno da aspettare!“. ร l’esatto contrario di ciรฒ che diciamo noi. Dio ci doni tanta luce per capire che siamo in cammino, in cammino verso una grande festa. E per entrare nella festa si entra soltanto presentando il biglietto della caritร . Auguriamoci di averlo tutti.
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Sia lodato Gesรน Cristo.
