Pregando su questo brano del Vangelo, che racconta la fuga di Maria, Giuseppe e Gesù in Egitto a causa della persecuzione del re Erode, mi vengono subito davanti agli occhi le immagini che ogni giorno purtroppo vediamo in televisione e sui giornali: uomini, donne e bambini in fuga, che scappano da chi tenta di ucciderli, di toglierli tutto.
Troppe guerre, troppo sangue continua ancora a spargersi senza senso, eliminando vite innocenti senza colpa. Questa Parola ci esorta, ci scuote, forse ci infastidisce anche un po’, ci fa percepire la nostra impotenza di fronte alle ingiustizie del mondo; il male sembra dominare, ma qualcosa possiamo fare anche noi per contrastare questa spirale di morte, non arrenderci, continuare a sperare, affidarci a Dio, pregare e promuovere la giustizia e la pace; costruire il bene lì dove siamo, in famiglia, a lavoro, a scuola, in parrocchia e in ogni realtà che viviamo.
Un altro aspetto che vorrei sottolineare riguarda la figura di Giuseppe che stiamo incontrando più volte in questo tempo di Natale. Una caratteristica che emerge è l’obbedienza: Giuseppe è l’uomo giusto che si mette in ascolto della Parola di Dio, dell’annuncio dell’Angelo, che cerca di comprendere e fare sempre la volontà di Dio. Chiediamo a Dio la virtù dell’obbedienza, perché anche noi, «in ogni circostanza della vita possiamo pronunciare il nostro “fiat”, come Giuseppe, come Maria nell’Annunciazione e come Gesù nel Getsemani» (cfr. papa Francesco).
Per Riflettere
Come concretamente sto contribuendo a costruire il bene? In questo tempo della mia vita cosa faccio più fatica ad accettare? Perché?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
- Pubblicità -
