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Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 8 Novembre 2023

Commento al brano del Vangelo di: ✝ Lc 14,25-33

Oggi meditiamo l’ultimo brano del capitolo 14 di Luca. Mentre nelle prime quattro pericopi Gesù, in modi diversi, trasmetteva il suo messaggio in un contesto gastronomico, invitato a tavola da un capo dei farisei con altri ospiti, dal testo odierno leggiamo che il Maestro si rivolge ad una “folla numerosa”. Cambia la cornice ma il dipinto consegna lo stesso messaggio.

Chi desidera porsi alla sequela del Nazareno, quale cammino deve intraprendere, quali condizioni deve accettare, quali rinunce è chiamato ad affrontare?

I protagonisti delle precedenti pericopi appartenevano ad un ceto sociale e religioso importante. A loro fu chiesto di servire gli ultimi.

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Alla folla, dove probabilmente non mancavano gli ultimi e persone di appartenenza più modesta, il Galileo mostra la necessità di intraprendere un cammino di conversione che porti alla rinuncia di “tutti i suoi averi”. Quegli averi che spesso condizionano la vita di tutti fino al punto di “servire” gli averi stessi costituiscono ostacoli qualunque sia la condizione in cui viviamo.

L’Emmanuele ha insegnato vivendo quello che annunciava: nella sua vita terrena ha mostrato cosa significhi e come si possa praticare un percorso dove la rinuncia ha un valore superiore al possesso.

Il Figlio di Dio, che sperimenterà tutta la fragilità umana tranne il peccato, insegna ai discepoli e a noi che anche ciò che è buono e positivo, può essere lasciato per poter crescere e seguire il proprio cammino. Lo fece il Nazareno con la sua famiglia mostrando che lasciare non significa abbandonare ma impostare un legame diverso.

Non impedisce i rapporti familiari, di amicizia (pensiamo a Gesù con Marta, Maria e Lazzaro), chiede ai discepoli che l’amore non sia rivolto solo a loro. A quanti hanno la frequentazione della Parola, non chiede di interromperla, quanto di ascoltare la parola del Verbo. È un cammino di conversione per allontanarci dalla presunzione di essere autosufficienti.

Per riflettere

Quanti “averi” impediscono uno sguardo diverso sulle persone, sulle cose, sulla vita. Aver fede è rinunciare ai falsi averi. Gesù di Nazaret ha accettato la fragilità delle creature pur essendo Figlio di Dio. Aver fede in Lui permette uno sguardo di amore diverso nei confronti delle persone, delle cose, della vita.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

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