Brevi commenti alle letture della Messa del 3 Febbraio 2019 – Servizio della Parola

Una comunità profetica. Di fronte a Gesù e alla sua parola si va dal riconoscimento alla sorpresa, fino all’indignazione e al rifiuto. E tuttavia le comunità cristiane di ogni tempo sono invitate ad assumersi di fronte al mondo la responsabilità profetica che è loro propria.

La comunità cristiana è chiamata a continuare la missione di Gesù nel mondo: annunciare la sua Parola di liberazione, la promessa di “grazia” che egli proclamò nella sinagoga di Nazaret. La comunità cristiana è chiamata in ogni tempo ad essere “profetica” proprio in quanto portatrice di questa Parola e della promessa ad essa legata. Attraverso di essa Dio può continuare ad agire nella storia umana. È dunque auspicabile che nella Chiesa non venga mai meno il coraggio dell’annuncio e della testimonianza.

Il vangelo presenta Gesù come colui nel quale trovano compimento le profezie antiche, ma mostra anche le possibili reazioni nei suoi confronti. Spesso si tratta di rifiuto: del resto, fin dall’inizio Luca afferma che Gesù sarebbe stato un segno di contraddizione per molti.

Anche nella prima lettura il profeta Geremia incontra contrarietà e persecuzioni. In ogni tempo il profeta è una persona in cammino, a totale disposizione della parola di Dio, senza reticenze e senza compromessi.

Nella seconda lettura Paolo indica alla comunità cristiana di Corinto la strada dell’amore: in eventuali situazioni di conflitto solo mediante l’amore il cristiano si pone nella linea del profeta quale segno e strumento di Dio in mezzo ai suoi.

Fonte: Servizio della Parola

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QUARTA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

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Lc 4, 21-30 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. C: Parola del Signore. A: Lode a Te o Cristo.

Fonte: LaSacraBibbia.net

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