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Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 19 Maggio 2024

Domenica 19 Maggio 2024
Commento al brano del Vangelo di: Gv 15,26-27; 16,12-15

Nelle scorse meditazioni abbiamo riflettuto attorno al concetto di Padre e quello del Figlio. Oggi il Vangelo ci invita a riflettere sul terzo aspetto fondamentale, la terza Persona delle Trinità, che è quella dello Spirito.

Questo è un annuncio di verità, ma anche un invito alla fede, la quale rende i discepoli in grado di sopportare il peso della conoscenza delle cose così come esse sono, e che ancora non possono essere conosciute nella loro totalità. Quante volte abbiamo preso in considerazione il fatto che la verità non può essere sopportata dalla nostra umana natura?

Altrettante volte, come nella lettera di San Paolo, ci siamo resi conto che ora vediamo le cose come in uno specchio, confuse, non chiare, ma arriverà il giorno in cui sarà possibile anche per noi contemplarle nella loro pienezza.

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Cristo, mediante la sua opera, è annuncio di quel mistero che per ora non ci è dato di saper comprendere con la sola forza della ragione, e al quale possiamo solamente affidarci con fiducia. Lo Spirito è invece la relazione d’amore che dal Padre procede al Figlio, ed è la forma di grazia che sostiene la nostra umanità, ciò che dal Padre è donato per sostenerci proprio nei nostri passi incerti di creature.

Il Signore non passa attraverso l’evidenza, che possa essere dimostrata come un teorema da risolvere o di una legge da applicare pedissequamente. Il Signore si fa testimonianza, si fa per noi grazia, ci richiede di rimanere saldi, seppure non sappiamo già conoscere tutto.

Il Padre ci interpella, come Gesù in questo passo, alla luce della nostra precarietà, del nostro sguardo infinitesimale rispetto alla vastità delle cose; per questa nostra prospettiva minuta crea un incontro, un dialogo che possa adattarsi al nostro modo di percepire il mondo e ci incoraggia a credere, ad essere suoi testimoni, ce ne dà la forza e gli strumenti.

Per riflettere

Quante volte ci sentiamo di riuscire già ad esaurire la conoscenza delle cose? Forse ci sentiamo di poter già dare una nostra visione d’insieme e ci facciamo forti delle nostre idee. Ma il Vangelo ci mette in relazione ad un mistero più grande di noi e delle cose che sappiamo, ci pone di fronte ad un principio d’amore che molto spesso è fuori scala. Nella preghiera proviamo a chiedere il dono dell’umiltà, terreno buono perché l’opera dello Spirito possa attecchire e dar frutto.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

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