Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 20 Febbraio 2023

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Nel brano di oggi vediamo che Gesù opera una guarigione molto potente. Ma come tutte le guarigioni che Gesù compie, anche questa passa dalla fede e da un grido di aiuto. Vediamo anche, grazie ad un dialogo con Gesù, un profondo mutamento e una presa di coscienza: prima il padre che prega per il figlio, poi che prega per entrambi, e alla fine per lui stesso.

Il padre di questo fanciullo capisce che è anche e soprattutto lui ad essere malato, che è la sua incredulità ad essere di ostacolo alla salvezza. Alla fine del brano Gesù, in privato, spiega ai discepoli perché loro non sono riusciti a scacciare quel demonio. Attenzione, cercare di scacciare il demonio non è stato un atto di superbia o arroganza da parte dei discepoli: Gesù stesso gli conferisce questo mandato, insieme a quello di predicare.

Ma non basta che Gesù gli conferisca questo potere, serve anche il potere della preghiera, per questo hanno fallito. Quando il padre presenta il figlio indemoniato a Gesù, i discepoli si offrono di aiutarlo ma che cosa fanno, di fatto? Si mettono a discutere con gli scribi, forse anche tra di loro. Di solito quando si discute è perché non si sa cosa fare, e spesso alla fine non si conclude nulla.

Gesù ci riporta verso la giusta direzione e innanzitutto entra in relazione, interrogando il padre del ragazzo. L’uomo risponde e poi prosegue fornendo altri dettagli; si apre perché si sente ascoltato, cosa che i discepoli prima avevano dimenticato di fare. Inizia qui la guarigione, sia del padre che del figlio, con la relazione profonda con Dio.

I commenti sono curati da Rita e Giovanni Giordanelli

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi