Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 4 Agosto 2020

Medita

Oggi e domani mediteremo due brani tratti dal capitolo 15 del vangelo di Matteo che possono offrirci un percorso che li avvicina. Nel testo di oggi protagonisti negativi sono “alcuni farisei e alcuni scribi”. Nella pericope di domani incontreremo una donna cananea.
Matteo è particolarmente attento a presentarci un quadro dove risaltano quanti sono i sapienti dell’epoca, coloro che frequentavano assiduamente le letture, e che, non a caso, vengono dalla città di Gerusalemme, sede del Tempio, quasi a certificare la loro autorità. Non solo la Parola: essi erano custodi anche della tradizione umana che presentavano come logica (per loro) attuazione nella prassi quotidiana.
Lavarsi le mani prima di mangiare è normale oggi. Doveva esserlo ancora di più nel passato quando l’igiene personale era assai diversa dalla attuale e che, sappiamo anche dal vangelo, si lavavano anche i piedi. Ma non si tratta di un decreto di Dio.
Il messaggio del Maestro va molto al di là della questione posta dai suoi avversari, i quali tramavano continuamente contro il Nazareno per screditarlo nei confronti delle folle che rimanevano colpiti dalle sue parole e dai suoi gesti compiuti.
Al rigoroso legalismo, ma vuoto dell’esercizio della misericordia verso i fratelli, il Signore contrappone il dovere di occuparsi prima delle persone. Soprattutto di quelle più deboli, degli ultimi, degli esclusi, dei reietti perché colpiti dal giudizio di chi si arroga il diritto di giudicarli peccatori.
La cornice nella quale collocare la scena non è secondaria. L’alimentazione è centrale nell’Ebraismo. Il rispetto rigoroso della normativa alimentare, kashrut, non è discusso: è semplicemente doveroso. Verrà rimproverata la raccolta di spighe nel giorno di sabato. Per gli avversari, ora, lo scandalo è il non lavarsi le mani. Per il Risorto è la cecità nei confronti dei fratelli. La figura di Giovanni Maria Vianney ci ricorda dove si trova l’essenziale.

Rifletti

Siamo tutti ciechi. Oppure mettiamo in evidenza la pagliuzza che sicuramente si trova negli occhi dei nostri fratelli, ignorando (non vedendo) la trave che certamente è presente in noi. Solo la luce che proviene dal Signore è garanzia per intraprendere il giusto cammino. Per evitare di essere guide di altri ciechi.

Prega

[Gesù] rispose loro: “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:
Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
(Vangelo secondo Marco 7, 6–7)


AUTORE: Claudia Lamberti e Gabriele Bolognini
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
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