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Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 6 Febbraio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mc 7, 1-13

Gesù oggi smaschera un atteggiamento che riguarda anche ciascuno di noi: trasformare la fede in una semplice somma di riti, precetti e tradizioni. Se l’esperienza della fede si riduce solo ad abitudini religiose esse non potranno salvarci, perché sono solo puri gesti che non ci fanno vivere la cosa più importante: conoscere e amare la persona di Gesù Cristo.

Se un digiuno, una preghiera, una tradizione religiosa perde di vista il suo fine ultimo che è essere in rapporto con Cristo, alla fine potremmo essere praticamente degli atei, cioè vivere senza Dio. Nessuna religiosità deve prendere il posto di un rapporto vivo con Gesù. Se un precetto diventa più importante di Gesù stesso allora ciò significa che ci siamo ammalati di questa forma di ipocrisia denunciata da Gesù nel Vangelo. Il cuore vicino a Lui deve essere la nostra più vera preoccupazione.

In questo senso dobbiamo sempre vigilare. Inoltre questo testo ci pone il tema della tradizione, e delle trappole che ci sono nella tradizione, che ci impediscono di mangiare il Pane, perché l’unica Legge è quella del Pane: prendete e mangiate il mio corpo dato per voi; fate questo in memoria di me, cioè fate come ho fatto io. L’unica Legge è lo spezzare il pane, cioè l’amore di Dio e del prossimo. La bontà di tutta la creazione e il bene e il male dove stanno? Entrare nel proprio cuore: lì c’è la sorgente del bene e del male.

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C’è un senso sbagliato della legge che consiste in questo: io ho osservato la legge quindi sono a posto. Come se la legge fosse fine a se stessa; invece la legge ha un solo fine: amare Dio e il prossimo. Quindi guardiamo se abbiamo amato loro, non se abbiamo osservato la legge. Perché questo è il peccato che ci esclude da Dio: l’amore non si può meritare, altrimenti è trattare Dio come un mercenario.

L’amore non è un dovere e non serve per tenere buono l’altro perché mi voglia bene. Questo legalismo è il più grande insulto a Dio. E questo è il primo senso sbagliato. C’è un altro senso sbagliato: è la legge di Caino, quella dei privilegi, cioè del più forte che detta legge. Anche con la legge religiosa, noi riusciamo a dettar legge a Dio: io faccio queste cose e tu Dio adesso mi devi aiutare! È come se esigessimo un premio.

Però importante non è la norma, ma il valore che essa custodisce. Qui invece è come se, rispettando quella norma, io possa esigere dal Signore quello che Lui, secondo la mia presunzione, mi deve donare. Ma è la mia relazione con Lui che dovrebbe diventare la norma. Se l’unico valore è l’amore di Dio e del prossimo, tutta la legge si riassume in un solo comando: amare Dio e il prossimo.

Per riflettere

Impegniamoci a sapere sempre distinguere il vero messaggio del vangelo dai precetti che vengono dagli uomini.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

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