Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 2 Agosto 2020

Medita

La morte di chi aveva annunciato la buona notizia della venuta dell’Emmanuele non poteva passare inosservata né cadere nel dimenticatoio. A Giovanni Battista venivano riconosciute coerenza ed autorevolezza: non a caso aveva dei discepoli. Alcuni dei quali, con l’avvento di Gesù di Nazaret, entreranno a far parte dei Dodici. Anzi, saranno tra i protagonisti principali di quella giovane comunità. E Simone, che sarà chiamato Pietro dal Risorto, sarà designato a guidarla!
Entrambi condividevano l’importanza del deserto: sia come luogo fisico e sicuramente come spazio per cercare un rapporto più profondo con il Padre. La morte di Giovanni lo spingerà ancora ad isolarsi.
Ma il suo compito è la salvezza degli uomini e questo lo spingerà a tornare tra la gente. Eppure, Matteo, riportando le parole dei discepoli che si servono del termine “deserto”, con un’accezione diversa da quella del Maestro, ci aiuta a capire che si svolgeranno segni che vanno letti in modo particolare.
Il brano è tra i più conosciuti della Parola e trova spazio anche in tutti gli altri vangeli. Non solo: Marco e Matteo ripresenteranno lo stesso gesto compiuto dal Nazareno addirittura una seconda volta. Un segno che difficilmente la folla potrà percepire e che solo gli stessi discepoli potevano cogliere nella sua portata. Pochi pani e pochissimi pesci non possono certo sfamare un numero così importante di persone. Ma c’è fame e fame.
Quella che sazia il corpo è vinta con un segno che mette in risalto l’importanza della condivisione anche del poco. Vale ieri come oggi: chi soffre o muore per mancanza di cibo è solo a causa del nostro egoismo. Più che sottolineare la moltiplicazione degli alimenti, il Signore ci invita a partecipare alla divisione di quello che abbiamo con gli altri. Addirittura avanzerà del cibo che, ovviamente, non deve essere sprecato.
Ma conosciamo anche un’altra fame, che per essere saziata necessita del vero cibo: il Pane di vita.

Rifletti

Matteo racconta il segno compiuto da Gesù con gesti che rimandano alla celebrazione eucaristica. La preghiera, la frequentazione al Corpo e al Sangue, la condivisione con i fratelli sono il rimedio per saziare la fame di incontro con il Signore.
Abbiamo bisogno di un pane quotidiano per vivere, come recitiamo nell’unica preghiera che ci ha consegnato il Risorto, come della Parola e del Pane che incontriamo nella celebrazione eucaristica.

Prega

Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”.
Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio.
(Isaia 58, 7–10)


AUTORE: Claudia Lamberti e Gabriele Bolognini
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
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