Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 16 Aprile 2022

582

Seconda lettura del sabato Santo. C’era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. Non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Egli era di Arimatèa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento. Oggi sperimentiamo il silenzio di Dio.

Cristo ha consegnato se stesso e tutto sembra che sia sospeso nel tempo di attesa della Resurrezione. Nelle nostre Chiese tutto sembra privo di vita e triste, come doveva apparire il sepolcro alle donne e a Giuseppe di Arimatèa. Nel mistero della morte, la sola cosa che rifulge è una profonda insensatezza.

Questa giornata offre, dunque, l’occasione di interrogarci sul ruolo che la fede ha nelle nostre vite e sul significato che troviamo nell’essere cristiani; questo sabato serve per guardarsi in virtù della morte di Dio. Cosa saremmo senza il messia? Cosa sarebbe il mondo se Gesù non avesse scelto di dare la sua vita? Cosa ne sarebbe di noi se il Signore non avesse avuto misericordia?


AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi