Bernadette e la Vergine Maria

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«IO non ti prometto di renderti felice in questo mondo, ma nell’altro».

Bernadette è così avvertita: le apparizioni della “Signora Biancovestita” non le procureranno alcun trattamento speciale. Benché sia la beniamina della Madonna ed abbia udito da Lei: «Vi amo», ai due sacerdoti di Betharram che, ammirati, le dicono: «Come sei fortunata, la Vergine ti ha promesso il paradiso!», lei risponde: «Sì, sì, se me lo guadagno».

Bernadette avrà proprio poco dalla vita: è una povera senza avere, senza potere, senza sapere. Senza avere: in famiglia sperimenta la povertà più assoluta, anzi la miseria; diventa pastorella di «pecore…‘rognose’ »; l’11 febbraio 1858 sta raccogliendo legna secca attorno alla grotta di Massabielle per fronteggiare il rigido inverno; a causa di un’implacabile malattia che non le dà tregua, esclamerà: «Sono macinata come un chicco di grano» e «la mia missione è essere malata».

Senza potere. Se la superiora delle suore di Nevers dirà: «Non è buona a nulla», lei si definisce: «Sono come una scopa dietro la porta». Di fronte ai continui interrogatori, si limita ad affermare: «Non sono stata incaricata di farvi credere, ma di riferirvi».

Senza sapere. Non sapendo né leggere né scrivere, a 14 anni non ha ancora fatto la prima comunione. Quando riferirà al parroco che la Signora le ha confidato: «Io sono l’Immacolata Concezione», incredulo e spaventato, egli si domanda: «Come può un’ignorantella sapere del nuovo dogma mariano?».

Dotata di generosità e di molto buon senso, trasmette fedelmente il messaggio penitenziale della Vergine, che il 23 febbraio tre volte ripete: «Penitenza, penitenza, penitenza!», e a lei chiede: «Pregherai Dio per i peccatori; va’ a baciare la terra per la conversione dei peccatori; va’ a bere alla sorgente e a lavarti», segno che la Signora vuole il sollievo e la guarigione dei malati immersi in quell’acqua.

P. Sergio Gaspari, monfortano